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Autore: Kokky    24/07/2008    7 recensioni
Haine avrebbe detto di accedere una siga, anche se così gli altri avrebbero potuto rintracciare la loro posizione.
Tanto meglio, avrebbero ammazzato un po’ di persone.
Ma Bado così non ce la faceva. Non da solo.

[Haine x Bado x Haine]
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Abitudine tra noi

è un soggetto da evitare

tra le frasi di dolore, gioia e desideri

Abitudine – Subsonica

 

 

But could be we be together
outside of
time as well as inside?

 

Buio. Odore di chiuso, in quella catapecchia. E tanto tanto buio.

Bado non riusciva a vedere niente, nemmeno la sua cicatrice sulla mano. C’era solo quella fastidiosa coltre scura. Avrebbe tanto voluto avere Haine accanto.

Così vicino che, anche senza luce, avrebbe potuto sentirlo muovere, respirare, vivere. Chiudere le palpebre, schioccare la lingua impaziente, brontolarsi sottovoce.

E invece era solo, in quel buio senza stelle né piccole fiammelle di luce. Né lucciole o sprazzi di fuoco.

Haine avrebbe detto di accedere una siga, anche se così gli altri avrebbero potuto rintracciare la loro posizione.

Tanto meglio, avrebbero ammazzato un po’ di persone.

Ma Bado così non ce la faceva. Non da solo.

 

 

Haine e Bado sedevano su un tetto della palazzina del bar.

A guardare quella colonna scura che si ergeva dal centro della città fino al cielo.

Il rosso fumava, come al solito.

Haine stiracchiò le braccia, sbadigliando per le ore di sonno perse. Bado ne approfittò per intrappolarlo in un abbraccio da dietro, stringendo il torace asciutto del ragazzo.

L’albino sbuffò, sibilando qualcosa simile a “Mi soffochi, così.”

Bado non ci fece caso.

Appoggiò la testa sulla spalla dell’altro, per osservare meglio lo scorcio di città visibile dal bordo del tetto: palazzi e grattacieli, l’obelisco nero, il cielo che iniziava ad albeggiare.

« Ti sembra normale abbracciarmi? » chiese Haine dopo qualche minuto.

Ora sopra di loro vi era una distesa azzurra punteggiata da qualche nuvola.

« Che c’è di male? » rispose Bado, stringendolo più forte.

« Questa è una cosa che si fa fra... » borbottò l’albino, interrompendosi.

Il rosso ghignò, mordendogli il collo sotto il collare, com’era solito fare da un po’ di tempo.

Haine strinse le labbra, chiudendo gli occhi. Resistere era sempre più difficile.

Quasi impossibile.

« Smettila! » sbottò quando Bado cominciò a mordicchiargli l’orecchio.

Il rosso sospirò e rimise la testa sulla sua spalla, tenendolo ancora fra le sue braccia.

« Senti... » mormorò dopo un altro po’ l’albino.

« Sì? »

« Dovresti togliere queste braccia. » disse con voce rauca.

Bado si spostò, sciogliendo l’abbraccio con un lamento triste.

« Mi serviva solo a non cadere. » sussurrò il rosso, e Haine fu certo che non parlava di un salto nel vuoto da quel tetto. L’albino lo vide osservare di nuovo la colonna nera.

« Beh, puoi prenderti la mano. Ma non il braccio. » rispose Haine tendendo la destra al rosso.

Bado la strinse e poi si catapultò su di lui, stritolandolo in un nuovo abbraccio.

 

 

Avanzò in quella oscurità fastidiosa e pesante. Bado si rigirò la pistola fra le mani, sfregando il pollice con la parte superiore.

Ogni passo fatto era un poco più vicino all’Inferno [ o al Paradiso ], sprofondava in quella macchia di nero. Eppure doveva continuare, pur sentendo l’ansia crescere e dilatarsi a dismisura.

Sentiva il sentore di sangue, in quel buio.

Riuscì a ghignare ripensando a tutte le sparatorie fatte con Haine contro vari boss. Oh, il richiamo della pistola era tentatore, si faceva sentire sempre.

Lo chiamava.

Presto avrebbe ceduto. E sarebbe stato solo Inferno per gli altri, e Paradiso per lui...

Per lui e Haine.

 

 

L’inverno gelido era arrivato. Bado indossava un cappotto imbottito per resistere al freddo.

Passò dal bar vicino al negozio, dopo aver finito il turno, e prese due croissant alla marmellata.

Entrò nella chiesa fischiettando, dove trovò facilmente Haine: dormiva su una delle panche marroni vicine all’altare, con le mani infilate nelle tasche della giacca scura.

Bado lo osservò per qualche minuto, con un sorrisetto sul volto, poi l ’altro si svegliò.

« Ehi. Ti ho portato qualcosa! » chiocciò il rosso, mostrandogli il pacco bianco.

Si sedette accanto all’albino, prendendo i croissant e offrendogliene uno.

« Odio i dolci. » sibilò Haine, osservando disgustato la sfoglia marroncina della sua ‘cena’.

« Non importa. » rispose Bado, addentando il suo. Era ancora fumante, perfetto in una giornata come quella, fredda e umida.

Haine biascicò qualcosa e poi lo mangiò in pochi bocconi.

Il rosso finì il suo, lanciando un’occhiata divertita ad Haine, che lo osservava con intenti omicidi.

« Che si fa oggi? Uccidere qualcuno è diventata un’abitudine, variamo! » chiese Bado.

« Non saprei. »

Il rosso ghignò, passando un braccio dietro le spalle dell’albino. « Io avrei un’idea. »

Ma Haine non gli aveva offerto tutto il braccio, solo la mano.

Lo squadrò riluttante.

L’albino non era abituato a... tutto quello. A una corte spietata. A delle attenzioni che non puntassero al suo Cerbero.

Avrebbe voluto dire “Smettila”. Eppure non fiatò; rimase a guardarlo con gli occhi rossi sbarrati e le labbra serrate.

Bado allora si avvicinò, toccando con il suo naso quello dell’altro.

« Un bacio all’eschimese. » sussurrò con una punta d’allegria nella voce.

Poi lo baciò.

Non sarebbe caduto. Non sarebbe più rimasto solo, così.

Bado fu felice.

 

 

Ora invece era solo. In quel buio senza fine, ad avanzare silenziosamente, con in mano la sua pistola.

L’aveva trovata nella camera di Haine e se n’era impossessato sin da subito. Come ricordo dell’albino.

La teneva sempre con sé, stretta nella mano destra, per perseverare. Per continuare a camminare in quell’oscurità, fino ad arrivare alle scale.

Lì sarebbe sceso.

 

Sentì un fruscio di vestiti, poco distate alla sua destra. Cercò di centrare il bersaglio, sparando il suo primo colpo con la pistola di Haine.

Un gemito di dolore si espanse nell’aria, scemando velocemente. Ritornò tutto silenzioso.

Bado fece alcuni passi verso il punto dove aveva sparato, per trovare l’uomo appostato.

Fu lì che vide le scale.

 

 

La camera di Haine era ordinata. Essenziale nei suoi mobili, pulita, con pochi oggetti in più.

C’era un poster appeso, raffigurante un’esplosione blu. Alcuni libri poggiati sul comodino, con delle riviste mai lette. E poi c’era un tappeto rosso.

Morbido al tatto, ricopriva una parte del pavimento bianco, attaccato al letto a una piazza.

Haine sedeva lì spesso, rimuginando con aria contrita.

Bado lo osservava dallo stipite della porta con un sorriso. L’albino si accorgeva di lui solo se accendeva una sigaretta.

Alzava il viso annusando il fumo acre, socchiudeva gli occhi rossi e piegava le labbra in un ghigno. Lo invitava ad entrare.

Bado si sedeva accanto a lui e lo baciava, fremente. Scivolavano sul tappeto, avvinghiati...

Eppure l’ultima volta che entrò in quella stanza non vi trovò più Haine.

Ma solo il vuoto. E la confusione lasciata dagli aggressori.

Tutto era sparpagliato a terra. Alcuni fori di pallottola spiccavano sul muro chiaro, uno aveva colpito il poster.

E la pistola di Haine era sul tappeto rosso.

Bado la raccolse, accoccolandosela al petto, poi cadde.

Si sistemò sul tappeto in posizione fetale, con i capelli rossi sparpagliati a fargli da cuscino, stringendo a sé spasmodicamente, invece di un orsacchiotto, un’arma da fuoco.

Era di nuovo solo.

 

 

Una leggera luce si intravedeva dal piano superiore; fuoriusciva dalla porta in fondo alle scale.

Bado osservò quell’alone giallognolo che sfuggiva da sotto il legno, quell’agognato colore in mezzo al buio.

E fu allora che sparò all’uomo accanto a sé, colpito prima di striscio, alla testa. Poi si accese una sigaretta, volgendosi verso l’oscurità profonda e misteriosa. La fiammella dell’accendino tentennò, si spense; la punta della sua valvola di sfogo invece sfrigolò.

Divenne rossa, un puntino colorato in quel buio; così vicino alle scale.

Bado alzò la pistola.

E li uccise tutti.

Quegli infami scagnozzi nascosti nel buio l’avevano fatto passare, per fargli vedere la luce e poi sopprimerlo.

Oh, era stato più veloce lui. Cadevano a terra con un tonfo, perdendo sangue scarlatto e esalando i loro ultimi respiri. Si sentiva il tanfo [ profumo ] della Morte.

Quando ci fu solo silenzio, scese.

I gradini erano ripidi. La luce sempre più vicina... sentiva un afflusso di ricordi infrangere la barriera della mente, invadendola.

C’erano lui... lui ed Haine.

 

 

Vedeva la sua cicatrice sulla mano. Intanto il mondo impazziva.

Nell’aria si sentivano spari e urla, Haine uccideva chiunque gli finisse sotto tiro.

Lo colpirono al torace. Bado si precipitò da lui... ancora non sapeva, non conosceva.

L’albino continuava a combattere. Il rosso squadrò la sua maglietta sbrindellata e notò che la pelle... la pelle era intatta, bianca.

Non vi era alcun segno.

 

 

Tanti piccoli bambini tremavano davanti a loro, stringendosi stretti fra le loro esili braccia. Avevano paura. Così tanta che trapelava indomita, raggiungendolo.

Voleva rassicurarli, li avevano salvati... sarebbe andato tutto bene.

Si voltò verso Haine e notò i suoi occhi rossi sbarrati. Ricordava anche lui il terrore.

Il collare di Cerbero formicolava sul collo.

Bado vide le sue iridi oscurarsi.

 

 

L’osservò girarsi nel sonno, sotto il lenzuolo chiaro. Bado sogghignò e gli carezzò la testa bianca.

Adorava l’espressione rilassata di Haine, che mostrava solo dormendo.

Il rosso pensò che era un privilegio, vederla. Un qualcosa di prezioso, da tenere nascosto agli altri; un tesoro segreto.

Ed era tutto suo.

Bado lo baciò, facendolo svegliare.

« Non ti è bastato prima? » mugugnò l’altro, assonnato.

« No. Voglio vedere ancora la tua faccia eccitata. » sibilò il rosso, sovrastandolo.

 

 

... affogare non è perdersi.

Cadere nella disperazione sì. Bado si aggrappava ad Haine, mentre facevano sesso.

[ Amore ]

Lo stringeva fra le braccia, mordendogli ogni tanto il collo, e non lo lasciava più.

Rimanevano attaccati, pelle contro pelle, con gli occhi che sfuggivano.

Poi, a un certo punto, Haine lo scostava, prendeva il comando. Era lui a sovrastarlo.

E Bado affogava nella sua bocca.

 

 

Bado era davanti alla porta. In una mano teneva saldamente la pistola, con l’altra afferrava la maniglia, senza aver il coraggio di aprire la porta.

Inspirò, poi aprì.

Erano lì ad aspettarlo. Sapevano che sarebbe venuto; altri scagnozzi a impedirgli di arrivare da Haine [ La mano a cui aggrapparsi... la Luce ], messi in mezzo alla sua battaglia.

Aveva già caricato la pistola, con un balzo sfuggì alla prima raffica di pallottole, poi si nascose dietro un pilastro che reggeva il tetto. Erano nelle fondamenta.

Fece una smorfia stizzita, poi uccise due uomini, si voltò e ne prese un altro paio. Colpì la testa di quelli caduti, per farli morire in fretta; caricò di nuovo, puntò, ferì, tolse la vita.

Tutto scemava davanti a lui.

Tutto crollava, morendo. Cadeva e mai più risaliva.

 

 

« Mi stupisci sempre, Bado. È come se... ti sforzassi a trovare sempre qualcosa di nuovo. »

Il rosso si girò con un sorriso, la sigaretta fra le labbra. Aspirò un ultimo getto e poi la buttò a terra. Non rispose.

« Sì, lo fai! » borbottò Haine.

« Così non ti stufo. » mormorò Bado, osservando il cielo. Erano di nuovo sul tetto.

« Eh? » chiese l’altro, non capendo le parole sussurrate dal rosso.

« L’abitudine non fa per me. » disse lui invece.

Haine si trovò d’accordo.

« Non fa per noi. » continuò Bado « Immagini una vita sempre uguale, monotona? Anche delle sparatorie ci si può annoiare. Cerco di innovare. »

« In tutto. » sospirò l’albino, pensando a una giornata senza casini né uccisioni. Senza Bado.

Una vera noia.

Haine chiuse gli occhi, per non vedere ancora quell’obelisco nero.

Il rosso lo abbracciò da dietro, soffiandogli sull’orecchio.

« Mai un attimo di quiete. » sbottò l’altro.

« Oh, no. La pace prelude la noia. Qui vogliamo solo l’Inferno. » scherzò Bado.

« E se il nostro Inferno fosse proprio la pace... la calma perenne? » domandò Haine.

« Allora siamo fottuti. Abbiamo ucciso troppe persone per finire in Paradiso. » rispose il rosso.

« Quindi il nostro Paradiso è la vita. Questa non-abitudine. » concluse l’albino.

Dire “stare con te” sarebbe stato troppo sdolcinato.

 

 

Superò i cadaveri bagnati [ lavati ] nel sangue, continuando ad avanzare in quella sala gigantesca. Alla fine c’era un porta spalancata, lì doveva esserci Haine.

Caricò di nuovo la pistola, aveva portato abbastanza munizioni da uccidere un centinaio di persone.

Ora l’avrebbe salvato.

E ucciso chi se l’era ripreso, portandolo lì sotto, per fare esperimenti sul suo corpo. A tentare di governare il Cerbero, per usarlo come arma.

Si appoggiò al muro accanto alla porta, appiattendosi. Sporse un po’ il volto per vedere all’interno della stanza successiva.

Vi erano apparecchiature moderne, un grande pannello di controllo dove una donna tastava e spingeva per pianificare tutto, una vasca a forma di boccia ripiena da un liquido verde.

Lì c’era Haine, immerso totalmente, collegato al pannello da fili attaccati in varie parti del corpo. Nudo e inerme.

Bado fremette.

La donna continuava a lavorare, attorniata da tre infermieri che seguivano tutti i suoi ragionamenti e un uomo che guardava con interesse la vasca.

« Giovanni caro... » disse quella, con voce stucchevole e un qualcosa di folle « Elimineresti il parassita? »

Bado sbarrò gli occhi, l’uomo si voltò verso di lui e avanzò lentamente, con in mano una pistola. Il rosso alzò la sua arma, non uscendo allo scoperto.

Sparò per primo, Bado. Non avrebbe dovuto fumare... così sarebbe stato irrefrenabile.

Ma Haine era un buon motivo per uccidere.

Riaprì il fuoco, colpendolo alla spalla. Stava attento a non farsi colpire, nascondendosi dietro il muro. Giovanni entrò nella sala, Bado ne uscì fuori, andando in quella della vasca.

Si mise dietro una di quelle attrezzature moderne, caricò la pistola.

L’uomo salì sopra il tavolo, sparando. Il rosso sfuggì a quelle pallottole veloci, ricordandosi che lui era in un liquido verde.

Ma Giovanni era più veloce, e lo colpì a una gamba, facendolo piegare; poi prese la sua maglietta con la mano sinistra, tirandolo a sé.

« È l’ora di morire. » disse l’uomo a Bado, puntandogli la pistola sulla testa. « Sarò buono... ultimo desiderio? »

Bado stava per rispondere: “Posso fumare un’ultima siga?”, poi cambiò idea: « Voglio andare in Paradiso. Ho portato l’Inferno, desidero poter continuare a farlo. » mormorò il rosso, chiudendo gli occhi.

Giovanni non fece domande. Strinse il grilletto; sparò.

Sangue scivolava dalla testa di Bado, mentre lui si spegneva scivolando a terra.

Eppure non sarebbe davvero caduto.

Quasi come se avesse percepito tutto, la cavia per l’esperimento ebbe uno spasimo. Un moto di vita prima della morte.

Poi anche Haine morì.

[ La Luce, La mano... ]

Sfiorì in quel liquido verde, facendo cacciare un urlo folle alla dottoressa Einstürzen. Il suo prezioso successo era svanito.

Haine seguì Bado.

 

 

Tanti cadaveri formava un tappeto rossiccio, sanguinolento, disteso sotto i loro piedi.

Haine e Bado si presero per mano, ghignando e estraendo le pistole.

« Deve essere il Paradiso, questo. » disse l’albino.

« Oh, sì. » rispose il rosso.

Erano di nuovo insieme. Potevano finire all’Inferno, trovandosi l’uno accanto all’altro?

Impossibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N/A:

 

Scrivere 2430 parole su Dogs, che non conosciamo ancora bene, è stato davvero pazzesco. Ho dovuto un po’ inventare e immaginare. Però è stato... piacevole, sì.

È un po’ mia, questa shot.

Il titolo l’ho scelto dopo, è uno delle flavour, ma credo che sia abbastanza azzeccato, dai.

Ringrazio Val per il suo aiuto... mi ha fatto notare le sbavature e ha corretto pure *^*

Che Dogs si possa espandere per il mondo!

Recensite numerosi XD

 

 

P.S: Voglio ringraziare chi ha recensito l’altra shot su Dogs: kiromi, lisettaH, lily88, Naoto, ColdFire e Tinebrella. E i preferiti: Naoto e ScarletDragonfly.

 

   
 
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