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Autore: Hesper    08/05/2014    3 recensioni
Questo è il primo episodio del remake di "Vendetta... O Giustizia?", serie che avevo mesi fa pubblicato per poi cancellarla non molto tempo dopo. Spero di aver fatto un buon lavoro nel riscriverla...
Questa è la storia del controverso incontro tra due dei più pericolosi criminali di tutto il Regno d'Egitto: Bakura e... una giovane donna.
Dal capitolo 1:
"C'era qualcosa che non lo convinceva in questa giovane donna, qualcosa che concerneva l'interesse che traspariva dai suoi occhi verdi e penetranti, i quali, peraltro, pensava lui, gli ricordavano il rettile più pericoloso che si possa trovare nel deserto, ovvero il serpente."
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Touzoku-ou Bakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il sole stava oramai abbandonando il grande Regno d’Egitto, pur non avendolo ancora privato della sua calda luce arancione, la quale era sempre stata da tutti considerata portatrice di salvezza, di tepore… e di vita.
Un ragazzo, essendo appena giunto in un’oasi situata nel Grande Campo, conosciuto oggi come Valle dei Re, si sedette per terra, poggiando poi alla sua sinistra una grande e pesante sacca. Fece un sospiro, e diede un morso al pezzo di pane che aveva appena acquistato.
Gli ci voleva proprio una bella pausa. Poco prima, infatti, aveva effettuato un raid presso la tomba di un ricco architetto, la quale, suo malgrado, era insolitamente piena di trappole, tutte una più pericolosa dell’altra. Niente che lui non potesse fare, però, in quanto era conosciuto come “Re dei Ladri”…
Anche se quel furto gli era costato parecchia fatica, ne era valsa davvero la pena, considerando la quantità di oggetti di valore, quali collane, bracciali, scettri, pietre preziose e quant’altro, che era riuscito a procurarsi. Erano così tanti che la sua sacca, la quale era tenuta d’occhio gelosamente da lui in quel momento, non era abbastanza grande da poterli contenere tutti. Perciò, alcune tra le cose da lui rubate le aveva dovute indossare.
“D’accordo” rifletté il giovane ad alta voce “Ora che ho anche mangiato, direi che posso tornare a casa.”
Ciò detto, si alzò in piedi, afferrando la sacca in cui era contenuta la sua refurtiva e cercando con gli occhi un cavallo da poter rubare a qualcuno in modo tale da non doverci mettere giorni prima di tornare a casa.
“Ehm… Salve, gentile signore.” Disse qualcuno rivolgendosi al ragazzo, il quale, accortosi di ciò, si voltò per vedere chi lo avesse chiamato.
Non era né un altro bandito, né un mercante. Era qualcuno che non si sarebbe mai aspettato di vedere.
Una ragazza.
Era di bassa statura, come tutte le ragazze egiziane, dopotutto. Ma si differenziava da queste ultime in parecchi tratti somatici.
I suoi capelli, lisci e castani, i quali si sposavano perfettamente con la sua carnagione ambrata, le cadevano disordinati lungo tutta la schiena e parte del suo volto, come se avessero tutte le intenzioni di proteggerli. I suoi occhi, dal taglio piccolo e allungato, invece, erano di un verde penetrante, il quale, avvicinandosi sempre più alle pupille, si sfumava in un colore tendente al giallo ocra. Indossava una tunica bianca in lino, la quale era insolitamente corta, e con questo s’intende che non andava oltre le sue ginocchia. Oltre a ciò, questa possedeva le maniche, per la precisione maniche lunghe e larghe, mentre lasciava le sue spalle in parte scoperte. Ciò che forse attirava di più l’attenzione nel suo abbigliamento era la cintura che portava intorno alla vita, la quale raffigurava un serpente, per la precisione un cobra, dal ventre bianco. Questo suo accessorio faceva risultare più attillata tutta la veste, mettendo quindi in risalto il suo fisico snello.
Nel complesso, era una ragazza davvero carina, ma la cosa, se vogliamo essere franchi, non interessò minimamente il giovane.
Quest’ultimo, infatti, la squadrò sì dalla testa ai piedi, ma solamente per cercare di capire che cosa volesse da lui. Aguzzò quindi la vista nel tentativo di interpretare il suo sguardo, il quale sembrava brillare di… interesse.
Vedendo ciò, il ragazzo si domandò sempre più insistentemente che cosa mai avesse voluto da lui una ragazza qualunque, anche se qualche idea a riguardo ce l’aveva…
“Che c’è?” chiese quindi, non volendo rivelare ulteriori suoi pensieri.
“Mi scuso infinitamente per il disturbo che le ho procurato, ma vorrei solamente sapere come posso arrivare nella città più vicina. Se lei, gentilissimo signore, me lo dicesse, mi renderebbe davvero felice.” Rispose quella, facendo alcuni passi verso il suo interlocutore.
Sentendo ciò, il ragazzo s’insospettì ancor più di prima. C’era qualcosa che non lo convinceva in questa giovane donna, qualcosa che concerneva l’interesse che traspariva dai suoi occhi verdi e penetranti, i quali, peraltro, pensava lui, gli ricordavano il rettile più pericoloso che si possa trovare nel deserto, ovvero il serpente.
Alla luce di ciò, lui rispose –astutamente, aggiungo-:
“Sinceramente non lo so, e non ho nemmeno il tempo materiale di darti indicazioni, signorina. Se è così importante per te, chiedi a qualcun altro, che, male che vada, qualche indicazione te la dà.”
Il volto della ragazza, a quelle parole, si mostrò guardingo e pensieroso, come se stesse pensando attentamente alla prossima mossa da fare.
“Oh, capisco…” disse quella, riducendo gli occhi a piccole fessure “Allora arrivederci.”
“Addio.” Rispose il ragazzo a bassa voce, allontanandosi dalla giovane e pensando “Probabilmente l’ho spiazzata. Per fortuna: non avevo proprio voglia di avere a che fare con lei, perché sarebbe soltanto stata un’inutile perdita di tempo.”
Quest’ultima però, notando che, oramai, il giovane aveva abbassato la guardia, piegò le sue labbra in un sorriso malevolo, pensando:
“Ora che pensa di essersi liberato di me, è giunto il momento di passare all’azione.”
Ciò detto, si avvicinò fulmineamente al suo bersaglio, stringendo il suo collo con il braccio sinistro, come per soffocarlo. Con la mano destra, invece, impugnò un coltello che aveva appena tirato fuori dalla sua veste di lino, agitandolo in seguito in aria verso il collo della sua vittima.
Il giovane non rimase particolarmente sorpreso da tutto ciò. Anzi: se lo aspettava, in un certo senso. Sapeva che quella giovane donna apparentemente composta e tranquilla non aveva le migliori intenzioni, nonostante però dovesse assolutamente ammettere che la sua –oramai- avversaria recitava piuttosto bene.
Alla luce di ciò, comprendendo quello le intenzioni della ragazza, afferrò il suo polso destro, stritolandolo con le dita. La presa fu così stretta che la giovane non poté fare a meno di mollare la sua arma, poiché il dolore la aveva come persuasa ad aprire la mano. Il suo avversario poi, notando con piacere che ciò che aveva appena compiuto aveva funzionato, afferrò con la mano libera anche il suo polso sinistro, sciogliendo con successo l’attacco della ragazza.
Ciò fatto, poiché non sarebbe stato capace di condurre efficacemente lo scontro dando le spalle all’avversaria, portò il polso sinistro di quest’ultima sulla mano destra, per poi ritrovarsi a tenerli entrambi in un’unica mano. In questa maniera, poté finalmente voltarsi verso l’avversaria, la quale, guardandolo, mostrò tutta la frustrazione che provava in quel momento, in quanto non riusciva a liberarsi dalla sua presa.
“Come pensi di reagire adesso, eh?” disse il giovane in tono sarcastico.
“Così.” Rispose quella, sorridendo malevolmente e colpendo nell’addome l’avversario con una ginocchiata.
Ricevendo quel colpo, che, peraltro, non si aspettava proprio, il ragazzo mollò i polsi dell’avversaria, proteggendosi in seguito la pancia, come per sentir meno il dolore.
Furono attimi quelli in cui la giovane donna si posizionò proprio alle spalle del suo avversario, facendo poi pressione con due dita sulla parte che divideva il collo dalle spalle, precisamente nel nervo situato nel muscolo che viene chiamato deltoide, in modo da fargli perdere i sensi. E così accadde: mentre il ragazzo cadde a terra svenuto, la ragazza raccolse velocemente la sacca in cui erano contenuti i gioielli rubati poco prima dal suo avversario, e, una volta recuperato anche il coltello, scappò via da lì il più velocemente possibile, pensando: “Andiamocene prima che quello si svegli e me le dia… Finché è durato, è stato uno scontro piuttosto duro però… Per fortuna la mia ultima mossa ha funzionato: a momenti pensavo sarebbe fallita anche quella…”
 
Dopo non molto tempo il ragazzo riprese i sensi, e si guardò subito intorno. La sua avversaria era scomparsa, e stessa cosa si poteva dire anche, suo malgrado, per la sacca con la refurtiva.
In quel momento si arrabbiò così tanto che trovò davvero complicato nascondere questa sua emozione. Come aveva osato una ragazza qualunque atterrare e derubare lui, Bakura, il grande re dei ladri? Una cosa inaccettabile: da tempo lui aveva sottratto beni, cibo, acqua e quant’altro alla gente… Ma nessuno, ripeto, nessuno era mai stato così sfacciato da compiere un atto simile a lui!
“Non le andrà così bene la prossima volta, ammesso che trovi il coraggio e la sfacciataggine di farsi nuovamente viva davanti a me…”
 
 
 


Angolo dell’autrice
Salve!
Finalmente la scuola mi ha dato due giorni di tregua (e quei due giorni sono molto contati, visto che la prossima settimana sono davvero piena di roba da studiare), così sono riuscita a pubblicare il primo capitolo del remake della mia longfic che, mesi fa, pubblicai per poi cancellare il tutto. Vi giuro che quando avevo riletto le storie mi erano venuti i brividi…
A parte questo, se qualcuno di voi aveva già letto il mio primo sgorbietto, avrà sicuramente notato che l’inizio è un tantino cambiato… Beh, vi avverto: ho dovuto cambiare praticamente i tre quarti degli avvenimenti di quella storia, perché non mi piacevano proprio per nulla.
Alla luce di tutto ciò… che dire, spero che questo primo capitolo sia stato di vostro gradimento.
Lo so che è un pochino presto per esprimere un giudizio, ma se lo faceste, mi rendereste felice.
Alla prossima (quando la scuola mi darà un’altra tregua, cosa peraltro poco probabile per una che frequenta il liceo classico)!
-Hesper

 
  
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