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Autore: _fyeahlie    05/05/2014    0 recensioni
Kiko e Jiyong sono due stelle innamorate.
Kiko e Jiyong sono due giovani costretti a vivere il loro amore sottobanco, in segreto, contro tutto e tutti.
Ma cosa succede quando l'amore da solo non basta a sopportare il peso di un segreto così grande?
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: G-Dragon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“…Just don’t give up
I am working it out
Please don’t give in
I won’t let you down…”
 
Le luci intermittenti della statale, gli abbaglianti delle auto sulla strada notturna rendevano la ragazza immobile sul sedile posteriore del suv nero.
I finestrini oscurati, la mente altrove.
Chiunque, da un mese a quella parte, avrebbe potuto scommettere che quell’”altrove”, per quanto ancora lei riuscisse a negarlo, era Jiyong.
Kiko era sempre nervosa e non riusciva a concentrarsi nel suo lavoro, alle sfilate, alle prove e perfino durante i servizi fotografici.
Le dicevano di sfoderare quel suo bel sorrisone, di piegare un po’ la testa e sciogliersi di più. Ma nella sua testa non c’era più spazio; balenava soltanto una frase, gelida e diretta come uno schiaffo: è finita.
Dopo cinque anni, cinque lunghissimi anni, era finita.
Kiko sapeva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato. L’ultimo anno della sua relazione con Jiyong era stato così difficile che ormai tutte le mattine si alzava pensando che quello sarebbe potuto essere il giorno che tanto temeva e che, a qualunque ora, sarebbe potuta finire. Ed era successo.
Jiyong si era presentato a casa sua un pomeriggio di domenica e Kiko già sapeva, aveva capito che qualcosa non andava da quando il suo fidanzato,
ormai da un paio d’ore, aveva smesso di risponderle al cellulare. E lui era arrivato da lei con la faccia stanca dopo una notte insonne,
gli occhi gonfi e segnati da due grandi occhiaie nere, la voce rotta dal pianto, e aveva pronunciato: è finita.
Kiko rimase ferma al suo posto, in piedi sulla soglia della porta e aveva accennato un sì più a se stessa che al ragazzo e poi il silenzio, come se anche lei sapesse che quella era l’unica, seppur dolorosa, soluzione. Ma era infondo chiaro ad entrambi che non fosse così.
Per tutti quegli anni i due avevano lottato contro tutto e tutti, contro una realtà troppo scomoda per due giovani come loro, contro voci di gente, di migliaia di ragazzine che non sanno, di rumors compromettenti.
Avevano passato quei cinque anni a superarne tante, ma così tante da sentirsi ormai immuni a qualsiasi pensiero estraneo, scommettendo tutto, faccia e carriera, sul loro amore.
Avevano passato quegli ultimi cinque anni fra alti e bassi, baci e lacrime, notti di amore e di litigi
e poi, in un freddo pomeriggio di una domenica di aprile, era finita.
Jiyong abbassò la testa, la rialzò e guardò dritto negli occhi la ragazza, si morse appena un labbro e trattenne le lacrime. Sperò di apparire come un uomo almeno una volta, almeno per quella volta e Kiko reagì al posto suo. Le lacrime cominciarono ad uscire dai suoi grandi occhi neri e parevano non voler più smettere. Le si bagnò il viso e le guance le arrossirono. Jiyong avvicinò una mano al suo volto e stentò un attimo, pensò di asciugarle quel bagnato e baciarle le palpebre come era abituato a fare dopo ogni litigio ma si ritirò, chiuse gli occhi e sospirò. Mi dispiace, disse lui.
Era finita e adesso non restava altro che convincersene e abituarsi.
Restarono così, quei due innamorati, a un passo l’uno dall’altro, a un passo dal mandare giù l’ennesimo boccone, di stringersi e passare la notte a gridarsi quanto grande fosse il bisogno dell’altro ma non accadde; Jiyong aveva già lasciato l’appartamento di Kiko e in silenzio, esattamente come era arrivato,
se ne andò.
Kiko si chiuse la porta alle spalle e scivolò lentamente sul pavimento umido e freddo come quella giornata.
Andandosene, sembrava che Jiyong le avesse portato via ciò che ne restava delle sue forze già consumate.
La ragazza pensò e rifletté a ciò che era accaduto nei giorni precedenti, alla causa che aveva portato a quella rottura e si odiò, si odiò così tanto che avrebbe desiderato prendersi a schiaffi tanto si detestava, ma non aveva neppure le forze per alzarsi dal quel parquet.
Kiko fissò lo skyline di Seoul dalla vetrata del suo appartamento, riusciva a scorgere appena qualche grattacielo da quella posizione.
Tornò indietro con la mente di cinque giorni, e si rese conto che fu quello l’inizio della fine.
 
- Pronto, Jiyong -
- Ciao amore, non posso parlare adesso. Sono allo studio e sto lavorando, ci sentiamo dopo ti chiamo io. -
- No aspetta Ji sono due settimane che non ci vedia - troppo tardi. Jiyong aveva ormai chiuso la chiamata e lei era rimasta lì, con il cellulare tra le mani e i nervi a mille. Erano davvero due settimane che non si vedevano e per lei era ormai quella era diventata un’agonia. Era da poco tornata da Venezia, in Italia, per un servizio fotografico e non vedeva l’ora di raccontare tutto al suo ragazzo, di riabbracciarlo e dargli il suo regalo dal Bel Paese.
Ma Jiyong quel giorno non richiamò. Si fece vivo solo tre giorni dopo, il venerdì, scusandosi e giustificando la sua dimenticanza con un “ero troppo stanco e mi è passato di mente”. Kiko conosceva talmente bene quella frase che ormai, dopo averla sentita pronunciare tante di quelle volte, era in grado di ripeterla con la stessa intonazione.
 
- Eri stanco, perciò. Sai chi altri è stanco, Ji? Io. Io sono stanca di tutto questo, stanca di me, di te, stanca di questa fottutissima situazione. Io non ce la faccio più, Jiyong, davvero. Noi non abbiamo un futuro, non possiamo avercelo, non ci è concesso, ma non lo vedi? Pensa a te stesso fra cinque, dieci, vent’anni e dimmi cosa vedi. Io non riesco ad immaginarci perché mi sono ormai arresa da tempo Jiyong, non siamo più quelli di una volta. Non posso più sopportare tutto questo, e tu sembri non accorgertene. Vivi nel tuo cazzo di mondo fatto di fama, vestiti e soldi che ti sei dimenticato di chiedermi persino come sto. Perché, se vuoi saperlo Jiyong, io sto male. E non riesco ad andare avanti, non più. - dall’altro capo del telefono calò un silenzio quasi assordante.
- Tu quando parli non ti ascolti. Tu non hai la minima idea di quello che stai dicendo e non credo che tu ne abbia mai avuta una su di me, tu non hai mai capito un cazzo di me, Kiko. Ma con chi ho passato gli ultimi cinque anni? Come cazzo fai a dire vivo nel mio mondo se sto a preoccuparmi di te dalla mattina alla sera? D’accordo, è vero, non c’è futuro. E l’hai appena deciso tu. Non è la prima volta che affrontiamo questo discorso e tutte le volte credevo che fosse chiuso. Ci sto lavorando, non è facile. Ma ho una vita. Ho un lavoro, una carriera, ho la musica.
E credevo anche di avere l’amore della mia vita. – Jiyong prese fiato e continuò – ma forse ho sbagliato. Forse dovremmo prenderci una pausa. – nessuna risposta.
- mi stai lasciando – rispose la ragazza, tenendo stretto il cellulare tra le mani sudate. Anche questa volta non giunse risposta e poi un rumore fece sobbalzare entrambi, era il manager di Jiyong che lo avvertiva delle prove per il tour con la YG.
- Devo staccare, sono in ritardo. – Jiyong si morse il labbro a sangue.
- Non importa, come al solito. Ciao Jiyong. –
- Ciao Kiko. – Ti amo, pensò Jiyong, chiedendosi perché durante quella conversazione non avesse avuto il coraggio di dirglielo e si alzò uscendo dall’appartamento con il manager Nam Gook e il cuore a pezzi.


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Salve a tutti! E' la mia prima fanfiction sul nuovo account e ho deciso di scrivere una storia sulla Jiko. Probabilmente molti di voi non la shipperanno, e in realtà neppure io, ma desideravo tantissimo scriverci qualcosa su, e quest'ultimo periodo mi ha dato un sacco di ispirazione :) Spero che questa prima parte del primo capito vi piaccia e vi prenda, ci tengo davvero tantissimo, credo sia quella a cui tengo di più in assoluto. Per favore supportatela se vi piace e lasciate delle recensioni, così saprò cosa ne pensate. 
Se vi fa schifo, vi invito a farmelo sapere ugualmente. Un bacino
charlie 
o(^▽^)o
  
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