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Autore: yellowsock    08/05/2014    2 recensioni
Come io ho immaginato il ricongiungimento di Peeta e Katniss dopo la ribellione.
"Aveva sognato di essere ancora alla sede di addestramento di Capitol City, nel grande letto in cui aveva dormito prima dei settantaquattresimi Hunger Games, ma nel sogno percepiva una profonda solitudine, come se il palazzo, anzi l'intera città, fosse deserta. Come se tutti l'avessero lasciata lì a marcire. Poi aveva avvertito un'ombra, una presenza accanto al letto, un tocco sul braccio. Aveva cercato di aprire gli occhi ed alzarsi, ma era come se le palpebre fossero cucite e avesse un macigno sul petto."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Sae la zozza
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Urla, buio e sudore. Questo è tutto ciò che Katniss percepisce, prima di rendersi conto che è proprio lei ad urlare e sudare nel letto, immersa nel buio della sua stanza. Quasi cade giù dal letto nello scatto che fa per liberarsi dall'intrico delle lenzuola. Si blocca al centro della stanza. Deve andare ad aprire le imposte, ma le gambe non rispondono, come se dopo lo shock del brutto sogno il cervello stesse andando al rallentatore, intontito anche dalle numerose ore di sonno che probabilmente aveva passato in crescente agitazione.
Improvvisamente ricorda cosa l'ha fatta svegliare.
Aveva sognato di essere ancora alla sede di addestramento di Capitol City, nel grande letto in cui aveva dormito prima dei settantaquattresimi Hunger Games, ma nel sogno percepiva una profonda solitudine, come se il palazzo, anzi l'intera città, fosse deserta. Come se tutti l'avessero lasciata lì a marcire. Poi aveva avvertito un'ombra, una presenza accanto al letto, un tocco sul braccio. Aveva cercato di aprire gli occhi ed alzarsi, ma era come se le palpebre fossero cucite e avesse un macigno sul petto.
Fa un passo verso la finestra, poi un altro, e mentre sta posando la mano sulla maniglia sente un rumore al piano di sotto, come di qualcosa che colpisce una sedia. Qualcuno.
Si, qualcuno, perché subito dopo le sue orecchie colgono un “...tento, malediz...” e lei di colpo è sveglissima.
Camminando leggera con i piedi scalzi, si avvicina alla cima della scala e resta in ascolto appoggiata al muro. Avverte altri rumori: buste che vengono spostate, cassetti che vengono aperti e richiusi, brevi sussurri.
Ah, questo suo vizio di lasciare l'arco da caccia al piano di sotto.
Sempre appiattita contro il muro, scende qualche gradino trattenendo il respiro. Da lì domina completamente l'ingresso e il salotto sulla sinistra, ma la cucina, da dove vengono i rumori sospetti, è perzialmente nascosta dal soffitto arcuato.
Coglie il passaggio di un paio di gambe, poi di un altro paio che si fermano davanti al tavolo: Haymitch vi sta appoggiando delle mele.
Katniss alza gli occhi al cielo e digrigna i denti. Come gli salta in testa di entrare in casa di primo mattino senza avvisare?
Un momento.
Le paia di gambe erano due.
Scende ancora, finché Haymitch non scorge la sua figura con la coda dell'occhio e si volta verso di lei, tenendo una mano con una mela a mezz'aria.
“Oh, Kat...”. Posa la mela e fa qualche passo indietro.
Anche l'altra persona si è bloccata a metà di un movimento, per poi voltarsi lentamente verso di lei. Adesso Haymitch gli sta davanti, con le braccia tese lungo i fianchi. Come se temesse... capelli biondi … una reazione... occhi azzurri... improvvisa. Una delle gambe zoppicava quando l'ho visto passare.
Katniss finisce di scendere gli ultimi gradini ed arriva fino all'ingresso della cucina, dove si blocca inerte con le braccia lungo i fianchi, i capelli arruffati e lo sguardo attonito. Sono tutti fermi adesso, delle perfette statue, e restano così per chissà quanto. Katniss fissa il suo sguardo nella fronte della persona dietro Haymitch, non negli occhi, ma in un ciuffo di capelli. Biondi.
È Peeta a spezzare il ghiaccio, facendo un passo verso il piano da cucina, con gli occhi di Katniss e quelli di Haymitch puntati sulla schiena.
“Vuoi del pane, Katniss?”, dice tenendo lo sguardo basso e togliendo fuori delle pagnotte da una busta.
Per lei è troppo.
Con indosso solo i pantaloncini e la maglietta sformata con cui ha dormito, fa dietrofront ed esce, non prima però di aver afferrato con uno scatto gli scarponi incrostati di fango e l'arco appoggiato accanto alla porta.


Quando, quattro ore dopo, riappare nell'ingresso, in mano ha così tanti scoiattoli che è impossibile contarli.
Haymitch le getta un'occhiata noncurante mentre apparecchia e dice “Caspita, meglio non farti mai più sorprese, o porterai all'estinzione quelle povere creature.”.
Sae La Sozza e Peeta sono chinati sul piano da cucina, intenti a preparare il pranzo, ma lui si raddrizza proprio in quel momento, si gira verso di lei e le va incontro, mentre lei non riesce a reagire in tempo per dileguarsi sulle scale. Teme un abbraccio, un bacio o chissà quali altre manifestazioni d'affetto in pubblico, ma lui si limita a toglierle gli scoiattoli dalle mani dicendo “Dai a me, li sistemo io, tu va' a farti una doccia.”.


Il pranzo per Katniss è surreale. Tutto è surreale dal risveglio di quella mattina, ma sentire Haymitch che scambia pettegolezzi sul Distretto e su Panem con Sae e Peeta è il massimo. Mangia in silenzio e risponde con mugugni quando Haymitch la interpella cercando invano di inserirla nella conversazione.
Dopo il dolce, Haymitch sparecchia (e fino al giorno prima già quello sarebbe stato un'avvenimento nell'ormai tranquilla vita al Distretto), poi inizia a sbadigliare a ruota libera, finché si congeda per un riposino. Anche Sae ha finito di lavare i piatti, e se ne va dopo aver salutato mentre Peeta sta finendo di asciugare le pentole.
Katniss si sposta in soggiorno come un automa e si siede nel divano, limitandosi a fissare il vuoto. È qui. Dopo tutto quel domandarsi dove fosse, cosa stesse facendo, dopo tutta quella dolorosa mancanza, dopo tutti quei giorni di solitudine condivisa con Haymitch... Lui era lì, e come al solito la assecondava nelle sue stranezze, come ad esempio ignorare il fatto che si fossero mancati così tanto ed evitando qualsiasi manifestazione d'affetto. Come se niente fosse cambiato, come se lui fosse ancora lo stesso paziente e comprensivo Peeta, che le era stato accanto nonostante tutto.
Certo, gli “attacchi” non erano passati del tutto, l'aveva notato di sottecchi: la mano che teneva la forchetta si era stretta, lo sguardo era diventato vacuo per qualche momento. Anche gli altri se ne erano accorti, ma Haymitch e Sae avevano continuato a parlare, e lei a non parlare, finché lui non aveva ripreso a masticare. E lei si era accorta di aver trattenuto il respiro per tutto il tempo.


E adesso è lì. Sì, in piedi accanto al divano. La guarda e poi le si siede accanto. Senza dire una parola, la attira al suo petto appoggiando il mento sul suo capo, una mano sulla spalla e l'altra che le avvolge le nuca.
“Sono tornato.”.
Katniss non ha bisogno di sentire altro. Chiude gli occhi, e si abbandona contro il suo petto.

Non sono mai stata soddisfatta di come la Collins ha raccontato il ricongiungimento di Peeta e Katniss una volta finita la rivolta, perciò ho voluto mettere per iscritto la scena che io avevo immaginato. Spero vi piaccia!
   
 
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