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Autore: Colli58    06/05/2014    7 recensioni
“E’ finita.” Dico ad alta voce. Lui dice solo di sì. Mi tiene per le spalle. Poi mi accascio e lui mi guida con gentilezza. Mi metto a carponi e il mio stomaco da di matto.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi sveglio nel cuore della notte, all’improvviso. Sento come qualcosa in me che mi impone di alzarmi a sedere. Spalanco gli occhi e li faccio abituare al buio.
Mi manca l’aria, mi manca ossigeno.
“E’ finita” realizzo. Finita, finita davvero. Ho le vertigini e mi aggrappo al lenzuolo. Alzo la testa verso la porta della stanza, la nostra stanza, quella che una volta era tua ed ora, da un po’, senza un vero momento in cui tutto è cambiato, è diventata anche la mia. Sì, forse il fidanzamento ha dato il via, ma quando ho deciso di traslocare da te? Non lo abbiamo deciso, è successo e basta. La separazione di DC ci ha uniti più di prima. Mai più un letto senza di te.
Mi volto e cerco il tuo viso nel buio. Stai dormendo accanto a me, girato su un fianco, di un sonno placido. La tua mano allungata verso di me e l’altra nascosta sotto il cuscino. Respiro profonde boccate d’aria, ma l’ossigeno sembra non arrivare ai miei polmoni.
“E’ finita.” Queste due piccole parole rimbombano nella mia testa fragorosamente ora, erano soltanto un sussurro questo pomeriggio, quando ti ho abbracciato e t’ho stretto sentendomi a casa. Quando sono andata da mio padre per dirgli che avevo portato a termine il mio compito, che le avevo dato giustizia, anche allora è stato un sussurro. Tu sei uscito lasciandomi sola con papà. Hai voluto che fosse una cosa nostra, ma in realtà tu hai fatto più di quanto immagini ed era una cosa anche tua.
“E’ finita.” Ora pulsano nelle mie tempie, serrano la mia gola e la fanno bruciare.
Sì, ci saranno inchieste e pagine e pagine di verbali, un lunghissimo processo. Dovrò lavorare sodo, ma… non saremo mai più soli di fronte a questo mulino a vento. Ora il mondo sa e insieme a noi, la verità è pubblica.
“Rick?” Muovo le mani verso di te, nel momento in cui realizzo che sto andando in panico. Ti svegli e ti alzi a sedere. Mi accarezzi il viso e non sembri sorpreso del mio stato. Mi ripeti che va tutto bene, una due volte. Sei qui, mi stai accanto.
“Ho bisogno d’aria.” Ti dico piano e tu mi abbracci. Scendi dal letto e mi inviti a fare altrettanto dandomi entrambe le mani. Mi abbracci e mi sostieni mentre mi accompagni in bagno.
Penso che tu voglia rinfrescarmi il viso, ma no, mi fai sedere e mi porgi jeans, maglietta e le mie sneakers preferite. Mi aiuti a togliermi il pigiama e mi aiuti a rimettermi le scarpe una volta che mi sono rivestita dei comodi indumenti. Mi sento una bambina. Ti guardo spaesata e tu sorridi semplicemente.
“Vieni,” mi dici dolcemente dopo che anche tu ti sei cambiato. “Andiamo a prendere un po’ di ossigeno.”
Ti seguo senza dire una parola, le vertigini sono sempre con me così mi tieni sottobraccio, per la vita. Mi aiuti a fare un passo dopo l’altro fino all’ascensore.  Mi sento senza forze e la testa mi scoppia. Respiro ansimando e sento che mi parli dolcemente cercando di farmi distrarre.
Pochi minuti e siamo in strada. L’aria fresca della notte è piacevole, ma non abbastanza. Mi accompagni camminando lentamente tenendomi salda mentre andiamo verso il piccolo parco poco distante. Non chiedo nulla, conosco la strada e semplicemente lascio che tu mi salvi, ancora.  Cerco di scorgere il cielo e le stelle nella notte troppo illuminata della città ma siamo ancora lontani.
Cammino come uno zombie e con la testa rivolta verso l’alto mentre tutto rotea vorticosamente intorno e sopra di me. Mi prendi in braccio e continui a camminare stringendomi. Ti sento sussurrare, mi stai dicendo che ora potrò vedere il cielo, le stelle che cerco. Potrò avere aria, vita e tutto ciò che vorrò.
Quando mi lasci a terra sento l’odore forte dell’erba umida. Le mie gambe stanno diritte perché tu stai in piedi dietro a me e mi sorreggi. Finalmente vedo il cielo. Le stelle sono luminose, e sembra che l’ossigeno torni.
“E’ finita.” Dico ad alta voce. Tu dici solo di sì. Mi tieni per le spalle. Poi mi accascio e mi guidi con gentilezza. Mi metto a carponi e il mio stomaco da di matto. Ma non vomito cibo, non ne ho nemmeno toccato, butto fuori acqua, fiele. Saliva e acidi digestivi che sanno di amaro e di dolore. Sono squassata dai conati ma le tue mani mi tengono forte, un tuo braccio mi cinge le spalle. Una tua mano trattiene i miei capelli sulla mia nuca. E ti sento di nuovo mormorare.
“Buttalo fuori Kate, liberatene.”
Stai parlando del mio dolore, della mia ferita. Le lacrime mi scendono mentre lentamente il fuoco nello stomaco si sopisce e le tue parole mi calmano. Piango aggrappata con le mani all’erba bagnata, accasciata sulle mie ginocchia. Ma tu continui ad accarezzarmi la schiena, mi rincuori sussurrandomi che starò meglio. Che è finita.
Già perché lo è. Lo è ed è un fatto. Non più un sogno, non più un desiderio bruciante nel profondo. Non più rabbia autolesionista che mi ha portato a perdermi nel buio.
Non più nemmeno una sola speranza, quella che mi hai dato tu aprendo porte inimmaginabili. Non più la paura che tu e la nostra famiglia poteste essere vittime involontarie di questa realtà crudele. Nessuna sensazione di ineluttabile sconfitta nel vederlo parlare in tv davanti a milioni di persone con una valanga di falsità.
Niente più sotterfugi, niente più minacce. Abbiamo dato scacco al re. Noi, due semplici pedoni nella scacchiera di un potere più elevato.
Mi rialzo lentamente portando con me alcuni fili d’erba. Sono ancora inginocchiata per terra ma ora sento l’umidità della notte rinfrescarmi il volto e asciugare le lacrime. Tu con la tua presenza asciughi quelle del mio cuore. Sei stato sempre con me. Sei il mio ossigeno e mi volto a guardarti.
Sorridi perché hai capito che l’aria è tornata a invadere i miei polmoni, frizzante. Mi baci sul naso e lo strofini con il tuo. Stai per baciarmi e io ti ricordo che ho appena vomitato.
“Non ho una mentina.” Rispondi e scoppio a ridere mentre mi abbracci e mi stringi forte.
Poi mi baci lo stesso. Te ne freghi.
E poi baci il mio viso, i miei occhi, la mia fronte la mia testa.
Mi fai alzare e io finalmente mi reggo in piedi. Guardo verso il cielo stellato ed è magnifico. Mi sembra che tutto sia nuovo, più pulito, più sano. Forse perché la verità e la giustizia hanno trionfato in un mondo difficile. Forse perché ho vinto la mia guerra accanto al compagno d’armi migliore che potessi avere. E agli amici più cari.
Mi appoggio a te, facendomi cullare mentre guardo il cielo.
“E’ così limpido.” Dico con un sorriso. Poi guardo i tuoi occhi. Anche quelli sono limpidi nonostante sia buio e possa vederli poco. Hai i capelli arruffati dal vento e gli occhi ancora assonnati, ma sei stupendo.
“Sono pronta ora.” Dico piano.
“Cosa vuoi fare?” Mi rispondi in un filo di voce, rapito, felice.
“Sono pronta per te, per sempre.” Mi stringo forte a te che deglutisci emozionato. Non voglio aspettare, voglio sposarti subito. Buttarmi nella vita con te e senza più nessuna ombra.
Lei, mamma, resterà con me, nel mio cuore e nella mia anima. Ma ora sono libera per te definitivamente.
Dio, è tutto così bello che ti salto in braccio. Ridiamo come due sciocchi, ci rincorriamo nel prato e ci abbracciamo.
Urlo di gioia mentre mi sollevi e mi metti a cavalcioni sulle sue spalle. Mi tieni per le mani e giri su te stesso.
Giochiamo e ridiamo. Ci amiamo con gli occhi, con le carezze. Cadiamo a terra e poi mi issi di nuovo sulle tue spalle. Vuoi che il cielo sia più vicino. Che sia mio, mi dici. Sei straordinario.
“E iniziata.” Dico seria ad un certo punto, mentre mi fai scivolare a terra.
“La mia nuova vita è iniziata proprio ora.”


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Che meraviglia! Giustizia è stata fatta. Ora voglio i confetti!

  
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