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Autore: telesette    07/05/2014    8 recensioni
Ciò detto, sfiorandole lievemente la guancia con la punta delle labbra, André assaporò ancora il soffice candore della sua pelle fresca e profumata.
E la sua vita era lì.
L'unica, vera e autentica, ragione di vita.
In quello stesso momento, André comprese l'importanza del tempo che ancora gli restava...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria di un'amica'
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In memoria di un'amica:

Nata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa.  
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate. Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti. Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazione DISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore...  
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era.  
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme.  
Ciao Gina!

***

Che importanza può avere?
immagini tratte da internet

 

Ormai l'aria tesa di un'imminente rivoluzione si respirava ad ogni angolo di strada.
Tra i soldati della guardia, di ronda per le strade di Parigi, le risse scoppiavano anche più feroci e violente del solito. Alcuni parlavano di aderire alla sommossa popolare, altri preferivano tenersi caro quel minimo salariale che permetteva di mantenere sé stessi e le loro famiglie...
Una parola tira l'altra, complice la bottiglia e un bicchierino di troppo, alla fine tra gli uomini volavano fior di sberle e una scazzottata generale.
Fu durante una di queste notti che, senza che nessuno potesse prevederlo o anche solo immaginarlo, accadde il fattaccio.
Da che si era abituato ad uscire con loro di ronda, André non rinunciava certo a tuffarsi nella mischia, per dimenticare momentaneamente i suoi problemi sotto una gragnuòla di sberle. Né Alain e gli altri sapevano per quale motivo, durante quelle baruffe tra commilitoni, André pareva come dominato da una sorta di furia selvaggia.
Quella sera però, apparentemente senza una ragione spiegabile, André era crollato durante la solita colluttazione come se fosse morto.
I suoi compagni erano allibìti.
Erano preoccupati e confusi, temendo addirittura di averlo pestato un po' troppo duramente del solito, ma ignoravano che le condizioni fisiche del povero André si andavano aggravando sempre più velocemente.
Con l'occhio destro già abbastanza provato, per via dello sforzo eccessivo cui era quotidianamente sottoposto, tanti e ripetuti colpi alla testa non contribuivano certo a migliorare la situazione.
Senza accorgersene infatti, se non fino a quel momento di crisi improvvisa, André aveva sviluppato una patologìa cranica col serio danneggiamento delle cellule nervose occipitàli. Lo svenimento era dunque dovuto ad un grave trauma che, partendo dalle tante e varie lesioni sui capillari, aveva finito per creare dei piccoli grumi che premevano sul regolare afflusso di sangue al cervello.
In sìntesi era un problema anàlogo, anche in quell'epoca, con quello di molti pugili in Inghilterra.
Invece di rincasare in camerata con gli altri, André trascorse il resto della notte in infermerìa.

- Eh, povero André - mormorò dispiaciuto più tardi uno dei suoi compagni. - Se avessimo saputo che non stava bene, non lo avremmo certo trascinato con noi a ridursi in quello stato... Ma chi poteva immaginare?
- Lascia perdere, Gavròche - intervenne Alain, ponendo la mano sulla spalla dell'altro. - André non ha detto niente, perché non voleva che ne sapessimo niente, è inutile farci venire i sensi di colpa!
- E' vero, però...

Lo sguardo di Alain, oltre a mettere Gavròche a tacere, fece piombare un silenzio di tomba nella camerata.
Tutti sapevano quanto Alain fosse amico di André, non solo perché era stato lui a raccomandarlo tra le loro fila, e tra tutti loro era senza dubbio quello più in ansia per la sorte del compagno.
André era stato riportato in caserma privo di sensi, dopo essere stramazzato davanti a loro con gli occhi sbarrati, e solo il battito del cuore poteva dimostrare che il poveretto fosse ancora vivo.
Purtroppo il comandante Oscar era già andata a dormire e, ignorando quanto ella fosse emotivamente coinvolta su tutto ciò che riguardava il giovane André, Alain si disse d'accordo con gli altri che era meglio non informarla sull'accaduto prima del giorno seguente.
Laddòve tutti erano tristi e silenziosi, Alain non poté fare a meno di uscire dalla baracca, per poter scaricare contro il muro del corridoio un pugno carico di rabbia.

- Che stupido - mormorò Alain a denti stretti. - Al diavolo, André, è da pazzi farsi coinvolgere in risse idiote... Sei dunque così scontento della tua vita?

Alain aveva ancora davanti agli occhi il volto dell'amico, nel mentre che andava giù senza un lamento.
Lo sguardo spento.
L'espressione raggelata sul volto.
Nessuno gli aveva tirato alcun pugno, per farlo finire al tappeto.
Semplicemente André si era bloccato nel bel mezzo della rissa, lasciando tutti di stucco, ed era crollato come un sacco di stracci sul pavimento.
Alain aveva intuito da tempo qualcosa sui problemi di salute dell'amico ma, non ritenendo di avere alcun diritto nel mortificarlo, si era sempre detto giusto lasciarlo fare e rispettare doverosamente i suoi silenzi.
Ora però, senza sapere quanto effettivamente la situazione fosse grave, poteva solo pregare e sperare che André riuscisse a superare la notte senza passare dal sonno alla morte.
Certo Alain non poteva sapere che, paragonato a ciò che André si portava dentro, la morte suonava quasi come una liberazione.
In fondo, era anche quello il motivo che aveva spinto André ad arruolarsi.
Perché vivere, ora che aveva compromesso irrimediabilmente il suo triste rapporto con Oscar?
Costei diceva di voler dimenticare quanto era accaduto, la notte in cui egli era stato quasi sul punto di violentarla, per non serbargli generosamente rancore. Tuttavia André non riusciva ancora a capacitarsi, né tantomeno a perdonarsi, per averle fatto una cosa tanto orribile... trasformando per un attimo il suo amore in follia e disperazione.
Ormai vivere non aveva più alcuna importanza, per lui.
Entrare a far parte della guardia, pattugliare le strade a rischio della propria incolumità, bere e azzuffarsi duramente con gli altri... Senza dubbio, André desiderava solo un modo semplice e sicuro per scomparire dalla vita della sua amata Oscar, senza soffrire più a causa di un amore non corrisposto.
Purtroppo, almeno per il momento, neppure la Divina Misericordia sembrava volergli concedere la pace del nulla.
Quando il giorno seguente André riaprì gli occhi, risvegliandosi tra le mura dell'infermerìa, il dolore fisico si era infatti aggiunto a quello emotivo... senza mutare nulla e, anzi, aggravando ulteriormente la pena di quel giovane sfortunato.
Fu Alain ad inoltrare rapporto al comandante, senza trascurare il fatto che André avesse appena ripreso i sensi.

- Come... André ?!?

Oscar drizzò il capo dalle proprie carte, sperando di aver capito male, tuttavia Alain confermò con un lieve cenno di assenso.

- Eravamo di ronda - spiegò. - C'è stata una forte polemica, circa i primi segni di rivolta che stanno scoppiando in città; con i ragazzi siamo venuti alle mani, come al solito, e... Beh, André è svenuto, senza che nessuno di noi abbia capito cosa gli sia successo!
- Capisco - osservò Oscar gravemente. - E come... Come sta, adesso?
- Si è svegliato circa mezz'ora fa - rispose l'altro. - Mi dispiace, so che avrei dovuto comunicarvelo subito, ma stavate dormendo e...
- Lascia perdere - tagliò corto Oscar, lasciando cadere i fogli sul tavolo e alzandosi in piedi. - Piuttosto, avete fatto venire un medico... è grave?
- Non lo sappiamo - ammise Alain, socchiudendo gli occhi. - Il dottore lo sta visitando in questo momento, purtroppo non gli è stato possibile venire prima!

Oscar tacque.
Da che il medico di famiglia si era lasciato sfuggire la verità, sulla tanto inevitabile quanto ormai prossima cecità di André, Oscar si rimproverava di non aver ancora trovato un modo per convincere André a lasciare la Guardia e trascorrere i propri giorni in tranquillità a fianco di sua nonna.

- Dite al dottore di venire da me, quando avrà finito di visitarlo - ordinò. - Voglio essere informata prima possibile!
- Certo, comandante, agli ordini - annuì Alain, portandosi la mano destra alla fronte, salutando militarmente sull'attenti.

Più tardi, il medico venne condotto al cospetto di Oscar.
Costui era un individuo di media statura, piuttosto robusto, con i capelli sbiancati dall'età e dalla gravosità della sua difficile professione. Non era un ciarlatano, né un cinico opportunista, bensì un serio e scrupoloso uomo di medicina con anni di esperienza alle spalle. Pur non conoscendo André, infatti, gli era bastato visitarlo per rendersi conto delle condizioni nelle quali versava.

- Mi dica, dottore - domandò Oscar preoccupata. - Il soldato Grandier è svenuto in seguito alla colluttazione di ieri sera... oppure si tratta di qualcosa di più grave?

Il medico sospirò, prima di rispondere.

- Fisicamente, direi che si rimetterà in piedi nel giro di mezza giornata: è un giovane robusto e, da quanto ho avuto modo di vedere, anche piuttosto abituato a prenderle - rispose il dottore. - Tuttavia, per quanto riguarda il suo svenimento, non posso attribuìrlo ad alcun danno recente... 
- Che significa?
- Significa che, forse a causa di un problema aggravatosi nel tempo, è probabile si sia trattato di una crisi da sfinimento... oppure, ma spero per lui che non sia così, di un danno irreversibile al cervello!

Oscar sbarrò gli occhi, rabbrividendo al pensiero della seconda ipotesi.

- Pensa che sia collegato, in qualche modo, all'affaticamento del suo occhio destro?
- Beh, il fatto di avere un unico occhio funzionante, non esclude che ci sia un nesso; ma la vita di questi soldati è dura: bevono, sono litigiosi, si riempiono di botte gli uni con gli altri... Non posso escludere la presenza di una patologìa cranica, specie dopo aver visto i lividi che ha ovunque!
- Posso... Posso parlare con lui, adesso?
- Naturalmente - disse tranquillo il medico. - Almeno per il momento, il problema sembra essere transitorio, come dimostra la sua capacità di capire ed intendere perfettamente; vi raccomando però di evitargli il più possibile sforzi inutili, emozioni troppo forti o alterazioni improvvise potrebbero causargli una ricaduta!

Il dottore non aveva nulla da aggiungere.
Non appena André fu di nuovo in grado di reggersi in piedi, Oscar lo mandò a chiamare nel suo ufficio.
Sapeva di doversi contenere non poco, anche se non era facile, ma la tanto apparente quanto passiva rassegnazione di André non l'aiutava di certo a mantenere la calma.
Dopo cinque minuti che André si ostinava a non dire nulla, Oscar ruppe il silenzio, andando subito al sodo.

- Sto ancora aspettando una spiegazione, André - disse Oscar, senza troppi giri di parole.

Silenzio.
André riteneva di non avere assolutamente nulla da dirle, se non appunto riaprendole una ferita che aveva promesso di non inflìggerle mai più. Tuttavia, insistendo in questo suo mutismo, non faceva altro che indispettire Oscar ancora di più.

- Secondo Alain, nessuno ti aveva colpito, quando sei caduto a terra privo di sensi - sottolineò Oscar bruscamente, piantando il suo sguardo duro sull'altro. - Se ti ostini a non rispondere, non avrò scelta se non quella di sollevarti dall'incarico!
- Il fatto è che non ho proprio nulla da dire, comandante - disse André a voce bassa. - Non ricordo come sia andata, forse è solo di un po' di stanchezza...
- Alain ha detto che sembravi morto, quando ti hanno raccolto dal pavimento!
- Mi dispiace, comandante... con tutta la buona volontà, non vedo come potrei ricordarmelo!
- Basta così - fece Oscar stizzìta, sbattendo la mano sulla scrivania, tanto da rovesciare il calamaio dell'inchiostro che prese a gocciolare il contenuto formando una grossa chiazza nera per terra. - Non abusare della mia pazienza, André, non ti permetto di prendermi in giro!
- Perdoni, non era mia intenzione offenderla - si scusò l'altro sincero. - Ma davvero, non rammento nulla, circa la scorsa notte!
- Non si tratta solo della scorsa notte, André - puntualizzò Oscar. - Tu hai dei problemi di salute e, se ti ostini a non volermi spiegare di che si tratta, non posso agire diversamente... Non ha senso che tu resti nell'esercito, se le tue condizioni non te lo permettono!
- Che importanza può avere, a questo punto?

Per Oscar, quella frase ebbe lo stesso effetto di un colpo di pistola.
Possibile che André stesse dicendo veramente sul serio?
Certamente lui sapeva, anche se non voleva che altri lo sapessero, eppure era come se non gli importasse assolutamente nulla. Vivere o morire, ormai, non aveva più il benché minimo senso per lui. Ogni nuovo giorno, di quella sua vita più volte maledetta e stramaledetta, era come spargere sempre più sale su una ferita che non si sarebbe mai rimarginata...
Un dolore così intenso e straziante che, per come lo si volesse guardare, la morte appariva ad André come l'unica possibile soluzione.
Entrambi si guardarono negli occhi.
Oscar era ammutolìta. Incapace di realizzare che lo stesso André, l'uomo che lei conosceva sin dall'infanzia, affermava ora tranquillamente di non avere alcun motivo valido per desiderare ancora di vivere.
Era troppo!
Quale follìa poteva spingerlo, verso una simile disperazione?
Evidentemente Oscar ancora non capiva che, dietro alle lacrime con cui in passato le aveva detto di amarla, André era consapevole di non poter vivere lontano da lei... E dal momento che non poteva averla, specie dopo il male che le aveva fatto in quella dannata notte, preferiva esporre la debole fiammella della sua vita alla furia del vento.

- Se non c'è altro, comandante, vorrei il permesso di congedarmi...

In realtà, André stava già uscendo dall'ufficio, prima ancora che Oscar gli desse il permesso di farlo.

***

Oscar ebbe modo di riflettere a lungo, su ciò che André le aveva detto.
Dentro di lei, purtroppo, era ancora vivo il ricordo di quel bacio insistente... e della violenza con cui l'altro le aveva stretto i polsi, per impedirle di liberarsi.
Forse, dentro di sé, era davvero riuscita a perdonare André per il suo gesto... o forse la compassione era più forte dell'odio, avendo vissuto con lui praticamente tutta una vita; e comunque, André aveva ammesso quella stessa notte la gravità del suo errore, fermandosi prima di trasformarlo in qualcosa di assai più grave.
Oscar doveva assolutamente parlare con lui.
Anche se non era facile, dal momento che il ricordo di quella notte le faceva venire i brividi lungo la schiena, ma anche André stava soffrendo non poco per lo stesso motivo.
Mentre passeggiava per il cortile, ad un tratto, Oscar vide André uscire dall'ingresso agli alloggi dei soldati. Subito, dunque, gli si avvicinò e lo prese da parte per riprendere nuovamente il discorso interrotto.

- André - esclamò atona. - Vieni con me, ho bisogno di chiarire una cosa con te, adesso!
- Se è per il sollevamento dal mio incarico, non ce n'è bisogno - osservò André serio. - Non dovrai emettere un ordine ufficiale, per cacciarmi via, me ne andrò da solo!
- Non voglio congedarti, André - spiegò lei. - E' importante, ma non voglio parlarne qui... Ti prego, seguimi nella mia stanza!

Non potendo né volendo in alcun modo contraddire il suo comandante, André si accinse a seguire Oscar nella camera di quest'ultima. Costei ebbe un attimo di esitazione, non sapendo bene neanche come iniziare il discorso, ma poi si costrinse ad andare subito al punto.

- André - cominciò. - Qualunque senso di colpa tu abbia nei miei confronti, vorrei che anche tu dimenticassi quello che è stato tra noi quella notte...
- Vorrei poterlo fare - ammise il giovane sottovoce. - Ma non credo che sarà mai possibile!
- E' stato un errore - gli fece notare dunque Oscar. - Eri sconvolto, non ti rendevi conto neppure di ciò che stavi facendo, ma ti sei fermato!
- Oscar, io ho cercato di prenderti con la forza, con le mie stesse mani - gemette André, portandosi le dita tremanti all'altezza del volto. - Con queste mani... Con queste mani, io...
- Con quelle mani, André, tu mi hai salvato la vita; hai anche perso il tuo occhio sinistro, solo perché io ti ho chiesto di aiutarmi... Non posso cancellare il bene che mi hai fatto, mettendo solo un unico sasso sull'altro piatto della bilancia!
- Oscar - sussurrò André debolmente. - Vorrei strapparmi le mani dai polsi, se ciò servisse a cancellare quello che ti ho fatto, ma non riesco a darmene pace!
- André...
- La verità è che ho ancora paura di stare vicino a te, o anche solo di sfiorarti, perché mi sembra di sentire ancora in mano la stoffa della tua camicia; tutte le notti è cosi, sia che dorma o che resti sveglio, ed è come morire tutti i giorni un pezzo alla volta...

Prima che André potesse proseguire con quello sfogo, Oscar aveva già annullato la distanza tra di loro, per costringerlo spalle al muro con le mani strette sul bavero della sua uniforme.

- André, guardami - gridò lei sconvolta, con gli occhi lucidi di rabbia. - Anche per me è difficile, dimenticare quello che ho provato, ma non posso... Non posso smettere di volerti bene, riesci a capirlo questo?

André ammutolì.
L'attimo successivo, Oscar si sporse avanti per baciare le sue labbra.
Il primo vero bacio, lo stesso che André non osava più neanche sperare.
Dunque era vero che Oscar non nutriva alcun odio o rancore verso di lui.
Ancora non gli sembrava vero.
Nel bacio di Oscar vi era un fortissimo sentimento di affetto, senza dubbio sincero, e anche nelle braccia di lei vi era la stessa sensazione intensa di calore.

- Che cosa ti prende, André - domandò Oscar dolcemente tra le lacrime, carezzando la nuca dell'altro. - Perché non mi baci anche tu?
- Oh, Oscar...

Laddòve l'altra sembrava non avere più barriere per lui, André si lasciò guidare senza "prendere" nulla di lei.
Anche quando le uniformi di entrambi scivolarono a terra, lasciandoli nudi e stretti uno contro l'altra, André si limitò a giacere accanto alla sua amata senza imporle né un bacio né una carezza oltre a ciò che ella desiderava.
La notte passò in fretta.
Oscar dormiva ancora profondamente, quando André decise di andarsene senza svegliarla.

- Perdonami Oscar - mormorò. - Questo è il momento più bello e più importante, per me... perché sei tu a desiderarlo, e non io!

Ciò detto, sfiorandole lievemente la guancia con la punta delle labbra, André assaporò ancora il soffice candore della sua pelle fresca e profumata.
E la sua vita era lì.
L'unica, vera e autentica, ragione di vita.
In quello stesso momento, André comprese l'importanza del tempo che ancora gli restava... poco o tanto che fosse!

 

 

FINE

   
 
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