Non so cosa mi prende ultimamente, mi sento così… debole.
Aiutare tutti e tralasciare i propri problemi, lasciarti morire dentro con il sorriso in viso. Aiuto sempre tutti, non mi piace vedere i miei amici tristi o in difficoltà, così mi faccio carico dei loro problemi, ascoltandoli tutti, e nessuno che si accorga del dolore dentro me.
Il dolore di un amore finito ancora prima di iniziare, un amore malinconico di quella malinconia che ti uccide perché in fondo erano solo illusioni.  E poi quella paura, quella fobia che ormai ti attanaglia da anni, “non essere abbastanza” per tutte le volte che non sei riuscita a salvare qualcuno, per tutte le persone che se ne sono andate davanti a te lasciandoti qua. Sola. Poi alla fine ti rendi conto che nessuno ti conosce per davvero, e quanto ti spaventa questo? Eppure ti rassicura, nessuno immaginerà tutto il dolore che hai dentro, nessuno farà domande e tu non dovrai rispondere.
Sono i giorni come oggi che ti uccidono, quando lui sembra guardarti un po’ di più, quando ti illudi che un cuore duro e indifferente come il suo possa amare te, quando sogni che la persona che ha voltato le spalle alla propria famiglia, ai propri amici cercando di innescare uno sterminio tra loro, possa sciogliersi con quel to comunissimo sorriso, che avrà anche fatto innamorare alcuni giovani ragazzi, ma se non fa provare qualcosa a lui è così inutile. I giorni che le voci nella tua testa sono sempre presenti, ma tu sei più stanca per ascoltarle, troppo stanca per combatterle, e allora ti lasci cullare da quelle urla che ti denigrano, che ti fanno pensare alla tua inutilità, alla tua debolezza, alla tua inutile presenza a questo mondo. A volte riescono perfino a convincerti di essere morta. Per fortuna sei una brava attrice, e nessuno si è mai accorto del tuo infermo interiore personale.
E allora inizi… 1… 2…3…5…8…
Affondi quella lama nella pelle, e lasci uscire il sangue, e ti accorgi che sei ancora viva, forse per poco, ma sei ancora qua, puoi fare ancora qualcosa, forse. Lui ti scorre nelle vene, e allora apri buchi nel muro per farlo uscire, ma lui raddoppia ogni volta, e le voci anche. Però in quei momenti tutto cessa, dentro e fuori, per una volta ci sei solo tu nella tua confortevole paura. 
Ripercorri la giornata di oggi con la mente, così uguale a quella di ieri, della settimana scorsa, di domani… ascoltando gli altri, rubando i suoi occhi, sognando le sue labbra sulla tua pelle, amandolo e capendo che non lo avrai mai, che non sei abbastanza neanche per salvare le persone che ami. Quel giorno non te lo perdonerai mai. La tua vita doveva essere presa al posto della sua.
E continui allora, oggi non hai preso neanche gli ansiolitici e quegli inutili farmaci per la depressione, e ora sono troppo lontani, e tu troppo stanca.
Prendi il telefono con la vista che si annebbia sempre più, e ricordi i suoi occhi sulle tue cicatrici che la guerra dentro te aveva lasciato, ricordi poi il veloce spostamento dei suoi occhi, dalla tua pelle fin dentro i tuoi occhi blu, e neanche gli avevi fatto iniziare la frase che avevi sorriso “il gatto” dicevi, si, il gatto. E una delle più forti maghe di Fairy Tail si stava facendo uccidere da un gatto.
Gli hai scritto tre parole, le essenziali, le uniche.
“ti prego salvami”
E la vista inizia a mancare il cuore rallenta e respirare diventa sempre più difficile. Forse sta volta c’è l’hai fatta, ma hai paura lo stesso.
Il suo nome illumina il tuo schermo e sorridi per quanto le forze te lo consentano.
“cos’hai fatto?! Arrivo. Resta con me, aspettami. Ti amo.”
Ho fatto una grande cavolata amore mio, mi sono lasciata sconfiggere soltanto dalle voci, dalle paure, dall’amore che dovrebbe donare vita. arriva presto ti prego, non riesco a tenere gli occhi aperti. Ti ho aspettato tutta la vita e continuerò a farlo, anche se forse la mia vita è finita ormai. “ti amo” ci sono riuscita allora, ho sciolto quel cuore nero.  Forse non ero del tutta una buona a nulla. Ti amavo tanto anche io.
Un rumore prima del finalmente raggiunto silenzio, rumore di legno che cede e cardini che sbattono violentemente sul pavimento. La sua voce. Il mio nome.
E mi dispiace solo non aver assaporato meglio le tue labbra sulle mie, con quel sapore che credo fossero lacrime. Perdonami, non sono stata abbastanza forte. Ti ho deluso, anche te come tutti. Ma non sentirti in colpa, ti amavo davvero. Tanto ti amo e ti amerò ancora.