Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: Sam Lackheart    07/05/2014    0 recensioni
"Perchè sei un nano nevrotico, fastidioso, opprimente, ossessivo compulsivo, nevrotico e, a quello che ho sentito, anche ninfomane"
***
Il titolo è totalmente casuale, ergo niente overdose. Fatevene una ragione.
[Che dall' alto della sua perfezione celeste Lou Reed mi perdoni]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Arthur fissò di nascosto il ragazzo che, di fronte a lui, sorseggiava beatamente una cioccolata calda. La mattinata era stata più rigida del previsto, e certamente quando lo aveva invitato ad uscire non si aspettava tutto quel gelo. Ma sembrava non importargli, nonostante l' aveva visto più volte rabbrividire di colpo. Era talmente testardo, quando voleva, che avrebbe preferito congelare, piuttosto che disdire l' appuntamento. Era anche colpa sua, l' inglese doveva ammetterlo. Ci aveva messo tempo a dirgli di sì, e neanche in quel momento si sentiva sicuro della sua scelta. Certo, osservando il volto arrossato dell' altro, gli occhi luminosi e le labbra sporche di cioccolato, non aveva nessun motivo per ripensarci. 
"Mi spieghi che cosa ci fa uno come te con uno come me?" chiese mellifluo, prima di prendere un sorso di thè. 
Antonio alzò lo sguardo, perplesso. Sapeva che Arthur era il tipo che si lasciava andare all' autocommiserazione, ma non era quello il momento. Era stata una giornata perfetta, senza intoppi, neanche quelli che per scherzo Francis si era proprosto di organizzare ma che all' ultimo aveva disdetto, sapendo quanto lo spagnolo volesse uscire con Arthur. 
"Si diverte" rispose semplicemente, sorridendo, sperando con quello di zittirlo.
Evidentemente, non conosceva le manie di persecuzione di Arthur Kirkland. 
"Parlo seriamente"
"Anche io"
"Perchè?"
Antonio respirò a fondo prima di rispondere.
"Perchè sei un nano nevrotico, fastidioso, opprimente, ossessivo compulsivo, nevrotico e, a quello che ho sentito, anche ninfomane"
Arthur quasi si strozzò con il suo thè. Per un attimo cercò di sperare di esserselo immaginato, ma osservando lo sguardo dello spagnolo capì che quelle parole erano uscite proprio dalla sua bocca. 
"Nevrotico l' hai detto due volte, comunque" riuscì a dire tra i denti, prima di perdere il suo aplomb e gettargli il suo thè - poca roba, in realtà, visto che l' aveva quasi finito - sui pantaloni.
Uscì rabbioso, scostando brusco una ragazza che entrava e che gli rivolse un' occhiata gelida. Ma l' inglese non vi fece caso, così come non fece caso al cappotto che aveva dimenticato sullo schienale della sedia, almeno fino a quando non sentì il gelo penetrargli nelle ossa. 
Pensieri confusi gli attraversavano la mente, frenetici, come se avessero paura di non trovare più spazio se avessero ritardato: riguardavano principalmente un libro nero, una cantina umida e un paio di anatemi, poi passarono a più realistici piani di vendetta, per finire in immagini felici e rassicuranti delle sue bottiglie di scotch nella credenza di casa sua, dove poteva essere da solo, e se stesso, senza rischiare di essere gudicato, o guardato. Ma perchè gli importava tanto che lo si guardasse? 
Camminava da dieci minuti quando si ritrvò davanti all' entrata di un piccolo parco che non aveva mai  notato prima. Sembrava abbandonato, ma l' inglese vi si intrufolò immediatamente. Il piccolo sentiero brecciato era interrotto dall' erba che anni di incuria avevano fatto crescere: panchine, un tempo verdi, erano ridotte a scheletri arrugginiti; i vari alberi, lasciati liberi, avevano formato una coltre quasi impenetrabile di rami secchi e deboli, che offuscavano ancora di più la luce biancastra di quel giorno. Alla fine del sentiero, sorgeva una piccola fontana vuota e immersa nella stessa desolazione che permeava il parco: la pietra bianca era ormai ingrigita, spaccata in molti punti e quello che originariamente doveva essere una sirena che reggeva una cornucopia sembrava semplicemente una coda di pesce senza testa. 
Arthur si sedette, stanco e infreddolito, sul bordo della fontana, mettendo le mani, che ormai erano diventate bluastre, in tasca, ma sembrava che il suo corpo avesse perso ogni barlume di calore. 
"Giuro che se mi ammalo per quell' idiota io ..." ma non riuscì a completare la frase, perchè il solo pensiero di "quell' idiota" lo annientava. 
Perchè non aveva accettato prima di uscire con lui? Le attenzioni che gli rivolgeva - che gli aveva sempre rivolto - erano palesi. Era illogico avere paura di non essere ricambiati, no? Eppure non riusciva ad affidarsi a nessuno, aveva un terrore viscerale delle altre persone. Oh, sì, Arthur Kirkland aveva paura di chiunque lo circondasse, non riusciva a fidarsi degli altri, per quanto ogni volta ci provasse con rinnovato e disperato ardore, perchè era terrorizzato da quello che sarebbe potuto accadere. 
Ma che senso aveva parlare ancora di queste cose con se stesso? Oh, questa è bella, poi: con chi altro avrebbe potuto farlo? Con nessuno.
Un suono improvviso lo fece sobbalzare: in pochi attimi piuscì a riconoscerlo - quante volte l' aveva sentito? - e si voltò di scatto, incontrando gli occhi colpevoli e stupiti di Antonio, con "Tainted love" del Clash come sottofondo. Lo vide prendere il telefono e spegnerlo rabbioso, avvicinarsi a lui e porgergli il cappotto. 
Lo prese rapidamente e lo infilò, senza dire una parola, evitando il contatto visivo perchè oh, se solo l' avesse guardato di nuovo, e avesse visto i suoi occhi ardere per lui! Si sarebbe accorto di quanto disperatamente ne aveva bisogno. 
"Incastrato dalla suoneria" disse lo spagnolo, cercando di tenere un tono allegro. 
L' inglese tenne un dignitoso silenzio, per quanto insulti e confessioni continuavano a salirgli su per la gola. 
"Non mi hai fatto finire la frase, prima" continuò il moro, più serio, sedendosi accanto a lui "Tu sei ... tutte le cose che ti ho detto prima" riassunse compendiario, temendo di beccarsi qualcosa di più pesante di un pò di thè caldo "Ma non solo. Sei strano, Kirkland: sembri, e forse lo sei anche, un misantropo di quelli veraci, ti lasci avvicinare da poche persone, come un ratto randagio. Ma non sei solo così, e neanche tra un miliardo di anni, e neanche se ripercorressi con la memoria tutto quello che abbiamo passato insieme, riuscirei a descriverti in maniera soddisfacente. Sei un continuo mistero, imprevedibile. Ecco perchè mi diverto, con te. Ecco perchè era da mesi che cercavo di uscire con te. Non pretendo di risolverti con una manciata di ore passate insieme, forse non riuscirò mai davvero a capirti: non mi interessa"
"Cosa credi di ottenere con questo discorsetto? Sei un oratore pessimo"
"Immagino tu sapresti fare di meglio" scherzò lo spagnolo, guardandolo di sottecchi. 
"Il succo del tuo discorso è che vuoi ... stare con me, per autoglorificarti. Sbaglio?"
L' altro ci pensò su, indeciso su cosa rispondere.
"Forse hai ragione. Ma se non fosse così? Se volessi frequentarti perchè mi piaci e basta?"
"Impossibile" rispose indispettito l' inglese. Odiava quel tipo di discorsi, anche se si ritrovava a farli con chiunque, in un modo o nell' altro.
"No, tu sei impossibile, e testardo. Non vuoi arrenderti neanche di fronte alla realtà. Non inizierò a tessere le tue lodi, non ti dirò che sei dannatamente attraente nonostante le tue sopracciglia, pnso tu te ne sia accorto dagli sguardi che ti lanciano durante i meeting, e non cerc-"
"Sguardi che mi lanciano durante i meeting?" lo interruppe l' inglese, volgendosi per la prima volta a guardarlo. Era talmente incantevole da farlo quasi morire lì sul colpo. 
Lo spagnolo fissò il suo sguardo il quello di Arthur, altrettanto stupito "Non te ne sei mai accorto? Sei praticamente il sogno erotico di mezza Europa"
L' altro quasi si strozzò con la sua stessa saliva "Tu stai mentendo"
"Giuro. Non avrei nessun vantaggio ad inventare una cosa del genere, ti pare? Non farei altro che aumentare la concorrenza, e sei già abbastanza sfuggente così"
"Possiamo cambiare argomento?" 
"Ok. Mi hai sporcato i pantaloni con il tuo thè"
Arthur ridacchiò divertito, senza rendersi conto di quanto ogni parola dello spagnolo potesse pregiudicare il suo umore.
"E allora?"
"Allora come minimo mi devi un altro appuntamento"
Il biondo alzò gli occhi al cielo, tutto sommato divertito da quella situazione. Antonio sapeva essere estremamente delicato, e anche se tendeva a dei voli pindarici quasi patetici, sapeva dove voleva arrivare. 
"Si può fare" rispose infine, alzandosi. Si stava facendo notte, e la temperatura stava scendendo inesorabilmente. 
"Alt" lo bloccò lo spagnolo, raggiungendolo "Cosa mi dice che non mi darai buca? Voglio una garanzia"
L' altro lo guardò fintamente interrogativo. Sapeva esattamente dove voleva arrivare. "Non sei così dissimulatore come credi di essere, Carriedo" sibilò, prima di avvicinarsi al suo viso e baciarlo lentamente, mentre infilava furtivamente una mano gelida sotto il suo maglione. Non gliel' avrebbe mai data vinta. 
"A-Arthur ..." cercò di protestare lo spagnolo, ma non riuscì a dire altro. 
***
Oh it's such a perfect day, I'm glad I've spent it with you ... *vola via canticchiando Lou Reed evitando accuratamente pomodori vari, quelli di Lovino in primis*
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: Sam Lackheart