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Autore: TheLittleBlonde    05/05/2014    9 recensioni
«Dammi le chiavi del tuo cuore, per favore.» le disse lui, con fare poetico.
«Per ora accontentati di quelle di casa.» lo scimmiottò lei.
A chi aspira a diventare qualcuno.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora: ciao a tutti. L'idea di questa FanFiction mi è venuta in pullman,
mentre ero in gita con la mia classe. Che bella cosa.
Comunque sia, io vorrei, anzi devo assolutamente sapere se devo
continuare questa FF. Quindi fammi assolutamente sapere
cosa ne pensi, se ti piace, on ti piace, è uno schifo o una meraviglia.
Ovviamente non si può capire molto dal prologo, ma credo che qualcosa
si intuisca. Almeno spero. lol
Quindi recensisci, aggiungi alle preferite/seguite, fai come vuoi.
Confido in te. Buona lettura. (:

(1)
Youth.



Cosa viene in mente a voi, quando sentite la parola 'adolescenza'?
L'adolescenza è quel periodo in cui cambi, completamente. Esteticamente e caratterialmente.
Un periodo che va generalmente dagli 11 ai 19 anni circa. Ma in questo lasso di tempo, possono succedere tante di quelle cose.
Durante l'adolescenza, scegli cosa e chi vuoi diventare, anche aiutandoti dalle esperienze che vivi.
Ci sarebbero tanto cose da dire su questo argomento.
C'è chi lo trascorre con la massima felicità, in allegria.
C'è chi a cui non importa molto, e vive solo perché deve vivere.
Ma c'è anche chi, specialmente in questo periodo soffre.
Si può soffrire in tanti modi, che sarebbero troppi da elencare.
Soffriamo dentro, nascondendoci dietro un falso sorriso. Non chiediamo aiuto, o almeno, se lo facciamo, nessuno se ne importa.
In questo periodo della nostra vita, molti, sono forti quanto una scatola di cereali.
Oserei paragonarci al Titanic. Come al Titanic è bastato uno scoglio, per sprofondare nel più profondo degli abissi, a noi basta una delusione, un dispiacere per cadere. Ma c'è anche chi, che a differenza del Titanic, si rialza più forte di prima. E dovrebbe succedere sempre. Sempre.


E' considerato il periodo in cui si vive al massimo, in cui ci si sente liberi.
Non si è più bambini, o almeno non lo si vuole più essere.
Si entra nel mondo dei Social Network.
Si cerca di assomigliare alla massa. Non si è più originali.
Si misura la popolarità e la bellezza dai mi piace di Facebook, e ci si nasconde dietro l'anonimo di Ask.
Ovviamente non è il caso di tutti. C'è anche chi usa questo periodo per crescere, per sbagliare ma per poi imparare dall'errore fatto.


Forse ci si preoccupa troppo dell'aspetto esteriore.
La maggior parte delle ragazze passa il tempo con uno specchio in mano, e magari esasperandosi solo perché le è appena uscito un brufolo sul mento.
Si vuole comprare i jeans all'ultima moda. Le giacche della New York, e il capello di LA. Ma l'originalità dove finisce?


E bisogna ricordare anche che è il periodo della prima cotta.
Ma non tutti usano la parola 'ti amo' al momento giusto. Alcuni lo dicono giusto per.
Ormai quelle espressioni che magari da piccoli si dicevano sul serio, in questo periodo vengono dette all'ordine del giorno.
Ci si conosce su Facebook, e ci si lascia su Whatsapp. Ti fanno le domande sul tuo ragazzo su Ask, e tu sei costretta a rispondere.
E gli abbracci dove sono finiti? Si pensa solo a cambiare ragazza da un giorno a l'altro, o cercare la persona giusta su Facebook, scrivendole 'Ehi, ti fa di frequentarci?' senza neanche conoscersi.


Ma, per fortuna, che ci sono le cosiddette 'vie d'uscita'. Molti staranno pensando al proprio MP3, che ha la capacità di far scomparire tutti le preoccupazioni e i brutti pensieri che si ha in testa. Molti vivono con la musica, grazie anche a molti cantanti. Oppure, c'è chi si sfoga scrivendo. Può sembrare banale, ma per molti è così. Magari, scrivere un proprio diario, può essere d'aiuto. Solo per tirar fuori le emozione, le sensazioni che non hai la possibilità di confidare a qualcuno. O un semplice libro, può farti volare. Può farti sognare, più di quanto tu creda. Può portarti altrove, lontano dal mondo da cui cerchi sempre di evadere.


Molto usato è Tumblr, un sito dove puoi pubblicare tutto quello che vuoi, senza essere giudicato. E' un tuo blog, un tuo diario, una specie di specchio dell'anima.
Non sono molto d'accordo su questo. Io preferirei confidarmi con qualcuno, che condividere qualcosa di estremamente tuo con milioni di sconosciuti. Voi che ne dite?


Insomma, l'adolescenza è un'età in cui devi iniziare a capire come funziona il mondo che ti circonda. Devi capire chi veramente vuoi diventare.
E piano piano, senza forse neanche accorgersene, si esce da questa fase, e si entra di quella dei grandi. In cui inizi ad avere delle responsabilità. In cui devi iniziare a gestire te stesso da solo, senza nessuno che ti aiuti.
E tutto questo, Helena lo sapeva fin troppo bene.


 


«Helena, sbrigati. Il taxi non aspetta a te.» la richiamò il padre, per l'ennesima volta.
Helena, ancora davanti allo specchio della camera sua, sbuffò.
Forse non era pronta per quel grande passo. Non era ancora pronta a dire addio alla sua camera, alla sua casa. Infondo aveva solo 19 anni.
Distolse lo sguardo dalla sua immagine riflessa nello specchio, e iniziò a guardarsi intorno.
Osservò ogni minimo particolare, di quella semplice camera da letto, che l'aveva accompagnata sino a quel giorno.
Le pareti color panna. La scrivania color cedro, con qualche ammaccatura ai spigoli. Le fotografie dei momenti più significativi della sua vita, attaccate sulla parete del letto. La coperta del letto color lavanda, la sua preferita. Il suo pouf lilla, dove si sedeva per leggere un qualsiasi libro di Nicholas Sparks.
Era sicura che tutto questo le sarebbe mancata, forse fin troppo.
Si guardò l'ultima volta nello specchio con la cornice color oro, appeso al muro. Fece un lungo sospiro, si aggiusto la giacca in pelle, e si avvio verso la porta.
«Finalmente sei scesa.» borbottò il padre, vedendo Helena scendere energicamente le scale. Perché trattarla così, si chiedeva. Non avrebbero dovuto abbracciarla, dirle che gli sarebbe mancata?
La porta d'ingresso era già aperta, e il sign. John era in piedi lì davanti, con alcuni borsoni in mano.
«Mi accompagni?» chiese Helena, felice all'idea di essere accompagnata dal padre.
«Non se ne parla. Devi imparare sin da ora a capace di fare tutto da sola.» l'ammonì severo il papà. Helena rimase delusa. Cavoli, era il suo ultimo giorno con i suoi genitori, adesso si sarebbe trasferita dalla parte opposto della città, e si permettevano a trattarla così?
La madre uscì dalla cucina, probabilmente per salutarla, e si affiancò al padre. Helena, davanti ai suoi, si dondolava sulle punte dei piedi, imbarazzata per il silenzio che si creò.
Helena notò il viso della mamma colmo di tristezza, al contrario di quello del padre, che sembrava al quanto soddisfatto.
Tra le tante cose che le giravano in mente, si ricordò di un dubbio che la tormentava da settimane. «Papà» disse Helena, «ma se io ancora non trovo un lavoro che mi porti a fine mese, e voi non mi passate abbastanza denaro per pagare l'affitto della casa... come farò?» chiese preoccupata, pensando che i genitori non ci avessero pensato.
Sul volto dei genitori, si dipinse un'espressione vittoriosa, facendo confondere ancora di più Helena.
«Aspettavamo questa tua domanda, cara.» affermò il padre, mentre la madre annuiva decisa. «Abbiamo pensato a tutto. Tranquilla tesoro.» continuò la mamma, cercando di rassicurare la figlia, cosa che non successe affatto. Helena era ancora più preoccupata. Il fatto che i genitori avessero pensato a tutto, non significava niente di buono.
«Un mio caro amico si è trasferito da poco qui a Londra, e il figlio cercava appunto una nuova casa. Perciò abbiamo pensato che... potevate provare a essere coinquilini.» dichiarò John più tranquillo che mai, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Helena rimase a dir poco spiazzata. Si immobilizzò all'istante, incapace di muovere un dito. Ma perché non l'avevano avvisata settimane prima, in modo da farla preparare in un certo senso, psicologicamente? E se questo ragazzo -ammesso che fosse stato un ragazzo, perché sarebbe potuto essere anche un vecchio di 60 anni- sarebbe stato un rozzo di prima categoria, con in mente solo sesso-droga e ragazze? Come avrebbe fatto lei, quando sarebbe tornato a casa ubriaco fradicio, alle tre di notte?
Ma il fatto che la meravigliò di più, fu la scelta di un ragazzo come coinquilino. Proprio il padre, così premuroso e iperprotettivo di sua figlia, l'avrebbe lasciata libera di vivere da sola, insieme ad un completo sconosciuto?
Helena non avrebbe potuto girare per casa solo con un asciugamano addosso. Oppure quando avrebbe fatto caldo, non avrebbe potuto andare a dormire solamente in shorts e top. E poi tutti quei film mentali sulle feste nella nuova casa? O il desiderio di avere un bagno tutto per sé? Non aveva senso, niente di tutto questo aveva senso.
Helena aveva in mente tante di quelle domande, ma appena tentò di dirne una, il padre la presa per le spalle e la spinse bruscamente fuori. «Piccola lo sappiamo che hai tante domande, ma il taxi purtroppo è arrivato.» la liquidò il padre, prima di chiuderle la porta in faccia.
Helena rimase scioccata e delusa dal brusco comportamento del padre. Perché, perché tanta fretta si domandava.
Helena abbassò lo sguardo a terra, sconsolata. Poi guardò le valigie e i borsoni sistemati con la massima cura. E si domandò perché lo stesse facendo. D'altronde era il sogno, o no?!
Il suono di un clacson, interruppe i suoi ragionamenti. Si voltò leggermente per vedere chi avesse suonato il rumoroso clacson, e come aveva pensato, era arrivato il taxi.
Si girò di nuovo e alzò gli occhi al cielo. Prese tutte le valigie sulla soglia della porta, e con fatica e passo strascicato, attraversò il vialetto che la divideva dal taxi giallo.
L'autista le aprì il bagagliaio e, insieme, sistemarono il maggior numero di bagagli lì. I rimanenti li sistemarono sul sedile posteriore.
Helena e l'autista salirono in macchina, ma prima la ragazza, lanciò un'occhiata veloce alla sua casa. Anzi, la sua vecchia casa. «Addio.» mormorò a bassa voce.
L'autista la sentì benissimo, ma decise di non approfondire, sarebbe sembrato indiscreto.
«Dove la portò signorina?» chiese cordialmente l'autista dagli occhi verdi.
«Su una stella.» scherzò Helena.


 


Helena, per tutto il piccolo viaggio che la portò all'altro capo della città, non fece altro che pensare. Senza neanche fermarsi un momento, pensate. Non ha avuto neanche la forza di accendere il suo MP3 e mettersi le cuffie, giacché bastavano già il rumore dei suoi pensieri.
Da una parte era euforica: iniziare una specie di nuova vita da sola, in una nuova casa, senza l'aiuto di nessuno. Aveva sempre sognato tutto questo: un giorno si sarebbe sicuramente resa responsabile, e autonoma da tutto e da tutti.
Ma un'altra parte di sé era completamente scettica: riguardo il suo nuovo coinquilino. Al solo pensiero le venivano i brividi. Aveva paura di non trovarsi bene, con lui. Era preoccupata per il modo di fare del ragazzo, se era un tipo apposto o uno che viveva a scrocco. Anche se, conoscendo un po' tutti gli amici del padre, sarebbe stata l'ultima sua preoccupazione. Almeno lo sperava.
Stava per iniziare una nuova fase della sua vita, ed era sicura che era fosse pronta.
Il viaggio, a causa del traffico cittadino, durò su per giù un'ora e mezza. Cosa che non le diede affatto fastidio: aveva sempre amato fare viaggi di qualsiasi durata, mentre guardava oltre il finestrino i paesaggi spettacolari, il mare o le montagne. Forse era la cosa che amava di più delle gite scolastiche.
«Signorina, siamo arrivati.» annunciò indifferente l'autista.
Helena annui come per darsi coraggio. Non aveva ancora osservato la casa che le spettava, e non l'aveva neanche mai vista. Dato che i genitori l'avevano scelta per lei, dicendole che doveva essere un regalo: ma quale regalo, se l'avrebbe dovuta pagare interamente lei? Quasi, interamente.
Tirò avanti la maniglia dello sportello, e scese, tenendo ancora basso lo sguardo, per non rovinarsi la 'sorpresa'.
L'autista l'aiutò a cacciare tutte le valigie, e dopo un cenno col capo, partì a tutta velocità, lasciando la ragazza sul marciapiede, ancora con lo sguardo a terra.
Ora che era sola, avrebbe potuto alzare lo sguardo. E così fece.
Una villetta, probabilmente a due piani, si innalzava davanti ai suoi occhi.
Di un celestino chiarissimo, e con una veranda. Utilissima per quando avrebbe fatto caldo.
Un giardino tipico inglese, recintato da un cancello.
L'aspetto esteriore non era affatto male, anzi. Era più bella di quello che si aspettava.
Corse impaziente davanti alla porta d'ingresso, dato che il cancelletto era semi-aperto, e con le chiavi che le aveva dato la madre giorni prima, aprì velocemente la porta.
C'era uno spazio molto ampio, diviso solamente in cucina e, tutto il resto salotto. Al centro del salotto era piazzato un divano in pelle, con difronte una TV di circa 40 pollici. Fantastico, pensò.
Ma era ancora più impaziente di arrivare al piano superiore: salì la rampa di scala al lato destro del salotto, e giunta completamente sopra, rimase stupefatta.
Innanzitutto la superficie era divisa in due camere da letto, due bagni e un mini-salottino, con al centro vari cuscini, poggiati sopra un tappeto dal tessuto morbido, e con difronte un caminetto tipicamente inglese.
Gli occhi di Helena brillavano per la gioia. La sua nuova casa le piaceva più che mai. E il fatto che le rendeva ancora più felice, era che l'avrebbe vissuta tutta da sol... oh no.
Le balenò per l'ennesima volta nella stessa giornata, il pensiero che non sarebbe stata affatto sola.
Ma, non voleva per niente al mondo rovinarsi quel bel momento. Perciò, per ammazzare il tempo, decise di iniziare a sistemare un po' di cose. Perché di cose, aveva da farne molte.




Watanka ragazze mie.
Allora, che ne pensi? Fammelo sapere, mi raccomando.
Passiamo a qualche chiarimento: la protagonista vive a Londra, ma si trasferisce abbastanza lontano, perché deve responsabilizzarsi. Ma qualcosa la sconvolge: i genitori le annunciano che non sarà da sola nella nuova casa, ma bensì con un coinquilino. Ora spero che abbiate capito chi sarà il coinquilino.
La parte iniziale sull'adolescenza, non c'entra niente con la storia, ma mi è servita per iniziare la storia. E voi, veramente cosa ne pensate di quello che pensa Helena?
Un'altra cosa. La descrizione della casa, non è granché, ma secondo me serve decisamente, anche per evitare che poi qualcuno mi dica 'mancano le descrizioni'. Scusate eventuali errori, anche se credo che non ce ne siano. Incrociamo le dita.
Benissimo, scusate tanto se vado di fretta, ma ho un sacco di compiti da fare.
Grazie anche a chi non recensisce o aggiunge a qualcosa, per averla letta, davvero. Spero comunque che vi sia piaciuta.
Ora mi nebulizzo. Un bacione, a prestissimo spero. (;



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