IMPORTANTE:
consiglio di leggere prima “Maledetto bugiardo”
per capire meglio gli avvenimenti di questa storia. Comunque
è comprensibile
anche letta da sola.
Erano tutti sul
ponte quando l’avevano sentita gridare. Un
grido di pura angoscia e disperazione. Rapidi, avevano raggiunto
l’infermeria e
l’avevano trovata con il busto chino su di lui, le mani
intorno alla sua
mascella squadrata, mentre lo chiamava con una voce che sembrava un
disco
rotto.
-Zoro…
Zoro… Zoro… svegliati, ti prego…
Zoro… Zoro!! ZORO!!!-
Erano dovuti
intervenire e separarla a forza da lui quando
aveva iniziato a scuoterlo con violenza. Robin aveva preparato
velocemente una
siringa con del sedativo, su richiesta di Chopper, ma il capitano si
era
opposto, affermando che ci avrebbe pensato lui.
L’aveva
trascinata via di peso, mantenendo salda la presa
sulla sua vita, mentre lei, urlante, scalciava e si dimenava. Sapevano
che
sarebbe successo, era solo questione di tempo. Da una settimana dormiva
poco e
non mangiava nulla. A niente erano valsi gli sforzi di tutti loro per
convincerla a reagire, era diventata l’ombra di se stessa e
il suo fisico dava
segni di cedimento già da un paio di giorni.
Nessuna
sorpresa, dunque, che fosse stata colta da un crollo
nervoso e un attacco isterico quando, dopo essersi allontanata solo
qualche
minuto, era tornata nella stanza e aveva trovato lo spadaccino preda
delle
convulsioni, il suono che scandiva il ritmo del suo cuore diventato un
fischio
prolungato e assordante. Non era riuscita a fare altro che correre da
lui e cercare,
contro ogni logica, di svegliarlo. L’idea di chiamare Chopper
non l’aveva
nemmeno sfiorata.
Rufy aveva
raggiunto la cabina delle ragazze, l’aveva
attraversata con la cartografa ancora sulla spalla, era entrato nel
bagno e
l’aveva scaraventata sotto il getto dell’acqua
gelida, riuscendo a bloccare le
sue grida strazianti. Era rimasta interdetta solo per un attimo, Nami,
prima di
rialzarsi e avviarsi di nuovo fuori dalla sua stanza, con passo deciso
e lo
sguardo stralunato, ma Rufy l’aveva bloccata.
-Nami,
smettila!!! Non puoi continuare così!! Credi che lui
vorrebbe vederti in queste condizioni?! Reagisci!!!-
L’aveva
scossa per le spalle, stando attento a non farle
male. Aveva guardato negli occhi il suo capitano prima di lasciarsi
andare a un
pianto inconsolabile, soffocando i gemiti contro la spalla di suo
fratello,
abbandonandosi tra le sue braccia e aggrappandosi alla sua camicia.
-Rufy!! Lui…
lui… sta…
sta morendo!!- aveva quasi gridato tra i singhiozzi incontrollati.
La sua risposta
non era stata rassicurante, lui che nella
forza di Zoro aveva sempre avuto un’incrollabile fiducia.
-Lo
so…- aveva mormorato stringendola a sé.
L’aveva
lasciata piangere, tamponandole i capelli e il collo
con una salvietta, per asciugarla dell’acqua sotto cui lui
stesso l’aveva
spinta. L’aveva aiutata a togliersi i vestiti fradici,
fermandosi all’intimo.
Le aveva ordinato di finire di cambiarsi, lanciandole un paio di slip e
una
canotta che aveva trovato per pura fortuna, rovistando nei cassetti. Le
aveva
avvolto i capelli ancora umidi in un turbante fatto con un asciugamano,
se
l’era caricata in braccio, l’aveva adagiata sul suo
letto e non le aveva
lasciato la mano finché, sfinita, non era scivolata in un
sonno senza sogni.
Angolo
dell’autrice:
Avevo
mezz’ora di pausa dal mio studio matto e disperatissimo
e vi ho pensate, che vi struggevate per il finale aperto
così ho deciso di
scrivere il sequel. Domani pomeriggio aggiorno. Buona lettura. Baci.
Piper.