Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |      
Autore: Darkunk    05/05/2014    6 recensioni
«Trent Jackson 18/11/1998-16/06/2014»
Gwen è una ragazza strana. Dal suo aspetto non si dedurrebbe nulla di buono, e solo il suo ragazzo,
Trent Jackson, sembra capirla.
Solo lui riesce a comprenderla
E se lui morisse?
Cosa ne resterebbe, di Gwen?
Con mille avventure, passioni e amori, Gwen vivrà una storia sensazionale.
Guidata dalla stella cadente dei desideri
~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~·~
Storia DxG, con alcuni accenni di TxG.
È la mia prima Storia, e credo di aver fatto un pasticcio con l'HTML.
Aiutatemi please ;)
Darkunk
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Gwen, Un po' tutti | Coppie: Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                          "...Trent Jackson..."
                                                                  "18/11/1998 - 16/06/2014"

È tutto quello che c'è scritto, su quella lapide di marmo.
È appiccicata pure una foto, un po' sbiadita sugli angoli, ma bellissima nell'insieme. L'immagine del ragazzo. No, del mio ragazzo.
 Gli occhi verdi rivolti verso l'alto, i capelli corvini che gli incorniciano il viso, e l'espressione ingenua di un bambino di sei anni.
È lui, è maledettamente, certamente, statisticamente lui.
Ha la chitarra beige tra le mani,  le dita della mano sinistra sulle corde, le altre che indicano una stella cadente che vola in cielo. Mi ricordo ancora quel giorno, come se fosse appena ieri...

«Hey, Gwen! Guarda!» Mentre posso appena percepire le dolci note che Trent suona, le dita di quest'ultimo puntano in alto, nell'oscurità.
«Che c'è?» mormoro, divertita. I suoi occhi verdi si allargano di stupore, abbagliati da una strana luce che non comprendo. Mi giro verso il suo sguardo, e la vedo.
Una meravigliosa, stella cadente. È così luminosa, bianca e pura che mi sorprende. È a dir poco mozzafiato: nel cielo, non ho mai visto uno spettacolo più bello di questo.
«È bellissima!» esclamo. 
«Esprimi un desiderio, magari si avvera!» aggiungo, poco dopo.
Trent ridacchia. 
«Ma non eri mica tu quella che non credi a questo genere di cose?» Mi avvicino e scompiglio i suoi capelli, divertita.

«Infatti è così. Ma tu invece sei fermamente convinto che possa succedere...Perciò, avanti! Vediamo se si realizza»
«Così mi metti alle strette, Gwendolyn Smith... Ma va bene»
Chiude gli occhi per qualche istante, per poi riaprirli.
«Fatto» dice, soddisfatto.
Riprende fra le mani callose la sua chitarra, e comincia suonare una canzone che conosco.
Le note si espandono in aria, fluttuano, si agitano, per poi scomparire.
La curiosità è troppa.
«Che cosa hai espresso?» 
Sempre muovendo le dita sulla chitarra, mi risponde:

«Ho desiderato che la tua felicità possa rimanere per sempre»
Mi fa un occhiolino con l'occhio destro.
Esplodo in una finta risata. 
«Accidenti! Dovrò darti per forza ragione!» Gli tolgo la chitarra beige, e la appoggio sul prato che ci circonda..
Lo abbraccio per la vita è mi accoccolo sulla sua pancia. Mi posa un bacio sulla nuca, per poi cominciare a cantare.
«Per sempre, quindi?» gli sussurro, mentre intona un "do"
«And I say: Always» Arriva ad un certo punto, nella canzone che canta questo ritornello. Non faccio altro che rispondere al suo sorriso ingenuo, per poi intonare anch'io quelle dolci parole.

«And I say: Always» 



È tutto questo, quello che rimane di Trent.
Per me non basta. La gente che passerà su questa via, vedrà solo il suo nome, la sua data di nascita, e il giorno della disgrazia. Tutto qui. Giudicherà la sua vita, la sua carriera, solo da queste tre cose. Trent non si merita questo. Trent è un uomo bello, intelligente, operoso e benestante; lui è... Fermo il pensiero. Lui era, non è. Questa è la morte: passare dal presente al passato. Stringo troppo i pugni, e con le unghie foro il gambo di un fiore che ho in mano.
Lo guardo: una bellissima rosa bianca, con tanti petali che avvolgono se stessi. 
Un fiore che simboleggia tante cose: l'amore eterno, la gelosia, un invito al chiaro di luna. Ma per me significa solo una cosa: un arrivederci, smorzato, timido, ma pur sempre un arrivederci.
Lo appoggio alla sua tomba, cercando di nascondere l'intaglio di pietra con su scritto la data del decesso. È davvero imbarazzante, che io mi ostini ancora a pensare che lui è in realtà vivo, quando la verità è un'altra.
Fa male, tremendamente male.
Perché quella moto doveva travolgerlo?
Perché Trent doveva salvare quel bambino di undici anni, Karl, dalle strisce pedonali?
Perché non hanno acciuffato l'assassino?
Perché quella stella cadente non ha esaudito il desiderio di  Trent?... 
«Oh, Trent...» 
«Credo che abbia ragione io, sulla faccenda dei desideri» accenno un sorriso, mentre tento di ricacciare le lacrime indietro.
Mi guardo i piedi. Indosso degli stivali neri che arrivano a metà coscia, con la punta arrotondata. Trattengono, per quanto sia possibile, che le mie gambe calcino qualunque cosa.
Da quando è morto, ho sempre voglia di spaccare qualsiasi cosa. 
Metto le mani nelle tasche della giacca in pelle nera, lasciando i pollici in aria. Li faccio roteare, assaporando l'aria fresca.
Sospiro.
«Non so più che fare. Tutti mi dicono che non ne vale la pena, rattristirsi così. Ma non posso andare avanti, senza di te.»
La bocca è semi aperta, in quella foto. Il suo stupore si legge a chilometri di distanza.
Chiudo gli occhi, e lascio scorrere le lacrime. Vorrei che non lo facessero, ma è inevitabile. Sono così veloci che a malapena le sento. 
«Potresti rispondermi, ogni tanto.»
Lo squillo del cellulare mi riporta alla realtà. Lo afferrò dalla tasca, e controllo il display. 
"Seduta dalla psicologa, alle 15:30"
È vero! Me ne ero totalmente dimenticata.
Controllo l'ora dall'orologio, e mi faccio scappare un urletto. 
"O mio Dio! L'appuntamento è fra quindici minuti!" Penso.
Velocemente, compongo il numero del taxi. 
Nel farlo, mi soffermo ad ammirare lo sfondo del mio cellulare. Il display illumina una foto vecchissima, con me e Trent  a dodici anni, nell'intento di guardare un film horror. Una foto rapita, senz'altro. Se mi fossi accorta della camera, la mia faccia non farebbe quella smorfia di piacere. Sarà stata scattata da mia madre...
«Pronto?»
«Ehm, 'giorno. Vorrei prenotare un taxi.» bofecchio
«Certamente. Dove la dobbiamo prendere?»
«Venite in via York 38, di fronte al cimitero. »
«Okay, arriviamo subito»

                                                ***

«Ehi, ciao, Gwen! Siediti, fai come fossi a casa tua!»  
Esito sulla porta della psicologa. Un piede dentro, e l'altro fuori.
Odio particolarmente queste sedute. Finora, non ne ho mai avuto la necessità di parlare con qualcuno dei miei problemi. Qualunque essi fossero.
Mi fa sentire debole, e, in qualche modo, sbagliata. Inoltre, questi appuntamenti, non sono stati programmati da me, ma da mia madre.
"Tesoro, ti aiuterà in qualche modo"
Mi dice. Ma lei non sa. Non sa.
La psicologa nota la mia indecisione. La trova divertente, si legge negli occhi.
«Avanti, Gwen, non ti mangio mica» Impacciata, entro nella stanza, accomodandomi su una di quelle sedie di velluto nero presenti nella stanza.  Dopo, anche lei si siede.
«Allora, Gwen. È da un po' che non ci sentiamo.»
È vero. Sono passate almeno tre settimane, dall'ultima seduta. Cercavo ogni giorno, di scampare da questa soglia tanto temuta. Non mi va' di parlare con lei. Per quanto possa sembrare dolce e comprensiva, non credo possa far tornare dall'aldilá Trent. 
«Mi dispiace» dico, dal momento che sembrava in attesa di una risposta.
Mi gratto lo smalto nero dalle unghie, dal nervosismo. Sorride.
«Non preoccuparti. Ti capisco. È difficile per te venire qui. Vorresti che non fosse necessario. Non ne hai mai avuto bisogno, prima. E hai paura.»
Diciamo che è così.
«Ha ragione, signora. » sussurro, sperando che non possa sentirmi.
Inutile.
«Ti ho già detto di chiamarmi Jeanette, lo sai. »
«Si... Jeanette.»
Sorride. «Non sei molto sciolta, è Gwen?»
Scuoto la testa.  «No. Sinceramente, la considero come... Una resa.»
Congiunge le mani e appoggia la sua fronte su di esse.
«Stando nei tuoi panni, si può comprendere. »
Restiamo a fissarci per un tempo infinito, finché Jeanette non prende la parola.
«Parliamo dall'altro. Come va' a scuola?»
Mai scelta più sbagliata.
«B-bene...» La donna assottiglia gli occhi verdi. Non è convinta. Non l'ho convinta.
«Sicura?» 
«S-si... Ho migliorato i rapporti con Zoey, mi pare di avertene già parlato.» è più facile da dire, dato che è mezza verità. 
«Ah, si... Zoey Wood. La rossa della terza C, erro?»
«Esat-Esatto... Parliamo spesso su What's App. E nei week-end ci vediamo spesso in giro»
«Mentre nella tua classe come va'?»
Oh, no. Perché questa domanda? Poteva farne un'altra? Se sono dimagrita, se ho letto un nuovo libro, quale sport preferisco...Poteva farmene un milione, perché proprio questa?
«Ecco... io...cioè, la mia classe... va'...»
«Gwen, non dirmi che ti prendono ancora in giro per la perdita di Trent? »
Il mio sguardo punta sul pavimento. Un parquet di legno d'acero, molto curato e lucidato a dovere. Riesco pure a vedere il mio riflesso. Non sono mai stata un granché, a parer mio. 
Bianca come il gesso, minuta, e abbastanza magra, per la mia età. Non ho troppo seno, ma nemmeno quello che i maschi all'età di sedici anni desiderano. Ho gli occhi grandi, a forma di gatto, che sono due pozzi di petrolio. Non mi sono mai piaciuti. Ho sempre desiderato averli azzurri, verdi, ma neri proprio no.
I miei capelli, però, sono l'unica cosa che apprezzo, nonostante molte persone mi rinfacciano il contrario. 
Anche se li avrei preferiti più lunghi, anche a questa altezza non sono male. Neri, con delle ciocche verde acqua, coprono la mia testa. Alimentano il mio stile gotico, che amo da impazzire.
Nel frattempo, i miei occhi si sono inumiditi.
Annuisco.
Anche con Trent era difficile andare a scuola, ma lui mi proteggeva sempre. Capitavano ai tempi qualche battutine brutali sul mio peso e sul mio look, ma la faccenda finiva lì.
Ora quei celebrolesi non perdono tempo a rinfacciare la mia esistenza. Passo tutte le ore a ricevere pallottole di carta bagnaticcia sul collo,  puntine da disegno sulla sedia, cicche alla fragola sui miei capelli. 
E se le ragazze un tempo mi ignoravano, ora sono il mio incubo.
La peggiore cattiveria subita è certamente il video su Youtube.
Mi ricordo ancora il titolo: "Ragazza Dark gira nuda in palestra alla ricerca del cambio"
Dopo qualche settimana venne segnalato per scene di nudo non censurate, ma nessuno si dimentica di quel video.
È vero, c'è Zoey: quando riesce, in pausa pranzo e al di fuori della scuola, mi protegge da quei malviventi insieme al suo ragazzo, Mike Eaton. Ma lei è in un'altra sezione, e non può passare da una classe all'altra nell'arco scolastico. Non sarebbe regolare, e ne do' atto.
Jeanette sospira.
«Gwen, seriamente. Io credo che tu debba cambiare scuola. Vieni attaccata per colpe che non hai, ed inoltre, quei luoghi scatenano ricordi fra te e il tuo defunto ragazzo. »
«Ne avevo già parlato con i tuoi genitori in passato. Sono d'accordo con me, su questo. È da inizio anno che sei vittima di queste atrocità, e aggiungendo la perdita di Trent, si direbbe che tu stia passando le pene dell'inferno. Prova a cambiare aria: incontrerai ragazzi migliori, professori migliori, un'atmosfera migliore... sei in disappunto con quello che sto dicendo, mia cara?»
Non mi è mai balenata in testa l'ipotesi di fuggire dall'istituto in cui mi trovo. Siamo ad Ottobre: precisamente il quattordici, e pensare di cambiare istituto a questo punto mi sembra non solo un idea scialba, ma anche folle... così folle, che potrebbe veramente giungere a buon fine.
«Non lo so. Ma credo...-io che circolo nuda negli spogliatoi in lacrime; le forbici che tagliano ciocche Blu, tentando di levare la gomma da masticare, sul lavandino di casa mia; la scritta "Gwen è una puttana che la da' a tutti"; i vestiti sporchi di china- ...che sia la scelta migliore »
È incredibile, come tutte quelle cose siano spuntate al momento del bisogno.
Sì, devo cambiare scuola.
«Fantastico! Scriverò personalmente io delle richieste di ammissione, non preoccuparti. Devi solo avvisare i tuoi. »
«Non sarà un problema, Jeanette. »
«Non ci saranno»
                                                                            ***

«Ciao Gwen!» la mano candida di mia madre mi saluta, attraverso la telecamera.
« Adesso ti apro. » 
Esclama, poco dopo.
Clicca un tasto, e il cancello si apre con un sonoro "clack"
Entro nel palazzo, lancio un cenno al signore delle pulizie, un certo Bill, e prendo l'ascensore.
Premo il pulsante Sette, che si illumina di arancione, e l'ascensore comincia a salire.
Nel mentre aspetto che le porte si aprano, me ne approfitto per darmi una sistemata. C'è giusto uno specchio tondo, che riflette la mia immagine goffa.
Aggiusto appena qualche ciocca ribelle, portandole dietro le orecchie.
L'ascensore si apre, e la figura snella di mia madre mi abbraccia. 
«Ben tornata» mi sussurra, in un orecchio.
La stringo più forte e appoggio la mia testa sulla sua spalla.
I suoi capelli bruni profumano di vaniglia. Deve aver fatto una doccia.
Dopo i soliti "come va?" E i quotidiani "okay", entriamo in casa.
«Dov'è papà?» dico.
«In camera da letto. Ora dorme, non svegliarlo.»
«Ed Ian? » 
«Tuo fratello è uscito con dei suoi amici. Tornerà presto, me lo ha promesso. »
Ian, il mio fratellino quattordicenne, è l'opposto di me. Socievole, simpatico, bello. Tutto il contrario della sorella. Come il fuoco e ghiaccio. Spesso mamma ci chiama così.
Ma nonostante tutto, li voglio bene.
«Okay» 
Mi rifugio in camera mia e mi faccio una doccia. Devo rilassarmi, stendere i nervi, e pensare ad un discorso appropriato.
Li devo convincere.
Uso uno shampoo dalla confezione blu. Non so di che cosa profumi, ma il colore mi attira. È fresco,e mi provoca solletico. Un vero toccasana.
Ci metto quindici minuti, per lavarmi. O meglio, per formulare il mio discorso.
Sarà qualcosa come: "Mamma, papà, non posso andare avanti così. Dovete cambiarmi scuola..."
Infilo un pigiama nero piuttosto grande, le maniche mi scendono, e i pantaloni mi cadono, ma è comodo.
Asciugo i capelli stando davanti al computer, mentre leggo le recensioni di un film horror appena uscito al cinema "Hocolus". Dovrebbe fare piuttosto paura, forse andrò a vederlo.
Esco da camera mia e riunisco i miei famigliari.
«Mamma, papà, Ian...» comincio
« Assente, prof.» ghigna mio fratello.
Mio padre gli lancia un'occhiata maligna.
«Ahaha, spiritoso, Ian. Ora. Vi ho riuniti tutti per una questione molto importante.»
Stringo i pugni, e chiudo gli occhi.
Ce la faccio. Ora o mai più.
«Mamma, papà, cambiatemi scuola, per favore»
I miei genitori si scambiano sguardi eloquenti.
«Per favore. È l'unica cosa che vi chiedo. Ve lo giuro...»
«Va bene, Gwen. Io e tua madre ci abbiamo già pensato. Da quando abbiamo parlato con Jeanette, abbiamo preso in considerazione la faccenda cambio-scuola. E crediamo sia la scelta migliore. Un' attimo fa abbiamo ricevuto un email dalla tua psicologa, che dice di aver trovato un liceo artistico che potrebbe far a caso tuo. Non è troppo lontano, dovrai giusto fare qualche fermata con la metro. Siamo felici che anche tu vuoi cambiare scuola, ci rendi più facile la questione. Dovresti cambiare liceo fra due settimane... farai un giro della scuola tra una settimana, e un colloquio con il preside lo stesso giorno. Sei già iscritta, praticamente.
Ora... ti va bene l'idea?»
Guardo i miei a bocca aperta. Che Jeanette non si fidasse di me? Non lo so.
Rimango a fissare il sorriso di mia madre, così bello e sincero, gli occhi di mio padre, accesi e vitrei, e mio fratello, che non è per nulla interessato nel nostro scambio di parole...
«si...»





Angolo della neo-scrittrice
Ehm, buongiorno! O buona sera... questa è la mia prima DxG, anche se ho parlato 
Solo di TxG (bleah)
Siate cruenti, e scusate se è corto, vi giuro che i prossimi capitoli saranno più lunghi!
Presto arriverà Duncan... Non temete 


Una foto che rappresenta il momento TxG

Link---> 
http://gwennieblack.deviantart.com/art/Moonlight-Gwent-Week-408502474















                             
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Darkunk