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Autore: MinexLaggante    06/05/2014    3 recensioni
I viaggiatori di universi sono una specie rara al giorno d'oggi. Seguiremo le avventure di uno di questi, Zenith, nelle sue peregrinazioni tra mondi al di là dell'immaginazione. In questo viaggio, Zenith si ritrova in un mondo popolato da persone di eccezionale valore e strane creature: Valoran, la League of Legends!
Genere: Avventura, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sapete, viaggiare tra i mondi non è così facile come sembra. Non esistono portali dimensionali o cose del genere, dove ti infili dentro e via; la realtà è molto più complessa e pericolosa.

Innanzitutto, uno deve nascere con quello che noi spazioviaggiatori chiamiamo “il segno”: di solito viene tramandato tra i membri di una stessa famiglia, e si manifesta sotto forma di un simbolo a forma di occhio sulla fronte, sulla mano o sul petto. Questo “segno” è fondamentale per districarsi tra le forti correnti quantiche che si incontrano nel passaggio tra un mondo e l’altro; senza di esso, si sarebbe ciechi come in un mare di pece nera e si rischierebbe di perdersi, cosa che, come potete immaginare, tende ad essere particolarmente letale quando succede in un posto dove lo spazio non esiste.

Ma questo “segno” non basta: ti permette di arrivare, certo, ma poi non sei sicuro del punto preciso dove atterrerai. Potresti anche teletrasportarti a un chilometro di altezza e sfracellarti al suolo, oppure sotto la crosta del pianeta nel bel mezzo di un mare di lava. Per questo gli spazioviaggiatori hanno bisogno di un catalizzatore, ossia di un oggetto che li aiuti ad arrivare proprio dove devono arrivare.

Ed è qui che si inizia a parlare di me. La mia storia inizia un bel po’ di tempo fa (quando hai viaggiato per parecchi mondi, ti abitui a non contare più il tempo), quando atterrai per la prima volta in un mondo estraneo al mio universo natale. Ero ancora un principiante, per cui non sapevo di preciso in quale universo ero capitato, in più avevo fatto un errore di calibrazione e mi ero materializzato a tre metri da terra; per fortuna, il suolo era morbido e non mi ruppi niente. Mentre mi rialzavo con un dolore lancinante al sedere, mi guardai intorno.

Nonostante la nebbia fittissima e densa che mi circondava, capii di trovarmi in una foresta; vi era un certo profumo di fiori e il silenzio era interrotto dallo scorrere lento di un fiume e dai versi di creature ignote, probabilmente rintanate nella fitta boscaglia. Riuscivo anche a intravedere una sorta di sentiero, molto largo, davanti a me.

In definitiva, non era malaccio come posto.

Prima di tutto, mi assicurai di avere ancora con me il mio catalizzatore, la Spada di Izanagi: tastai il fodero e la estrassi. Era una spada ricurva e argentea, simile a una katana, che emanava una debole luce bianca ed era intarsiata di rune mistiche per tutta la lunghezza della lama. La Spada di Izanagi era un manufatto antico e preziosissimo, nonché dalla potenza inaudita, scoperto da uno dei miei antenati più remoti e tramandato da generazioni nella mia famiglia.

Inoltre, sparava fulmini, cosa che spesso risultava molto utile.

Mi decisi a muovermi, poiché con tutta quell’umidità iniziavo ad avere freddo; mi diressi verso il sentiero, che sembrava curvarsi poco dopo, ma non riuscii a vedere dove portava. Mentre lo percorrevo, sentii un rumore e come per istinto mi tuffai in un cespuglio a lato.

Ciò che vidi in seguito mi lasciò esterrefatto.

Non avevo mai visto una creatura così strana, repellente e affascinante allo stesso tempo: sembrava un incrocio tra un bruco dotato di due gambe e un drago, con una bocca sproporzionatamente grande rispetto al resto del corpo e una lingua complessa e dotata di denti, da cui colava una sostanza verdastra, probabilmente succhi gastrici. Si aggirava ripetendo parole in maniera sconclusionata:

-Fame… Cercare preda… Cercare compagni… Divorare preda…

Insomma, capii che dovevo restare nascosto se non volevo diventare la sua merenda.

Improvvisamente, la creatura interruppe la sua camminata goffa e si fermò, come se avesse fiutato qualcosa.

-Mmh… Gusto… Preda… Vicina…

La sua preda ero io.

Se fossi restato lì, mi avrebbe scoperto e mangiato in un batter d’occhio, per cui decisi di agire, intenzionato ad ucciderlo prima che potesse mordermi. Saltai fuori dal cespuglio brandendo la Spada di Izanagi e colpii il mostro con un fendente; la sua pelle di colore argento era però più dura del previsto e il mio attacco lasciò solo un graffio profondo.

La creatura balzò all’indietro, avendo accusato il colpo; i suoi occhi piccoli e maligni si illuminarono di un delirio affamato.

-Aah! Preda! MANGIARE!

Mi sputò addosso un getto di saliva verde, che io schivai spostandomi di lato, a cui però susseguirono velocemente delle altre; sparava con tale velocità da non sembrare nemmeno una creatura organica.

Tuttavia, dopo un po’ di tempo rallentò la cadenza di fuoco e smise, probabilmente perché aveva esaurito le riserve di acido; dovevo colpire in quel momento. Sollevai la Spada di Izanagi per accumulare energia e scagliai un fulmine contro il mostro, ferendolo pesantemente e gettandolo a terra; mi scagliai poi contro di lui per cercare di finirlo, ma improvvisamente una voce imperiosa parlò fuori dalla nebbia.

-Fermo!

Un raggio di luce dal cielo fendette la nebbia e mi colpì in pieno, accecandomi e buttandomi a terra.

Quando i miei occhi si riabituarono all’ambiente, notai che avevo la lama di una spada a pochi centimetri dalla gola. La brandiva una donna dai capelli rossi e dall’aspetto nobile, vestita di una splendida armatura oro e porpora; nell’altra mano teneva un enorme scudo recante un’effigie del sole.

-Chi sei?

-Un’accoglienza niente male, vedo…

-Dimmi il tuo nome e perché sei qui. Subito.

-Ok, ok! Mi chiamo Zenith e sono capitato qui per caso, non c’è un motivo preciso.

-Per caso? Da dove vieni? Ionia? Demacia? Noxus?... O sei forse una creatura del Vuoto?

-Eh? No, io sono solo uno spazioviaggiatore. Navigo tra i mondi, ecco.

La donna abbassò la spada e mi aiutò ad alzarmi, poi alzò la testa e parlò nel vuoto.

-Evocatore, abbiamo un problema. C’è un intruso nelle Arene della Giustizia… Ho capito.

Improvvisamente, la nebbia che prima sembrava che si potesse tagliare con il coltello svanì, rivelando un bosco soleggiato e profumato dall’aspetto molto più gradevole.

-Non so chi tu sia, ma ritieniti fortunato.

 

Mi ritrovai in un’ampia e buia sala circolare di pietra, illuminata dalla luce bluastra delle rune sulle pareti. Accanto a me c’era la guerriera di prima, davanti alcune figure incappucciate vestite di viola circondate da quattro strani figuri.

C’erano un uomo calvo dalla pelle viola che portava una pergamena sulla schiena, un energumeno in un’armatura decorata, un terzo uomo con un elmo con sette luci al posto degli occhi, e infine il mostro-verme che avevo incontrato prima; quest’ultimo sembrò riconoscermi e mi ringhiò contro, per poi essere trattenuto da uno degli uomini incappucciati.

-Si tratta di lui, Leona?- disse una delle figure in viola.

-Sì, evocatore. È comparso all’improvviso durante lo scontro e ha ferito gravemente Kog’Maw.

-Certo, altrimenti mi avrebbe divorato!- risposi io.

-Calma. Non è il caso di agitarsi così, non abbiamo intenzione di farti del male. Innanzitutto, spiegaci come sei arrivato qui.

Trassi un profondo sospiro. –Va bene… Io non provengo da questo mondo, di cui non so nemmeno il nome: sono uno spazioviaggiatore, un vagabondo tra gli infiniti universi. Per cui, credo di poter dire di essere arrivato qui per caso.

-Mmh… Molto bene. Immagino che tu voglia delle spiegazioni.

-Eccome se le voglio.

-Sappi che ti trovi a Valoran, nello specifico all’interno della League of Legends. Con la tua irruzione, hai interrotto una battaglia durante il suo svolgimento nella Landa degli Evocatori: per fortuna, si trattava solo di un match di esercitazione, altrimenti avrebbero potuto esserci ripercussioni ben più gravi.

-Cioè… una sorta di sport gladiatorio?

-In realtà, la faccenda è più complicata… Ma diciamo che possiamo definirlo così. Pare che tu abbia già fatto… conoscenza con due dei nostri campioni.

-Beh, più o meno…

-Mi perdoni l’interruzione, evocatore- disse la donna a cui prima quello con cui stavo parlando si era riferito con il nome di Leona –ma cosa intendiamo farne di lui?

-Non credo stia a me deciderlo. Anche se sono di grado alto, sono pur sempre un semplice evocatore; lasceremo decidere al Tribunale. Nel frattempo, può alloggiare qui… Non sembra avere intenzioni ostili.

   
 
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