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Autore: Lord_Malfoy    08/05/2014    1 recensioni
"Tese le mani attraverso l'apertura tra le sbarre e la guardia, con un movimento di bacchetta, gli mise delle manette incantate che strinsero dolorsamente i polsi quasi scheletrici dell'uomo. Magro come non lo era mai stato uscì, mentre veniva afferrato di malo modo da due secondini per le braccia e veniva condotto a spintoni, più che accompagnato, in una sala apposita dove avrebbe potuto incontrare il suo visitatore"
Inverno 1997. Lucius, recluso ad Azkaban dopo il fallimento al ministero, si ritrova a dover fronteggiare con le condizioni critiche che la prigionia comporta.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucius Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Con le gambe piegate sulla misera, logora e sudicia branda lui stava, le braccia allacciate che cingevano le ginocchia e il capo posato sugli avambracci, gli occhi chiusi, tentando di nascondersi al mondo intero, alle lamentele degli altri detenuti, al puzzo fetido che arrivava alle sensibili narici.

Alcuni colpi di tosse lo scossero, facendo cozzare la schiena contro la fredda pietra grigia della parete, la spina dorsale che veniva colpita provocando stilettate di dolore che gli mozzavano il fiato già corto. Nonostante il ribrezzo che provava, si era costretto ad indossare la divisa a strisce bianche e nere dei detenuti, divenuta ormai grigia dalla polvere e lo sporco, la tosse non aveva fatto altro che peggiorare in quei giorni, trasformandosi in bronchite.

Dalla minuta finestrella posizionata in alto, irraggiungibile, sulla parete, chiusa solo da una grata impenetrabile dalle nude mani e attaverso la quale sarebbe potuto passare solo un serpente, entrava qualche goccia di pioggia della tempesta che sentiva imperversare fuori dalla prigione dei maghi, portando con se una lingua di vento gelido che gli massacrava ossa e polmoni, come tutti gli altri detenuti.

Lui non era abituato a rimanere al freddo, in condizioni sfavorevoli, lui, abituato agli agi e allo sfarzo che la sua ricchezza comportavano, abituato al delizioso calore della sua calda dimora, ai pasti caldi e abbondanti, alla propria privacy, all'aria aperta del suo parco, era costetto li, in quella cella, malato, sporco, separato dagli altri detenuti solo da delle sbarre, nessuna riservatezza, nessuna privacy, nessun segreto. Alzò un braccio, sfregando le unghie rotte contro una guancia coperta di barba incolta e arricciò il naso al rumore rasposo prodotto.

Erano quattro mesi ormai che si trovava li, solo, e nella miseria, incapace di sapere cosa succedeva al di fuori di quelle mura, all'oscuro di ciò che era accaduto a sua moglie e a suo figlio dopo il proprio fallimento. Erano vivi, di questo era certo, in caso contrario i secondini non avrebbero mai perso l'occasione di vederlo agonizzante dal dolore della perdita in mezzo alle loro fragorose risate perverse, ma non sapeva nulla di più. Le visite non erano concesse mai a nessuno, se non in caso eccezionale e li lui rimaneva, in attesa di una scarcerazione, della morte, di qualsiasi cosa, ma aspettava.

Altri colpi di tosse lo scossero e si alzò, incapace di fermare quell'attacco, andando al lavandino e sciacquandosi il volto, bevendo un sorso d'acqua gelida che non fece altro che peggiorare i dolori che già aveva. Lo stomaco gorgogliava dalla fame, visti i miseri due pasti che servivano al giorno, e l'unica cosa che poteva fare era bere, anche se non era affatto convinto che l'acqua fosse effettivamente potabile, a differenza di quello che le guardie dicevano. Mentre era chino,tentando di prendere un respiro profondo, la tosse finalmente sedata, che si sentì chiamare. Si lavò lentamente, rivolgendo uno sguardo altezzoso al secondino davanti alla sua cella. Mai un momento aveva smesso di guardarli dall'alto in basso, disgustato, nonostante fosse lui il carcerato, meditando vendetta, ma il suo orgoglio ogni giorno veniva minato, sempre, da tutti.

-Malfoy, hai una visita, muoviti.-

Inarcò un sopracciglio, sorpreso oltre modo, di quella comunicazione e si eresse, sollevando un lembo della maglietta per asciugarsi la bocca, le labbra ripiegate all'interno della cavità orale per evitare che queste entrassero in contatto con il tessuto sporco. Tese le mani attraverso l'apertura tra le sbarre e la guardia, con un movimento di bacchetta, gli mise delle manette incantate che strinsero dolorsamente i polsi quasi scheletrici dell'uomo.

Magro come non lo era mai stato, uscì, mentre veniva afferrato di malo modo da due secondini per le braccia e veniva condotto a spintoni, più che accompagnato, in una sala apposita dove avrebbe potuto incontrare il suo visitatore. Attraversati svariati corridoi, si fermarono davanti ad una porta dove la guardia gli comunicò in malo modo che loro sarebbero rimasti nella stanza assieme a loro e che avrebbero avuto un'ora, non un minuto di più. Annuì, un pizzico di curiosità che si impossessava di lui mentre la porta veniva aperta e fu allora che sgranò gli occhi e vacillò.

Al centro della stanza, seduto ad un tavolino, stava Draco, suo figlio. La gioia nel vederlo fu immediatamente sostituita dall'orrore nel farsi vedere in quelle condizioni da lui, agli occhi del quale era sempre apparso perfetto, impeccabile, mai un polsino o un capello fuori posto, adornato di gioielli e profumato con le colonie più costose. Venne quasi trascinato dentro la sala mentre lo fissava con occhi sgranati, cercando di tornare in se, di fare qualcosa, di apparire meno misero di quel che era in quel momento. Come fu dentro, lo lasciarono e con suo sommo stupore avanzò verso il ragazzo con passo sicuro, fermandosi davanti a lui, mostrando una superbia che ormai stava perdendo.

-Draco.-

   
 
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