Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: DorotheaBrooke    08/05/2014    2 recensioni
Attenzione SPOILER per la quarta stagione!
Tyrion Lannister è chiuso in cella e nella notte la sua mente non trova pace.
Tyrion Lannister sedeva sul pavimento umido della cella, rannicchiato contro una colonna. Spettrali raggi di luna penetravano tramite l’angusta finestra, mentre fuori il vento ululava tetro.
-L’inverno sta arrivando- mormorò, ritrovandosi a pensare a come quelle parole suonassero dannatamente sbagliate sulla bocca di un uomo del sud.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tyrion Lannister
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Robb Stark, massacrato il giorno delle sue nozze.
Joffrey, avvelenato durante la festa per il suo matrimonio.
Da qualche parte, ne era certo, un dio se la stava ridendo.

Tyrion Lannister sedeva sul pavimento umido della cella, rannicchiato contro una colonna. Spettrali raggi di luna penetravano tramite l’angusta finestra, mentre fuori il vento ululava tetro.
 -L’inverno sta arrivando- mormorò, ritrovandosi a pensare a come quelle parole suonassero dannatamente sbagliate sulla bocca di un uomo del sud.
“Sansa, dove sei? Sei al sicuro? Osservi la stessa luna?Rivolgi qualche pensiero al tuo deforme marito? O le grida del vento gelido, riportano la tua mente solo alla desolazione della casa perduta? ”. Per l’ennesima volta si chiese se non sarebbe stato meglio accusare la sua moglie-bambina durante il processo, far ricadere la colpa su quella ragazzina ormai lontana, che se ne era andata, abbandonandolo al suo destino.
 
-Sansa non è un’assassina- ripeté a denti stretti, come se suo fratello fosse ancora presente. In fin dei conti non poteva biasimarla per essere scappata, anzi, probabilmente le avrebbe consigliato lui stesso di fuggire il più lontano possibile, se ne avesse avuto l’occasione. “Io non ti farò mai del male” le aveva detto una volta, era deciso a mantenere almeno quella promessa.
Tyrion Lannister ripensò a Sansa nel suo abito nuziale, a come ricadeva con delicatezza il mantello sulle sue spalle, a come era spento il suo sguardo mentre Joffrey l’accompagnava di fronte al septon. Se solo quel disgraziato ragazzino fosse stato in grado di amarla, sarebbe stata una regina perfetta. Invece l’avevano destinata a divenire sua moglie e Tyrion Lannister l’aveva desiderata, aveva bramato i suoi sguardi, la sua voce, il suo respiro lieve di notte accanto a sé. Aveva sperato con tutto se stesso di ottenere il suo affetto, di riuscire a comunicare con lei. Aveva rischiato la vita, minacciando il re durante il banchetto di nozze, solo per tener lontano gli occhi e le voci detestabili della corte dal proprio letto,in modo di riuscire, nell’intimità silenziosa, a conquistare la fiducia di quella disgraziata creatura. Quanto avrebbe voluto che sua moglie condividesse con lui i propri pensieri, che mettesse da parte la glaciale cortesia con cui sembrava volersi difendere dal mondo intero. Aveva creduto veramente di riuscirci, aveva  confidato che ovunque il fato li avesse condotti,  avrebbero affrontato il destino come una cosa sola. Che idiota che era stato!  
 
Un sapore ferroso di sangue invase la sua bocca, si era morso il labbro inferiore fino a ferirlo, poteva sentirlo chiaramente pulsare sotto i suoi denti. Accolse con gioia il dolore che lo riportava alla realtà, distogliendolo dai suoi pensieri. Non aveva senso perdersi fra i fantasmi del passato e, in fondo, data la piega che ultimamente avevano preso le nozze dei nobili dei sette regni, il suo matrimonio poteva dirsi un successo.
 
Reclinò il capo all’indietro contro la colonna. Le notti non erano mai state gentili con lui, ma dalla morte di Joffrey era riuscito ad assopirsi solo per brevi istanti e i suoi sogni erano popolati da incubi. La porta della luna si spalancava di fronte a lui, mentre sullo scranno di Nido dell’Aquila sua sorella sedeva al posto di Lysa Arryn, con la testa di Shae in una mano e quella di Sansa nell’altra. Jaime lo trafiggeva con una spada, mentre Joffrey agonizzante fra le braccia della madre, tendeva la mano verso di lui, in una disperata richiesta d’aiuto o in una silente accusa. Una scalinata interminabile conduceva a un trono e su quel trono Tywin Lannister, in tutto il suo gelido splendore.
Sarebbe stato uno dei sui giudici. Per un attimo Tyrion si chiese se davvero il Primo Cavaliere lo ritenesse tanto idiota da avvelenare il re, a cui aveva versato il vino appena qualche granello di clessidra prima. Scacciò subito l’idea dalla mente, se anche, per un qualche capriccio degli dei, il lord di Castel Granito avesse creduto alla sua innocenza, non si sarebbe certo lasciato sfuggir l’occasione di liberare la sua casa della principale causa di vergogna e, nello stesso tempo, punire l’immondo essere che aveva assassinato la sua amatissima moglie. Il folletto scoppiò in una fragorosa risata “Doveva andare così, non è vero? Chi meglio di te poteva decretare del mio destino? Il lord di Castel Granito, protettore dell'Ovest, scudo di Lannisport, Primo Cavaliere del re, padre, padre, padre”
Prendendosi il capo fra le mani, Tyrion Lannister si chiese se, vedendo la sua testa cadere, la risata che aveva trattenuto ogni giorno dell’esistenza del suo indegno figlio, sarebbe sgorgata, terribile e oscura come un ruggito, dalle labbra di Tywin Lannister.
 
  
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