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Autore: NottingHill    06/05/2014    3 recensioni
John è stato privato della memoria. Ma siamo sicuri che non ricordi proprio nulla?
"Appoggiati ad una parte c'erano due ragazzi. Lui, alto e muscoloso, aveva il volto confuso, ma la ragazza che gli stava a fianco aveva un bel viso sorridente, lo stava fissando coi suoi grandi occhi e ridacchiava col suo amico. Allora John le sorrise di rimando, perchè semplicemente non poteva farne a meno."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid Finch, John Young
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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«Astrid»

John si toccò più volte la fronte, una fitta gli faceva dolere la testa da qualche giorno. Subito aveva pensato di essere stanco, magari aveva fatto troppo esercizio negli ultimi giorni e non si era ripreso del tutto, ma non era da lui.
Eccola di nuovo. La testa gli pulsava, forte ormai, e non trovò altre soluzioni che stendersi sul suo letto, un materasso buttato in un angolo dello scantinato umidiccio in cui aveva vissuto per gli ultimi giorni. Funzionava così: Jedekiah lo usava per piccoli lavoretti, spaventare questo o quello e portarlo a credere alla sua, apparentemente folle, teoria a proposito di un esercito soprannaturale. Tutto in attesa che qualcosa di più grande avvenisse, e quel qualcosa aveva a che fare con le fotografie di quei ragazzi che gli aveva mostrato tempo prima. Li aveva studiati, conosceva i loro punti deboli ed era pronto a fare quello che gli era stato detto. Alla fine, erano loro i cattivi.
Ma poi non riuscì più a tenere gli occhi aperti, e crollò in un sonno agitato.

 

Era in una casa con una manciata di persone, e stava ridendo e scherzando con loro, ma non riusciva a focalizzarsi sui loro volti, i particolari continuavano a sfuggirgli. Prese in mano una fetta di pizza dal tavolo lì a fianco, le diede un morso e poi si voltò. Appoggiati ad una parte c'erano due ragazzi. Lui, alto e muscoloso, aveva il volto confuso, ma la ragazza che gli stava a fianco aveva un bel viso sorridente, lo stava fissando coi suoi grandi occhi e ridacchiava col suo amico. Allora John le sorrise di rimando, perchè semplicemente non poteva farne a meno.
 

Si voltò sul materasso duro e avvicinò il viso alla parete, mezzo addormentato e mezzo sveglio. Al piano di sopra si sentì qualcuno che sbatteva una porta; probabilmente Jedekiah stava uscendo per qualcuno dei suoi affari. Chiuse di nuovo gli occhi e ricominciò a sognare.
 

Sta volta era in mezzo ad una strada, un quartiere grigio e anonimo. Tutto attorno a lui una pioggerellina lieve bagnava i passanti. O, meglio, attorno a loro. Aveva a fianco a se la ragazza di prima, e lei gli stava parlando. Si concentrò per capire le sue parole, ma era tutto troppo strano... Prima che potesse capire cosa stava dicendo si era già avviata in mezzo alla strada, senza notare il taxi giallo, unica macchia colorata in mezzo a quel grigiume, che arrivava a tutta velocità alla loro sinistra. Provò una sensazione strana, una stretta al cuore, e si buttò sulla ragazza per toglierla dalla strada. Caddero entrambi a terra, e quando si guardarono c'era qualcosa di nuovo nello sguardo di lei, ammirazione, un briciolo di paura, e qualcosa che somigliava all'affetto. John sentiva che dentro di se le emozioni erano le stesse, ma non aveva senso: non conosceva questa ragazza. Eppure, quello che sentiva era chiaro come la luce del sole.
«Perchè nascondi tutto quel coraggio?» furono le uniche parole di lei che era riuscito ad assimilare. E poi, prima che potesse ritornare a chiedersi perchè gli stava succedendo tutto questo, lei gli si era avvicinata. Aveva sentito il suo respiro lieve sulle labbra, simile ad una carezza, prima che premessero sulle sue. Tutto quello che aveva provato fino ad ora era ridicolo confronto a questo. Era come se il suo cuore, prima stretto in una morsa d'apprensione, si fosse aperto e scaldato con quel bacio.

 

Ma cosa diamine stava succedendo? Perchè sembrava tutto maledettamente reale? Non poteva essere successo davvero, non aveva mai visto quella ragazza in vita sua e non poteva davvero averla baciata. Eppure si sentiva così... solo, senza di lei, come se gli mancasse terribilmente qualcosa a cui non riusciva davvero a dare un nome. Affondò il viso nel materasso, non esattamente conscio di quel che sarebbe successo appena avesse chiuso nuovamente gli occhi.
 

Ora era agitato, il cuore gli batteva veloce e un rivolo sottile di sudore gli bagnava la schiena, nonostante la temperatura fosse bassa. Si trovava sul tetto di un palazzo, e di fianco aveva di nuovo la ragazza dai capelli ricci che pareva proprio non volerlo lasciare in pace quella notte. 
Prima che potesse anche solo guardarsi intorno si ritrovò a guardarla in viso. L'incarnato color cioccolato, gli occhi impauriti, i ricci per una volta raccolti, così familiare ma ancora così nuova. E poi ecco la sua stessa voce: «Sai qual è stata la parte migliore dell'essere umano?» le mise le mani attorno al viso, cercando di calmarla. Ora che anche lui si stava concentrando su di lei era un po' meno nervoso, e non ebbe tempo di capire che nelle sue parole c'era qualcosa che non andava. «Tu». E poi le loro labbra erano di nuovo insieme, e il tempo sembrò fermarsi.

 

«Astrid!» gridò, svegliandosi dal sogno. Si tirò a sedere all'improvviso, scosso da quella rivelazione.
Allora non era sempre stato così, c'era stato un prima. E questa Astrid ne faceva parte. Forse era stata lei ad averlo salvato. Doveva trovarla.
E rimase così, in una stanza vuota e con il suo nome sulle labbra, ma niente di più.

  
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