Fiumi d'un orrizzonte ingrato,rimembrando
fantasie, assurde superstizioni d'un mare
di vasta concupiscenza.
Ero assopito nel mio più profondo stupor,
meditando sull'incomprensibile.
Come la brezza del mare, carica d'ardore
e dolcezza era la mia vanità.
Occhi bui d'un male ignoto, oscuro tremore
che affamato inghiottiva il mio ego,
aspirando il ricordo dell'essere che son stato,
e mi accingo a mutare.
Inerme dinanzi al riflesso delle nuove
mie vesti, osservavo tali risplendere d'una fioca
luce ormai, attraverso uno specchio bizzarro
chiamato vita.