Avvertenza: per chi ama la
coppia H/Hr, è nella pagina giusta. Inoltre questa fanfiction è stata scritta
da morgana85 e daphne_91. Insieme.
Rosa di maggio
Perfetto.
Agli occhi di ogni persona, in questo
momento, tutto deve apparire assolutamente perfetto. Ed ora, se devo essere
sincera, anche a me appare tutto perfetto.
Tutto assolutamente perfetto.
Il tramonto che si adagia all’orizzonte del mondo, inondando la terra
di oro e silenzio. Il grande tendone bianco, decorato con gusto semplice e
raffinato. I fiori e i nastri, accarezzati dalla brezza lieve della sera
imminente.
Lui, con la sua aria ingenua e un po’ impacciata ma incredibilmente
dolce, il vestito elegante che lo rende più adulto di quanto in realtà non sia. E’ felice, come mai prima d’ora.
Io, la sua eterna fidanzata, la sua donna
ideale, a detta di tutti, stupenda nel mio meraviglioso abito da sposa che asseconda
ogni mio movimento con un fruscio di stoffa pregiata e un luccichio di ricami
preziosi e finalmente con la fede al dito. Spalle scoperte,
corpo avvolto da una stoffa finemente lavorata, bianca come il più candido dei
cigni. Schiena fasciata da stretti nastri, stretti
come questo amore maledetto.
Continuavo ad
osservarmi di fronte al grande specchio a figura intera della mia camera,
faticando io stessa a riconoscere il riflesso che era apparso sulla superficie
d’argento.
Non mi ero mai
vista così bella.
Con quell’abito
che mi lasciava le spalle nude, seguendo le forme della vita e dei fianchi,
ammorbidendosi poi in una lunga gonna, leggermente drappeggiata su un lato. Il
bianco immacolato del tessuto contrastava piacevolmente con il mio incarnato
roseo e i lunghi boccoli castani lasciati ricadere dolcemente lungo la schiena.
I primi raggi del sole si infrangevano contro i piccoli cristalli dei ricami,
circondandomi di un tenue alone di luce, donandomi un aspetto quasi fatato.
-Hermione, sei
un incanto- Ginny mi aveva sorriso emozionata, per poi porgermi il bouquet di
rose bianche. Avevo avvertito le gambe cedere per un istante.
Rose.
Le avevo
avvicinate al viso per inebriarmi del loro profumo.
Marito e moglie.
Perfetto.
Perché così doveva essere, un finale già scritto a vivo fuoco tra le
pagine del nostro destino. Perché nessuno sarebbe stato in grado di immaginare
qualcosa di diverso. Io tra le braccia di un uomo che non poteva essere altri
che lui.
Qualcosa di così logico,
tremendamente semplice nella sua evidenza.
Ho lasciato che convinzioni e desideri altrui mi appartenessero,
credendo a parole che avevano per me la stessa consistenza di un miraggio in
pieno deserto. Scomparso con facilità non appena le prime gocce di una pioggia
inaspettata mi avevano rivelato la realtà.
Una realtà che mi aveva travolto come il violento vento dell’Est,
lasciandomi tremante e in precario equilibrio. Che mi fa tremare ancora oggi. E
continuerà a farlo ogni volta che seguirò i miei pensieri lungo quel sentiero
che inevitabilmente farà risorgere quel
profumo.
Effimere
illusioni per placare cuore e anima, ignorando le loro grida di dolore e
dissenso.
Stiamo ballando, io e Ron. Tutti gli
invitati ci guardano. Forse invidiano il nostro amore, forse no. Io seguo la
musica, lasciandomi trasportare. Gli sorrido, cercando di mantenere
quella parvenza di gioia infinita che tutti si aspettano di vedere dipinta sul mio
volto, quando invece vorrei solamente scappare e piangere fino ad
addormentarmi.
E’ solo uno lo sguardo che cerco tra i tanti. E quando finalmente lo
incontro, il respiro abbandona i miei polmoni e le mani tremano. In quegli
occhi verdi come prati d’estate, oscurati da una perenne coltre di malinconia,
posso leggere la mia stessa sofferenza. Quelle stesse grida lasciate morire
come il più lontano dei ricordi.
-Non riesco ancora a crederci. Sei mia moglie- mi sussurra,
attirandomi ancora più vicina.
-E sei splendida- finisce con un sorriso luminoso che gli rischiara
il volto.
La voce mi muore in gola, soffocata da lacrime troppo difficili da
lasciar cadere, costringendomi ad abbassare il viso fingendo imbarazzo per quel
piccolo complimento.
Rifugi dietro cui
nascondersi grandi quanto un fragile filo d’erba in balia di una tormenta.
Destinato a lacerarsi e disperdersi nel vento.
La canzone finisce. Le nostre mani si
lasciano e Ron toglie le sue dita dal mio fianco, non prima di darmi un bacio a
fior di labbra. È uno sfiorarsi leggero, dal quale però cerco
inconsciamente di allontanarmi. Ma la sua presa è sicura e le sue labbra
esigenti chiedono accesso alla mia bocca con malcelata impazienza.
Ed io non posso fare altro che concederglielo. Perché ora è mio marito.
Quando ci allontaniamo, uno scroscio di applausi accompagnati da
festosi Viva gli sposi ci accoglie.
-Congratulazioni amico- gli stringe la mano, prima di abbracciarlo. -Congratulazioni
Hermione- mi sfiora la guancia con un bacio, indugiando un istante troppo lungo
per essere il semplice augurio di un amico fraterno. -Ed ora, come testimone
dello sposo, vorrei proporre un brindisi. Ai miei due migliori amici, la mia
prima vera sensazione di famiglia dopo molti anni, che oggi hanno coronato il
loro sogno d’amore diventando marito e moglie. A Ron, che considero come un
fratello, se non nel sangue, di sicuro fin nel profondo del cuore- gli sorride
prima di voltarsi verso di me, fissandomi con una tenerezza che mi sconvolge -E
ad Hermione, la mia piccola so-tutto-io, senza la quale non sarei mai diventato
quello che sono. Non posso che augurarvi una vita costellata di felicità, con
tutto il mio affetto. Che ogni vostro desiderio si realizzi, perché siete le
persone che lo meritano più di chiunque altro in questo mondo- Solleva il
calice, seguito da tutti i presenti -Auguri!-
Ora finito il ballo degli sposi, come da
tradizione, c’è il ballo con i testimoni, ed è quello che più mi preoccupa.
Sono come inchiodata a terra, non riesco a muovermi, ad andare verso di lui.
-Harry, ti affido la mia sposa per questo
ballo. Non schiacciarle troppo i piedi, mi raccomando- Gli fa l’occhiolino,
prima di raggiungere la sorella e invitarla a danzare. Ginny si inchina con un
sorriso radioso, dalle sfumature divertite, prima di posare la mano sopra
quella di Ron, accettando di buon grado l’invito.
Rimaniamo a qualche passo di distanza, come se fosse la prima volta
che ci vedessimo, finché lui non si avvicina. Mi circonda la vita con un
braccio, attirandomi incredibilmente vicina a lui, l’altra mano si intreccia
con la mia, mentre iniziamo a ballare seguendo la
musica.
Dolce sinfonia, fragile cura per un cuore deluso.
Stavolta non seguo la musica, ma è lui che
mi porta, è lui che mi trasporta. Le sue mani su di me sono leggere, tocco
dolce e delicato. Sono persa in quegli occhi, che mi cullano e mi
avvolgono come l’abbraccio di un amante. Quell’intensità straziante che mi
ricorda ogni volta quanto io e lui siamo incredibilmente vicini, uniti da
qualcosa che non si può spiegare. Ma che è racchiuso nell’immensità di quelle
iridi arcane, che mi parlano con una dolcezza senza eguali.
Tenere custodito
dal resto del mondo quel piccolo angolo solo per loro, costruito con sussurri
silenziosi e mani che si sfiorano senza in realtà toccarsi.
Ci muoviamo lenti, dimentichi del mondo intorno a noi.
L’aria era
calda, nonostante fosse l’inizio di maggio e la sera già calata da un pezzo.
Nascosta in
quell’angolo dimenticato da tutti osservavo il cielo, quella notte
particolarmente nitido e cosparso di stelle.
Mi piaceva quel
luogo, in cui due pareti diroccate rimanevano come ricordo di un’epoca lontana,
quasi completamente ricoperte di una rosa rampicante, che in quei giorni
sfoggiava la sua eccelsa bellezza. Il suo profumo era costante nell’ambiente
come l’ossigeno.
Avevo socchiuso
gli occhi per un momento, perdendomi in quel profumo che tanto mi piaceva, così
soave ed inebriante. Sapeva di purezza e peccato allo stesso tempo.
Sospiro avvertendo il suo respiro caldo vicino alla tempia, che mi
porta ad abbandonarmi contro di lui -E’ passato un anno-
-Lo so- La sua voce è il suono più bello che io abbia mai sentito,
così profonda. -E non passa giorno senza che io lo ricordi-
Ancora profumo
di rose.
Avevo avuto il
privilegio di aver scoperto quel piccolo stralcio di Paradiso, o quantomeno
avevo la presunzione di crederlo.
Non so perché,
ma ne ero sempre stata gelosa. Adoravo osservare il primo timido bocciolo
schiudersi solo per me.
Finché una sera
non avevo trovato qualcuno ad attendermi.
-Ti piace così
tanto la solitudine?-
-E tu cosa ci
fai qui?- avevo domandato sorpresa, ma stranamente contenta che proprio lui avesse scoperto il mio segreto.
Non aveva
risposto, cogliendo una rosa. Ne aveva inspirato l’essenza, prima di donarmela
-Avete lo stesso profumo-
Mi viene da sorridere. -Sai che la conservo ancora? È bella come
allora, anche il colore è rimasto lo stesso. Anche il profumo. È tra le pagine
del mio libro preferito-
Le sue dita che si allargano sulla mia schiena, quasi scottando con
il loro calore ogni angolo del mio corpo, sono la prova che ha capito, che i
suoi pensieri sono uguali ai miei.
Lo sento inspirare profondamente, stringendomi più forte, quasi
avesse paura che riesca ad allontanarmi da lui -Anche tu hai ancora lo stesso
profumo-
-Conosci il vero significato delle rose?- chiedo io all’improvviso.
-Amore- risponde un po’ sorpreso, ma sicuro di aver indovinato.
-No- Occhi verdi, stupiti. Sorriso divertito sul mio volto.
-Tutti pensano che sia questo il loro significato, ma in realtà è il
tulipano il fiore dell’amore. Una leggenda popolare racconta che il fiore sia
nato dal sangue di un giovane suicidatosi per amore- La parte saccente di me
non sarebbe mai scomparsa.
-E allora qual è il significato della rosa?- Curiosità nella voce.
-La rosa è il simbolo del segreto, delle cose da rivelare con
delicatezza-
-Simbolo del segreto?- Occhi che si incontrano, che si cercano con
assiduità, incuranti degli sguardi puntati su di loro.
-Come il nostro amore- afferma sicuro.
-Cosa?- Sguardo interrogativo il mio.
-Il nostro amore è come una rosa: segreto e da rivelare con
delicatezza- Voce calma, innamorata, solo per me.
-Un segreto che non sarà mai rivelato- Occhi d’oro che perdono la
luce che custodiscono gelosamente, flebile raggio di sole che si spegne tra le
ombre.
Eravamo sempre e
solo noi due.
Troppo perfetto per rovinare tutto con una terza presenza,
che non avrebbe fatto altro che rendere quel luogo meno speciale.
A volte
parlavamo, a volte ridevamo e scherzavamo, a volte ci bastava solo il silenzio.
Perché sentire il suo respiro accanto al mio mi riempiva cuore e anima di pace.
Li, sdraiata
sull’erba morbida e umida di rugiada, sapevo di dover semplicemente allungare
una mano per condividere i miei pensieri con lui. Ma la magia non c’entrava.
Era quella sintonia solo nostra, per cui un gesto era portatore di infinite
parole che non avevano bisogno di essere pronunciate.
Poi,
improvvisamente, una sera qualcosa era cambiato.
Era freddo,
scostante, il suo silenzio era un concentrato di rabbia e delusione.
-Perché non me
lo hai detto?- Camminava nervosamente avanti e indietro, come un leone
imprigionato dalle sbarre di una prigione troppo stretta.
-Che cosa?- Avevo cercato con disperazione il suo
sguardo, ma i suoi occhi erano sfuggenti come il vento.
-Perché non mi
hai detto che tu e Ron vi state per sposare?-
Furioso, la voce tagliente come schegge di diamanti.
Per la prima
volta in vita mia, non avevo saputo rispondere. Avevo abbassato il viso,
avvertendo le lacrime bruciarmi agli angoli degli occhi, spaventata e confusa
dalla sua reazione.
-Non lo so-
-Se penso che stanotte sarai sua, non vorrei più lasciarti andare-
Sento il cuore accelerare i battiti, veloci come lo sbattere delle
ali di una farfalla. -Portami via con te allora-
-E’ troppo tardi-
-Avresti potuto farlo quella sera- Mi scosto leggermente, così da
incontrare finalmente i suoi occhi. Sono droga per il mio respiro e acqua
fresca per i miei sensi. -Non sai quanto ho pregato perché tu lo facessi-
-Era sbagliato, così come è sbagliato ancora adesso-
-E allora è giusta la menzogna in cui vivremo?-
-Dannazione Hermione!-
-Perché ti arrabbi così tanto?
Mi dispiace non avertelo detto, ma è stata una scelta improvvisa e volevo
riservarmi qualche giorno per realizzare pienamente questa novità e…e poi
avresti dovuto capirlo. Era quello che tutti si aspettavano da tempo- Muovo un
passo verso di lui, le sue spalle ostinatamente rivolte verso di me. -Non fanno
altro che ripetermi quanto Ron sia l’uomo giusto per me, che sarà in grado di
rendermi veramente felice-
-Non mi sembra
di averti mai detto niente del genere- Le sue parole, così dirette, mi avevano
lasciata completamente spiazzata. -Ma se è la decisione che ritieni giusta, non
mi resta che farvi le mie congratulazioni-
-Ma cosa c’è di
sbagliato?- Avevo alzato la voce, ferita
e amareggiata. Non capivo perché proprio il mio migliore amico trovasse così
difficile essere felice per una scelta che a quel tempo credevo perfetta.
Quando si era
voltato, avevo scorto nei suoi occhi qualcosa che aveva infranto la fragile
fortezza di cristallo delle mie certezze. Un ardore così vivo da precipitare
quelle iridi verdi tra le fiamme dell’Inferno, rendendole liquide come
assenzio. Una passione che sembrava essere sbocciata tra le ombre scure di
quella notte, come una rosa d’inverno. Una dolcezza che mi aveva sfiorato
l’anima come una carezza languida, che aveva fatto cedere ogni mia difesa come
acqua impetuosa.
Mi aveva stretto
forte le braccia facendomi rabbrividire, prima di attirarmi contro di lui e
posare le labbra sulle mie. Aveva chiesto con irruenza accesso alla mia bocca,
sorprendendomi con la sua audacia. Tramortita da un diluvio di emozioni che si
dipingevano davanti ai miei occhi con colori sgargianti e forme indefinite,
incredula, non ero riuscita nemmeno a ricambiare quel bacio che in fondo avevo
sempre desiderato.
Poi la sua presa
si era allentata e le sue mani mi avevano sfiorato i fianchi, per poi
percorrermi la schiena e avvolgermi nel suo profumo che sapeva di fresco.
Allora avevo dischiuso le labbra, quasi timorosa. Il suo tocco era diventato
dolce e delicato, lasciando spazio a quella tenerezza che sembrava appartenere
a lui soltanto. Ed io mi ero lasciata guidare, assecondando le sue carezze,
avvertendo un calore mai provato prima percorrere ogni fibra del mio essere.
Quando si era
allontanato, poggiando la fronte contro la mia, non glielo avevo concesso.
Avevo bisogno delle sue labbra come dell’ossigeno stesso. Lo avevo sentito
sorridere mentre mi baciava ancora una volta. E allora avevo sorriso anche io,
prima di accorgermi che stavo piangendo.
-Ecco cosa c’è
di sbagliato- Le sue dita, stranamente tremanti, mi avevano asciugato le
lacrime, e i suoi occhi mi avevano chiesto scusa. Ma non c’era niente da
perdonare.
Un intenso
profumo di rose si era diffuso nell’aria, mentre lo baciavo ancora, ancora,
ancora.
Niente era mai
stato perfetto come quel momento.
-Non potevo importi una scelta così difficile-
-Non ho forse dovuto scegliere lo stesso?- Stringo la sua mano,
cercando sicurezza. -E ho sbagliato-
Scuote la testa, sospirando. -Hai fatto la cosa più giusta. Con lui
starai bene-
-Sai anche tu che non è vero, non prenderti gioco di me- Scorgo Ron
poco distante da noi, un sorriso divertito sulle labbra e gli occhi colmi di
una luce che non avevo mai notato prima. -Sono stata una codarda. Ho preferito
ciò che era semplice a ciò che desideravo davvero-
Con un’ultima nota la musica finisce. Ma non faccio niente per
allontanarmi dal rifugio sicuro che sono le sue braccia e il suo profumo che mi
hanno completamente soggiogata. Rimango immobile, godendo del calore del suo
sguardo e del ricordo che affiora violento, inciso in quegli specchi di giada,
di quella notte che ora sembra lontana secoli.
Ora, l’unica cosa che vorrei fare è saggiare nuovamente la morbidezza
di quelle labbra, l’esigenza del suo desiderio e l’avventatezza della sua
passione.
Forse cogliendo i miei pensieri dall’espressione del mio viso, si
allontana con un piccolo inchino, prendendomi delicatamente la mano nella sua e
sfiorandola con un bacio. -E’ stato un piacere ballare con te- Sfila la piccola
rosa rossa che porta all’occhiello della giacca, imprigionandone il profumo nei
suoi pensieri e infine adagiandola tra le mie dita.
Rosa.
Con un ultimo sorriso stanco che ha il sapore di un addio
indietreggia di qualche passo, i suoi occhi ancora nei miei, incatenati gli uni agli altri come sigillo di una maledizione che ci
dannerà per tutta la vita.
E’ come se ci fossimo solo io e lui.
Ancora una volta nel nostro posto segreto, con il nostro amore e nient’altro. E
allora posso sentire ancora il profumo di quelle rose, di quelle rose così
simili al nostro amore.
Lo seguo con lo sguardo, come chi vede il
suo grande amore andarsene e non può fare niente per fermarlo
Poi. Poi tutto riprende come se niente fosse. Ron mi riporta a
ballare, gli ospiti ci seguono, la musica riprende.
Tutto prosegue come se niente fosse successo.
Ma una persona, una persona più attenta delle altre ha scorto quello
sguardo. Ha colto la sofferenza di amore soffocato tra due respiri.
E adesso siamo in tre che sappiamo che il
nostro amore è come una rosa.
Un rosa di maggio.
OoO
Ecco il primo capitolo, ebbene sì ce ne sarà un altro. Questo è scritto
dal punto di vista di Hermione, il prossimo sarà scritto dal punto di vista di
Harry. Le parti in corsivo sono flashback, e non credo ci sia altro da
spiegare. Ripeto e non smetterò mai di dirlo che questa ff è stata scritta da morgana85 e daphne_91, quindi anche se
la storia l’ho postata io, potreste andare vedere il suo account, non ve ne
pentirete di sicuro! Inoltre la ringrazio tantissimo per questa collaborazione,
per me è un onore!
Spero vi sia piaciuta! Leggete e recensite! Mi raccomando!
Un bacione grande a tutti!
*daph*