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Autore: corpiew    05/05/2014    1 recensioni
Koko vive il periodo più cruciale: l'adolescenza. Mentre si estranea sempre di più dal suo gruppo di amici della originaria classe B e cerca di crearsi una propria personalità attraverso delle scelte del tutto nuove, comincia a fidarsi di chi gli fa promesse vuote scoprendo un altro lato di sé.
«È quando viene a mancare il dato per certo che capisci di essere fottuto. Tutti possono abituarsi all'assenza del nuovo. Dare per scontato qualcosa è l'accettazione della sua importanza.»
// what if // NatsuKoko // KoMire onesided // other pairs // momentaneamente sospesa //
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Kokoro Yome, Natsume Hyuuga, Nuovo personaggio, Sumire Shouda
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Disclaimer: Questi personaggi (tranne i miei OC) non mi appartengono, ma sono proprietà di Higuchi Tachibana; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 

Sumire Shouda notò i cambiamenti nel comportamento di Koko dopo una settimana esatta. Non se la sentiva di lamentarsi di questo, dato che la sua era quasi pura gelosia, mista a curiosità. Probabilmente lui si divertiva un sacco, molto più di quanto lei facesse nei club normali che frequentava, e aveva conosciuto dei nuovi amici migliori di loro, oppure aveva incontrato una ragazza che lo faceva comportare da essere umano con tutte quelle sue espressioni che non aveva mai usato prima di allora, sebbene fossero ancora tirate.
Sembrava vivo, molto più di quanto fosse riuscita a farlo sentire lei in tutto quel tempo, e quella sensazione di impotenza si legò presto ad un'altra di mancanza.
«Sono felice per te» gli aveva detto, mentre si accorgeva di quanto quell'unico sorriso fosse più genuino dei mille che le  aveva riservato da quando aveva sei anni.
Si sentiva quasi smarrita, privata di ciò che aveva un tempo, e capì che aveva sempre dato per scontata la sua presenza, riconobbe di averla trovata quasi nauseante ed ora c'era quella paura che le attanagliava lo stomaco, facendole quasi venire voglia di vomitare l'anima.
Si ritrovò lì, seduta sulla tavoletta di una toilette del bagno femminile, a pensare. Non era né il luogo né il momento per farlo, sapeva benissimo che Jinno gliel'avrebbe fatta pagare esattamente come sapeva di essere troppo grande per poter passare attraverso lo scarico. Quel suo patetico chiacchiericcio interiore le faceva venir voglia di tornare ai vecchi tempi, quando non si sentiva in colpa o in disparte o in torto o qualsiasi altra cosa che non la giovasse in prima persona; prima era tutta piena di sé, ora era solo un garbuglio di se.
Si alzò di scatto, ma la sua sicurezza improvvisa si affievolì appena, cominciando a guardarsi intorno nervosamente. Spinse lo scarico per assicurarsi che chiunque fosse lì dentro non la guardasse con curiosità.
Prese un bel respiro ed aprì la porta. Non c'era nessuno.
Decise di restare un altro po' per riprendersi bene e si appoggiò ad uno dei lavandini. Con riluttanza si guardò allo specchio, studiando i solchi bagnati sulle sue guance e gli occhi rossi e gonfi, poi girò velocemente la manopola dell'acqua fredda causando uno schizzo che le fece bagnare appena la divisa; si lavò il viso con foga, come se volesse cancellare tutti i segni che non l'avrebbero di sicuro fatta passare inosservata, fino a sentire la pelle gelarsi a propria volta sotto quel getto freddo.
«Sei ancora qui, allora?» Non si girò, ma riconobbe la voce della sua amica e compagna di misfatti, Wakako Usami. La sentì sospirare. «Seriamente, cosa ti prende? In questo periodo ti comporti in modo inquietante!»
Cominciò a prendere a morsi il labbro inferiore: voleva trattenere le lacrime che premevano ancora per uscire e sapeva che, se avesse provato a rispondere, le parole le sarebbero morte in gola e sarebbe scoppiata ancora una volta. Chiuse il rubinetto, si girò cominciando a camminare a testa alta, anche se non era sicura che la sua cera fosse delle migliori per ingannarla, ed uscì senza dire una parola.
«Perché non mi rispondi? Guarda che lo vedo che c'è qualcosa che non va.» La castana la seguì, cercando di sembrare una buona confidente, ma con scarsi risultati. Sapeva che al centro di tutto poteva esserci Koko, ma non riusciva a capire cosa non andasse quella volta. «Pare che il club di teatro stia passando un brutto momento» disse all'improvviso, cercando di attirare la sua attenzione. E ci riuscì, perché la fece fermare sui suoi passi, proprio vicino alla bacheca. Notò che l'amica non parlava ancora, ma sapeva che quel silenzio era un consenso a continuare e aggiunse: «Jinno se l'è lasciato scappare mentre tu non c'eri. Dato che sei molto vicina a Kokoro pensava che la tua assenza fosse una specie di...» si guardò intorno, cercando di trovare la parola giusta «–sciopero di sostegno, ecco.»
La verde alzò lo sguardo sulla bacheca e fu subito attirata da un avviso bianco e quasi disperato: cercavano altri membri. Che lei ricordasse, il club di teatro non era mai stato famoso e molto frequentato, ma neanche così snobbato.
Come a rispondere alla sua domanda interiore, Wakako riprese a parlare: «Jinno vuole chiudere il club. Tutti lo danno per morto, ormai, e proprio per questo nessuno si iscrive. A quanto pare le matricole sono solo due, compreso Koko.»
Sumire aprì appena la bocca, ma non uscì nessun suono. In realtà non sapeva cosa dire. Non sapeva se essere felice di poterlo sentire vicino come una volta o sentirsi impotente di fronte a quello che probabilmente sarebbe stato il vecchio Koko, quello senza espressioni.
«Però...» la castana la ridestò dai propri pensieri. Si girò verso di lei per guardarla in faccia e vide che aveva un mezzo sorriso sulle labbra, ma non riusciva a capire se fosse triste o timorosa per ciò che stava per dire.
«Cosa?» il bisogno di sapere riuscì a sopraffare persino il suo silenzio.
Wakako si rilassò. Sebbene fosse solo una parola, la faceva sentire meglio il fatto che il suo soliloquio fosse in qualche modo terminato. «Pare che Koko si stia impegnando per trovare nuovi membri, è venuto a chiederlo persino a me...» distolse lo sguardo per un decimo di secondo. Anche se aveva paura della reazione dell'amica, non era da lei parlare alle persone senza guardarle negli occhi. «Beh, tu lo sai che non siamo proprio amici.» riuscì a terminare. La guardò mentre lei le stava dando nuovamente le spalle.
«Probabilmente non me l'ha chiesto perché non-» deglutì «-avrei accettato.» Si girò e cercò di tirar fuori uno dei suoi soliti sorrisi beffardi, ma senza riuscirci: sembrava più una smorfia di dolore. «È un tale idiota. Ce l'ho in giro già per troppo tempo, spero che quel club non chiuda così me lo levo di torno per almeno due ore.» Cercò di suonare come la solita Sumire Shouda, ma in quel momento anche lei sapeva che sembrava più una patetica caricatura.
Wakako le sorrise semplicemente, trattenendosi dalla voglia di sospirare. La conosceva da troppo tempo per crederle. Proprio perché nella recitazione non era la migliore, probabilmente non avrebbe accettato davvero.
 



«Non puoi andartene dal club, Luna!» il suo tono era supplicante. Nel bel mezzo della distribuzione di volantini, la corvina dette le sue "dimissioni". «Ti prego, non puoi andartene proprio ora, siamo già solo in sei, senza di te sarebbe una catastrofe–» Koko non riusciva a capacitarsene: proprio quando avevano più bisogno, persino chi si trovava già dentro rinunciava.
«Ho preso la mia decisione» nonostante il suo tono fosse sempre sommesso e sembrasse timida, non abbassava mai la testa, ma non la alzava neanche più di tanto, lasciando intendere che stesse guardando il proprio interlocutore attraverso la spessa frangia. «Ti prego, rispettala...»
Non sapeva più cosa dire, e gli altri poco dietro di lui sembravano essersi già arresi ancor prima di convincerla a rimanere. «Ma perché?» Cercava di trovare le parole con il solo risultato di sembrare a corto di idee per salvare quel posto. «Ce la faremo! Noi...» si bloccò di colpo.
Luna lo stava guardando direttamente senza cercare riparo nei propri capelli, non riusciva a descrivere il suo sguardo: lasciava trasparire tante emozioni ed allo stesso tempo nessuna, come se fosse spento ma con una scintilla che lottava per uscire. «Ho preso la mia decisione» ripeté. «E non è in un manga, Yome-san, non mi farà cambiare idea con un discorso» quella frase, detta così chiaramente, gli fece raggelare il sangue nelle vene, sebbene la sua voce non fosse per niente gelida come quella di Hotaru. «Mi re-iscriverò se questo club sarà abbastanza forte da tenersi in piedi... non è un abbandono definitivo. L'unica cosa che potrebbe rattristarmi è il non aver partecipato con voi per tenerlo vivo... ed è una cosa che non voglio fare in ogni caso–» si fermò all'improvviso per nascondere nuovamente lo sguardo, come se si vergognasse, ma poi riprese: «Non voglio dire il motivo, c'è scritto sulla scheda se volete...» con quelle ultime parole dette così impercettibilmente da aver faticato a sentirle, se ne andò dando le spalle al gruppo, che ora si ritrovava più fragile di prima.
Nello spazio bianco, in una calligrafia stranamente seria per essere quella di una ragazzina così delicata, la scheda recitava: “Voglio un aiuto che ora non potete darmi”.


 

A/N:
Yolo, gente!
Rieccomi qui con il primo capitolo. So che è solo leggermente più lungo del prologo ma ehi! È solo l'inizio non può succedere tutto ora, no?
Probabilmente dal terzo capitolo, se non direttamente dal secondo, i capitoli saranno più lunghi, promesso~
Tornando a questo capitolo, come vedete è apparsa Sumire ed ho delineato la figura di Luna, come vi è sembrata quest'ultima? Vi ispira come personaggio? Vi incuriosisce ciò che ha scritto? Ditemi, ditemi (ò w ò)/
Come sempre grazie a quelli che hanno solo letto e quelli che spenderanno il loro tempo a recensire, e ringrazio EffyD che ha recensito lo scorso capitolo!
Au revoir~

 
   
 
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