Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: heliodor    05/05/2014    4 recensioni
Per proteggere Arendelle e i suoi abitanti, Elsa decide di rinunciare ai propri poteri. Ma dal mare giunge Nadir, un ragazzo che porta con sé una terribile tempesta. Se entro due giorni Elsa non lo fermerà, Arendelle verrà distrutta. Per restituire i poteri alla regina, Anna, Kristoff e il pupazzo Olaf dovranno affrontare il Cuore dell'Inverno, un abisso senza fondo dal quale nessuno è mai tornato...
Stormed è il primo episodio della serie The Winter Queen.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Winter Queen'
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La luna si riflette su di un mare placido. All'improvviso un'onda ne increspa il riflesso. Una dozzina di sagome scure e allungate scivolano silenziose sull'acqua, seguite da una scia schiumosa.
Le barche si allineano due a due, i pescatori si lanciano le reti e le calano nell'acqua. Solo lo sciabordio delle onde contro gli scafi rompe il silenzio.
L'acqua si fa torbida nel punto in cui i pesci iniziano ad accalcarsi. Nel giro di qualche istante iniziano a saltellare fuori e dentro l'acqua.
Dalle barche più distanti giunge un mormorio, subito ripreso dai pescatori delle altre imbarcazioni.
― Più forte di cento uomini ― intona una voce roca.
― L'acqua che scava la roccia ― risponde una seconda voce da una barca vicina.
Le mani si protendono verso le reti, le afferrano. Alle prime due voci se ne sono unite altre, ma tutte recitano all'unisono.
― Il vento che consuma le montagne.
― Principi e Re si inchinano al suo passaggio.
Le mani si stringono attorno alle funi. Sorreggendosi l'un l'altro i pescatori tirano su le reti.
― Quando i venti del sud.
― Si uniscono al respiro del mare.
Tutti gli uomini si sono uniti al coro. Mani stringono, braccia tirano.
― La sua ombra sorge dalle acque.
― Per oscurare il cielo e le stelle.
Muscoli tesi, visi contratti dalla fatica. Le reti vengono sollevate, intrappolando i pesci al loro interno.
― Chi oserà fissare senza paura.
― L'occhio che scruta il mondo?
I pescatori issano le reti sulle barche, rovesciandone il contenuto sul ponte. Mani agili dividono il pescato in base alla grandezza e al tipo.
Gli uomini ai remi spingono le barche lontano. La fila ordinata si rompe, l'acqua si intorbidisce. Un'ombra vela per un attimo la luna, un guizzo di luce rischiara la notte.
Gli occhi dei pescatori puntano in quella direzione. Nello stesso momento, un rombo sommesso fa tremare l'aria.
Nel silenzio assoluto le barche si allontanano. Solo dall'ultima imbarcazione della fila, un pescatore si solleva, lo sguardo rivolto verso il punto in cui si è acceso il lampo e sussurra: ― Chi resisterà, saldo, dinanzi a colui che porta la tempesta?
 
STORMED
The Winter Queen I
 
Vista dall'alto la città è un insieme di edifici di due o tre piani color ocra. I moli del porto si protendono verso un mare azzurro, appena increspato dalla brezza leggera che spira da nord.
Su tutto domina il castello con quattro torri merlate congiunte da una cinta di mura dipinte di rosso e azzurro.
Stendardi dello stesso colore svettano su ciascuna delle torri. Soldati in uniforme verde marciano due per volta, le picche con la punta rivolta verso l'alto.
Uno dei soldati guarda a nord, dove il cielo si sta rannuvolando.
― Arriva una tempesta coi fiocchi ― dice con voce preoccupata.
Il suo compagno guarda nella stessa direzione. ― Sono solo due nuvole di passaggio. Qui al sud il tempo è sempre buono in questa stagione.
L'altro scrolla le spalle e prosegue.
***
Dalla parte opposta della città, una fila di viandanti e carri attende che le guardie li lascino passare attraverso l'unica porta che la collega con l'esterno.
Le guardie, annoiate, fanno cenno di passare ad un carro trainato da una coppia di cavalli. Appena dietro di questi, un ragazzo poco più che adolescente si fa avanti. I vestiti somigliano più a stracci di una o due misure più grandi. Sotto un cappello sdrucito si intravede una chioma di capelli neri. Un mantello marrone nasconde un corpo che appare gracile.
Le guardie gli fanno cenno di fermarsi. ― Altolà, tu. Dico a te, quello col cappello.
Il ragazzo si ferma, lo sguardo rivolto al cielo.
― Come ti chiami?
― Nadir ― risponde il ragazzo.
Una delle guardie si fa avanti. ― Motivo della visita?
Il ragazzo distoglie lo sguardo dal cielo. ― Vado a trovare un mio parente.
La guardia lo fissa con sguardo accigliato. ― Guarda che non li vogliamo i vagabondi in città. Stai attento a non metterti nei guai.
Il ragazzo annuisce e torna a guardare il cielo. ― Nessun guaio. Ve lo posso assicurare.
La guardia gli fa cenno di passare. ― Forza, su. Levati di mezzo che blocchi il passaggio.
Mentre il ragazzo supera il cancello, in lontananza si sente il rombo di un tuono.
***
La porta di legno si apre con un leggero scricchiolio. All'interno ci sono una decina di tavoli, ma solo due sono occupati. Dietro a un bancone che corre lungo il lato opposto, un uomo corpulento vestito con un grembiule macchiato sta passando uno strofinaccio avanti e indietro.
Nadir entra e si chiude la porta alle spalle. Il vento quasi gli strappa di mano la porta e qualche goccia di pioggia riesce a entrare.
L'uomo col grembiule alza appena la testa. ― Che tempaccio. Così, all'improvviso. Mai vista una cosa del genere.
Nadir avanza fino al bancone e posa un sacco color marrone tra i suoi piedi.
― Vuoi da bere? Da mangiare? Abbiamo anche delle stanze libere. Come vedi non c'è molta folla oggi.
― Da bere ― dice Nadir sedendosi su uno degli sgabelli. ― Qualcosa di dolce.
― Ho dell'ottimo nettare del sud. Produzione nostra ― risponde l'altro con un ampio sorriso.
Posa sul bancone un bicchiere e vi versa dentro del liquido ambrato. ― Da dove vieni?
― Da un regno qui vicino.
― E sei di lì?
― No ― risponde brusco.
L'uomo gli rivolge uno sguardo seccato. ― Non sei un gran chiacchierone, a quanto vedo.
Nadir lo fissa con espressione neutra. ― Dimmi cosa succede da queste parti.
L'uomo appoggia una mano sul bancone e si protende verso Nadir. ― La Regina delle Nevi. Ormai non si parla d'altro da mesi.
Nadir si porta il bicchiere alle labbra. ― Mai sentita prima.
L'uomo si ritrae sorpreso. ― Mi prendi in giro? È sulla bocca di tutti, straniero. Devi venire davvero da lontano se non sai niente di Elsa di Arendelle.
Nadir scuote la testa. ― Per quale motivo è così celebre?
Dall'esterno arriva l'eco di un tuono, seguito dal picchiettare della pioggia.
― Elsa di Arendelle è la strega delle nevi. Può congelare tutto ciò che tocca. Con un solo sguardo può gelarti il cuore e trasformarti in una statua di ghiaccio. Alcuni dicono che gliel'hanno visto fare con i propri occhi.
― Che sciocchezze. Non credo a una sola parola.
― Chiedi a chi vuoi. Tutti ti diranno la stessa cosa. Ma sta attento a cosa dici. Tante persone la temono, ma ce ne sono altrettante che l'ammirano. Attento a quello che dici. Potresti irritare molta gente.
Nadir posa il bicchiere ancora pieno. ― Come possono ammirare un mostro?
L'uomo scrolla le spalle. ― Io ti ho avvertito.
― Se volessi saperne di più a chi dovrei chiedere?
L'altro si passa una mano sul mento. ― In città c'è una persona che l'ha vista in azione.
― Ci posso parlare?
L'uomo sorride. ― Parlargli? Non credo che te lo permetterebbero, straniero. Il principe Hans è in prigione in attesa di giudizio. Nessuno lo può vedere né parlargli.
Nadir si alza e prende il sacco ai suoi piedi. ― Dove sono le prigioni?
L'uomo lo guarda con un misto di preoccupazione e stupore. ― Non hai sentito? È in prigione. Lì non fanno entrare nessuno senza un motivo. A meno che tu non voglia farti arrestare, in quel caso ti porterebbero nel castello vicino al porto.
― Grazie per l'informazione ― dice Nadir alzandosi dopo aver gettato due monete sul bancone.
L'uomo le raccoglie con un gesto rapido. ― Se ti prendono non dire che hai parlato con me.
Nadir si volta e si dirige alla porta. Quando l'apre viene investito da un vento impetuoso e da schizzi di pioggia.
All'esterno la strada è deserta. La pioggia battente confonde i profili degli edifici, ma non può nascondere quello delle torri che circondano il castello.
***
Sotto un cielo azzurro e limpido, la città di Arendelle giace aggrappata alle pareti del fiordo. La residenza reale è un quadrilatero che si protende verso il mare, protetto da torri collegate da mura.
Un'unica strada lo unisce al resto della città. Una slitta trainata da una renna la sta attraversando, diretta al castello.
Quando supera il cancello, il conducente tira a sé le redini facendola fermare vicino a uno degli ingressi.
Dal portone spalancato escono una ragazza e un pupazzo di neve.
Anna di Arendelle, vestita con un abito lungo color marrone ricamato con fiori verdi e viola si ferma davanti alla renna e le accarezza la testa al centro delle corna. L'animale la ripaga leccandole il viso e strappandole un sorriso.
― Basta Sven, mi fai il solletico ― dice la ragazza allontanando la testa della renna. ― Sei in ritardo  ― dice rivolto al ragazzo che sta scendendo dalla slitta.
Kristoff allarga le braccia. ― Ho fatto prima che potessi. ― Sopra i pantaloni di pelliccia indossa una camicia azzurra e una fascia stretta in vita color cremisi. Un berretto di pelle nasconde una folta zazzera di capelli biondi. ― Una volta o due abbiamo anche rischiato di uscire fuori pista.
Il pupazzo di neve afferra la testa della renna e l'accarezza. ― Che ti ha fatto quel cattivone di Kristoff? Dillo a Olaf, su.
La renna lecca la testa a forma di uovo di Olaf, strappandogli un gridolino.
― Traditore ― lo rimprovera Kristoff allontanando Olaf dalla renna. ― Poi ne riparliamo ― dice rivolto all'animale, che si rannicchia contro la slitta e lo osserva con sguardo triste.
― Non trattarlo così ― lo rimprovera Anna.
Kristoff rivolge gli occhi al cielo. ― Lo sapevo. Tutti contro di me.
Anna lo trascina via per un braccio. ― Abbiamo già perso abbastanza tempo. Andiamo.
― D'accordo, d'accordo ― dice Kristoff seguendola dentro il palazzo. Olaf li segue a qualche passo di distanza. ― Mi dici almeno che ci sono venuto a fare qui?
Anna ridacchia e saltella da un piede all'altro, impaziente. ― Oggi Monsieur Lafayette ti darà qualche lezione.
― Lezioni di cosa?
― Lezioni da principe.
***
  
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