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Autore: nutsandginger    06/05/2014    4 recensioni
Harry/Louis | HighSchool!AU | 2.4K parole | Si parla di depressione e suicidio.
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C’è un ragazzo che prende il mio stesso autobus
,
che ha gli occhi blu più chiari del lago dove 
i bambini vanno a giocare.
Mi siedo due posti dietro di lui e penso che sia bellissimo.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Oltremare

 

C’è un ragazzo che prende il mio autobus, 

che ha gli occhi blu più chiari del lago dove 

i bambini vanno a giocare.

Siede con i suoi amici e ride per
le piccole cose.

E quando i suoi amici stanno in silenzio,

lui guarda fuori dal finestrini.

Mi siedo due posti dietro di lui e penso
che sia bellissimo.

 

C’è un ragazzo che prende il mio autobus, 

che riesce a essere allegro

anche alle sette del mattino.

Siede con i suoi amici e li concede

sorrisi vuoti e porta le maniche lunghe

anche in piena estate.

Mi siedo due posti dietro di lui
e penso che sia bellissimo.

 

C’è un ragazzo che prende il mio autobus, 

che ha gli occhi blu e vuoti, 

come il lago dove i bambini

non giocano d’inverno.

Siede con i suoi amici e fissa il cellulare

e quando loro dicono qualcosa di divertente,

lui non ride più.

Siedo due posti dietro di lui
e penso che sia bellissimo.

 

C’era un ragazzo che prendeva il mio autobus
e che è stato trovato dai suoi genitori,

dopo essersi sparato un colpo di pistola.
Ha scritto una lettera a i suoi amici
dicendo che voleva bene a tutti,
ne ha scritta una ai suoi genitori
per chiedergli scusa.

 

E ha scritto anche una triste lettera
al ragazzo seduto due posti dietro di lui
sull’autobus, dicendogli che lo trovava bellissimo.

 

 

Fermo la riproduzione casuale sul mio iPod scheggiato e salgo sull’autobus. Mi metto alla ricerca di un posto dove sedermi che trovo in fondo al bus, dietro a quattro ragazzi che ridono sonoramente. Rimetto le cuffie e la voce di John Mayer mi calma i nervi. 

Sono abituato ormai a dormire poco la notte, tormentato dai ricordi di mia madre. E' lei la causa per cui ora mi ritrovo in una nuova città, lontano dal piccolo paese di provincia in cui sono cresciuto, insieme a mia sorella Gemma, uno stipendio a sfamarci entrambi. Ma in fin dei conti è solo mia la colpa. Sono stato io che, ingenuo come un tredicenne dovrebbe ancora essere, ho confidato a mia madre quanto mi piacesse ammirare il giardiniere dei vicino, quello che tagliava l'erba a petto nudo ogni domenica. Sono stato io che ho creduto che mia madre, nonostante la grande fede che la caratterizzava, potesse appoggiare la scelta di innamorarsi di un uomo.

Al brano calmo di Mayer ne segue uno pop, probabilmente di qualche giovane band emergente e questo mi trascina fuori dal fango dei miei pensieri, facendomi imprecare contro la musica schifosa che Gemma continua a caricare su quello che dovrebbe essere il mio iPod.

Una risata cristallina arriva alle mie orecchie, superando anche il volume della canzone e mi fa alzare lo sguardo sul gruppo di ragazzi seduti poco più avanti di me.

Quanto mai l’avessi fatto.

Due occhi di un azzurro intenso stanno ridendo, coinvolgendo tutto il viso e ipnotizzandomi completamente. Quelli che possono tranquillamente essere definiti pezzi di cielo, appartengono a un ragazzo di bassa statura, seduto al centro del gruppo. Deve avere appena detto qualcosa di esageratamente divertente perchè tutti i suoi amici stanno ridendo, chi battendo le mani, chi trattenendosi la pancia, chi emettendo dei suoni strozzati diventando rosso in viso.

Eppure tra tutti quei sorrisi, ne noto realmente solo uno. Il più bello e il più triste.

Il bus si ferma e scendo insieme al ragazzo dagli occhi blu.

Mi fermo davanti ai cancelli della scuola e tiro un sospiro. Non esiste cosa migliore che cambiare scuola a metà anno.

Ingoio forzatamente la saliva e mi addentro nell’edificio.

 

“Harry vedi di muoverti altrimenti perderai l’autobus!” urla mia sorella dalla stanza accanto.

“Esco ora, Gemma. Tu ricordati di fare la spesa” rispondo afferrando la tracolla e le chiavi.

Chiudo la porta di casa e mi avvio alla fermata.

L’abitudine mi porta a cercare nelle tasche il mio iPod ma realizzo che lo devo ancora ritirare da Nick, il ragazzo che abita in fondo alla mia stessa via. L’ho conosciuto a fisica il giorno prima e si è offerto di ripararmi lo schermo rigato in cambio di un aiuto per la prossima verifica sui componenti chimici. 

L’autobus arriva e mi siedo al mio solito posto in fondo, guardando le case che sfrecciano veloci fuori dal finestrino.

Non ho alcuna voglia di andare a scuola.

Appena sono entrato nell’edificio mi è sembrato di essere finito in una puntata di un qualche telefilm per ragazzi, dove le cheerleader ti squadrano dalla testa ai piedi prima di cacciare la lingua in bocca a qualche giocatore di football. I professori sono totalmente svogliati e non cercano neanche di mantenere attenti gli studenti.

Per fortuna ho la maggior parte delle lezioni in comune con Nick, l'unico che si è degnato di rivolgermi la parola. È molto simpatico e conosce la maggior parte delle band che ascolto. Gli ho parlato del ragazzo dagli occhi blu e lui mi ha detto che è il capitano della squadra di football, ma che sta sempre con i suoi tre amici e con nessun altro. Mi ha detto anche che suo padre è Mark Tomlinson, un ricco investitore conosciuto in tutta Londra che quando ha scoperto che Louis aveva bruciato una lezione, lo aveva picchiato talmente forte da farlo venire a scuola il giorno dopo coperto di lividi.

Nick alla fine mi ha detto di starci alla larga, che non è un ragazzo sano. Non ho capito cosa intendesse e ho rivolto la mia attenzione a qualcosa fuori dalla piccola finestra dell'aula.

Il resto del tragitto verso scuola lo passo fissando il ragazzo con gli occhi blu e il suo sorriso più accennato delle altre mattine, come le occhiaie sotto quegli occhi stupendi.

L'autobus frena improvvisamente e il cellulare scivola fuori dalla mia tasca, cadendo sul pavimento. Faccio per piegarmi a raccoglierlo, ma una piccola mano lo raccoglie prima di me, porgendomelo timidamente. Alzo lo sguardo e il mio cuore salta un battito.

Louis è in piedi di fronte a me, avvolto in una felpona che lo rende ancora più piccolo, nonostante il caldo insistente di metà maggio.

Mi accorgo dalla sua espressione stranita che lo sto fissando da troppo e tossisco un “Grazie” abbassando lo sguardo e maledicendomi in ogni modo possibile.

Cercando di distrarmi dalla voglia di guardare nuovamente Louis, controllo il mio cellulare, assicurandomi che non si sia crepato.

Prima di entrare in classe, riesco a vedere ancora una volta il sorriso di Louis e non posso fare a meno di chiedermi come un sorriso possa essere così bello e allo stesso tempo così triste.

A letteratura Nick mi restituisce l’iPod riparato e mi dice che mi ha caricato delle canzoni che potrebbero piacermi. In cambio lo invito a casa mia quel pomeriggio per studiare chimica.

 

Gli Imagine Dragons stanno urlando nelle mie orecchie che dentro tutti noi c’è un demone buio e oscuro e non trovo una canzone più adeguata per descrivere Louis quella mattina. Sono ormai abituato a vederlo sorridere nonostante le occhiaie, ad immergermi nel mare agitato dei suoi occhi che ogni mattina sono sempre più scuri.

Stamattina invece stento a riconoscerlo.

I suoi occhi sono quasi neri e indossa una felpona di almeno due taglie di troppo. Le guance sono incavate, le sue labbra secche e martoriate dai canini sporgenti e le occhiaie sono più scure e profonde che mai.

I suoi amici ridono come sempre e cercano di coinvolgerlo, ma lui si limita a sorridere tristemente ogni tanto. Perlopiù guarda fuori dal finestrino come un marinaio disperso nelle onde di un oceano troppo grande per la sua barchetta.

Nonostante il suo aspetto disastrato, riesco a vedere in lui ancora qualcosa di assolutamente fantastico.

Nick è più nervoso del solito, mentre nel piccolo parco vicino alla via dove abitiamo, gli spiego per l’ennesima volta un argomento di fisica che proprio non riesce ad entrargli in testa. Ad un certo punto inizia a scuotere la testa e propone una pausa. Ne approfitto per chiedergli chiarimenti sul comportamento di Louis e lui mi risponde che non sa niente, agitandosi visibilmente sul posto. Mi limito ad annuire un po’ deluso e mi sdraio sul prato morbido.

Finito di studiare ci rilassiamo un po' al sole, fumando due o tre sigarette e scambiandoci opinioni su band indie sconosciute alla maggior parte delle persone. Poi dal nulla, Nick mi chiede cosa provo per Louis. Gli rispondo che non lo so e che non voglio pensarci. Lui annuisce pensieroso e schiaccia sull'erba il filtro consumato della quarta sigaretta.

 

Stamattina sono piuttosto di cattivo umore e le urla isteriche di mia sorella che non trova il suo paio di chiavi e l’assenza di Louis e dei suoi amici in bus non hanno contribuito a un miglioramento.

Sull'autobus la pioggia e i Green Day calmano un po’ i fulmini nei miei occhi e guardo insistentemente i sedili davanti a me. È la prima mattina che non vedo Louis e solo ora mi accorgo di quanto il suo sorriso e i suoi occhi di tutte le sfumature del mare e del cielo mi aiutassero ad affrontare la giornata.

Arrivo a scuola e piove talmente tanto che, nonostante abbia corso come un pazzo, arrivo in classe fradicio.

Nick mi viene subito incontro con un’espressione devastata. Le occhiaie sono scure e profonde sotto gli occhi lucidi e le unghie che si sta mangiucchiando nervosamente sono ormai quasi inesistenti.

Sento una strana sensazione all’altezza della bocca dello stomaco, ma la ignoro e chiedo spiegazioni. Un’annuncio del preside interrompe Nick e invita tutta la scuola a recarsi in auditorium per Tomlinson Louis. Nick mi afferra per il braccio e mi trascina con di lui.

Non vedo Louis da nessuna parte.

E qualcosa scatta nella mia mente.

Nick si gira verso di me e mi guarda con la stessa espressione con cui mi ha guardato mia sorella appena ci fummo trasferiti, pena e dispiacere. Un mix che ho sempre odiato, soprattutto se rivolto a me.

Mentre corro fuori da scuola, sbatto le spalle più volte contro quelle dei miei compagni. Nella mia testa le immagini del viso di Louis scorrono veloci. I sorrisi finti, gli occhi ghiaccio con solo un accenno di vita che piano piano si è spento. Tutto.

Arrivo nel parco vicino alla scuola e urlo. Urlo come non mi sono permesso di fare dopo essere stato cacciato di casa. Cado in ginocchio e batto i pugni sull’erba bagnata, non prestando attenzione alle nocche che iniziano a sanguinare.

E mi sento veramente stupido.

Stupido perchè mi sono innamorato di Louis, del suo sguardo, senza neanche accorgermene. Mi sono innamorato per la prima volta e l’ho fatto di una persona a cui ho rivolto solo un ‘grazie’.

E tra le urla mi scappa anche una risata, forse un po’ isterica, quando penso che in realtà non avevo assolutamente bisogno di parlargli per capire com’era, per sapere cosa gli piaceva e conoscere la sua storia. Dal momento in cui l’ho guardato per la prima volta, ho riconosciuto in lui un me più piccolo che affronta la vita, appena cacciato da casa da sua madre. Ho ritrovato le mie lacrime nei suoi occhi e ho rivisto sulla sua bocca fine un urlo di aiuto, una richiesta di salvezza da una vita troppo soffocante. Lo avevo davanti a me mentre si sgretolava e non ho fatto niente. Ho assistito ai pezzi della sua anima che a poco a poco abbandonava quel corpo, troppo piccolo e stretto per contenerla.

Il temporale di stamattina è cessato e l’erba su cui mi sono sdraiato è ancora bagnata, ma non mi interessa. Non so quanto tempo sia passato dalla mia fuga nel parco, in ogni caso ne è passato abbastanza perchè le mie nocche smettessero di sanguinare e una potente emicrania apparisse.

 

I cinque giorni seguenti li passo chiuso nel silenzio. Non mangio quasi niente e quel poco che riesco a ingurgitare, lo vomito poco dopo. Dormire è quasi diventato impossibile e quei pochi momenti in cui il mio cervello cede e si spegne, la mia anima distrutta prende il sopravvento, facendo riaffiorare tutti i brutti ricordi. Non so se mi tormenta di più la sua morte o i demoni del mio passato che questa ha liberato.

Oggi dovrebbe esserci il suo funerale ma non ho alcuna intenzione di presentarmi.

Il cellulare vibra sul comodino e so che è l’ennesimo messaggio di Nick, un altro tentativo di farmi uscire da quelle quattro mura in cui mi sono rinchiuso. Mi dice di raggiungerlo al parco, che è importante.

In qualche modo riesce a convincermi e con la tuta larga che ho già addosso incontro Nick allo stesso parco che ha assistito al mio dolore pochi giorni fa.

Lui mi saluta con un abbraccio veloce e mi chiede come sto. Faccio un sorriso stanco e “Sono stato meglio” rispondo.

“Sai, Louis è davvero una brava persona infondo” inizia, dopo aver fatto il primo tiro dal drum appena rollato. Quando con una risata triste si corregge “Era”, sento la bile iniziare a salire, ma la ignoro e faccio un respiro profondo.

“E credo di essere felice che se ne sia andato, anche se questo ha significato perdere il cugino migliore che si possa avere”. 

E dopo questa confessione, ne uscirono altre mille dalla bocca di Nick. 

Louis era gay e il giorno in cui aveva deciso di dirlo alla sua famiglia, era stato il suo ultimo giorno felice. Suo padre gli aveva gridato contro quanto fosse sbagliato e contro natura e che non avrebbe accettato un figlio frocio. Louis da quel giorno aveva iniziato a non mangiare, a fumare sempre di più, a bere pesantemente e occasionalmente drogarsi. Tutto per cercare di alleviare il dolore che tormentava il suo stomaco e la sua mente. Era sempre stato Nick ad andarlo a recuperare nei locali più malfamati di tutta la città quando non riusciva più a stare in piedi. Nick si era caricato sulle spalle un po’ del peso che Louis doveva sopportare, ma non era bastato e Louis aveva deciso di mettere fine alla sua vita.

Più Nick parla, più l’istinto di rimettere cresce. Non riesco a trattenerlo e interrompo il suo fiume di parole, piegandomi in due e vomitando anche l’anima. Nick mi tiene la testa, accarezzandomi la schiena e sussurrandomi che devo stare calmo, va tutto bene, tutto si sistemerà.

Una volta tranquillizzato, mi siedo all’ombra di un albero, tenendomi la testa tra le mani e iniziando a singhiozzare. Nick mi segue e riprende le carezze sulla schiena, stringendomi a se.

“Harry, ascolta, io tutte queste cose non avrei voluto dirtele perchè so che fa male” inizia a parlare con la voce un po’ rotta. Sollevo lo sguardo e vedo che anche lui ha iniziato a piangere. 

“Louis ha lasciato alcune lettere, una di queste era indirizzata a me e mi chiedeva di raccontare tutto al ragazzo riccio con gli occhi verdi che sedeva dietro di lui !!br0ken!! Mi ha scritto che avrei dovuto dirti tutto perchè credeva che tu potessi capirlo, anche se non so davvero come dato che non vi siete mai parlati.” conclude con una risata troppo triste per essere definita tale.

Louis con un solo sguardo aveva capito tutto di me e aveva anche fatto il mio nome in una lettera.

“Questa è per te” mi dice, alzandosi e porgendomi una busta. Sento nuovamente la bile apparire in bocca ma cerco di non farci caso e saluto Nick che mi lascia solo.

Solo con la busta.

La osservo attentamente, cercando di ritardare il momento in cui dovrò aprirla. È bianca e semplice e dietro c’è scritto frettolosamente ‘Harry’ e il mio cuore manca un battito.

Mi decido ad aprire la busta e inizio a leggere la calligrafia leggermente infantile e disordinata.

Chiudo un attimo gli occhi, inspiro ed espiro profondamente, per poi sorridere tristemente.

 

Grazie per avermi donato uno sguardo verde speranza ogni mattina.

Hai mai creduto nei colpi di fulmine? Beh, io si.

Ti amo, Harry Styles.

Sorridi più spesso che sei bellissimo.

Tuo Louis.

 

– 

Parto dal presupposto che ho scritto tutto di botto, senza ricontrollare altrimenti avrei cancellato tutto quanto.
Non ho idea da dove mi sia uscita, ho avuto un flash, ho preso carta e penna ed è uscita tutta ‘sta roba qua.
In ogni caso ormai l'ho pubblicata e vi chiedo di lasciare una piccola recensione, anche solo per dirmi che devo farmi curare. 

Il titolo è preso da un’opera di Ludovico Einaudi che vi consiglio di ascoltare (qui) in loop mentre leggete.

 

Un grosso bacio

Lotus.

   
 
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