Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: sweetdespair    05/05/2014    12 recensioni
Harry/Louis; side pairing: Zayn/Liam, accenni Nosh; amnesia!AU; Conteggio tot: 9.2K
La vita di Louis è perfetta: ha una splendida casa, un lavoro soddisfacente e uno splendido ragazzo da incantevoli occhi verdi che tutte le mattine lo delizia con i suoi baci e le sue carezze.
Almeno, lo faceva prima dell'incidente che gli causò la perdita della memoria.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


If you're pretending from the start like this
with a tight grip, then my kiss
can mend your broken heart
I might miss everything you said to me
Over Again, One Direction

If you’re pretending from the start like this,
With a tight grip, then my kiss
Can mend your broken heart
I might miss everything you said to me




If you’re pretending from the start like this,
With a tight grip, then my kiss
Can mend your broken heart
I might miss everything you said to me

If you’re pretending from the start like this,
With a tight grip, then my kiss
Can mend your broken heart
I might miss everything you said to me

If you’re pretending from the start like this,
With a tight grip, then my kiss
Can mend your broken heart
I might miss everything you said to me

Quella era una giornata come tante, un semplice 20 gennaio come ne erano passati altri. Essendo inverno, il clima era molto rigido, soprattutto nelle strade di Londra, dove a volte la temperatura scendeva sotto gli 0 gradi centigradi. Aveva da poco ricominciato a nevicare; la neve, nel giro di un paio di minuti ricoprì tutta la città trasformandola in una distesa innevata.
Il Big Ben rintoccò per ben sette volte quella gelida mattina, forse per svegliare i lavoratori dal loro sonno per farli andare al lavoro, o semplicemente suonò per avvisare la popolazione londinese che erano le sette di mattina.
Se il suo intento era quello, lo aveva adempiuto in pieno, infatti dopo i sette rintocchi, Londra si svegliò. I vecchietti cominciarono a uscire dalla loro calda casa per recuperare il giornale nel porticato, molti ragazzi forniti di zaino erano pronti ad affrontare l’ennesima giornata scolastica… molti invece, pur essendosi svegliati, preferirono rimanere nella loro dimora a beare ancora per poco del caldo delle coperte. Uno di questi, Louis Tomlinson, infatti fece proprio così. Sentì il rintocco del Big Ben, forte e chiaro. Nonostante si fosse svegliato, preferì rimanere sotto le coperte: forse non doveva andare al lavoro quel giorno, forse era comodo nel suo letto e non voleva perdere quella pace che inondava la sua camera da letto… oppure, come nel suo caso, non voleva svegliare l’amore della sua vita sdraiato accanto a lui ancora nel mondo dei sogni. Infatti Louis, facendo attenzione a non svegliarlo, si voltò verso il suo lato per il solo piacere di ammirarlo dormire beatamente, osservare le sue labbra socchiuse e sorridere nel pensare a ciò che era avvenuto la sera prima.
Louis sorrideva nel guardarlo, cominciò a pensare a cosa stesse sognando e la sua mano andò verso il suo viso per sistemagli un ricciolo ribelle cadutogli sulla fronte. Quel gesto svegliò l’addormentato che, dopo aver sbadigliato, aprì le palpebre lasciando godere a Louis il verde dei suoi occhi.
“Buongiorno” aveva sussurrato quella mattina Louis al suo amore. “Dormito bene?” continuò mentre gli accarezzava dolcemente la guancia.
Il riccio si limitò ad annuire mostrandogli uno dei suoi sorrisi più smaglianti, seguito da uno sbadiglio. Il ragazzo dagli occhi verdi si stropicciò gli occhi e finalmente riuscì a vedere in maniera nitida la figura del suo amante davanti a sé. Gli si avvicinò e lo baciò dolcemente sulle labbra per poi abbracciarlo e stringerselo forte al petto.
“Come siamo calorosi oggi” scherzò Louis e il ragazzo dai capelli ricci, Harry, rise rumorosamente, per la prima volta quel giorno.
“Non ti abbracciavo da sette ore” si giustificò per poi accarezzargli la guancia. “Mi sei mancato” continuò.
Louis sorrise involontariamente perché era questo che gli causava Harry: tanti sorrisi involontari.
Harry lo aveva salvato, gli aveva mostrato che tutti sono in grado di amare, anche un ragazzo duro e freddo come Louis Tomlinson. Quest’ultimo diceva sempre che era colpa dei suoi occhi se era così freddo. Azzurro ghiaccio, senza emozioni, sentimenti, amore. All’interno di quell’azzurro c’era un passato orribile che aveva segnato profondamente il comportamento del ragazzo. Aveva creato attorno a sé un muro, indistruttibile credeva. Ma il verde speranza degli occhi di Harry aveva distrutto tutto, sciolto quel ghiaccio con un semplice sorriso e Louis sarebbe stato grato a Harry per tutta la vita.
Amava gli abbracci di Harry, lo facevano sentire al sicuro, come se quelle braccia fossero la sua seconda casa. Era diventato dipendente da quei ricci, quegli occhi verdi e quelle labbra rosse e carnose che amava tanto succhiare, assaporare e mordere qualche volta, solo dal piacere di sentire che erano sue e lo sarebbero state per sempre. Louis ricambiò l’abbraccio caloroso di Harry e sorrise mentre disegnava con i polpastrelli il contorno del tatuaggio che Harry portava sul petto. Una farfalla, proprio sull’addome, gli era sempre piaciuto quel tatuaggio, forse perché era ricco di particolari, cosa che Louis notò subito, dal primo momento che lo vide, dalla prima volta che strappò con foga la camicia del riccio per poi cominciare a baciarlo mentre mille emozioni diverse gli facevano brutti scherzi allo stomaco. Anche Louis possedeva diversi tatuaggi, era una passione che accomunava la giovane coppia, oltre ad altre tante.
Rimasero in quell’abbraccio per una buona manciata di minuti, quando d’un tratto Harry salì su Louis con uno scatto felino, lasciandolo di stucco.
“Che vuoi fare?” chiese Louis ridendo, perché sì, quella situazione gli piaceva. Non rispose e avvicinò le sue labbra a quelle di Louis facendo combaciare quelle bocche che erano state separate per troppo tempo. Louis infilò una mano tra i ricci di Harry che gemette leggermente quando gli vennero tirati per fare più pressione al bacio.
Si staccarono senza fiato, entrambi con un sorriso stampato sul volto. Gli occhi verdi si incastrarono perfettamente in quelli azzurri facendo nascere emozioni e sorrisi tra i due innamorati.
“Sei bellissimo” disse Harry accarezzando Louis sulla guancia e poi gli baciò il naso. “Sono stato bene ieri sera…” sorrise lasciandosi scappare una piccola risata “ma devo essere sincero, la mia parte preferita è stata stanotte”.
Louis sorrise, probabilmente perché si trovava d’accordo con il riccio. Le emozioni che aveva provato quella notte non le aveva mai provate prima e sperimentarle con Harry era stato fantastico.
Harry sorrise per poi lasciare il letto, alzandosi in piedi davanti a Louis, mostrandogli tutti i punti più intimi che possedeva e che il ragazzo da gli occhi di ghiaccio aveva avuto la fortuna di esplorare. Spalancò gli occhi e un’ondata di piacere si sprigionò in lui, facendolo eccitare più del dovuto. “Così mi tenti, Harry” disse sorridendo mentre ammirava il corpo nudo del suo ragazzo.
Harry sorrise e, passandosi una mano tra i capelli, sospirò e rimase fermo per qualche secondo in più per vedere Louis contorcersi dal piacere. Forse rimase quell’attimo che fece traboccare il vaso, tanto che Louis dovette soddisfarsi da solo. Harry rise nel vederlo masturbarsi in sua presenza, e un po’ si eccitò pure lui. “Ti ecciti facilmente” pronunciò il riccio prima di andarsene e dirigersi verso il bagno, lasciando Louis sotto le coperte da solo in preda ad un orgasmo. 
“Fanculo” disse prima di venire per la seconda volta a causa di Harry.
Decise di alzarsi anche lui e, mentre l’altro si faceva una doccia, si diresse in cucina per preparare la colazione. Guardò l’orologio, che segnava le sette e trenta; fortunatamente quel giorno né lui né Harry dovevano lavorare.
Decise di preparare tutto l’occorrente per una colazione ottima, perfetta da fare con l’uomo della sua vita. Apparecchiò la tavola con le posate e le stoviglie migliori, utilizzò tutti gli ingredienti preferiti di Harry per poi completare il tutto con due rose rosse al centro del tavolo. Louis se teneva a qualcosa voleva essere perfetto nello svolgerla e se si trattava di Harry, sarebbe stato disposto ad offrirgli la luna.
Harry fece il suo ingresso in cucina pochi minuti dopo e sorrise nel vedere la tavola imbandita di pietanze che lui amava. “Pancakes” disse il riccio avvicinandosi alla tavola. Ne assaggiò uno e lo assaporò con calma, chiudendo addirittura gli occhi per convincersi meglio.
“Allora, sono promosso?” chiese Louis titubante nel vedere Harry mangiarlo.
“Mancherebbe un po’ di sale…” disse il riccio sorridendo.
“Sale? Te lo prendo subito, asp-” ma Harry lo fermò per un braccio e lo attirò a sé facendo scontrare i loro sguardi ancora una volta quella mattina.
“Nei pancakes non ci va il sale, idiota” disse Harry per poi baciare Louis come se volesse tranquillizzarlo. “Erano perfetti, promosso” concluse e Louis tirò un sospiro di sollievo.
Ci teneva alla sua opinione, gli aveva dato tutto, era in debito con lui e voleva che tutto fosse perfetto. Ma lui non sapeva che Harry era felice così, con il suo amato Louis al suo fianco. Avrebbe anche accettato cibo per cani anziché i pancakes, li avrebbe amati lo stesso.
Si sedettero per fare colazione e cominciarono a mangiare, erano davvero buoni. A volte si scambiavano degli sguardi, altre volte dei baci volanti, cercavano addirittura il contatto fisico, nonostante si trovassero a un metro di distanza. Erano molto presi l’uno dall’altro ed erano felici così.
“Senti Haz” disse Louis dopo aver appoggiato la tazzina del caffè sul suo piattino “stasera voglio che andiamo a cena fuori, offro io”.
“Ah beh, se offri tu…” scherzò Harry e tra i due si alzò una risata che fu sostituita subito dopo con dei sorrisi. “Certo, mi farebbe piacere” disse infine.

Quella mattina si dovettero separare: Harry andò dai suoi genitori per passare la mattinata con loro mentre Louis si recò nel suo posto preferito, la biblioteca. Amava leggere, aveva letto tutti i libri della biblioteca comunale di Londra più di una volta e li avrebbe letti una terza e una quarta. Gli piaceva immedesimarsi nel personaggio, vivere la storia con lui e appartenere a un mondo fantastico, senza ingiustizie e calamità. Era sua abitudine sostituire i nomi dei personaggi con Louis e Harry, tanto per rendere la storia più avvincente. Si recò in biblioteca e ci rimase per tutta la mattinata. Lesse si e no quattro libri, tutti con fine romantico e tragico. Louis amava queste storie, anche se un po’ lo spaventavano: aveva paura che potesse accadere lo stesso a loro.
Per esempio, quella mattina, vagando tra gli innumerevoli scaffali, trovò un libro a lui sconosciuto, forse era stato aggiunto da poco. “Tutto da capo” disse Louis leggendo il titolo del libro. Si sedette in una zona molto tranquilla, la più calma della biblioteca e cominciò a leggerlo. La storia narrava di una coppia prossima alle nozze, innamorata come non mai e molto felice. Questo gli ricordò lui e Harry e a pensare a quei occhi e a quelle labbra sorrise. Scosse la testa e riprese a leggere il racconto. Nonostante fosse lungo 300 pagine, Louis lo lesse tutto da cima a fondo e se lo divorò mentre il cuore gli partiva all’impazzata. Appena lesse le parole THE END all’ultima pagina, chiuse il libro e si mise a guardare nel vuoto. Era stato emozionante, tanto che Louis aveva le lacrime agli occhi.
Il collegamento di lui e Harry al libro fu automatico. “E’ solo un libro, Louis” continuava a ripetersi, ma nel suo io interiore si sentiva che quella tragica storia, quella drammatica vicenda sarebbe successa presto e il destino avrebbe deciso che le vittime sarebbero state proprio Louis e il suo amato Harry.

**


Controllò l’orologio sul polso. “Mamma, papà, devo andare”. Avrebbe liquidato così Harry i suoi genitori, che lo avevano tenuto lontano da Louis tutto il pomeriggio. In ogni caso Harry amava i suoi genitori, doveva tutto a loro: gli avevano dato una casa e del cibo, oltre a capricci vari. Li amava profondamente. Ma la lancetta piccola del suo orologio da polso era riuscita a dividerli. Aveva passato tutta la giornata in loro compagnia, senza accorgersi che si era fatto pomeriggio inoltrato.
Mandò un messaggio a Louis dicendogli che sarebbe arrivato presto e infatti, nel giro di mezz’oretta, si trovava con le labbra appiccicate al suo amato, come se non si baciassero da una vita. Il punto è che approfittavano di ogni singolo istante per baciarsi, toccarsi o semplicemente rimanere incantati l’uno negli occhi dell’altro.
Purtroppo si dovettero staccare, anche perché si stava facendo sera e c’era un ristorante ad aspettarli. Si prepararono per bene, in modo che tutto fosse perfetto e alle sette si trovavano già in macchina, dove alla guida si trovava Louis.
“Pronto signor Styles?” disse sorridendo, mentre metteva in moto la macchina che si era comprato da poco, tanto che sapeva ancora di nuovo.
“Sono pronto, Tomlinson” avrebbe risposto Harry.
Girò la chiave verso destra, i motori si accesero e dopo aver inserito la marcia la macchina partì. Harry tirò giù il finestrino dell’auto, lasciando che l’aria gli scompigliasse tutti i ricci. Louis accese la radio e proprio in quel momento stavano riproducendo quella canzone, la loro. Your Song di Elton John. Louis aumentò il volume al massimo e cominciarono a cantarla, guardandosi negli occhi come la prima volta.
“Ti amo” sussurrò Harry una volta terminata la canzone.
Louis sorrise e si morse un labbro “Ti amo anche io” disse dopo un po’ e rimase ad osservare il riccio sorridergli.
“Louis” disse Harry “non stai correndo troppo?”.
Rise e “Non ti fidi di me?” pronunciò aumentando leggermente la velocità.
“C’è il ghiaccio, potresti scivolare, rallenta” disse ancora Harry.
Louis era molto orgoglioso, e anche se provenivano dalla bocca di Harry, difficilmente ascoltava i consigli degli altri. Accelerò ancora per far spaventare il suo ragazzo. Quando lo era, gli si dilatavano le pupille e Louis adorava specchiarsi dentro esse, infatti fece lo stesso quella sera, ma lo fece nel posto sbagliato al momento sbagliato.
“Frena!” urlò Harry e Louis riportò lo sguardo sulla strada, schiacciò il freno ma ormai era troppo tardi.
Un rumore assordante invase il ragazzo dagli occhi di ghiaccio mentre l’automobile si schiantò contro un'altra macchina.

Poi il buio.


Quando Louis aprì di nuovo gli occhi non si trovava in macchina. Bensì in una stanza bianca e luminosa, dove sentiva un suono alternato da pause costanti.
“Signor Tomlinson, finalmente si è svegliato. Mi sente?” disse un’infermiera al povero Louis che, ancora intontito, non capiva dove si trovasse.
“D-Dove sono?” chiese con ancora la voce impastata dal sonno.
“In ospedale, ha avuto un incidente” gli spiegò la donna.
“Ospedale?” disse fra se e se Louis, ancora incredulo.
Dopo gli venne in mente il momento prima in cui era cosciente: aveva corso troppo, c’era molto ghiaccio sulla strada, avrebbe dovuto dare ascolto a… “Harry!” urlò e si alzò di colpo, provocandosi un capogiro alla testa.
L’infermiera lo bloccò e lo fece stendere ancora sul lettino. “Deve stare fermo, è ancora debole”.
A Louis non importava se fosse debole o meno. Voleva Harry con lui in quel momento, ma aveva paura a chiedere di lui. Se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato, però lui doveva sapere.
“Harry! Dov’è Harry?” chiese all’infermiera.
La donna lo guardò negli occhi e da quel silenzio, se fosse durato un secondo di più, Louis ci avrebbe lasciato le penne. Fortunatamente parlò. “Harry sta bene, ha solo picchiato la testa contro il parabrezza ed è svenuto, non indossava le cinture di sicurezza”.
Louis perse minimo 10 anni di vita a sentire quelle parole. “Devo vederlo” disse e fece per alzarsi ma l’infermiera lo bloccò.
“No, signor Tomlinson, deve stare qui finché non glielo diremo noi. Stia tranquillo, medici esperti si stanno occupando del suo amico, è in buone mani”.
Louis scosse la testa e si alzò, ignorando l’infermiera che gli ordinava di ritornare nel lettino.
Louis corse, corse forte, nonostante gli facesse male la gamba. Doveva trovare il suo Harry, doveva assicurarsi che stesse bene.
“Harry Styles, per favore!” chiese alla hall dell’ospedale.
“In fondo a sinistra, stanza 24” disse l’impiegato dietro al bancone.
24. Quel numero Louis lo aveva già sentito, ma non ricordava dove. Cominciò a correre con tutte le forze rimastigli nel corpo e, una volta davanti alla sala 24, la aprì.
“Harry!” urlò e vide il suo amato sdraiato sul lettino, con ancora gli occhi chiusi. “Cristo santo” sussurrò Louis avvicinandosi al ragazzo. La faccia era piena di ferite, come se qualcuno lo avesse colpito con una bottiglia di vetro in pieno volto. Le sue amate labbra erano martoriate, strappate e piene di spaccature. Louis rimase a bocca aperta mentre si sedette vicino al lettino di Harry, prendendolo per mano e sperando si svegliasse, sperando di rivedere quegli occhi verdi ancora una volta.
“Louis Tomlinson?” chiese un medico entrando nella stanza. Si limitò ad annuire senza togliere lo sguardo dal viso di Harry. “Non dovrebbe essere qui” disse il dottore ma Louis lo ignorò completamente. Non gli importava e non avrebbe mollato Harry neanche se lo avessero pagato. “Harry sta bene” disse ancora il medico e Louis finalmente respirò ancora, dopo tanto tempo. “Però abbiamo fatto degli esami e…” ed ecco che Louis smise di vivere per un secondo.
E cosa?, si continuava a chiedere, ma aveva paura della risposta. Se era successo tutto questo era solo colpa sua, aveva fatto del male a Harry e questo non se lo sarebbe mai perdonato.
Louis si voltò verso il dottore che continuò a parlare. “E ha perso la memoria”.
Per la prima volta Louis pianse. Da quegli occhi uscì acqua salata ed amara. “C-Come perso la memoria?” chiese per poi riportare lo sguardo su Harry, che dormiva beato.
“Mi dispiace, ragazzo” disse il dottore e gli accarezzò la schiena in segno di conforto.
Era finita, pensò Louis. Harry non si sarebbe più ricordato di nulla, dei momenti passati assieme, dei baci, dei sorrisi, delle risate e delle notti passate insonni. Tutto andato perso.
“Tomlinson!” disse l’infermiera di prima, che intanto lo stava cercando per tutto l’ospedale. “Deve torn-”.
“Sta zitta, troia!” urlò Louis prima di scoppiare definitivamente a piangere.
Quell’urlo svegliò Harry, infatti quando si rivoltò lo stava osservando attentamente, forse per capire che stava succedendo.
“Harry” disse Louis avvicinandosi al ragazzo mentre una decina di infermieri entrarono nella stanza.
“Dovrebbe uscire ora, la chiameremo dopo” disse uno di loro a Louis.
“Ma io…” protestò ma ormai si trovava già nel corridoio dell’ospedale.
Si portò le mani alla testa per cercare di assimilare tutto ciò che era successo. Se fosse stato vero che Harry aveva perso la memoria, come avrebbe fatto? Avrebbe dovuto conquistarlo ancora una volta. E se non ci fosse riuscito? E se Harry non si fosse più innamorato di lui? Scosse la testa cacciando via quel pensiero.
Era stato Harry ad averlo fatto innamorare. Era stato Harry ad averlo aiutato. Ora toccava a lui, solo che Louis non era sicuro di riuscirci. Aveva paura di averlo perso per sempre.
Finalmente i medici lasciarono la stanza e diedero il permesso a Louis di entrare. “5 minuti” gli avevano detto.
Louis annuì ed entrò, sapendo già che sarebbero stati i 5 minuti più dolorosi della sua vita.
“Ciao Harry” disse entrando nella stanza.
Harry lo fissava, ma non con il suo solito sguardo da innamorato. Louis sentiva che le sue iridi verdi non si incastravano più nelle sue azzurre, e questo faceva male al suo giovane cuore. Si sedette accanto a lui e fece per prendergli la mano ma Harry la ritirò. “Chi sei?” chiese innocente.
Louis mandò giù il groppo che gli si era formato alla gola. “S-Sono il tuo ragazzo, Harry. Sono Louis, ti ricordi di me?” chiese sperando ancora in una risposta affermativa.
“Il mio ragazzo?” disse Harry e Louis annuì, mostrandogli il sorriso più veritiero che potesse fare. “Scusami ma non mi ricordo… come ti chiami?”.
A Louis scese una lacrima e tirò su con il naso mentre ammirava Harry incredulo di tutto quello che stava capitando. “L-Louis, sono Louis” disse tentennando appena, voleva farsi vedere forte, anche se dentro stava morendo piano piano.
Harry gli sorrise per la prima volta dopo l’incidente, a Louis era mancato molto quel sorriso. Ma non era uno dei suoi soliti sorrisi pieni d’amore e passione, era un sorriso amichevole e questo a Louis non piaceva. Voleva Harry di nuovo tutto per sé, come prima.
“Tu sapresti spiegarmi che è successo, Louis?” chiese Harry sorridendo, mentre si portava una mano alla testa per massaggiarsi la cute.
Sorrise appena, prima di cominciare a parlare: “Abbiamo fatto un incidente, hai picchiato la testa e hai perso la memoria” disse nella maniera più tranquilla possibile.
“Ho perso la memoria?” chiese Harry, facendo sorridere Louis.
“Si, Harry, l’hai persa non so dove e ora la dobbiamo trovare”.
Nonostante fosse palese il fatto che Louis stesse scherzando, Harry ci credette per davvero. “Posso aiutarvi a cercarla?”.
Louis scoppiò a ridere ed osservò l’Harry sorridente che tanto amava. Gli occhi che brillavano, denti splendenti e pure le labbra, nonostante fossero rovinate, attraevano Louis. Cominciò ad avvicinarsi piano piano al ragazzo, dimenticandosi del fatto che Harry fosse all’oscuro di tutto quanto, che non sapeva chi fosse, che lo amava e che era suo. Tutto questo lo realizzò troppo tardi.
“Che stai facendo?” chiese Harry allontanandosi piano piano da Louis.
Cercò subito una scusa e “Ti sto aiutando a recuperare la memoria” disse sorridendo.
“Volevi baciarmi” disse Harry “Non puoi farlo”.
Louis lo guardò strano, pensando che Harry non aveva mai rifiutato un suo bacio.
“Perché non posso?” chiese a fil di voce.
“Perché di solito i baci se li scambiano persone innamorate, o sbaglio?”.
Ed ecco che Louis perse altri 10 anni di vita. “Ma Harry noi ci amiamo”.
Rimase impassibile a quelle parole, non mostrava segni di concepimento dell’informazione che Louis gli aveva appena detto. Gli prese una mano e “Prima, ci amavamo” ma Harry si allontanò leggermente lasciando cadere il silenzio tra i due.
“Chi me lo dice che ti amavo?” disse Harry con una freddezza tale da essere riuscito a spiazzare Louis, che di freddezza ne aveva da vendere.
Una lacrima rigò il suo viso e fece un respiro profondo. “Mi amavi, Harry… me lo dicevi sempre”.
Il ragazzo dagli occhi verdi cominciò a diventare sempre più confuso, non capiva davvero quello che stava succedendo, e vedere Louis piangere lo fece entrare in uno stato di confusione assoluta.
“Io, mi dispiace ma…” cercò di dire mentre lo vedeva straziarsi davanti ai suoi occhi “io… non so se ti amo, Louis”.
Quelle parole segnarono la fine del giovane cuore del ragazzo dagli occhi azzurri, che si lasciò andare in un pianto isterico, tanto da spaventare Harry.
“Louis Tomlinson, i 5 minuti sono finiti” disse l’infermiera.
Louis guardò Harry per l’ultima volta, lasciandolo con una semplice frase che fece riflettere il giovane ragazzo: “Ti ho conquistato una volta, lo farò una seconda”.

**


Sentì Harry sospirare prima di chiudere la porta della sua stanza. C’erano davanti a lui numerosi dottori, tutti in camice bianco che osservavano Louis, forse per pietà avendo capito la situazione. Uno di loro decise di prenderlo in disparte, facendolo entrare nel suo ufficio per spiegargli meglio la situazione. Louis si sedette di fronte al medico, fermo a fissare il vuoto. Non riusciva a capacitarsi all’idea di averlo perso. Non lo amava, glielo aveva detto. Credeva che il loro amore fosse nato a prima vista, evidentemente si sbagliava.
Il dottore guardava Louis senza parlare, si limitava solo a scrivere su una cartellina medica alcuni dati. Dopo 10 minuti passati in silenzio, il dottore smise di scrivere e sorrise debolmente a Louis prima di parlare. “Mi dispiace per Harry, Louis” disse abbassando lo sguardo.
Louis annuì sforzandosi di sorridere educatamente. “L’ha persa per sempre?” chiese. Aveva sperato che Harry avesse perso la memoria solo per un periodo, ma che poi l’avrebbe riacquistata e tutto sarebbe tornato come prima.
Il dottore fissò Louis e il lucido nei suoi occhi fece capire al ragazzo la risposta dolorosa.
“E io che dovrei fare ora? Non ricorda nemmeno il mio nome” singhiozzò Louis, deglutendo a fatica mentre pensava che quella era la dura verità.
“Ha perso la memoria ma questo non significa che non può recuperarla” disse il dottore sistemandosi gli occhiali sul naso.
“In che senso recuperarla?” chiese Louis.
“Se lo aiuterai attraverso fotografie e filmini a recuperare una parte di memoria, anche se non completamente, potrà acquisirne una parte e quindi…” il dottore non concluse la frase mentre sorrideva a Louis nel vedere la luce nei suoi occhi azzurri.
“Davvero sarebbe possibile una cosa del genere?” chiese mentre un sorriso trovava spazio nelle sue labbra.
“Ovviamente ci vorrà tempo, Louis. Si parla di mesi”.
Louis pendeva dalle sue labbra. Non gli importava se ci sarebbero voluti mesi o addirittura anni, l’importante era che Harry avrebbe ricordato di nuovo chi fosse, che lo amava e che viveva felicemente con lui.
“Comunque, avete avuto un incidente. Avrete bisogno entrambi di uno psicologo con cui parlare, soprattutto Harry” disse il dottore e Louis annuì pensando avesse ragione. Forse lo psicologo lo avrebbe aiutato a far ricordare a Harry tutto quanto.
“Ma Harry potrebbe tornare a vivere con me?” chiese Louis.
Il dottore scosse la testa. “Mi dispiace, ma non credo sia possibile. Harry dovrà stare da parenti stretti per un bel po’, sono gli unici che possono veramente aiutarlo. Successivamente potrà cominciare a riprendere la sua routine quotidiana” spiegò il dottore per poi alzarsi in piedi “comunque Louis non devi preoccuparti, faremo di tutto per aiutarlo, fidati di noi”.
Louis annuì e si alzò a sua volta, strinse la mano al dottore e “grazie” disse prima di lasciare la stanza, ancora una volta in lacrime.
Passò davanti alla stanza di Harry. Non era solo, c’erano i suoi genitori con lui. Si fermò ad osservare la scena, sembrava che dei suoi si ricordasse. Sorrideva mentre la madre gli faceva vedere foto di famiglia.
D’un tratto Harry alzò lo sguardo e incrociò quello di Louis, un sorriso trovò spazio sul suo volto martoriato facendo fuoriuscire quelle fossette da Louis tanto amate.
Harry lo salutò con una mano, come si salutano due vecchi compagni di scuola. Quel saluto era freddo, fece cadere una lacrima dall’occhio sinistro di Louis, l’ennesima per quel giorno.
La madre di Harry alzò lo sguardo e lo puntò nello stesso punto in cui lo aveva puntato suo figlio. Lo guardò e Louis percepì disgusto nel suo sguardo. Non la biasimava affatto, era stata tutta colpa sua, probabilmente non avrebbe più permesso ad Harry di vivere con lui.
Sorrise debolmente al ragazzo dagli occhi verdi per poi dirigersi verso la sua stanza.
“Louis!” urlò una donna dal corridoio.
Si voltò e vide la madre di Harry corrergli incontro. Aveva paura di tante, troppe cose. Pensava che lo avrebbe ricoperto di insulti, oppure incolpato per quello che era successo al suo unico figlio. Invece lo abbracciò, lo strinse forte e Louis riconobbe Harry in quell’abbraccio.
“M-Mi dispiace” disse Louis singhiozzando tra le braccia di quella donna. Ella si preoccupò a massaggiargli la schiena per farlo sfogare; sapeva che aveva bisogno di un abbraccio e lei era stata pronta a darglielo. “E’ stata colpa mia” continuava a dire Louis ma la madre di Harry lo zittì subito.
“No, Louis, poteva succedere a chiunque”.
Si staccarono da quell’abbraccio e si fissarono negli occhi: lucidi, freddi e pieni di dolore. Non sarebbero stati mesi facili, ma insieme erano convinti che avrebbero aiutato Harry e che presto sarebbe tornato tutto come prima.

**


Harry andò a vivere dai genitori, come aveva detto il dottore. Entrò nella sua vecchia casa, osservando attentamente lo spazio attorno a sé. Ci aveva passato 18 anni in quella umile casa, dove aveva passato feste, compleanni, momenti felici e momenti tristi. Era una casa molto accogliente: appena entravi vi trovavi il salotto dove c’erano due divani e un tavolino con di fronte un televisore a 32 pollici, il padre di Harry lo aveva comprato da poco.
Harry si sedette sul divano grande e si portò le mani alla testa, forse perché voleva ricordare; sapeva di aver passato del tempo in quella casa, ma non ricordava nulla, nella sua mente regnava il vuoto.
La madre, Anne, preparò una tazza di tè nero per il figlio, sapendo che Harry amava il tè. Prese tutti gli album di famiglia e li portò in salotto appoggiandoli sul tavolino.
Harry fissò quegli album, avrebbe voluto tanto ricordare tutto, ma quello che non capiva era che non riusciva a ricordare nemmeno chi era lui, che vita faceva. Aveva paura e mille pensieri cominciarono a vagare nella sua testa mentre beveva a sorsi la tazza di tè. Non era sicuro che quelli fossero i suoi genitori, non era sicuro che quella fosse veramente casa sua. Aveva paura di tutto attorno a se e l’ansia cominciava a divorarlo man mano passavano i minuti.
Poggiò la tazza sul tavolino e prese il primo album che c’era in cima alla pila. Anne si sedette accanto a lui cercando di sorridere. “Vedi questa foto, tesoro?” disse indicando una fotografia in alto a destra del raccoglitore “questa è la nostra famiglia”.
Harry la osservò attentamente, in particolare si soffermò su una ragazza. “Chi è lei?” chiese guardando la madre.
Anne sospirò. “Non ti ricordi di Gemma?”.
“Gemma?” disse Harry ripetendo il nome appena citato dalla madre “era la mia fidanzata?” chiese e la donna sorrise scuotendo la testa.
“No, tesoro, vedi… era tua sorella” e gli accarezzò i capelli, sistemandogli il solito riccio ribelle.
“Era?” Harry disse a bassa voce, forse perché aveva capito che probabilmente non c’era più. La conferma gliela diede una lacrima della madre, che andò a finire proprio sulla fotografia. In quel momento si sentiva terribilmente male, quasi incolpa. Non ricordava sua sorella. Era morta, non avrebbe mai ricordato gli ultimi momenti passati insieme, l’ultima parola che le aveva detto, se andavano d’accordo, come lo trattava, se le voleva bene… doveva basarsi su quello che gli dicevano gli altri, ma non era facile.
Andò avanti con le foto, fino a che decise di soffermarsi su una: raffigurava lui e un altro ragazzo, occhi azzurro ghiaccio, capelli mori e un sorriso smagliante.
“Chi è?” chiese alla madre e lei sorrise.
“Lo hai incontrato oggi, Harry. Quello è Louis” e gli accarezzò amorevolmente la guancia.
“Si, mi ricordo di lui… piangeva”.
“Amore, lui è il ragazzo di cui ti eri innamorato… di cui sei innamorato” cercò di spiegare Anne al figlio. La donna amava Louis, ci andava molto d’accordo ed era felice che stesse con Harry. Per questo avrebbe fatto di tutto pur di far ricordare al figlio chi era.
“Lo amavo?” disse Harry grattandosi la nuca.
Anne annuì sorridendo “si, lo amavi tanto”.
“E’ con lui che ho perso la memoria?”.
Il ragazzo osservò la madre con gli occhi lucidi, pensando alle parole con cui lo aveva liquidato quel Louis.
“Vorrei tanto ricordarmi tutto” disse dopo un po’, poggiando sul tavolo l’album di fotografie.
La madre lo abbracciò “Lo vorrei anche io”.

**


Louis, dopo aver terminato tutti gli accertamenti all’ospedale, tornò a casa, più depresso che mai. Gli mancava già Harry, avrebbe voluto tanto passare con lui il resto della serata, ma questo non era possibile. Aveva chiamato un suo caro e vecchio amico, Liam, e gli aveva chiesto se poteva venirlo a trovare. Questo aveva accettato, infatti dopo mezz’ora si trovava fuori dalla porta di casa di Louis con una confezione di gelato da poter mangiare per cercar di tirare su il morale al suo amico.
“Non ricorda niente!” disse Louis “nemmeno chi fossi” continuò.
Liam gli massaggiò la schiena per cercare di rassicurarlo. “Ma siamo sicuri che la memoria non tornerà?” chiese e Louis lo fissò immobile per poi sospirare.
“Non lo so, non ci ho capito tanto. Secondo il dottore, se gli facciamo vedere foto o video, la memoria potrebbe tornare, ma non tutta… parlava di mesi. Ma non si ricordava nemmeno il mio nome, mi ha anche detto che…” e si fermò. Non riusciva più a continuare la frase, era troppo doloroso anche solo pronunciarlo.
Liam, che era intelligente, capì quello che l’amico voleva dirgli e lo abbracciò in segno di conforto. “Sta tranquillo, Lou, si sistemerà tutto, ne sono sicuro”.
Louis avrebbe voluto tanto credere a quelle parole, ma non poteva. Aveva paura di illudersi, di credere ancora all’impossibile, non avrebbe retto una simile delusione.
“Se era vero amore” continuò Liam “Harry non avrà problemi ad amarti ancora”.
Forse era proprio di questo che Louis aveva paura. Se non ci fosse riuscito, se Harry non si fosse più innamorato di lui, avrebbe significato che in fondo non lo era mai stato, perché non si ama con il ricordo, con la mente… ma con il cuore. Se Harry non avesse più amato Louis come prima, significava solo che era tutta una finzione e che quindi il povero Louis si era illuso ancora, per l’ennesima volta nella sua vita.
“Harry mi amava” disse quasi come se volesse autoconvincersi da solo che quella era la verità. “Mi amava” disse a Liam che gli sorrise annuendo.
“Certo che ti amava, è per questo che non ti devi preoccupare” e gli diede una pacca sulla schiena, per poi alzarsi e dirigersi in cucina a recuperare l’ennesima porzione di gelato.
Louis sorrise, sospirando e ripetendosi mentalmente che sarebbe andato tutto bene. Liam tornò dopo poco e si risedette accanto all’amico. “E con Zayn come va?” chiese Louis. Voleva cambiare argomento, era inutile piangerci sopra.
Liam sorrise e “Alla grande” pronunciò con parecchia enfasi. “Ieri siamo andati a cena fuori, è stato fantastico. Poi siamo tornati a casa e abbiamo guardato un film, abbiamo passato proprio una bella serata” concluse mangiando un altro cucchiaio di gelato.
“Sono contento per voi” disse Louis e rubò la ciotola dalle mani di Liam “comunque questa è mia ora”.
Liam rise e lasciò che l’amico mangiasse il suo gelato. Lo guardò compiaciuto, forse con un po’ di tenerezza, tanto che quando Louis ebbe finito lo abbracciò di nuovo e lo strinse forte a sé, come se sapesse che Louis aveva bisogno di un abbraccio caloroso. E Louis accettò il gesto di Liam anche se, quando si staccò, avrebbe tanto voluto vedere quegli occhi verdi, quei ricci ribelli e quelle labbra che tanto amava. Realizzare che fosse stato tutto frutto della sua immaginazione e tirare un sospiro di sollievo alla fine concludendo con un bacio appassionato e disperato. Lo avrebbe tanto voluto, ma forse per sta volta avrebbe dovuto affrontare la vita reale, proprio come facevano i personaggi dei suoi libri preferiti e concludere la vicenda con un lieto fine che vedeva lui e il suo amato Harry abbracciati proprio come quella mattina, senza pensieri e preoccupazioni, svegliati dai sette rintocchi del Big Ben.
Louis avrebbe tanto voluto andare a trovare il riccio a casa dei suoi genitori. Ma dopo averci pensato, decise che sarebbe stato meglio far passare qualche giorno prima di rivedere il ragazzo dagli occhi verdi. Inutile dire che questi giorni senza di lui furono terribili: li passò a letto, senza mangiare, senza neppure svolgere le sue solite abitudini, senza libri, senza televisione, senza sigarette e senza alcool. Rimase semplicemente a letto, il loro letto, ad osservare il soffitto e a soffrire in silenzio, continuando a pensare a cosa stesse facendo Harry in quel preciso momento senza di lui. Il 25 gennaio, 5 giorni dopo l’incidente, decise di uscire allo scoperto e di affrontare una volta per tutte la situazione. Si era promesso a se stesso che sarebbe riuscito a salvare Harry, ora finalmente sapeva come avrebbe potuto ripagarlo per tutto quello che aveva fatto per lui. Avrebbe ricominciato tutto da capo, dalla prima volta che lo vide al primo appuntamento, dal primo scambio di sguardi al primo bacio, dal primo mi piaci al primo ti amo. In questi 5 giorni aveva pianificato tutto, portarlo all’Escape, il loro bar gay preferito che si trovava proprio in centro Londra e dove inoltre si erano conosciuti, offrirgli di nuovo la stessa bibita, invitarlo a casa sua, guardare insieme un film e pronunciarsi il primo ‘ti amo’ durante Your Songe concludere con un bacio appassionato e fugace, seguito da momenti di piacere. Avrebbe rifatto tutto uguale, come se fosse stata la prima volta, in modo da riuscire di nuovo a conquistare Harry. Sorrise al pensiero che sarebbe tornato suo, sarebbe diventato ancora proprietà di Louis Tomlinson.
Si alzò finalmente dal letto, era debole ma allo stesso tempo felice e impaziente. Certo, era spaventato e sembrava che dovesse morire da un momento all’altro, ma in compenso lo avrebbe rivisto, dopo giorni e giorni. Le sue labbra ormai soffrivano da tempo, ma sapeva che avrebbe potuto poggiarle su quelle morbide e rosse di Harry solo quando e se sarebbe riuscito di nuovo a farsi amare. Si fece una doccia, in modo da cacciare via i brutti pensieri e mise il suo completo migliore. Doveva essere perfetto per il suo Harry, non poteva permettersi di sbagliare. Non guidava dal giorno dell’incidente. Aveva paura a farlo, ma non poteva smettere di guidare e poi non nevicava da due giorni, ormai il ghiaccio era in fase di scioglimento e non avrebbe rischiato nulla. Il massimo che poteva succedere era che le ruote slittassero sulla palcia della neve. Scosse la testa cercando di non pensare a quelle cose. Accese i motori e si diresse verso la casa di Harry, cercando di sorridere il più possibile. Continuava a chiedersi che gli avrebbe detto quando l’avrebbe visto. Chissà se sua madre gli aveva parlato di lui, se gli aveva fatto vedere sue fotografie, se magari Harry si fosse ricordato di lui, ma quest’ultima la escluse fin da subito; non voleva illudersi, non poteva.
Arrivò davanti alla casa di Harry. Si fermò davanti alla porta d’ingresso e, no, non era affatto pronto. Gli tremavano le gambe e il cuore non se lo sentiva neanche da quanto batteva forte. Involontariamente il suo dito schiacciò il campanello e quando si rese conto di quello che aveva appena fatto si maledisse mentalmente e, voltandosi, si incamminò con una corsetta verso la macchina. Non era di sicuro passato inosservato, infatti qualcuno aprì la porta e lo chiamò, ordinandogli di fermarsi. A sentire quella voce, Louis per poco svenne. Si voltò e lì, in piedi davanti a lui si trovava Harry che lo fissava con quei suoi grandi occhi verdi e con un sorriso che gli fece comparire quelle due adorabili fossette.
“Louis, giusto?” urlò Harry e gli venne incontro. Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio annuì e si incamminò a sua volta verso il riccio.
“Ciao Harry” pronunciò quando lo ebbe davanti, e dovette trattenersi dal non baciarlo.
“Perché te ne stavi andando?” disse sorridendo e Louis, proprio Louis non seppe rispondergli. Harry rise, trovandolo quasi buffo e, prendendolo per mano, si diresse verso casa “Vieni dentro, fa freddo qui”.
Louis si fece trascinare dal ragazzo ed entrò nella casa Styles. Era molto accogliente e un’ondata di profumo gli invase le narici e i suoi occhi brillarono. Harry lo fece accomodare in salotto e gli offrì la solita tazza di tè nero.
“Mi sei mancato” si lasciò sfuggire Louis e Harry sorrise. Avrebbe voluto digli lo stesso, ma la realtà era che Louis non gli era mancato, dal semplice fatto che non lo conosceva bene. In ogni caso, durante quei giorni, grazie a sua madre, era riuscito a recuperare le cose basilari come il nome dei suoi parenti, la vita che faceva e, soprattutto, aveva ricordato il fatto di essere omosessuale. Forse era per questo che aveva sorriso a Louis appena lo aveva visto, ma ancora i suoi occhi non brillavano e Harry non avrebbe mai accettato di stare assieme a lui solo perché lo faceva prima. In ogni caso era curioso di conoscerlo meglio.
“Mamma mi ha parlato di te” disse Harry sorridendo “mi è piaciuto molto quello che mi ha detto, spero sia la verità”.
Louis sorrise “dipende da cosa ti ha detto, Harry”. Tirò un sospiro perché per ora la conversazione stava prendendo una buona piega.
“Mi piacerebbe ri-conoscerti meglio, Louis” disse Harry bevendo la sua tazza di tè “e vorrei che tu mi aiutassi a ri-conoscermi meglio, non so se mi spiego”.
Louis sorrise e annuì “certo Harry, farò di tutto per aiutarti, è per questo che sono qui”.
Sorrisero entrambi per poi fissarsi intensamente negli occhi. Dopo tempo, finalmente l’azzurro trovò spazio nel verde e formarono molte sfumature diverse, uniche come erano soliti fare. Louis era abituato a tutto questo, e gli era mancato pure. Ma per Harry era tutto nuovo e, nonostante gli piacesse quella situazione, si trovava in imbarazzo tanto che dovette abbassare lo sguardo per non incontrare più quello azzurro ghiaccio che cominciavano già ad attirarlo.
Louis si alzò in piedi e invitò Harry a fare lo stesso. “Dove vuoi andare?” chiese il riccio leggermente confuso.
“Ti porto nel locale dove ci siamo conosciuti, magari può servirti” sorrise e, prendendolo per mano, uscirono dalla casa Styles.
“Aspetta, devo chiedere a mia madre se-” disse Harry ma Louis lo interruppe. “Haz, hai 20 anni, non hai più bisogno del permesso della mammina”.
Harry rise e chiuse la porta a chiave, incamminandosi verso la macchina di Louis (ovviamente non era la stessa dell’incidente).
Salirono in macchina e, prima di partire, Louis controllò che Harry avesse allacciato le cinture di sicurezza. Quando si fu assicurato che il ragazzo fosse al sicuro, accese i motori e, ad una velocità moderata, si diresse verso l’Escape. Una volta arrivati, Louis e Harry entrarono mano nella mano nel locale. C’erano diversi ragazzi, tutti già accoppiati, ma che guardavano i due quasi con invidia. Erano famosi in quel locale, molti li ammiravano per il loro amore, mentre altri erano gelosi marci. Ma la notizia dell’incidente si era diffusa in fretta, e vedere i due mano nella mano, fece pesare a tutti i presenti che non importava se uno dei due aveva perso la memoria. Se è vero amore, si può amare anche 100 volte. Ma l’apparenza inganna, infatti Louis, nonostante fosse contento del fatto che Harry si fosse aperto tanto con lui, sapeva che ancora non lo amava.
Si sedettero al loro solito tavolo, ordinando i soliti drink e standosene in silenzio, mentre la musica del locale teneva loro compagnia.
“Bel posto” disse Harry per poi bere la sua bibita “ci venivamo spesso?”.
Louis annuì “almeno due volte a settimana, sempre su queste sedie”. Harry sorrise “che cosa dolce”. Bevve un sorso della sua bibita e “già, qui ci siamo detti il nostro primo ‘ti amo’” sorrise mentre le guance gli diventavano rosse.
Harry guardò Louis incredulo e dispiaciuto, avrebbe voluto ricordarsi quella frase “pure io te l’ho detto?”.
Louis appoggiò la bibita sul tavolo e sospirò cercando di ricordarsi ogni particolare di quel giorno “Era la quinta volta che uscivamo insieme. Siamo venuti qui e abbiamo preso questi drink. D’un tratto il dj mise una canzone, la nostra Your Song di Elton John. Io dissi ‘io amo questa canzone’ e tu…” Louis sorrise senza volerlo e si morse un labbro al ricordo di quella sera.
“E io?” chiese Harry sorridendo, probabilmente perché sapeva già la risposta.
“E tu dissi ‘io amo te’” il cuore del ragazzo dagli occhi azzurri andava all’impazzata in quel momento. Quelle tre parole avevano rotto i muri del suo cuore e sciolto il ghiaccio dei suoi occhi.
Harry sorrise “quindi io ti ho detto ‘ti amo’?” chiese ancora.
Louis annuì “e io risposi ‘ti amo anche io’. Da quel momento siamo sempre stati insieme, inseparabili.
Harry si grattò la cute “e tu mi ami ancora?”.
Louis lo guardò stupito “certo che ti amo ancora, Harry. Non posso stare senza te, lo giuro” disse un po’ tremolante. Non era mai stato bravo a esternare i suoi sentimenti, e di questo se ne dava una colpa.
Non riusciva a spiegare cosa provava per Harry, non esistevano parole. Il verde dei suoi occhi, il suo sorriso e la sua risata… lo avevano cambiato drasticamente, gli aveva insegnato tanto della vita, di se stesso. Si era reso conto di non aver mai amato veramente prima di Harry. Quelle sensazioni allo stomaco, quei brividi, quei momenti in cui si sentiva il cuore esplodere non gli erano mai capitati. Non era mai riuscito a capire cosa faceva della sua vita prima di incontrarlo. Aveva colmato un enorme vuoto nel suo cuore, lo aveva svegliato da un sonno che stava durando da troppo tempo. Aveva scongelato quelle paure, ansietà e angosce che regnavano dentro Louis e le aveva sprigionate lasciandole svolazzare via, in modo che il ragazzo potesse vivere in pace. Louis non aveva mai amato prima di Harry, era entrato nella sua vita come un uragano colpisce inaspettatamente una città. Ma Louis fu grato per sempre a quell’uragano, probabilmente se non fosse arrivato, a quel momento non sarebbe con Harry, in quel locale, a bere il suo solito drink e a sperare con tutto se stesso che Harry possa amarlo proprio come aveva fatto in precedenza, in una vita a lui sconosciuta.
Tutto questo Louis non sarebbe mai stato in grado di esternarlo al ragazzo che tanto amava, il quale proprio in quel momento gli stava sorridendo, come se andasse tutto bene, come se volesse tranquillizzarlo.
“Vorrei tanto amarti come tu ami me” disse Harry abbassando lo sguardo.
Louis sorrise e gli afferrò la mano, come per consolarlo. “Mi hai amato una volta, lo farai ancora”.
Harry osservò a lungo le dita affusolate di Louis sulla sua pelle, infondo gli piacevano tutte queste attenzioni e iniziava veramente a credere che prima dell’incidente lo avesse amato.
“Ci siamo mai baciati?” chiese mentre il suo viso si stava tingendo piano piano di un porpora acceso e il sorriso sfacciato di Louis gli fece intendere la risposta.
“Siamo andati anche oltre al bacio, proprio cinque giorni fa”.
Si portò le mani alla testa in segno di disperazione “possibile che non ricordi niente?!” e questa frase fece ridere Louis. Ma Harry era serio: avrebbe tanto voluto ricordarsi tutto quello che era successo tra i due, tutto ciò che quel ragazzo con del ghiaccio al posto delle iridi gli aveva fatto provare e cosa lui gli aveva fatto. Ovviamente quest’ultimo ricordava tutto alla perfezione, tanto che un sorriso nacque sul suo volto. “Potresti parlarmi di noi?” chiese Harry e Louis cominciò a raccontare tutto per filo e per segno, senza badare al tempo che passava. Harry pendeva dalle sue labbra e Louis sorrideva anche in maniera sfacciata, al solo ricordo di quelle belle mani su di lui. Sperava anche in un possibile recupero di dati della mente di Harry, cosa che purtroppo non avvenne. Rimase semplicemente seduto lì sul loro tavolo personale a pendere dalle sue labbra mentre si immaginava tutto ciò che Louis gli proferiva, anche scene piuttosto erotiche dove Louis non trovò problema a raccontarle. Passarono la serata a bere e a parlare di loro e Harry ne rimase quasi affascinato, pensando alla bella storia d’amore che stavano vivendo. Aveva anche paura di non essere in grado di ricambiare l’amore per Louis e, come dire, mandare tutte quelle parole, tutti quei baci e tutti quei momenti di intenso piacere che avevano passato a puttane. Louis invece sembrava spensierato nel raccontarle, come se lo facesse tutti i giorni. Gli piaceva parlare di lui e di Harry, di quello che erano e di quello che sarebbero potuti diventare.
Ad un certo punto della serata, mentre Louis era intento a raccontare una vicenda piuttosto piccante si bloccò e si fermò ad osservare Harry negli occhi, che intanto fremevano. Si fermò perché voleva goderseli, perché era da tanto che non li vedeva così pieni di vita e di desiderio e si rese conto solo in quel momento che quegli occhi, che facevano invidia al mondo, lui li aveva sempre avuti, erano suoi, ma in realtà non lo aveva mai saputo fino in fondo. Se ne accorse solo quella sera, perché era da tanto che non li vedeva e gli erano mancati parecchio. Sorrise a Harry, che moriva dalla voglia di sapere cosa sarebbe successo dopo e riprese il racconto mentre fremeva dal desiderio di realizzarlo in quel preciso istante, proprio su quel tavolo da lui tanto amato, per far capire a Harry che era suo, che è suo e che lo sarà per sempre. Dio solo sa cosa lo trattenne.
Dopo aver realizzato di essersi fatto tardi e che il principino aveva bisogno di tornare a casa, smise di parlare e si alzò in piedi.
“Dove vai?” chiese Harry mentre lo seguiva con lo sguardo.
“Abbiamo bevuto abbastanza, vado a pagare. Torno subito, sta tranquillo” gli rispose.
Il riccio sorrise e Louis andò a pagare le quattro bottiglie di birra che si erano scolati.
“Allora Lou, come va?” chiese il barista, di nome Niall Horan. Era biondo, più o meno altro come Louis e aveva gli occhi azzurri. Aveva origini irlandesi e anche lui era gay ma non era il suo tipo. Il suo ragazzo ideale era Harry, lo era sempre stato.
“Credo bene, Niall. Anche se sono preoccupato…” ammise Louis mentre si occupava di tirare fuori le sterline per le bibite.
“Per Harry, vero?” disse il biondo e Louis annuì, mostrando mezzo sorriso. “Vi ho visti ora, sembravate due innamorati”.
Louis si voltò ad osservare Harry, seduto là da solo ad osservarsi intorno, pensava a quanto fosse bello in quel momento e a quanto lo amasse. “Già… il problema è che tra i due l’unico innamorato sono io”.
Niall scosse la testa “dagli tempo, non ci metterai molto a conquistarlo, fidati di Niall” e fu così che per l’ennesima volta riuscì a strappargli un sorriso.
“Grazie Nì” disse Louis e porse i soldi al ragazzo ma li rifiutò “offre la casa”.
Gli sorrise e si diresse di nuovo verso Harry che intanto cominciava già ad annoiarsi.
“Finalmente, dov’eri finito?” chiese ridendo.
Lo prese per mano e lo fece alzare “ero andato a pagare, te lo avevo detto” si giustificò Louis e si diressero fino all’uscita del pub sotto gli occhi di tutti.
Salirono in macchina e accese il motore “sono stato bene oggi, Lou” disse Harry sorridendo.
Pure Louis sorrise ma non sapeva bene se lo stava facendo per la frase di Harry o per il semplice fatto che lo avesse chiamato Lou. Lo portò a casa, accompagnandolo addirittura fino alla porta.
“Ragazzi, dov’eravate finiti?” chiese la madre di Harry nel vederli arrivare, ma loro erano troppo felici per prestarle attenzioni. La donna sbuffò e rientrò in casa, ma rimase lì ferma sullo stipite della porta ad osservare la scena.
“Beh, grazie per la serata” disse Harry sorridendo.
“E’ stato un piacere, buonanotte” rispose Louis.
“Buonanotte” e in quel momento avvenne un gesto, un semplice gesto che avrebbe fatto stare Louis con le farfalle allo stomaco per le prossime ore. Harry si avvicinò e lasciò un bacio sulla guancia del ragazzo dagli occhi azzurri. Un semplice bacio, forse il più bello.
Harry sorrise prima di entrare in casa e lasciare Louis lì in piedi nel suo porticato ad assimilare quello che era appena successo.
Tornò a casa e la prima cosa che fece, oltre ad urlare di gioia, fu chiamare Liam. “Mi ha baciato sulla guancia, lo ha fatto!” avrebbe detto all’amico.
Era stato un semplice bacio, gliene aveva dati tanti altri come quelli. Ma questo segnò l’inizio, la genesi della loro storia. Sarebbe ricominciata tutta da capo, con il finale che Harry si sarebbe ri-innamorato di Louis e che tutto sarebbe tornato come prima.

**


Passavano i giorni, le settimane e addirittura i mesi. Praticamente Louis si era trasferito a casa di Harry. Aveva passato quelle settimane accanto al ragazzo dai capelli ricci volendolo aiutare. E ci stava riuscendo: Harry aveva cominciato a mostrare segni di miglioramento dopo circa due settimane dall’incidente, ovviamente non ricordò mai cosa faceva prima o come fosse stato un tempo il suo rapporto con Louis. Comunque, la sua famiglia cercò di aiutarlo, mostrandogli tutti i pregi e i difetti che lo caratterizzavano.
Dopo circa due mesi di sedute dallo psicologo, i medici diedero il permesso a Harry di tornare a vivere con Louis, come un tempo. Forse quella che ne soffrì di più fu la Anne, che si era abituata ormai ad avere il figlio in giro per casa.
Inutile dire che Louis fu al settimo cielo a sentire quella notizia, tanto che organizzò una festa in onore del ritorno di Harry, tanto di cibo e bevande. Invitò tutti i suoi amici e quelli del riccio, in modo da creare un’atmosfera amichevole e tranquilla. Il suo appartamento non era molto grande, non poteva permettersi tanta gente, così invitò solamente coloro che Harry, durante questi mesi, era riuscito a ricordare. Invitò Liam assieme al suo compagno Zayn; poi venne Niall che gli aveva chiesto gentilmente se poteva portare un ragazzo che aveva adocchiato da poco; solo loro sei, tanta musica e molte patatine per la felicità di Niall.
Louis sorrideva sempre, dopo tanto tempo, perché aveva capito che senza Harry non poteva stare, che lo amava più di qualunque altra cosa al mondo, che anche lui è in grado di far innamorare, di far provare tutte quelle sensazioni che gli erano solo state date. Ma soprattutto, capì che l’amore non ha memoria, l’amore non ha tempo. Aveva capito che Harry lo amava veramente, lo aveva sempre fatto ed era stato pronto a farlo una seconda volta. Ma Louis sapeva che lo avrebbe fatto più e più volte perché Harry lo amava con il cuore. Una settimana prima, Louis si trovava in quella biblioteca a leggere e a immedesimarsi nei personaggi, come era sua abitudine. Per puro caso gli capitò tra le mani quel libro “Tutto da capo”. Beh, senza che lo sapesse, Louis la sua storia l’aveva già vissuta, proprio tra quelle pagine. Aveva sempre saputo che i libri fossero magici, sotto qualche aspetto. Ora ne aveva la conferma. Sorrise mentre i suoi occhi passavano sopra quelle parole, pensava a quanto fossero vere. Decise di comprarlo, come se in quel libro si trovasse la sua vita e non se la sentiva di lasciarla tra quegli scaffali, dove magari sarebbe ammuffita e la gente non l’avrebbe notata. Molti leggono i libri in maniera troppo superficiale, pensava Louis. Ogni racconto è speciale per qualcuno, come quel libro per il ragazzo dagli occhi azzurri. Bisogna solo trovare la propria vita tra quelle pagine e sorridere nel pensare che anche le più tragiche delle storie hanno un lieto fine. Louis aveva trovato il suo, ed era felice.
Quanto a Harry, beh, non recuperò mai completamente la memoria. Nonostante il passare degli anni, continuava ad avere difficoltà nel ricordare avvenimenti passati. Ma probabilmente, se avesse avuto la possibilità di tornare indietro nel tempo e cambiare quel 20 gennaio, evitando l’incidente, non l’avrebbe fatto. Ha avuto una possibilità unica, che non gli ricapiterà mai più nella vita: ha potuto innamorarsi ancora una volta del suo amato Louis, tutto da capo, e anche se la memoria può cancellarsi, il cuore non dimentica. Nella vita possono succedere molti avvenimenti che te la possono cambiare da un momento all’altro, come successe al ragazzo dai capelli ricci. Ma a volte sono proprio queste esperienze che tirano fuori veramente chi sei; è vero, Harry aveva perso completamente la memoria, ma in fondo il suo cuore lo aveva sempre saputo che un giorno si sarebbe donato a Louis. Lo sapeva e aveva ragione.
Il Big Ben rintoccò per ben sette volte quella gelida mattina, forse per svegliare i lavoratori dal loro sonno per farli andare al lavoro, o semplicemente suonò per avvisare la popolazione londinese che erano le sette di mattina.
Se il suo intento era quello, lo aveva adempiuto in pieno, infatti dopo i sette rintocchi, Londra si svegliò. I vecchietti cominciarono a uscire dalla loro calda casa per recuperare il giornale nel porticato di casa, molti ragazzi forniti di zaino erano pronti ad affrontare l’ennesima giornata scolastica… molti invece, pur essendosi svegliati, preferirono rimanere nella loro dimora a beare ancora per poco del caldo delle coperte. Uno di questi, Louis Tomlinson, infatti fece proprio così. Sentì il rintocco del Big Ben, forte e chiaro. Nonostante si fosse svegliato, preferì rimanere sotto le coperte: forse non doveva andare al lavoro quel giorno, forse era comodo nel suo letto e non voleva perdere quella pace che inondava la sua camera da letto… oppure, come nel suo caso, non voleva svegliare l’amore della sua vita sdraiato accanto a lui ancora nel mondo dei sogni. Infatti Louis, facendo attenzione a non svegliarlo, si voltò verso il suo lato per il solo piacere di ammirarlo dormire beatamente, osservare le sue labbra socchiuse e sorridere nel pensare a ciò che era avvenuto la sera prima. Louis rimase fermo, immobile ad osservarlo e sorrise per la prima volta quel giorno, nel pensare che fosse suo e, indipendentemente da quello che poteva succedere, lo sarebbe stato per sempre.

*

Note:

Ciao a tutti, innanzitutto grazie per aver letto la storia. Questa è la mia prima OS Larry, spero sia uscita bene. Non ho intenzione di dilungarmi troppo, volevo solo dire un paio di cose in merito alla fan fiction:
Per prima cosa, mi sono ispirata al film "La Memoria Del Cuore" per l'ambientazione. Il carattere dei personaggi non rappresenta la realtà, ci tenevo a precisarlo.
Per secondo punto, volevo sapere cosa ne pensavate, ci ho impiegato un mese a scriverla e la vostra opinione (anche critiche, accetto tutto) è gradita. Quindi recensite e commentate, mi dareste una grande soddisfazione.
Volevo chiedere scusa anche per eventuali errori grammaticali che potrebbero essermi sfuggiti, se li notate non esitate a dirmelo.
Beh, grazie ancora per averla letta, spero vi sia piaciuta.
Ho in mente già un'altra OS da scrivere su Larry (scrivo solo quelle lol) ma la farò più in là, non vi prometto niente.
Quindi, niente ho detto tutto.
Ciao e buona giornata, un bacio.
Al.


  
Leggi le 12 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: sweetdespair