Sarà colpa del whisky
O sarà colpa del caffè,
ma non mi ricordo più di te
Sarà che questa sera
Fa un freddo micidiale
Sarà che non ho neanche voglia di parlare
Era già buio inoltrato quando
la porta del locale si aprì per l’ennesima volta quella sera, facendo entrare
una ventata di aria gelida. La figura slanciata che aveva fatto il suo ingresso
nel bar aveva catturato gli sguardi di molti, ma lei parve non farci caso, e si
diresse a testa alta verso il bancone. Si sedette aggraziatamente su uno degli
sgabelli liberi, accavallando in modo involontariamente sensuale le gambe.
Sembrava totalmente immersa nei suoi pensieri tanto da perdere il contatto con
la realtà, sembrava estranea a tutto ciò che le stava intorno, sembrava persino
essere capitata lì per caso, quella sera. Qualcuno però, sapeva che non era
così, quel qualcuno che da un pò aveva perso le speranze di rincontrarla lì,
sebbene ci avesse sperato ogni maledetta sera che aveva messo piede in quel
locale, quel qualcuno che già la stava osservando senza essere visto.
- Prendi qualcosa? – le chiese il barista.
- Si, portaci due whisky grazie -
Una voce maschile alle sue spalle la fece
sobbalzare. Si girò di scatto e si trovò di fronte quel viso familiare che non
vedeva da molto tempo, forse da troppo. Si guardarono per qualche secondo, poi
lei abbassò lo sguardo, colpevole. Notò che non era cambiata neanche un po’ in
quei mesi. Aveva gli stessi grandi occhi blu perennemente tormentati, quei
capelli biondo platino che le ricadevano ordinatamente sul viso latteo, quel
fisico dannatamente perfetto.
Si sedette sullo sgabello accanto al suo, e restarono in silenzio senza
guardarsi, fino a quando lei non decise di parlare.
- Come stai? – chiese dubbiosa
Ino.
- Alla grande. E tu? – le rispose Kiba con leggero
sarcasmo.
- Idem –
- Non è vero –
Ino alzò la testa verso quel ragazzo che era quasi
un estraneo, ma che a quanto pare la conosceva molto
bene. Gia, non era vero.
- Non molto tempo fa venivi qui
ogni volta che eri triste, ogni volta che stavi male per quello stronzo del tuo
fidanzato. Ed io ogni volta ti consolavo, ti offrivo da bere, parlavamo,
speravo che un giorno avresti capito che ero io quello adatto a te – le labbra
di Kiba si incresparono in un sorriso amaro. – E invece cosa hai fatto? Sei
sparita, senza una parola, senza farmi capire nulla, così, da un giorno
all’altro. E ringrazia che non ho voglia di parlare, sennò avrei continuato
meglio il discorso -
Kiba smise di parlare e buttò giù un altro sorso di
whisky. Le dispiaceva trattarla cosi, avrebbe solo voluta stringerla tra le sue
braccia per proteggerla da tutto ciò che le potrebbe farle del male, ma lei lo
aveva abbandonato, questo non riusciva proprio a dimenticarlo.
Ino lo osservò attentamente, poi abbassò lo
sguardo, incapace di continuare a guardarlo. Sentiva i suoi occhi inumidirsi
lentamente, avrebbe voluto lasciarsi andare alle lacrime, ma non poteva farlo,
non in quel momento. Doveva risolvere quella questione solo con le sue forze,
non voleva usare le lacrime per impietosirlo. Fece un
profondo sospiro prima di parlare.
- Io e Sai ci siamo lasciati – disse lei tutto d’un
fiato.
Kiba spalancò gli occhi sorpreso.
- Ah – fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Di nuovo silenzio.
- Perché sei tornata? Per farti consolare? Ti ho
pensata ogni dannata notte, non sapevo se stavi bene, dove eri, se ti avrei più rivista. Ho provato a dimenticarti e proprio ora
che ci stavo riuscendo tu ti fai viva? Cazzo, avrei dimenticato persino il tuo
nome, prima o poi. –
Kiba scosse la testa in segno di disappunto,
continuando a tenere lo sguardo fisso sul bancone.
Ino continuava ad ascoltare ferita le parole di
quel ragazzo seduto accanto a lei. Si sentiva dannatamente in colpa per averlo
fatto soffrire. Lui era l’unica persona che non avrebbe mai voluto vedere in
quelle condizioni, lui era l’unica persona che l’aveva fatta sentire bene in
quell’anno buio, lui era l’unica persona che non voleva perdere. Ma se non riusciva a perdonarla, se ne sarebbe fatta una ragione e
sarebbe sparita davvero per sempre, quella volta.
Ma no, non andartene adesso
Non andartene rimani
Dimmi almeno
Dimmi almeno come ti chiami.
Ma dai scherzavo dai
Ma cosa ti salta in mente
Ricordo il tuo nome perfettamente
Ce l'ho stampato in testa
Fin da quando t'ho veduto
L'amavo già da prima
Prima ancora d'averti conosciuto
Fece per andarsene, ma Kiba la richiamò dopo
qualche metro.
- Aspetta,
Ino. Non andare, ti prego -
Ino tirò un sospiro di sollievo e tornò lentamente
a sedersi. Era così strano, ritrovarsi lì insieme dopo tanto tempo, con un
rapporto da ricostruire, la voglia di non perdersi, e forse un nuovo sentimento
nel suo cuore. Le venne un sorriso spontaneo ripensando ad un episodio del
passato.
- Kiba, ti ricordi la sera in cui ci siamo
conosciuti? – chiese lei.
Kiba non potè fare a meno di sorridere altrettanto.
Certo che se la ricordava, non avrebbe mai potuto dimenticarla.
Una
ragazza bionda sconosciuta fece il suo ingresso nel locale, diretta verso il
bancone. Nonostante la sua aria abbattuta, era bellissima. Con la sua andatura
decisa ma leggera allo stesso tempo, i suoi movimenti aggraziati, aveva
catturato l’attenzione di molti, di un ragazzo in particolare.
Kiba la
fissava da lontano, non riusciva a toglierle lo sguardo di dosso,
si sentiva strano, si sentiva… Innamorato.
Ma
forse era solo colpa di quel dannato whisky.
- Non è
pericoloso andare in giro da sola a quest’ora? – le disse sedendosi sullo
sgabello libero accanto al suo, senza timidezza, senza pensare, come se già si
conoscessero.
Ino si
girò a guardare quel ragazzo che le aveva rivolto la parola con sfacciataggine.
Era già pronta al peggio, ma rimase piacevolmente sorpresa trovandosi di fronte
un ragazzo che doveva avere più o meno la sua età, con lo sguardo furbo e i
capelli castani arruffati.
- Con
tutto quello che ho passato stasera non può succedermi nulla di peggio – gli
rispose lei con una punta di amarezza.
-
Perché? Cosa ti è successo? –
- Il
mio ragazzo mi ha tradito, e io non sono neanche riuscita a lasciarlo. L’ho
perdonato come una stupida, ti rendi conto? – rispose lei, senza chiedersi
perché stesse raccontando i suoi problemi a un perfetto sconosciuto.
- Come
cazzo si fa a tradire una come te? – disse spontaneamente Kiba con
un’espressione di stupore dipinta sul volto.
Ino si
mise involontariamente a ridere e Kiba arrossì lievemente.
- No scusa, cioè, volevo dire che tu sei davvero bellissima, e
quindi vabbè, scusa – farfugliò lui imbarazzato.
-
Tranquillo – disse lei sorridendo
-
Volete ordinare qualcosa? – chiese loro il cameriere avvicinandosi.
- Due
whisky vanno bene? – chiese Kiba rivolto ad Ino.
Lei
annuì, ed il cameriere si allontanò.
-
Comunque, io sono Kiba – disse lui porgendole la mano.
- Ino,
piacere – rispose stringendogliela.
- E’ un
nome bellissimo. E non lo dico solo per fare colpo su di te – le disse
sfoggiando il suo sorriso perfetto.
-
Grazie – rispose lei sorridendo altrettanto.
Continuarono
a parlare di loro sorseggiando il loro whisky, conoscendosi, apprezzandosi,
forse chiedendosi se fosse stato il destino a farli incontrare, forse
chiedendosi cosa esso avrebbe riservato loro.
- Si è
fatto tardi, devo andare – disse Ino all’improvviso.
L’espressione
di Kiba si spense d’un tratto.
- Va
bene. E comunque, se hai bisogno di parlare, mi trovi qui – le disse mentre la vedeva andare via, e voltarsi per
rivolgergli un ultimo sorriso.
E lei ne ebbe bisogno molte volte, e molte volte
tornò in quel piccolo bar, e tutte le volte lei lo trovò lì, e neanche una
volta gli negò la sua comprensione, e anche qualcosa in più.
- Sei stata tu a lasciarlo? – le chiese Kiba
riportandola alla realtà.
Ino sospirò, con un leggero sorriso sulle labbra,
poi iniziò a parlare.
- Ti ricordi l’ultima volta che sono stata qui?
Avevamo litigato, eravamo di nuovo sul punto di lasciarci. Quando sono tornata
a casa l’ho trovato lì, mi aspettava, mi ha supplicato di dargli un’altra
occasione, mi giurò che quello era stato l’ultimo tradimento. Poi mi ha
proposto un viaggio, mi ha messo in mano i biglietti e mi ha pregato di accettare.
Ed io come una stupida ho voluto credergli di nuovo – raccontò lei con una
punta di amarezza – Poi ho trovato il coraggio di lasciarlo, e questa volta, è
per sempre -
Kiba ascoltò tutto con attenzione, senza
interromperla, senza dire una parola.
- Sai, Kiba. Ho pensato a lungo in questo periodo,
a me, alla mia vita, e anche a te. Sono tornata solo per parlarti, credo di
essere innamorata di te –
Kiba rimase spiazzato. Quanto tempo era che avrebbe
voluto sentirsi dire quelle parole? Quanto tempo era che era stato lui a
pronunciarle?
Due di
notte, due ragazzi in un bar, due bicchieri di whisky semivuoti sul bancone.
- Sai
Ino, credo di essermi innamorato di te – disse Kiba tutto d’un fiato.
I due
occhi cerulei della ragazza spalancati dallo stupore, ma
nessuna parola le uscì dalla bocca. Solo un battito di cuore mancato, ed un
silenzio atroce, più doloroso di mille parole.
- Ino, io… - disse Kiba iniziando ad accennare un
sorriso.
- Ricordo la sera in cui mi dissi di esserti
innamorato di me. Io non risposi, vidi la delusione nei tuoi occhi. Non so se
per te è ancora lo stesso, se c’è un’altra donna nel tuo cuore, non ti ho
ancora chiesto nulla di te, sono sempre così… egocentrica. Mi dispiace Kiba, mi
dispiace di tutto, mi dispiace di non aver capito prima quello che provavo per
te -
Silenzio.
Mi piaci tu, Mi piaci tu, Mi
piaci tu
Ma come te lo devo dire
Mi piaci tu, Mi piaci tu, mi piaci solo tu
Ma come te lo devo dire…
- Ino, mi piaci tu. Solo tu.
Mi piace come sei,
e anche quella che vuoi sembrare.
Sei l’unica che voglio, come telo devo dire.
Mi piace perché non ce la fai
E allora ti lasci andare.
E se tu non fossi tornata,
credo che ti avrei aspettata per sempre –
Ino rimase a bocca aperta. Forse il loro destino
era già scritto la sera in cui si erano incontrati, forse questo finale non era
poi una gran sorpresa.
- Dai, andiamo – fece lei prendendolo per mano e
trascinandolo fuori dal locale, lasciando una
banconota sul bancone, insieme a quei due bicchieri di whisky mezzi vuoti.
- Ehi, aspetta – le gridò lui ridendo
mentre lo trascinava per la strada, incuranti del freddo.
- Mi piaci anche tu, Kiba – gli sussurrò lei
all’orecchio.
Poi un bacio passionale, desiderato da troppo
tempo. E una notte che non avrebbero dimenticato.
Mi piaci quando fai l'amore
E al buio ti sento respirare
Mi piaci quando riapri gli occhi
E dici di vedere il mare…
Mi piaci tu Mi piaci tu Mi
piaci tu
Ma come te lo devo dire
Mi piaci tu Mi piaci tu mi piaci solo tu
Ma come te lo devo dire
Te lo devo dire…
Scusate
se come al solito aggiungo ora questo pezzo, sono
troppo sbadata! *.* Dunque, una breve song fic sulla coppia KibaxIno… Non è
una delle mie coppie preferite, ma questa canzone mi ha ispirato a scrivere una
storia su di loro, in fondo sono carini!! ^//^
Come ho
detto nell’introduzione, la canzone è Colpa del Whisky di Vasco!
Spero sia
gradita ai lettori, soprattutto alla mia amica
Galli_Nara…
This is for you!^.^ Te l’avevo promessa un'altra dedica!
Ciao a tutti, alla prossima!