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Autore: Stray cat Eyes     25/07/2008    8 recensioni
Dapprincipio, il Piccolo Naruto aveva sempre atteso il Mattino con trepidazione, affinché i raggi del sole portassero via le tenebre della notte.
Eppure, anni dopo, il Giovane Naruto aveva trovato il Mattino come nemico.
Il perfido nemico che infrangeva le illusioni della notte.
L’avversa realtà che si parava contro i suoi sogni.
[Prima classificata al Sasu/Naru - Naru/Sasu Themed contest indetto da Rosicrucian e Nami.]
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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E chi l’avrebbe mai detto.





Hikari wo Sagashite


- Searching for the Light -





Nel silenzio, notò che i suoi passi erano particolarmente lenti.
Quasi Sasuke avesse rinunciato a far sfoggio della sua velocità ormai proverbiale, per indossare un velo di quieta solennità.
- Questa non è casa mia.
Naruto cercò gli occhi neri nel buio dell’immensa dimora Uchiha, ma la sua fu caccia sfortunata.
- Oi, Sasuke...
- Non è casa mia.
Il giovane pensò di rispondere ad insistenza con altra insistenza, ma poi si convinse che sarebbe stato meglio evitare. Anche se ignorava il perché delle sue parole, anche se avrebbe dato tutto ciò che aveva per comprendere Sasuke un po’ più di quanto fosse riuscito sino ad allora.
Avrebbe fatto silenzio.
- Qui non è cambiato niente, - Sentì sussurrare. - Ma non è più casa mia.
Naruto annuì, percependo con un sussulto il suo braccio sfiorare il proprio.

Capiva, era certo di aver trovato la soluzione giusta.
Sasuke era a disagio, ecco il perché di quelle frasi.
Per questo tacque, assaporando quella dolce, lieve vittoria tra sé.

Giungere a capo dei suoi pensieri era pressoché impossibile; farlo, poi, dopo averlo ricondotto una volta per tutte a Konoha, lo faceva sentire padrone del mondo intero.
Era come stringere il cuore di Sasuke in una mano e la chiave per aprirlo nell’altra.

Eppure, sentiva che qualcosa mancava.


- Vieni. Usciamo.
Naruto lo seguì fuori dai quartieri isolati, non negandosi di lasciar scorrere lo sguardo su di lui appena possibile.
Lo guidò fino a casa Uzumaki, infossata nell’oscurità del fondo della strada.
- Dove preferisci stare? - Gli chiese, osservandolo privarsi delle armi che portava costantemente con sé.
Sasuke gli si fece vicino, fino a circondare le sue spalle con le braccia; e lui accettò la stretta di buon grado, incapace di privarsi della sua vicinanza, respirando ansia contro il suo collo.
- Dormi con me. - Ascoltò, tremando.
- Sasuke...?
Quando finalmente trovò i suoi occhi, intrisi di un dolore che riluceva prepotente, Naruto scordò il resto. Così, di quella notte non ricordò che la luce spenta, i futon abbastanza vicini da potersi sfiorare l’un l’altro, le dita di Sasuke che vagavano libere fra i suoi capelli.

E di aver pensato che non avrebbe voluto avere bisogno di usare una chiave, perché il suo cuore si aprisse e mostrasse a lui.



Dapprincipio, il Piccolo Naruto aveva sempre atteso il Mattino con trepidazione, affinché i raggi del sole portassero via le tenebre della notte.



Nell’istante in cui la luce si posò sulle sue palpebre, Naruto seppe che, aprendo gli occhi, si sarebbe trovato di fronte il più grande dei suoi Ostacoli.
E quando li ebbe dischiusi, lo incontrò: Solitudine.
La guardò dritta in viso, fissando il vuoto accanto a sé nel letto. Ne sfiorò l’elegante corpo, percorrendo con le mani le lenzuola nemmeno più tiepide, prova soltanto immaginaria che quella stanza era stata davvero condivisa da due persone.

Ed era quella lontana consapevolezza, la sua unica, vera luce.


Ma ora Sasuke non c’era.
E il suo cuore doleva, batteva più forte, spaventato, spaesato, infuriato.
Sperava con tutto se stesso che non avesse cambiato idea, che non fosse di nuovo fuggito via da lui. Sperava di poter vergognarsi di quei dubbi, di potersi dare dello stupido e battere ripetutamente la fronte contro le mura di casa, ma non aveva la certezza assoluta che ciò sarebbe avvenuto.

D’altronde, Sasuke non aveva reali vincoli che lo trattenessero.

Naruto gli aveva accennato di quel che serbava nel cuore per lui, là fuori, lontano da Konoha.
Gli aveva mormorato incerte parole d’amore.
Ma lui non aveva risposto che palesando il segreto bisogno di ritornare, costasse quel che costasse.

E dividere una stanza per una notte non era abbastanza per risolvere tutto, per appianare il disagio e creare una nuova realtà in cui vivere.

Naruto strinse il lenzuolo già sgualcito, per poi scivolare giù dal materasso e cadere dolcemente sul pavimento freddo.
E fredda era la realtà cui il giorno tornava a sottoporlo.
Dure da accettare le condizioni che la vita e Sasuke stesso gli ponevano.
Doloroso accorgersi di non sapere neppure se lui l’amasse o meno.

D’improvviso, il cuscino si ritrovò schiacciato contro la parete ingrigita dalle ombre.

- Kuso!



Eppure, anni dopo, il Giovane Naruto aveva trovato il Mattino come nemico.
Il perfido nemico che infrangeva le illusioni della notte.
L’avversa realtà che si parava contro i suoi sogni.



In cucina non v’erano resti di un pasto, né un singolo granello di polvere smossa pareva testimoniare il passaggio di qualcuno che non fosse il padrone di casa.
Naruto sedette al tavolo, in cerca di una traccia.

Peccato dovesse trovare nulla più che del ramen rovesciato che occludeva le venature del legno opaco.

- Kuso! Kuso!



Il Mattino, traditore della pace notturna.
Infimo traditore della
sua pace.
A causa sua la quiete lasciava posto ad una nuova, scomoda verità.
A causa sua la luna fuggiva, e lui si ritrovava a scivolar via dalle sue candide braccia.



Quando Naruto lo trovò, Sasuke contemplava assorto la quotidianità degli abitanti del villaggio, seduto in un rigido silenzio sul tetto di casa.
Pareva che si lasciasse scorrere addosso le immagini che colpivano il suo sguardo, così come faceva con le occhiate di chi, per caso, lo scorgeva.

Naruto sospirò, facendosi avanti.
Sapeva che la metà di Konoha non era certa né convinta delle intenzioni dell’ultimo Uchiha rimasto. Sapeva che in molti diffidavano di lui, che lo disprezzavano.
Era forse questo il disagio che aveva afferrato la sera prima?

- Come mai non hai mangiato?
Il ragazzo avrebbe pagato per mordersi la lingua a sangue, ma evidentemente la sua mente si rifiutava di aggiungere dolore al dolore.
Sasuke, però, non reagì alla sua domanda. Almeno, non lo fece nel modo in cui lui se l’era aspettato.
- Era troppo presto. - Gli bisbigliò, quasi fosse un segreto.
E i suoi occhi tuttora non lo guardavano.
- E tu? Hai già divorato il tuo ramen?
- Ovvio che sì!


Mentì.
Odiava le menzogne, chi ne raccontava e soprattutto le patetiche ragioni che i bugiardi usavano come scuse.
Le odiava con tutto se stesso, eppure...



A causa del Mattino, soggiogatore della sua mente, lui finiva con il creare nuove realtà - quelle che la notte, dolce compagna, l’avrebbe aiutato a rendere vere.
Anche se per poco.



Non avrebbe voluto ricorrere ad una bugia, ma sapeva che sarebbe parso strano rivelargli di non aver fatto colazione per correre a cercarlo, spaventato all’idea di non rivederlo più.
Non lui, non l’appassionato di ramen e più in generale mangiatore a sbafo - non era verosimile che lui saltasse un pasto per premura di qualcuno.

Era così che stavano le cose, e questo la gente si aspettava di vedere.
Ma si chiese se anche Sasuke s’aspettasse che lui agisse così.
E si chiese se era giusto che, al solo pensiero, si sentisse ferito.


- Da quando sei un bugiardo?
Naruto sussultò, sentendo chiaramente i suoi piani cigolare come un cardine arrugginito che presto o tardi finirà per bloccare la porta.
- Bugiardo? - Ripeté, infondendo confusione in quell’unica parola.
Sasuke volse lo sguardo a lui solo per un istante, con la coda dell’occhio.
- Il tuo stomaco. Pare un’orchestra filarmonica alla prima esibizione. - Raccontò poi alla folla.
Lui s’indignò - avrebbe voluto che quegli occhi fossero rivolti a sé, e non al via vai giù in strada - e portò una mano all’addome, sentendolo contrarsi per il bisogno lasciato insoddisfatto.
- E’ perché io ho sempre fame! - Soggiunse Naruto, puntandosi il pollice contro.

Benché sentisse che quella frase sarebbe stata più tipica di Choji, non poté fare a meno di pronunciarla. Dire che aveva mangiato poco, non avrebbe sortito lo stesso effetto che l’affermare di non aver mangiato affatto?

Baka, si disse. Mentire, soprattutto a lui e su due piedi, non sarebbe mai stata la sua arte.


Improvvisamente, la lentezza e solennità della sera precedente svanirono.
Lo shinobi si ritrovò tirato per un polso, urtando spalla contro spalla con il giovane Uchiha.

- Non sforzarti troppo, Naruto.

E lui avrebbe voluto concentrarsi per comprendere e rispondere, ma il sentore della sua voce che sfregava dolcemente contro la pelle del viso gli impediva di assegnare a ciascuna parola il proprio significato.

- Non tentare di essere ciò che non sei, o che non sei più.

Decodificare quel messaggio fu arduo, e sentì quasi le lacrime salirgli agli occhi nel momento in cui, scivolando via, Sasuke si rimise in piedi e svanì.

Allora, Naruto avrebbe dato tutto ciò che possedeva per poter ignorare quel bruciore in gola che gli toglieva il respiro. Avrebbe voluto poter ignorare la moltitudine di sguardi che minacciava di accorgersi di lui e sciogliersi in un pianto disperato, rannicchiato in un angolo del tetto. Anzi, era quello il suo unico desiderio.

Oltre al bisogno lancinante di rifugiarsi ancora tra le sue braccia.

- Sasuke...

Ma la sua voce, la sua voce era stata così fredda da riconoscersi istantaneamente, nel momento in cui si era lasciata dietro un sussurrato ed usurato Dobe.



Il Mattino.
D’allora in poi, Naruto non avrebbe mai più voluto conoscerne la luce, per poter impedire a se stesso di patirne la veridicità.
Perché, al contrario della notte, il Mattino aveva il privilegio d’essere molto più vero.
Nonché la terrificante prospettiva di non poter essere confuso con un incubo.



Il sole s’accasciò completamente oltre l’orizzonte, accompagnato dal suo sospiro di sollievo.

Naruto chiuse la finestra, per poi lasciarsi ricadere inginocchio sul futon, dove ancora aleggiava odore di sonno e di ore trascorse a levigare la reciproca solitudine.
La tensione gli aveva chiuso lo stomaco, e dall’ora di pranzo non aveva più toccato cibo.
Fortunatamente, però, la giornata volgeva al termine.

- Naruto.

Lui si voltò, lasciandosi sovrastare da quell’abbraccio.
Aveva l’assoluta necessità di sentire il suo calore contro di sé, non alle proprie spalle.
Poco importava se si era accorto solo allora della sua presenza - allorché anche l’ultima frangia rosata era sparita dal cielo e questo prendeva a tingersi di blu notte.

- Lasciami dormire ancora qui, stanotte.

Il suo cuore vibrò di una triste gioia, perché di tristezza non riusciva fare a meno; ma ora, ora che l’oscurità scendeva, poteva concedersi di scordarla in un anfratto fin troppo luminoso per lui.
Che attendesse il giorno per farsi ancora avanti.
In quell’istante, non voleva altro che dimenticare e fondersi dentro di lui.

- Sai che te l’avrei comunque chiesto. - Ammise, farfugliando parole attutite dal kimono di Sasuke.
- Lo so, sì.
- Allora perché...?
La stretta attorno a lui si allentò, e Naruto si vide costretto a fare lo stesso.
Nel buio che calava lentamente, intravide i suoi occhi neri che, finalmente, fissavano i propri.
- Sentirti dire di sì è meglio che supporre che tu lo dica.

La semplicità di quelle parole lo pugnalò al cuore e ai polmoni.

Anche lui lo sapeva.
Ma far sì che Uzumaki Naruto ammettesse una qualche verità non era lo stesso che con Uchiha Sasuke. E anche questo sapeva.

Stranamente, però, le tenebre circostanti gli permisero di non dar peso al fastidio che irrimediabilmente provava nell’essere consapevole che le regole dell’uno non valevano per l’altro.
Contava solo che quel tenue mormorio appartenesse a Sasuke, e non alle sue più dolci fantasie.

- Hai detto di amarmi.

Tremare pareva fosse divenuta cosa obbligata, per lui.
Ma non per questo rimase in silenzio.
- Giorni fa, hai detto di amarmi.
Aveva paura. Ecco perché non rispose.
Ed era consapevole che a Sasuke non occorrevano conferme, quindi azzardare un sussurro strozzato sarebbe stato più che futile.

- Se è così, allora smettila di fingere.

Naruto sollevò lo sguardo verso di lui, arretrando lievemente.
Fingere.
Se ne era accorto.
Allora neppure più la notte avrebbe potuto portargli conforto, far sì che il dolore passasse per qualche istante?


Sasuke, piano, lo ricondusse a sé.
Dolcemente, si stese sul futon, facendo sì che l’altro si adagiasse in parte su di lui.

- Dormi, ora.

Naruto si rilassò contro il suo corpo, mentre sentiva Sasuke tirare le lenzuola addosso ad entrambi.

Forse, si disse, il buio avrebbe ancora fatto il proprio dovere.
Ancora... per un po’.



Ma il Mattino, per sua sfortuna, avrebbe seguitato a sorgere di volta in volta.



Il giorno dopo, Naruto non ebbe bisogno d’aspettarsi ciò che vide quando si svegliò.
Era solo, esattamente come il mattino precedente.

- Kuso...

Carponi sul futon, osservò con occhi vuoti i leggeri contrasti di luce ed ombra che i raggi del sole, filtrando tra le persiane socchiuse, creavano tra le increspature delle lenzuola.
Erano ancora calde, le lenzuola. Calde, ma spoglie. Vuote come le sue iridi chiare, appannate dal troppo patire quella solitudine in cui si era trovato avviluppato senza neppure chiederla.

Aveva Sasuke, adesso. E Sasuke era consapevole di cosa lui provasse nei suoi confronti.
Ma quanto poteva ancora reggere?
Incontrare i suoi occhi di notte, illudersi che anche loro nutrissero amore tanto quanto i propri, e poi accontentarsi della sola luce bianca al risveglio, senza poterli rivedere, senza averli davvero.

Perché lui non aveva davvero Sasuke, e accorgersene bruciava come sale gettato di proposito su di una ferita.
E non era quello, ciò che realmente desiderava.

Però se lo amava avrebbe dovuto capirlo, accettare le cose così com’erano.

- Ma come faccio ad accontentarmi del niente, Sasuke?

Inavvertitamente, il futon mostrò un preciso calco del suo pugno chiuso, e fu intriso di lacrime invisibili, trasparenti.

- Teme!



Di volta in volta, di volta in volta.
Il Mattino sarebbe tornato fino a convincerlo che, forse, la luce avrebbe potuto non essere quel temibile nemico che ogni giorno lo sfidava.



Fu mentre si lasciava ammirare dal crepuscolo, accucciato sul davanzale della finestra in cucina, che sentì le sue braccia stringerlo.

Naruto sussultò, le gambe penzoloni praticamente fuori di casa.
Il sole non era ancora tramontato, eppure percepiva già un nuovo calore mescolarsi al suo, dorato e labile.

- Sono tornato là, oggi.
Il ragazzo rimase in silenzio, soppesando quelle parole.
Sasuke era stato ancora nei vecchi quartieri Uchiha? Si trattenne dall’emettere un sospiro.
- E cos’hai trovato di nuovo? - Gli chiese, reclinando la testa sulla spalla di lui, portando gli occhi a fissare il soffitto della stanza.
- Gli stessi ruderi di sempre. - Rispose piatto Sasuke. - Più qualcosa di cui mi ero già accorto.
Naruto si risollevò, per trovare le sue mani pallide premute contro l’addome, e sentire la schiena aderire al suo torace.
- Non è più casa mia. - Avvertì sussurrare.

Così, piano, costrinse Sasuke a lasciarlo andare.
Si voltò, si fece spazio, tornò a poggiare i piedi sul pavimento fresco della cucina, mentre gli ultimi raggi di luce svanivano alle sue spalle, inghiottiti con voracità dalla linea dell’orizzonte.

- Quale, allora? - Domandò, aggrappandosi al suo avambraccio con una disperata, flebile speranza.
Si sorprese a trasalire, quando le stesse dita candide che poco prima stringevano la sua felpa gli carezzarono il viso, lentamente.

A quel punto si sarebbe aspettato di vedere un sorriso addolcire quelle labbra, o sentirgli dire parole rassicuranti.
Che lui, Naruto, poteva divenire la sua nuova casa. Che anche lui lo amava, che non sarebbe più svanito nel buio di un’alba nascente dopo aver dormito tenendolo tra le braccia.

Ma guardò Sasuke negli occhi, e non vide altro che dolore.
Un dolore talmente vivo, una sofferenza così pungente che si meravigliò di come nient’altro di lui la manifestasse.

- Naruto...

D’improvviso, si sentì stringere in un abbraccio spasmodico; o meglio, sentì Sasuke stringersi a lui spasmodicamente.
Come se non avesse altro appiglio, come se stesse per cadere in un baratro oscuro e avesse bisogno che lui lo aiutasse a restare su, a non precipitare. Semplicemente, come se avesse bisogno di lui.

- Naruto...

Gli cinse le spalle con forza, con tutto l’impeto che seppe infondere nelle proprie mani, nelle braccia che lo accolsero contro di sé, che tentarono goffe di cullarlo con dolcezza.
E notò con tristezza che, nel momento in cui Sasuke aveva sussurrato il suo nome, il sole era già scomparso.



Fino a convincerlo che, forse, avrebbe dovuto attendere il Mattino con molta più ansia di quanta ne avesse immaginata.



Quella notte, ascoltando le sue grida, specchiandosi nei suoi occhi spaventati, Naruto non seppe cosa fare.

Allora si sedette al centro del letto, e lo prese tra le braccia, come si fa con un bambino.
Attese lunghe ore mentre gli incubi di Sasuke scivolavano via con il sonno, tenendolo contro il proprio petto.
Scoprì quanto fosse doloroso il suono delle sue lacrime, quando queste si rifiutavano di scendere.
Sentì dentro di sé il suo terrore, attutì con la propria pelle le sue urla, pianse in silenzio fra i suoi capelli.

E infine, scoprendolo addormentato, si mosse alla ricerca di un po' di luce.



Perché è vero: al Mattino, il mondo della notte lascia spazio ad una realtà di gran lunga più difficile.
Ma, al Mattino, svaniscono le nere insidie che la notte porta con sé.



Le tende bianche della cucina volteggiavano tranquille alla brezza del primo mattino, mentre la luce si tingeva di un candore latteo, quasi etereo. Il sole non era ancora alto, ma il rosa-arancio dell’alba si era già disperso, e il cielo andava schiarendosi pian piano, stemperandosi in un azzurro limpido e tenue.
Identico ai suoi occhi, forse.

Naruto spiò oltre la finestra spalancata, mentre la luce scorreva sulle sue gote e fra le venature del tavolo vuoto, finalmente pulito.
Era strano ripensare alla solitudine che quel particolare istante di ogni giorno gli aveva sempre ispirato, quando in quel momento non avvertiva altro se non un senso di pace. Calma.

- Naruto.

Fu solo allora che notò di essercisi seduto, sul tavolo; ma non si mosse.
Lasciò piuttosto che fosse lui a cercarlo, come la sera prima.

- Naruto.

Le tende continuarono ad ondeggiare, nel loro tiepido candore, innocenti.
Lui si voltò, poggiando i piedi nel vuoto, per trovare un sorriso sereno a fargli palpitare il cuore.
Sì. Era sul serio un senso di pace, quello che provava adesso.

- Naruto.

La sua voce che lo chiamava, le sue mani che lo sfioravano, le sue braccia che lo stringevano.
Le sue labbra, sogno incontaminato che diveniva realtà nei primi attimi del loro mattino.
Assaporarle lo conduceva in uno stato tale da sbriciolare ogni singolo altro pensiero, qualunque non fosse un dolcissimo finalmente.

- Sei un po' amaro, Sasuke.

La schiena contro il tavolo, il suo corpo piegato su di lui, la frangia scura che scendeva a solleticare la fronte bionda.
E una luce bianca, pura, che carezzava con dolcezza i lineamenti di entrambi.
Era quella, la pace?

- Scusa. Non ho ancora lavato i denti.

Naruto rise piano contro la sua bocca, prima di rivelargli che per lui valeva lo stesso e che, tutto sommato, la cosa non poteva importargli di meno.

Rimase lì, amandolo e lasciandosi amare con altrettanta tenerezza, steso con lui su un tavolo che ancora sapeva di ramen.

Mentre il Mattino gli baciava la fronte, portando via con le tende immacolate impacciate parole d’amore.



Owari


*


Oi = Ehi
Kuso = Maledizione, dannazione
Baka = Stupido
Owari = Fine
Hikari wo sagashite = Cercando la luce


***

Oh, davvero non so cosa dire, dopo questo.
Giuro che, quando ho letto i risultati, non riuscivo a credere di essere proprio io la prima classificata - io, al mio primissimo contest, io, la più insicura fra le insicure, io, con l’autostima (Rosi, tu ne sai qualcosa.. XD) sotto lo zero? E chi se lo aspettava!

Non voglio tirarla per le lunghe, però: altrimenti diventerò monotona! XD

Ringrazio infinitamente Rosicrucian nonché Nami, la *giudicia* invisibile XD, per aver indetto questo meraviglioso contest e soprattutto per avermi resa la fan-writer più felice e assolutamente sclerotica del momento! Vi lovvo! *///*
E tantissimi complimenti a tutte le partecipanti, compagne di battaglia! Meritate tutte la vittoria, e non lo dico per pura ipocrisia, ma perché lo credo fermamente. ^^

Vorrei dire un sacco di altre cose, ma è meglio che chiuda qui, prima di inondare sito e forum con i miei lacrimoni. ;P

Ed ora a voi, lettori ed utenti tutti di EFP.
Grazie per aver letto fin qui (o forse solo qui! -_^), e se ne avete voglia, ditemi pure quel che ne pensate! ^^ Io sono qui proprio per ascoltarvi, e ricordate: siete sempre i Benvenuti!

Sayounara! ^^
  
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