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Autore: Hisfreckles    07/05/2014    3 recensioni
"Katniss non ha mai sopportato le metropolitane. Ma forse potrebbe cambiare idea."
{modern!AU - Everlark}
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Hunger Games
Pairing: Katniss Everdeen/Peeta Mellark
Rating: verde
Beta:  me
Genere: AU, fluff, slice  of  life
Warning: fluff, tanto fluff.
Words:  745
Summary: Katniss non ha mai sopportato le metropolitane. Ma forse potrebbe cambiare idea.
Note: Salve gente!
Il pc mi ha abbandonato parecchi mesi fa, ma per vostra sfortuna a sono riuscita a recuperare questa cosetta eheh.
La fic prende spunto dal prompt   ‘Cuddling Somewhere’  della 30 day OTP challange (che a quanto pare sono troppo pigra per finire), una piccola os senza senso a cui potrebbero aggiungersi altre piccole os senza senso… forse.
Anyway, fatemi sapere cosa ne pensate!

 
 
A PLEASANT NIGHTMARE.



Katniss odiava le metropolitane.
Non solo per la nausea che inesorabilmente provava sapendo di trovarsi decine e decine di metri sotto terra o il fatto che ogni scalino che scendeva era un peso in più nelle scarpe. Era il buio oltre il finestrino e il solo eco del vento a costernarla, a farla sentire in trappola, come l’aria rafferma e opprimente che circolava tra quelle mura.
Lanciò un’occhiata alla moltitudine di persone che momentaneamente condivideva la sua stessa carrozza. Illuminate dalla luce bianca del neon, poteva osservare persone di ogni tipo, donne e uomini d’affari vestiti di tutto punto; studenti come lei, a giudicare dagli zaini dall’aria pesante e le grandi cuffie dai colori sgargianti sulle orecchie; donne stressate e bambini che piangevano ininterrottamente. Piccoli mondi, tutti diversi, s’incontravano indifferenti sotto il peso di centinaia di migliaia di chili di cemento.
La voce automatica all’altoparlante annunciò l’ennesima fermata ma lei non prestò attenzione, sfortunatamente non era ancora il suo turno di scendere. Si strinse un po’ di più nella sua giacca a vento e poggiò la fronte al finestrino mentre il treno decelerava fino a fermarsi del tutto.
La folla continuava a salire e scendere, frenetica. Qualcuno correva fuori, in ritardo per chissà quale importante impegno, altri guardavano l’orologio picchiando impazienti le dita.
Erano decisamente la cosa che odiava di più al mondo.
«Ehi»
Il ragazzo seduto accanto a lei, sorrise dolcemente. Conosceva bene la ragazza e sapeva l’effetto che le faceva quel posto, esattamente quello che ci si aspettava da un uccellino costretto in gabbia.
«Ehi» rispose. Un pigro sorriso le contagiò le labbra illuminandole per un attimo il volto.
Peeta allargò leggermente le braccia in un tacito invito che Katniss colse al volo. I nervi ancora tesi quando appoggiò la testa sulla sua spalla, cominciarono a rilassarsi come se qualunque cosa ci fosse là fuori, qualunque paura o angoscia, fosse stata respinta nell’instante in cui le braccia del ragazzo le avevano cinto le spalle e l’avevamo stretta a sé. Il ragazzo poggiò la guancia alla sua testa bruna e cominciò ad accarezzarle i capelli. Giocò con le ciocche che sfuggivano dalla sua treccia, arricciandole attorno alle dita dolcemente, mentre, sul tessuto ruvido della maglia scura, disegnava ghirigori immaginari lungo tutta la sua schiena, le dita lievi come se stesse dipingendo sulla tela più preziosa che aveva.
Katniss chiuse gli occhi, concentrando i suoi pensieri esclusivamente sui brividi leggeri che si propagavano lungo la spina dorsale e sull’odore di profumo da uomo e cannella che il suo naso, immerso nella felpa del biondo, percepiva ad ogni respiro.
 
Batté più volte le palpebre, prima di ricordare dove si trovava. Entrambi caduti addormentati sui sediolini della metro, ormai quasi vuota, cullati dal dondolio del treno e dal vociare degli altri passeggeri, i pochi testimoni troppo coinvolti dalla loro vita per far caso a loro. Il mondo, tutto sommato, non si era reso conto che, mentre continuava a girare, loro due si erano presi una pausa, anche se solo per qualche minuto, ognuno tra le braccia dell’altro.
La voce robotica annunciò un’altra fermata e questa volta Katniss si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Il respiro di Peeta, ancora calmo e profondo, le solleticava dolcemente la pelle sensibile del collo. Avrebbe dovuto svegliarlo prima. Si mosse lentamente nel suo abbraccio lasciando che il suo naso solleticasse la nuca del ragazzo per un paio di volte, mentre sussurrava il suo nome. Peeta alzò di poco l’angolo della bocca in una specie di sorriso ed emise quello che sembrava un misto tra un mugolio di protesta e uno interrogativo, prima di aprire gli occhi assonnati e regalarle un vero sorriso. Fece in tempo a sussurrargli un veloce «buongiorno» e a ricevere un bacio tra i capelli, che le porte del treno si aprirono all’ennesima fermata, e altra gente riempì il loro vagone interrompendo la strana quiete del momento. 
Improvvisamente il frastuono delle rotaie divenne più fastidioso e la gamba destra cominciò a formicolare. Tornò al suo posto all'istante, sciogliendo quell’abbraccio quasi con violenza, le guance in fiamme quando i suoi occhi incrociarono lo sguardo di un passeggero intenerito dalla scena.
 «Ehm … la nostra è la prossima, meglio se cominciamo a prepararci», afferrò la mano con cui Peeta, che intanto rideva divertito, si stava stropicciando un occhio, e sgusciarono via tra i sedili.
Non le era mai capitato prima, ma forse poteva farci l’abitudine. Forse quei viaggi in metro non dovevano per forza essere una tortura come credeva.
  
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