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Autore: kiko90    05/05/2014    6 recensioni
Il sole e la luna, una stella ed un satellite.
Estremamente diversi, ma eternamente legati.
Il sole illumina le nostre giornate di giorno riscaldandoci con i suoi caldi raggi, mentre la luna vive di notte, diffondendo la sua tiepida luce su di noi, rischiarandoci il cammino notturno.
Il sole e la luna, non si incontrano mai, ma sono sempre uniti.
Apparentemente diversi, ma uguali.
Lui caldo, lei fredda.
Lui splendente, lei opaca.
Lui la illumina, lei rinasce.
Lui Rufy, lei Robin.
*fan fiction partecipante al RuRobin day!*
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RuRobin day: il rosso di un sorriso da Re e l’azzurro degli occhi di una bambina dai mille petali rosa. Il destino li ha fatti incontrare, e non importa quanto siano diversi, il loro amore è più forte di tutto.



Il mio sole, la mia luna




Il sole e la luna, una stella ed un satellite.
Estremamente diversi, ma eternamente legati.
Il sole illumina le nostre giornate di giorno riscaldandoci con i suoi caldi raggi, mentre la luna vive di notte, diffondendo la sua tiepida luce su di noi, rischiarandoci il cammino notturno.
Il sole e la luna, non si incontrano mai, ma sono sempre uniti.
Apparentemente diversi, ma uguali.
Lui caldo, lei fredda.
Lui splendente, lei opaca.
Lui la illumina, lei rinasce.
Lui Rufy, lei Robin.





La luna, piena e splendente, sovrastava il cielo oscuro del nuovo mondo. Le stelle in confronto erano solo dei piccoli insignificanti puntini, come lucciole in una notte estiva.
Sotto la fredda luce lunare, la Thousand Sunny navigava tranquilla verso una nuova isola ed una nuova avventura.
L’intera ciurma, ritrovatasi dopo due lunghi anni, si era riunita sul ponte della nave per festeggiare la partenza dall’isola degli uomini pesce.
Risa, grida e qualche litigio, animavano ogni angolo della nave che per troppo tempo aveva atteso il ritorno dei suoi chiassosi compagni.

-Guardate ragazzi, la luna è grandissima stasera!- disse la navigatrice osservando con occhi sognanti, il satellite. Tutto era più bello adesso che era di nuovo con i suoi compagni.

-Sei la solita mocciosa!- disse lo spadaccino riempiendosi un nuovo boccale di birra, che gli venne velocemente sottratto dalla gatta ladra.

-Ehi! Ridammelo!- disse il verde fingendosi arrabbiato.

-Perché non vieni a prenderlo?- disse la rossa sorridendo maliziosa, scomparendo poi sottocoperta seguita dal ghignante spadaccino.

Dall’altra parte del ponte, Robin, seduta su una sdraio, osservava i suoi compagni ridere delle grandi e prodigiose avventure del grande capitano Usop.

-Allora Usop, raccontaci la storia del tuo sbarco sulla luna!- disse con occhi sognanti il piccolo Chopper.

-Eh si, quella dello sbarco sulla luna è stata una delle mie missioni più grandi e valorose- disse il cecchino sistemandosi gli occhiali in testa ed alzandosi fiero al centro del gruppo.

La mora, rise, ascoltando le fantomatiche avventure del nakama, che però sapeva essere per metà reali, tranne lo sbarco sulla luna, visto il lungo allenamento a cui era stato sottoposto, il cecchino, per due anni.
Mentre con dei rapidi movimenti delle dita incrociava delle ciocche dei lunghi capelli neri in una accurata treccia, Robin osservava il capitano; colui che le era mancato più di tutti.
Era stata dura stare lontana da lui per tutto quel tempo. Se per un momento, dopo aver letto il messaggio sul giornale, era stata felice di saperlo al sicuro e salvo dopo la morte del fratello, subito dopo la nostalgia aveva preso il sopravvento.
Si era accorta, solo in quei lunghi mesi, di provare qualcosa di diverso dall’amicizia e del profondo rispetto nei confronti del capitano.
Lui che con la sua allegria, la sua determinazione, l’aveva salvata, l’aveva riportata in vita, era ormai diventato come l’aria per i suoi polmoni, indispensabile.

Mentre l’archeologa osservava il capitano, lui si girò verso di lei, come se avesse sentito il profondo sguardo della donna su di se. Gli occhi dei due nakama si incontrarono. Il nero e l’azzurro, diversi anche in questo.
Robin, velocemente abbassò lo sguardo, non riuscendo a sostenere più quegli occhi, sapendo che lui non la guardava come lei voleva. Rufy era sempre stato un bambinone. Era allegro e il suo unico pensiero era proteggere i suoi nakama e raggiungere il tanto bramato obiettivo, diventare il Re dei pirati. Di certo non pensava ad avere una relazione con qualcuno, no, a lui questo non interessava.
Lo vide girarsi verso i suoi compagni ed iniziare a giocare con il piccolo medico, che per poco non finì in acqua, ma grazie ad un braccio spuntato dalla balaustra, la renna si risparmiò l’inutile bagno. Rufy le sorrise, ringraziando l’archeologa con un tacito sguardo.
Lui era così, sempre allegro, anche dopo tutto quello che aveva dovuto passare. Lui era come il sole, splendente. Con la luce del suo sorriso portava serenità ovunque andasse, a chiunque incontrasse, e anche con lei, sempre cupa e fredda era riuscito a riscaldarla, a riportarla in vita.

Con cura Robin fermò con un elastico la treccia e si alzò dalla sdraio, dirigendosi verso il parapetto opposto ai suoi compagni. Aveva bisogno di stare un po’ da sola, anche se lo era stata già per troppo tempo. Non pensava che rivedendo Rufy quel mare di emozioni, di sentimenti, che provava da sempre per lui, l’avrebbe travolta. Non sapeva come agire. Lei non avrebbe mai avuto il coraggio della sua sorellina. Nami, a differenza sua, appena aveva visto Zoro sulla Sunny dopo i due anni di allenamento, aveva preso da parte lo spadaccino e si era dichiarata. Ma per lei era diverso, Nami e Zoro sapevano di amarsi dal loro primo incontro. Tutti lo avevano sempre saputo. Ma per lei e Rufy era tutt’altra storia. Loro due erano solo nakama, e lui non la considerava più importante degli altri, per Rufy ogni suo compagno era un nakama, un amico fidato, niente di più.

Ma, anche se non sarebbe mai riuscita a confessargli il suo amore, lui sarebbe stato sempre il suo sole, perché le bastava stargli accanto, anche solo come semplice nakama per riscaldarsi ed essere serena.

Mentre Robin si allontanava verso il parapetto con quest’ultimo pensiero in testa, Rufy continuava ad osservarla. La luce della luna illuminava la donna, schiarendole i lunghi capelli neri, illuminando la sua pelle olivastra facendola diventare di puro latte, morbida e delicata, come tutto il corpo di Robin. Improvvisamente Rufy si sentì strano. Il cuore iniziò a battergli più forte, le mani gli tremavano dalla voglia di toccare, anche solo un piccolo anfratto del corpo dell’archeologa. Voleva abbracciarla, stringerla a se, annusare il suo profumo, assaggiare il suo sapore…
Da quando l’aveva rivista, tutto dentro di lui era cambiato. Era rimasto per qualche secondo a bocca aperta. Notando solo in quel momento la bellezza che contraddistingueva la donna. Le sue curve morbide, i lunghi capelli, il sorriso dolce che gli aveva sempre riservato. Solo in quel momento aveva capito. Aveva capito cosa l’aveva spinto, con tanta determinazione, a combattere per lei ad Enies Lobby. Lui, infondo l’aveva sempre amata, anche se non lo aveva mai capito prima.
Robin era tutto ciò che un uomo poteva sognare. Era bellissima, intelligente e forte, ma era anche più grande di lui e questo li divideva profondamente. Lei non l’avrebbe mai considerato come suo possibile compagno di vita. Lui era considerato da tutti come un bambino, ed infondo lo era, ma anche lui, come tutti i ragazzi della sua età aveva certi bisogni e desideri, anche se non lo dimostrava. Aveva un grande sogno, sì, diventare il re dei pirati, ma voleva anche qualcuno al suo fianco con cui condividere questa gioia, desiderava una regina.

Osservò Robin, la quale si era appoggiata al parapetto ad ammirare la luna.
La luna, quel satellite così simile a lei.
Lui non era uno studioso, ma sapeva che la luna era fredda e buia e in un certo senso Robin era così. Ne aveva passate tante, fin da bambina. Non aveva avuto un’infanzia felice e spensierata, no, lei era stata isolata e beffeggiata dai suoi stessi compaesani. Era sempre stata sola, come la luna in un cielo buio senza stelle, ma da quando era arrivato lui tutto era cambiato.

E, anche se per lei sarebbe sempre rimasto solo un bambino troppo cresciuto, lei sarebbe sempre stata la sua luna, da proteggere e riscaldare.


-Ehi Rufy ma cosa stai guardando?- chiese Chopper appendendosi ai pantaloni del compagno.
-Caro Chopper, io piuttosto chiederei, chi sta guardando, Yohohoho!- rise lo scheletro indicando la giovane archeologa.
-ma che dici Brook!- rise Rufy, con le guance leggermente arrossate –Sanji ho fame!!- piagnucolò improvvisamente il capitano, cambiando discorso e supplicando il cuoco di cucinare qualcosa perché la cena l’aveva ormai già digerita.

Da sotto coperta improvvisamente tornò Nami, seguita dallo spadaccino. La navigatrice aveva un’aria pensierosa mentre osservava il cielo cambiare. Aveva avvertito il cambiamento, dal movimento della nave. Le onde si erano man mano fatte più grosse sbattendo contro la chiglia della nave facendola sballottare un po’ di più, ma solo una navigatrice esperta poteva accorgersi di questo repentino cambiamento.
La rossa puntò gli occhi castani sul manto blu del cielo, mentre una sempre più fresca brezza le scompigliava i lunghi capelli rossi.
La luna, insieme alle stelle, vennero pian piano coperte da nuvole pesanti e cariche di pioggia. In pochi secondi le onde del mare si ingrossarono pericolosamente, iniziando a far dondolare la Sunny. Il vento, da prima una lieve brezza, si era trasformato in un violento tifone.

-Ammainate le vele!- urlò la navigatrice correndo verso il timone per governare la nave come aveva imparato a Weitheria.

La pioggia iniziò a sbattere violenta sulla nave, inzuppando le vele ed i pirati, intenti a proteggere e salvaguardare la Sunny e le loro vite.
Con maestria Nami virò la nave di colpo evitando così di essere colpiti da un potente fulmine che si scaricò nel tumultuoso oceano.
Il nuovo mondo riservava molte sorprese e, il cambiamento improvviso del tempo, era uno di questi.


Tutti i componenti della nave si erano subito messi in moto: Sanji e Zoro avevano ammainato le vele, mentre Franky era corso ad aiutare Nami con il timone. Chopper e Usop si apprestarono a mettere in sicurezza ogni cosa sul ponte, mentre Brook, per non essere sbalzato via dal vento, si era rintanato in cucina mettendo in sicurezza le varie stoviglie. Tutti erano in azione, tranne Rufy rimasto impalato sul ponte a cercare con lo sguardo Robin. Non la trovava. Robin non era da nessuna parte e nessuno, a parte lui, sembrava essersene accorto.
Il capitano, con la pioggia battente che gli oscurava la vista, corse verso il parapetto dove Robin era precedentemente appoggiata.
La chiamò.
Urlò.
Ma Robin non rispose.
Improvvisamente, con le mani tremanti, Rufy a qualche metro del parapetto notò una mano aggrappata ad esso dalla parte fuori della balaustra.
Corse più veloce, evitando i barili di birra ancora non messi in sicurezza, che rotolavano per il ponte schiantandosi sulla balaustra.
Con il fiatone e una morsa di ansia allo stomaco, Rufy arrivò in prossimità del ponte, giusto in tempo per vedere la mano di Robin lasciare la presa.
Gli occhi azzurri della donna incontrarono il nero degli occhi del capitano, chiedendogli aiuto, supplicandolo di salvarla ancora una volta.
Rufy allungò subito un braccio verso la donna, ma una grossa e potente onda travolse la donna prima che il braccio gommoso l’avvolgesse.
Rufy fu scaraventato dalla forte onda sul ponte, sbattendo la testa violentemente sul duro legno.
Franky corse subito verso il capitano, soccorrendolo insieme a Chopper.

-Rufy! Rufy come stai?- chiesero i due nakama.

-Robin! Robin è caduta in mare!- urlò alzandosi di colpo, cappello di paglia; mentre da un profondo taglio sulla sua testa fuoriusciva una gran quantità di sangue.

-Cosa?! Oh no Robin!- iniziò a piangere la piccola renna, avvisando il resto dei compagni.

Rufy aveva soltanto un’immagine in mente, gli occhi della sua archeologa che gli chiedevano aiuto, così senza pensare alle conseguenze del suo gesto si tolse il cappello di paglia e si tuffò in mare.

-Rufyyy nooo!!- urlarono i suoi compagni, ma ormai era troppo tardi.

Il capitano appena toccò la fredda acqua marina, iniziò ad affondare come se pesasse migliaia di kili. Non riusciva a muoversi, a parlare. Non poteva fare niente, non poteva salvare Robin.
Mentre l’abisso lo accoglieva, vide come una luce illuminare qualcosa sotto di lui come a volergli fare strada, e fu allora che la vide, Robin.

Robin era sul fondale, immobile con gli occhi aperti. I suoi lunghi capelli neri galleggiavano lenti nelle fredde acque marine, ondeggiando come se stessero chiedendo aiuto.
Rufy, mentre raggiungeva anche lui il fondo, puntò gli occhi su quelli della donna, chiedendole perdono per non averla salvata, per essere stato come sempre uno sprovveduto bambino che agisce senza pensare alle conseguenze.
Finalmente anche i suoi piedi toccarono il fondale, a qualche metro da Robin. Era dunque così che doveva morire? Ucciso dalla sua stupidità e dalla debolezza contro il mare? Poteva anche accettare tutto questo, ma non la morte di Robin, no, lei doveva vivere!
Si concentrò, Rufy, come non mai, cercando di muoversi anche solo di un passo, ma niente, il suo corpo non si muoveva, aveva perso completamente il controllo su di esso.
Mentre l’acqua, prepotente, iniziava ad attanagliargli i polmoni, vide Robin chiudere gli occhi, mentre sopra di loro la violenta tempesta pian piano scemava in una flebile e passeggera pioggerellina.
Distrutto dentro e fuori Rufy si lasciò andare, chiudendo anche lui gli occhi.

Due forti braccia lo risvegliarono. Rufy spalancò gli occhi e vide il suo vice trascinarlo sempre più su, verso la vita.
Le onde del mare si erano improvvisamente calmate come se non ci fosse mai stata una violenta tempesta, come se tutto quello fosse stato solo un sogno, un brutto sogno.
Improvvisamente si ribellò, almeno interiormente.
Cercò con lo sguardo l’archeologa, sperando che Zoro l’avesse già portata in salvo.
Lo spadaccino issò il capitano sul ponte dove erano già riuniti in un cerchio tutti i suoi compagni.
Rufy tossì, sputando tutta l’acqua che aveva ingerito, e rialzandosi anche se sentiva i polmoni bruciare come se fossero pieni di lava.
Barcollando si avvicinò ai suoi compagni e solo allora notò le loro facce tristi.
Si fece largo fra di loro, riuniti in un cerchio intorno a qualcosa.
Si girò verso Sanji e notò che i suoi vestiti erano zuppi di acqua e che aveva un leggero fiatone, forse era stato lui a portare Robin in salvo.
Robin.
Dov’era?
Mentre si faceva strada in quel cerchio di nakama, Nami scoppiò a piangere così come Franky e Chopper.
Non capiva Rufy perché stessero piangendo, ma presto lo scoprì.

-Rufy, mi dispiace- piagnucolò il piccolo medico.

Cappello di paglia finalmente entrò nel cerchio e vide lei, Robin, a terra inerme.
Una fitta al cuore lo assalì. Non capiva perché fosse distesa li a terra. Non capiva perché i suoi compagni stavano li fermi a guardarla, con gli occhi colmi di lacrime.

-Ma che state facendo? Chopper fai qualcosa, aiuta Robin!- urlò sconvolto il capitano

-Rufy mi dispiace, ma Robin non respira più, ho fatto tutto il possibile…- singhiozzò la renna.

-No, no, noooo- urlò Rufy accasciandosi con le ginocchia a terra accanto al corpo di Robin.

-Robin ti prego rispondi- disse Rufy iniziando a scuotere la donna –ti prego Robin, non puoi lasciarci, non puoi lasciarmi…-

Ma Robin non dava nessun segno di vita, il suo corpo era rimasto immobile, la sua pelle era fredda, i suoi bei occhi azzurri sigillati sotto le palpebre.
Non poteva accettarlo Rufy, non poteva farlo, proprio adesso che si erano ritrovati, proprio adesso che aveva capito di amarla, non poteva lasciarla andare.
Con un ultimo gesto disperato, Rufy si avventò sulle labbra di Robin, soffiando dentro il corpo della donna il suo alito caldo, la sua vita.


Un improvviso calore iniziò a propagarsi nel corpo gelato dell’archeologa. Niente più la legava al mondo dei vivi, si sentiva leggera e lontana, ma quel calore, quel calore era così invitante, così piacevole che voleva soltanto crogiolarsi in esso.
Iniziò a percepire pian piano ogni parte del suo corpo, le dita dei piedi, le mani, le gambe, che qualche istante prima erano solo cubetti di ghiaccio inermi.
Quel vento caldo che soffiava dentro di se, la stava riscaldando, la stava riportando in vita.


Rufy continuò a trasmettere il suo ossigeno all’archeologa, mentre calde lacrime di disperazione iniziavano a sgorgare dai suoi occhi. Non voleva rivivere quel dolore, dopo la tragedia di Ace si era ripromesso che non avrebbe mai più permesso di perdere qualcuno a cui teneva, ma il destino sembrava essersi aizzato contro di lui, portandogli via anche la sua luna che non era stato in grado di proteggere. Pian piano, Rufy smise di accanirsi su Robin, se Chopper non era riuscito a salvarla, lui non poteva fare altro, così cessò con il suo intento, dando un ultimo bacio a quelle labbra ghiacciate.
Si muoveva lento Rufy sulla bocca dell’archeologa, assaporando quel poco che rimaneva di lei.
La luna dal cielo ritornò ad illuminare la nave insieme alle fidate amiche stelle. La tempesta era finalmente cessata, ma questo ormai non importava più a nessuno.
Rufy osservò per l’ultima volta il viso dell’archeologa, ora illuminato dalla luce lunare.
Chopper si avvicinò all’archeologa per coprirla con un telo, e solo allora si accorse che la temperatura corporea della donna si stava alzando, il respiro, anche se lento, era ritornato così come il battito del suo cuore.

-Ru-Rufy!- balbettò la renna troppo felice per riuscire a parlare.

Intorno al piccolo medico, Nami piangeva abbracciata a Zoro, mentre gli altri tenevano lo sguardo basso. Rufy era accanto a lui, con le mani sulle ginocchia e la testa bassa.

-Rufy! Rufy, Robin respira!- urlò la renna attirando l’attenzione di tutti i suoi compagni, che osservarono l’archeologa iniziare a sputare l’acqua ingerita e tornare in vita.






Qualche ora dopo…


Toc Toc

Rufy, un po’ titubante, bussò alla porta dell’infermeria dove Robin stava riposando.

-Avanti- rispose con la sua voce matura, l’archeologa.

-Ciao Robin, scusa se ti disturbo- disse il ragazzo entrando nella stanza, chiudendosi dietro di se la porta.

-Non mi disturbi capitano, vieni pure a sederti qui- disse la donna indicandogli uno spazio sul suo letto, dove con cura Rufy si sedette.

-Robin, io volevo scusarmi, sono stato uno stupido, volevo salvarti, ma invece ho solo peggiorato la situazione e per poco tu non… non…-

-Sssh… capitano. Tu non hai nessuna colpa. Tu ti sei tuffato per salvarmi, anche se così hai rischiato la vita. Sai Rufy, mentre ero incosciente sul ponte, l’unica cosa che ho sentito è stato il tuo respiro. Mi ha riportato in vita, tu mi hai riportato in vita, Rufy- disse la donna accarezzando il viso di cappello di paglia con il suo leggero tocco.

-Ho avuto paura di perderti, Robin. Io non posso perderti, tu sei importante per me. Io ti amo Robin , ma so che per te sono solo un bambino, quindi mi basta starti accanto e proteggerti- disse abbassando lo sguardo Rufy.

Robin, dopo le parole di Rufy non sapeva più cosa dire o cosa pensare. Non si sarebbe mai aspettata una confessione simile dal capitano, lo aveva sperato, sognato mille volte in quei due anni, ma mai si sarebbe aspettata che un giorno tutto quello sarebbe accaduto. Si girò verso Rufy e si avvicinò maggiormente a lui. I loro visi ora erano estremamente vicini, solo un respiro li divideva. Con delicatezza la mora prese il viso del ragazzo tra le mani e lo sollevò in modo che i loro sguardi si incontrassero, si fondessero.

-Rufy, tu per me sei come il sole. Il sole che mi rallegra le giornate, il sole che mi ha salvato mille volte, il sole che mi ha insegnato a credere nell’amicizia, il sole che mi ha riportato in vita; il sole, che solo in questi anni ho scoperto di amare. Tu sei il mio sole Rufy…-

-e tu la mia luna, Robin…-

Un ultimo sguardo e poi le loro bocche si unirono, scambiandosi prima dolci baci che man mano si fecero sempre più ardenti. Scambiandosi così la reciproca promessa di restare sempre insieme, di proteggersi ed amarsi.
Mentre due pirati si univano dopo anni di amore represso, la luna cedeva il passo al sole, nel grande ed immenso cielo, fondendosi per un solo istante ma restando uniti per sempre.





ANGOLO AUTRICE:

Ciao a tutti e buon RuRobin day!!!! *sparge coriandoli ovunque*
Questa giornata è in assoluto la prima dedicata a questa fantastica, e troppo trascurata, coppia e spero che possa andare avanti negli anni!
Prima di spendere due parole sulla fic, voglio ringraziare la mia socia in questa folle avventura, RuRobin1996, senza di lei questo evento non sarebbe mai andato in porto! Ringrazio anche tutte le persone che hanno deciso di partecipare, scrivendo fic o solo sostenendoci! Grazie di cuore! E un grazie particolare anche a Zomi e miyuki90 per l’aiuto con l’immagine e la frase! <3
Tornando un attimo alla fic, lo so non è un granché ma non sono riuscita a scrivere niente di meglio. Spero che il concetto del sole e della luna sia abbastanza chiaro, io trovo che riprendano bene i due personaggi. :)
Che altro dire, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate!
Un bacione a tutti!
Kiko90

   
 
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