Prologo
Pioveva. La pioggia le bagnava i capelli ,sotto il cappuccio, le gocce le si impigliavano fra le ciglia. Camminava sul marciapiede, senza ombrello, nella notte buia. Il freddo le entrava nelle ossa ma non importava. Le macchine le passavano accanto di rado, come spiriti in cerca di pace. Aveva controllato che tutti dormissero prima di uscire di casa. Ricordava il viso beato di suo fratello Trevor, con gli occhi chiusi e la bocca aperta. Ormai non condividevano più la stessa stanza ma lei andava spesso a controllare che dormisse, per imprimersi il suo viso nella memoria, perché, per lei, ogni notte poteva benissimo essere l’ultima. Seguì la strada fino alla scuola, poi girò l’angolo per trovarsi in un vicolo. Proseguì fino a che non vide il mare e si fermò.Una domanda le rimbombò nella testa: ‘’Sicura di essere dalla parte giusta?’’. ‘’Sì’’ rispose fra se e se. Era sicura.
Svoltò in un vicolo ceco. Sulla parete in fondo c’erano dei bidoni dell’immondizia contornati per terra dagli escrementi dei cavalli. Il tutto aveva un odore nauseabondo. Tappandosi il naso, Estelle si diresse verso una delle pareti del vicolo su cui si apriva una grata apparentemente atta ad arieggiare una cantina. Aprì la grata e dall’ oscurità salì un alito gelido.La ragazza prese un ultima boccata dell’ aria esterna e saltò nel buio umido in basso, oltre la grata.
Ad attenderla trovò due occhi conosciuti. Moira la salutò con un cenno e poi entambe sparirono nell’oscurità dei cunicoli