Il
mio sole,
la
mia luna
Il sole e la luna, una
stella ed un satellite.
Estremamente diversi, ma eternamente
legati.
Il sole illumina le nostre giornate di giorno
riscaldandoci con i suoi caldi raggi, mentre la luna vive di notte,
diffondendo la sua tiepida luce su di noi, rischiarandoci il cammino
notturno.
Il sole e la luna, non si incontrano mai, ma sono
sempre uniti.
Apparentemente diversi, ma uguali.
Lui caldo, lei
fredda.
Lui splendente, lei opaca.
Lui la illumina, lei
rinasce.
Lui Rufy, lei Robin.
La
luna, piena e splendente, sovrastava il cielo oscuro del nuovo mondo.
Le stelle in confronto erano solo dei piccoli insignificanti puntini,
come lucciole in una notte estiva.
Sotto la fredda luce lunare, la
Thousand Sunny navigava tranquilla verso una nuova isola ed una nuova
avventura.
L’intera ciurma, ritrovatasi dopo due lunghi anni, si
era riunita sul ponte della nave per festeggiare la partenza
dall’isola degli uomini pesce.
Risa, grida e qualche litigio,
animavano ogni angolo della nave che per troppo tempo aveva atteso il
ritorno dei suoi chiassosi compagni.
-Guardate ragazzi, la
luna è grandissima stasera!- disse la navigatrice osservando
con
occhi sognanti, il satellite. Tutto era più bello adesso che
era di
nuovo con i suoi compagni.
-Sei la solita mocciosa!- disse lo
spadaccino riempiendosi un nuovo boccale di birra, che gli venne
velocemente sottratto dalla gatta ladra.
-Ehi! Ridammelo!-
disse il verde fingendosi arrabbiato.
-Perché non vieni a
prenderlo?- disse la rossa sorridendo maliziosa, scomparendo poi
sottocoperta seguita dal ghignante spadaccino.
Dall’altra
parte del ponte, Robin, seduta su una sdraio, osservava i suoi
compagni ridere delle grandi e prodigiose avventure del grande
capitano Usop.
-Allora Usop, raccontaci la storia del tuo
sbarco sulla luna!- disse con occhi sognanti il piccolo Chopper.
-Eh
si, quella dello sbarco sulla luna è stata una delle mie
missioni
più grandi e valorose- disse il cecchino sistemandosi gli
occhiali
in testa ed alzandosi fiero al centro del gruppo.
La mora,
rise, ascoltando le fantomatiche avventure del nakama, che
però
sapeva essere per metà reali, tranne lo sbarco sulla luna,
visto il
lungo allenamento a cui era stato sottoposto, il cecchino, per due
anni.
Mentre con dei rapidi movimenti delle dita incrociava delle
ciocche dei lunghi capelli neri in una accurata treccia, Robin
osservava il capitano; colui che le era mancato più di tutti.
Era
stata dura stare lontana da lui per tutto quel tempo. Se per un
momento, dopo aver letto il messaggio sul giornale, era stata felice
di saperlo al sicuro e salvo dopo la morte del fratello, subito dopo
la nostalgia aveva preso il sopravvento.
Si era accorta, solo in
quei lunghi mesi, di provare qualcosa di diverso
dall’amicizia e
del profondo rispetto nei confronti del capitano.
Lui che con la
sua allegria, la sua determinazione, l’aveva salvata,
l’aveva
riportata in vita, era ormai diventato come l’aria per i suoi
polmoni, indispensabile.
Mentre l’archeologa
osservava il capitano, lui si girò verso di lei, come se
avesse
sentito il profondo sguardo della donna su di se. Gli occhi dei due
nakama si incontrarono. Il nero e l’azzurro, diversi anche in
questo.
Robin, velocemente abbassò lo sguardo, non riuscendo a
sostenere più quegli occhi, sapendo che lui non la guardava
come lei
voleva. Rufy era sempre stato un bambinone. Era allegro e il suo
unico pensiero era proteggere i suoi nakama e raggiungere il tanto
bramato obiettivo, diventare il Re dei pirati. Di certo non pensava
ad avere una relazione con qualcuno, no, a lui questo non
interessava.
Lo vide girarsi verso i suoi compagni ed iniziare a
giocare con il piccolo medico, che per poco non finì in
acqua, ma
grazie ad un braccio spuntato dalla balaustra, la renna si
risparmiò
l’inutile bagno. Rufy le sorrise, ringraziando
l’archeologa con
un tacito sguardo.
Lui era così, sempre allegro, anche dopo
tutto quello che aveva dovuto passare. Lui era come il sole,
splendente. Con la luce del suo sorriso portava serenità
ovunque
andasse, a chiunque incontrasse, e anche con lei, sempre cupa e
fredda era riuscito a riscaldarla, a riportarla in vita.
Con
cura Robin fermò con un elastico la treccia e si
alzò dalla sdraio,
dirigendosi verso il parapetto opposto ai suoi compagni. Aveva
bisogno di stare un po’ da sola, anche se lo era stata
già per
troppo tempo. Non pensava che rivedendo Rufy quel mare di emozioni,
di sentimenti, che provava da sempre per lui, l’avrebbe
travolta.
Non sapeva come agire. Lei non avrebbe mai avuto il coraggio della
sua sorellina. Nami, a differenza sua, appena aveva visto Zoro sulla
Sunny dopo i due anni di allenamento, aveva preso da parte lo
spadaccino e si era dichiarata. Ma per lei era diverso, Nami e Zoro
sapevano di amarsi dal loro primo incontro. Tutti lo avevano sempre
saputo. Ma per lei e Rufy era tutt’altra storia. Loro due
erano
solo nakama, e lui non la considerava più importante degli
altri,
per Rufy ogni suo compagno era un nakama, un amico fidato, niente di
più.
Ma, anche se non sarebbe mai riuscita a confessargli
il suo amore, lui sarebbe stato sempre il suo sole, perché
le
bastava stargli accanto, anche solo come semplice nakama per
riscaldarsi ed essere serena.
Mentre Robin si allontanava
verso il parapetto con quest’ultimo pensiero in testa, Rufy
continuava ad osservarla. La luce della luna illuminava la donna,
schiarendole i lunghi capelli neri, illuminando la sua pelle
olivastra facendola diventare di puro latte, morbida e delicata, come
tutto il corpo di Robin. Improvvisamente Rufy si sentì
strano. Il
cuore iniziò a battergli più forte, le mani gli
tremavano dalla
voglia di toccare, anche solo un piccolo anfratto del corpo
dell’archeologa. Voleva abbracciarla, stringerla a se,
annusare il
suo profumo, assaggiare il suo sapore…
Da quando l’aveva
rivista, tutto dentro di lui era cambiato. Era rimasto per qualche
secondo a bocca aperta. Notando solo in quel momento la bellezza che
contraddistingueva la donna. Le sue curve morbide, i lunghi capelli,
il sorriso dolce che gli aveva sempre riservato. Solo in quel momento
aveva capito. Aveva capito cosa l’aveva spinto, con tanta
determinazione, a combattere per lei ad Enies Lobby. Lui, infondo
l’aveva sempre amata, anche se non lo aveva mai capito prima.
Robin era tutto ciò che un uomo poteva sognare. Era
bellissima,
intelligente e forte, ma era anche più grande di lui e
questo li
divideva profondamente. Lei non l’avrebbe mai considerato
come suo
possibile compagno di vita. Lui era considerato da tutti come un
bambino, ed infondo lo era, ma anche lui, come tutti i ragazzi della
sua età aveva certi bisogni e desideri, anche se non lo
dimostrava.
Aveva un grande sogno, sì, diventare il re dei pirati, ma
voleva
anche qualcuno al suo fianco con cui condividere questa gioia,
desiderava una regina.
Osservò Robin, la quale si era
appoggiata al parapetto ad ammirare la luna.
La luna, quel
satellite così simile a lei.
Lui non era uno studioso, ma sapeva
che la luna era fredda e buia e in un certo senso Robin era
così. Ne
aveva passate tante, fin da bambina. Non aveva avuto
un’infanzia
felice e spensierata, no, lei era stata isolata e beffeggiata dai
suoi stessi compaesani. Era sempre stata sola, come la luna in un
cielo buio senza stelle, ma da quando era arrivato lui tutto era
cambiato.
E, anche se per lei sarebbe sempre rimasto solo
un bambino troppo cresciuto, lei sarebbe sempre stata la sua luna, da
proteggere e riscaldare.
-Ehi Rufy ma cosa stai
guardando?- chiese Chopper appendendosi ai pantaloni del
compagno.
-Caro Chopper, io piuttosto chiederei, chi sta
guardando, Yohohoho!- rise lo scheletro indicando la giovane
archeologa.
-ma che dici Brook!- rise Rufy, con le guance
leggermente arrossate –Sanji ho fame!!- piagnucolò
improvvisamente
il capitano, cambiando discorso e supplicando il cuoco di cucinare
qualcosa perché la cena l’aveva ormai
già digerita.
Da
sotto coperta improvvisamente tornò Nami, seguita dallo
spadaccino.
La navigatrice aveva un’aria pensierosa mentre osservava il
cielo
cambiare. Aveva avvertito il cambiamento, dal movimento della nave.
Le onde si erano man mano fatte più grosse sbattendo contro
la
chiglia della nave facendola sballottare un po’ di
più, ma solo
una navigatrice esperta poteva accorgersi di questo repentino
cambiamento.
La rossa puntò gli occhi castani sul manto blu del
cielo, mentre una sempre più fresca brezza le scompigliava i
lunghi
capelli rossi.
La luna, insieme alle stelle, vennero pian piano
coperte da nuvole pesanti e cariche di pioggia. In pochi secondi le
onde del mare si ingrossarono pericolosamente, iniziando a far
dondolare la Sunny. Il vento, da prima una lieve brezza, si era
trasformato in un violento tifone.
-Ammainate le vele!- urlò
la navigatrice correndo verso il timone per governare la nave come
aveva imparato a Weitheria.
La pioggia iniziò a sbattere
violenta sulla nave, inzuppando le vele ed i pirati, intenti a
proteggere e salvaguardare la Sunny e le loro vite.
Con maestria
Nami virò la nave di colpo evitando così di
essere colpiti da un
potente fulmine che si scaricò nel tumultuoso oceano.
Il nuovo
mondo riservava molte sorprese e, il cambiamento improvviso del
tempo, era uno di questi.
Tutti i componenti della nave si
erano subito messi in moto: Sanji e Zoro avevano ammainato le vele,
mentre Franky era corso ad aiutare Nami con il timone. Chopper e Usop
si apprestarono a mettere in sicurezza ogni cosa sul ponte, mentre
Brook, per non essere sbalzato via dal vento, si era rintanato in
cucina mettendo in sicurezza le varie stoviglie. Tutti erano in
azione, tranne Rufy rimasto impalato sul ponte a cercare con lo
sguardo Robin. Non la trovava. Robin non era da nessuna parte e
nessuno, a parte lui, sembrava essersene accorto.
Il capitano, con
la pioggia battente che gli oscurava la vista, corse verso il
parapetto dove Robin era precedentemente appoggiata.
La
chiamò.
Urlò.
Ma Robin non rispose.
Improvvisamente, con
le mani tremanti, Rufy a qualche metro del parapetto notò
una mano
aggrappata ad esso dalla parte fuori della balaustra.
Corse più
veloce, evitando i barili di birra ancora non messi in sicurezza, che
rotolavano per il ponte schiantandosi sulla balaustra.
Con il
fiatone e una morsa di ansia allo stomaco, Rufy arrivò in
prossimità
del ponte, giusto in tempo per vedere la mano di Robin lasciare la
presa.
Gli occhi azzurri della donna incontrarono il nero degli
occhi del capitano, chiedendogli aiuto, supplicandolo di salvarla
ancora una volta.
Rufy allungò subito un braccio verso la donna,
ma una grossa e potente onda travolse la donna prima che il braccio
gommoso l’avvolgesse.
Rufy fu scaraventato dalla forte onda sul
ponte, sbattendo la testa violentemente sul duro legno.
Franky
corse subito verso il capitano, soccorrendolo insieme a
Chopper.
-Rufy! Rufy come stai?- chiesero i due
nakama.
-Robin! Robin è caduta in mare!- urlò alzandosi
di
colpo, cappello di paglia; mentre da un profondo taglio sulla sua
testa fuoriusciva una gran quantità di sangue.
-Cosa?! Oh no
Robin!- iniziò a piangere la piccola renna, avvisando il
resto dei
compagni.
Rufy aveva soltanto un’immagine in mente, gli
occhi della sua archeologa che gli chiedevano aiuto, così
senza
pensare alle conseguenze del suo gesto si tolse il cappello di paglia
e si tuffò in mare.
-Rufyyy nooo!!- urlarono i suoi compagni,
ma ormai era troppo tardi.
Il capitano appena toccò la fredda
acqua marina, iniziò ad affondare come se pesasse migliaia
di kili.
Non riusciva a muoversi, a parlare. Non poteva fare niente, non
poteva salvare Robin.
Mentre l’abisso lo accoglieva, vide come
una luce illuminare qualcosa sotto di lui come a volergli fare
strada, e fu allora che la vide, Robin.
Robin era sul fondale,
immobile con gli occhi aperti. I suoi lunghi capelli neri
galleggiavano lenti nelle fredde acque marine, ondeggiando come se
stessero chiedendo aiuto.
Rufy, mentre raggiungeva anche lui il
fondo, puntò gli occhi su quelli della donna, chiedendole
perdono
per non averla salvata, per essere stato come sempre uno sprovveduto
bambino che agisce senza pensare alle conseguenze.
Finalmente
anche i suoi piedi toccarono il fondale, a qualche metro da Robin.
Era dunque così che doveva morire? Ucciso dalla sua
stupidità e
dalla debolezza contro il mare? Poteva anche accettare tutto questo,
ma non la morte di Robin, no, lei doveva vivere!
Si concentrò,
Rufy, come non mai, cercando di muoversi anche solo di un passo, ma
niente, il suo corpo non si muoveva, aveva perso completamente il
controllo su di esso.
Mentre l’acqua, prepotente, iniziava ad
attanagliargli i polmoni, vide Robin chiudere gli occhi, mentre sopra
di loro la violenta tempesta pian piano scemava in una flebile e
passeggera pioggerellina.
Distrutto dentro e fuori Rufy si lasciò
andare, chiudendo anche lui gli occhi.
Due forti braccia lo
risvegliarono. Rufy spalancò gli occhi e vide il suo vice
trascinarlo sempre più su, verso la vita.
Le onde del mare si
erano improvvisamente calmate come se non ci fosse mai stata una
violenta tempesta, come se tutto quello fosse stato solo un sogno, un
brutto sogno.
Improvvisamente si ribellò, almeno
interiormente.
Cercò con lo sguardo l’archeologa, sperando che
Zoro l’avesse già portata in salvo.
Lo spadaccino issò il
capitano sul ponte dove erano già riuniti in un cerchio
tutti i suoi
compagni.
Rufy tossì, sputando tutta l’acqua che aveva
ingerito, e rialzandosi anche se sentiva i polmoni bruciare come se
fossero pieni di lava.
Barcollando si avvicinò ai suoi compagni e
solo allora notò le loro facce tristi.
Si fece largo fra di
loro, riuniti in un cerchio intorno a qualcosa.
Si girò verso
Sanji e notò che i suoi vestiti erano zuppi di acqua e che
aveva un
leggero fiatone, forse era stato lui a portare Robin in
salvo.
Robin.
Dov’era?
Mentre si faceva strada in quel
cerchio di nakama, Nami scoppiò a piangere così
come Franky e
Chopper.
Non capiva Rufy perché stessero piangendo, ma presto lo
scoprì.
-Rufy, mi dispiace- piagnucolò il piccolo
medico.
Cappello di paglia finalmente entrò nel cerchio e
vide lei, Robin, a terra inerme.
Una fitta al cuore lo assalì.
Non capiva perché fosse distesa li a terra. Non capiva
perché i
suoi compagni stavano li fermi a guardarla, con gli occhi colmi di
lacrime.
-Ma che state facendo? Chopper fai qualcosa, aiuta
Robin!- urlò sconvolto il capitano
-Rufy mi dispiace, ma
Robin non respira più, ho fatto tutto il
possibile…- singhiozzò
la renna.
-No, no, noooo- urlò Rufy accasciandosi con le
ginocchia a terra accanto al corpo di Robin.
-Robin ti prego
rispondi- disse Rufy iniziando a scuotere la donna –ti prego
Robin,
non puoi lasciarci, non puoi lasciarmi…-
Ma Robin non dava
nessun segno di vita, il suo corpo era rimasto immobile, la sua pelle
era fredda, i suoi bei occhi azzurri sigillati sotto le palpebre.
Non
poteva accettarlo Rufy, non poteva farlo, proprio adesso che si erano
ritrovati, proprio adesso che aveva capito di amarla, non poteva
lasciarla andare.
Con un ultimo gesto disperato, Rufy si avventò
sulle labbra di Robin, soffiando dentro il corpo della donna il suo
alito caldo, la sua vita.
Un improvviso calore iniziò a
propagarsi nel corpo gelato dell’archeologa. Niente
più la legava
al mondo dei vivi, si sentiva leggera e lontana, ma quel calore, quel
calore era così invitante, così piacevole che
voleva soltanto
crogiolarsi in esso.
Iniziò a percepire pian piano ogni parte del
suo corpo, le dita dei piedi, le mani, le gambe, che qualche istante
prima erano solo cubetti di ghiaccio inermi.
Quel vento caldo che
soffiava dentro di se, la stava riscaldando, la stava riportando in
vita.
Rufy continuò a trasmettere il suo ossigeno
all’archeologa, mentre calde lacrime di disperazione
iniziavano a
sgorgare dai suoi occhi. Non voleva rivivere quel dolore, dopo la
tragedia di Ace si era ripromesso che non avrebbe mai più
permesso
di perdere qualcuno a cui teneva, ma il destino sembrava essersi
aizzato contro di lui, portandogli via anche la sua luna che non era
stato in grado di proteggere. Pian piano, Rufy smise di accanirsi su
Robin, se Chopper non era riuscito a salvarla, lui non poteva fare
altro, così cessò con il suo intento, dando un
ultimo bacio a
quelle labbra ghiacciate.
Si muoveva lento Rufy sulla bocca
dell’archeologa, assaporando quel poco che rimaneva di lei.
La
luna dal cielo ritornò ad illuminare la nave insieme alle
fidate
amiche stelle. La tempesta era finalmente cessata, ma questo ormai
non importava più a nessuno.
Rufy osservò per l’ultima volta
il viso dell’archeologa, ora illuminato dalla luce lunare.
Chopper
si avvicinò all’archeologa per coprirla con un
telo, e solo allora
si accorse che la temperatura corporea della donna si stava alzando,
il respiro, anche se lento, era ritornato così come il
battito del
suo cuore.
-Ru-Rufy!- balbettò la renna troppo felice per
riuscire a parlare.
Intorno al piccolo medico, Nami piangeva
abbracciata a Zoro, mentre gli altri tenevano lo sguardo basso. Rufy
era accanto a lui, con le mani sulle ginocchia e la testa
bassa.
-Rufy! Rufy, Robin respira!- urlò la renna attirando
l’attenzione di tutti i suoi compagni, che osservarono
l’archeologa
iniziare a sputare l’acqua ingerita e tornare in
vita.
Qualche ora dopo…
Toc
Toc
Rufy, un po’ titubante, bussò alla porta
dell’infermeria dove Robin stava riposando.
-Avanti- rispose
con la sua voce matura, l’archeologa.
-Ciao Robin, scusa se
ti disturbo- disse il ragazzo entrando nella stanza, chiudendosi
dietro di se la porta.
-Non mi disturbi capitano, vieni pure a
sederti qui- disse la donna indicandogli uno spazio sul suo letto,
dove con cura Rufy si sedette.
-Robin, io volevo scusarmi,
sono stato uno stupido, volevo salvarti, ma invece ho solo peggiorato
la situazione e per poco tu non… non…-
-Sssh… capitano.
Tu non hai nessuna colpa. Tu ti sei tuffato per salvarmi, anche se
così hai rischiato la vita. Sai Rufy, mentre ero incosciente
sul
ponte, l’unica cosa che ho sentito è stato il tuo
respiro. Mi ha
riportato in vita, tu mi hai riportato in vita, Rufy- disse la donna
accarezzando il viso di cappello di paglia con il suo leggero
tocco.
-Ho avuto paura di perderti, Robin. Io non posso
perderti, tu sei importante per me. Io ti amo Robin , ma so che per
te sono solo un bambino, quindi mi basta starti accanto e
proteggerti- disse abbassando lo sguardo Rufy.
Robin, dopo le
parole di Rufy non sapeva più cosa dire o cosa pensare. Non
si
sarebbe mai aspettata una confessione simile dal capitano, lo aveva
sperato, sognato mille volte in quei due anni, ma mai si sarebbe
aspettata che un giorno tutto quello sarebbe accaduto. Si
girò verso
Rufy e si avvicinò maggiormente a lui. I loro visi ora erano
estremamente vicini, solo un respiro li divideva. Con delicatezza la
mora prese il viso del ragazzo tra le mani e lo sollevò in
modo che
i loro sguardi si incontrassero, si fondessero.
-Rufy, tu per
me sei come il sole. Il sole che mi rallegra le giornate, il sole che
mi ha salvato mille volte, il sole che mi ha insegnato a credere
nell’amicizia, il sole che mi ha riportato in vita; il sole,
che
solo in questi anni ho scoperto di amare. Tu sei il mio sole
Rufy…-
-e tu la mia luna, Robin…-
Un ultimo sguardo
e poi le loro bocche si unirono, scambiandosi prima dolci baci che
man mano si fecero sempre più ardenti. Scambiandosi
così la
reciproca promessa di restare sempre insieme, di proteggersi ed
amarsi.
Mentre due pirati si univano dopo anni di amore represso,
la luna cedeva il passo al sole, nel grande ed immenso cielo,
fondendosi per un solo istante ma restando uniti per
sempre.
ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti e
buon RuRobin day!!!! *sparge coriandoli ovunque*
Questa giornata è
in assoluto la prima dedicata a questa fantastica, e troppo
trascurata, coppia e spero che possa andare avanti negli anni!
Prima
di spendere due parole sulla fic, voglio ringraziare la mia socia in
questa folle avventura, RuRobin1996, senza di lei questo evento non
sarebbe mai andato in porto! Ringrazio anche tutte le persone che
hanno deciso di partecipare, scrivendo fic o solo sostenendoci!
Grazie di cuore! E un grazie particolare anche a Zomi e miyuki90 per
l’aiuto con l’immagine e la frase! <3
Tornando un attimo
alla fic, lo so non è un granché ma non sono
riuscita a scrivere
niente di meglio. Spero che il concetto del sole e della luna sia
abbastanza chiaro, io trovo che riprendano bene i due personaggi.
:)
Che altro dire, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!
Un
bacione a tutti!
Kiko90