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Autore: Shirley Mei    05/05/2014    4 recensioni
Ci sono moltissimi misteri in One Piece, tanti che è difficile tenerne il conto. Alcuni ci sono stati svelati, altri probabilmente resteranno per sempre oscuri. Uno di questi, che mi ha ispirata, è il passato di Zoro. Non quello che tutti conosciamo, ma quello di cui nessuno sa. Il nostro spadaccino è arrivato nell'isola di Shimoshiki quando aveva 5 anni...ma quale era prima la sua casa? Chi erano i suoi genitori?
Ecco la risposta che ha dato la mia fantasia, raccontata dallo stesso Zoro! Ditemi pure che ne pensate! ^^
[Modificata il 30-03-15 Ho deciso di aggiungere tre capitoli con qualche caratteristica diversa, ditemi che ne pensate! Accenni ZoroxNami nell'ultimo capitolo ]
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nami, Nuovo personaggio, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Una parte del passato di Zoro ci è già stata esposta magnificamente da Oda-sensei, ma c'è una piccola parte che ha omesso, ovvero la sua prima infanzia.
Ed è così che io l'ho immaginata. Forse potrà suonare un po' forzata...o banale...ma a me è rimasta nel cuore. Non sono riuscita a decidermi con chi Zoro avrebbe intrapreso questa conversazione e così lascio a voi la scelta. Potete immaginarlo parlare con chiunque voi vogliate: Rufy, Nami, Brook, la vecchia Kokoro (brrr!) ...oppure potete fare come me...e immaginare che stia parlando con voi, e che vi stia raccontando come la sua storia sia iniziata. Buona Lettura!!
 
Umi No Uta
" Mia madre è morta facendomi nascere.
Mio padre, per quello che ne so, è scomparso chissà dove subito dopo. Essendo un forestiero tutti nell'isola non lo vedevano di buon occhio. Inoltre...eh...aveva un carateraccio.Il dolore per la perdita di mia madre lo ha fatto diventare completamente pazzo. Al punto da non capire che la sua compagna era morta per dare alla luce suo figlio. È scappato gridando che era stata maledetta e assassinata dal demonio. << Meglio così >> mi dicevano << meglio che sia andato via! Era lui l'unica bestia indemoniata! >>.
Non ho alcun ricordo di loro, mai avuto l'occasione. Alcune persone del mio villaggio, però, mi parlavano di lei a volte.
Dicevano che profumava di primavera e che la sua voce era come quella del mare.
Fino a tre anni sono stato allevato da una donna anziana che la aveva assisstita nel parto. A quattro anni sono andato a vivere nella casa di mia madre. Quattro piccole e insignificanti mura, sulla cima di una scogliera, costantemente pervasa dall'odore di salsedine e dalle grida dei gabbiani. Eppure mi piaceva. Vivevo di quello che la natura mi dava e della generosità di alcuni abitanti.

I giorni si susseguivano placidi, impalpabili...come se qualcuno mi avesse spinto in una corrente invisibile. Ricordo che stavo ore, da solo, in bilico sulla scogliera ad ascoltare il mare, immaginando di poterne cogliere sussurri e parole. Sento ancora il calore del sole, gli spruzzi delle onde ed il cielo...così grande da sembrare infinito. Un giorno accadde un a cosa che cambiò per sempre la mia routine.

Ero in casa, sopra una sedia, per riempire una lampada ad olio appesa sulla parete. Sono caduto e la forte botte ha sfondato un'asse del pavimento. Quando ho provato ad aggiustarla, ho capito che era una specie di scomparto segreto. Al suo interno trovai quella che una volta doveva essere una splendida katana. Ma quello che ne era rimasto l'aveva resa un'inutile pezzo di ferro arruginito: la lama spezzata, corrosa fino in profondità dalla ruggine, la guardia ormai inesistente...la pelle dell'impugnaruta era così logora da diventare polvere solo a sfiorarla eppure,fu come se un fuoco mi avesse attanagliato le viscere. Non riuscivo a staccagli gli occhi di dosso. Era come..come se avessi maneggiato katane da sempre. Sentivo delle radici di fuoco che si arrampicavano dalla sua lama alla mia mano...fino ad attanagliarmi l'anima.
Ne divenni ossessionato. La tenni con me come il più grande dei tesori.
Volevo sapere la sua storia, di chi era, come era arrivata lì, me era un mistero a cui nessuno sapeva rispondermi.
Ma la cosa che più di tutte mi ossessionava era carpirne i segreti del suo utilizzo, farla mia. Non esistevano armaioli nella mia isola, ma in quella vicina, mi dessero, non solo vivevano bravi armaioli, ma esisteva perfino una scuola interamente dedicata all'uso e all'addestramento delle katane. Esplosi dalla felicità e dalla eccitazione. Improvvisamente nella mia vita era nato un desiderio ancora più grande del semplice sopravvivere. Un vero motivo per far parte di questo mondo. Ed il mio obbiettivo era così vicino! Sole poche miglia di mare! Riuscivo perfino a vederla, quell'isola, dalla mia scogliera quando il vento allontanava le nuvole e la foschia. Raggiungerla era assurdamente facile: un peschereccio attraccava ogni giorno sulle spiagge est dell'isola. Quando parlai con il pescatore, che mi conosceva bene, all'inizio sembrò indeciso sul da farsi e quando io gli chiesi il perchè lui mi rispose:
- Sei davvero pronto ad abbandonare questa isola? Potresti non tornare mai più-.
Il giorno dopo da quella scogliera, dalla casa di mia madre...portai via solo me stesso.
Nessun rimpianto, nessuna paura...nessuna tristezza. Lasciai perfino la mia preziosa katana, li dove l'avevo trovata. Ammetto che non fu facile separarmene, ma qualcosa mi diceva che quello era il suo posto e che li sarebbe dovuta restare a riposare per sempre.
Ogni tanto la sogno sai? Quella casa. Sogno di essere come sono ora, un uomo e non più un bambino...sdraiato sul letto dove mia madre è morta...con il rumore del mare trasportato dal vento, che passa attraverso le finestre muovendo le tende e, nel mio sogno, cerco ancora di sentire quella voce...quella del mare...di lei. Ma proprio quando credo di sentirla apro gli occhi e capisco che sono le voci del mio presente, dei miei compagni,ed il vento non è quello che infrangeva le onde sulla scogliera, ma è quello che alza la nostra bandiera.
Sono successe e cambiate tante cose da allora..." accarezzò piano la katana di Kuina " Ho sofferto, ho gioito, ho lottato, vinto e perso. Non è mai stato un percoso facile...eppure non posso che essere infinitamente grato a chi ha voluto regalarmi questa vita".
   
 
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