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Autore: Mary90ka    09/05/2014    3 recensioni
Ho immaginato i pensieri di una Babette adulta, ma comunque morta a quattordici anni. Una piccola riflessione su ciò che probabilemnte, penserebbe ora.
P.S.: l'intervista è originale.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome era Babette Döge, ma tutti mi chiamavano Babsi.
E a Luglio saranno passati trentasette anni dalla mia morte.
 
Non so esattamente dove mi trovo ora, l’unica cosa certa è che sono morta quando avevo quattordici anni.. Stroncata da una dose troppo forte di ‘ero’.
Già, noi chiamavamo così l’eroina, ponendoci a lei come una vecchia amica senza comprendere appieno i suoi effetti e i danni.
 
Molti sono morti, altri sono sopravvissuti senza però uscirne del tutto ed alcuni ancora se la sono lasciata completamente alle spalle.
Nella prima categoria ci siamo io e il mio amico Axel, , morto qualche mese dopo di me.  A volte mi sembra di vederlo quì che vaga con me in questo posto, che non so ancora definire.
Poi ci sono Christiane e Stella.
La prima che dopo la mia morte tentò il suicidio, disperata e sconvolta. Percepisco inspiegabilmente che ancora ricade in questo bivio di tanto in tanto, mentre la seconda invece si è consumata di alcolici.
E poi i più forti, i più coraggiosi.
Detlef, l’ ex ragazzo di Christiane era riuscito a disintossicarsi, a rifarsi una vita, a sposarsi ed avere due figli.
 
Sono sempre stata convinta che se non fossi morta per eroina probabilmente sarei morta per qualche malattia venerea, perché mi prostituivo molto spesso anche senza quello che ora chiamano ‘guanto’, come poi erano solite fare molte tossico-dipendenti che abitavano la stazione negli anni ’70, proprio come me. In quel tempo l’ AIDS non era conosciuto come oggi.
 
Devo ammettere però che non ho molti rammarichi, del resto quanti rammarichi può mai avere una ragazzina che ha vissuto per così poco tempo?
 
Ma uno è sicuramente quello di non aver detto addio a Christiane, la mia più cara amica. Ero molto affezionata a lei, in un certo senso lo sono anche ora e la penso così tanto che a volte mi manca persino sentire la sua voce.
Quella voce che quando ero ancora viva mi poneva domande infelici:
“Mi presti una dose?” “Andiamo a farci?”
 
Un altro è quello di essermi prostituita ad un’età tanto giovane. La purezza è qualcosa che solo dopo la mia morte, in questo luogo lugubre e grigio, avrei apprezzato e compreso fino in fondo.
Ma all’età di tredici anni c’era ben poco di puro in me, tutto mi era stato portato via dalla droga. La mia ragione di vita era lei. Tutto per un’ altra dose.
 
L’ultimo rimorso che ho è quello di non aver potuto formare una famiglia, vedere il mio bambino pasticciare con un cucchiaio di minestra o imparare a leggere.
Non ne ho avuto il tempo.
 
Ma è inutile rimuginarci troppo sopra, quel che è fatto è fatto, niente capita per caso.
Sono certa che la mia morte ha avuto un senso.. Insomma una ragazzina di appena quattordici anni che muore per droga e che si prostituiva, deve certamente scuotere anche gli animi più freddi, o no?
La conferma l’ ho avuta quattro anni dopo la mia dipartita con la pubblicazione del libro “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” scritto dalla mia migliore amica, o almeno da quello che era rimasto di lei.
Poi fu girato un film, mi sarebbe piaciuto molto vederlo, anche solo per sapere se l’attrice che interpretava la me tredicenne mi somigliava almeno un pochino.
 
Chissà se in quel film hanno inserito l’ intervista che un giornalista mi fece proprio lì nella mia casa, la stazione, un mese prima del’ ultima dose troppo importante di eroina che assunsi.
Lui aveva un cappello e l’impermeabile nero ed era schifato da quello che vedeva. Come se avesse paura che qualcuno gli infilasse un ago in un braccio, con quello che costava quella roba, pensava davvero che gliela regalassero?
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Intervistatore:"Da quanto tempo ti fai?"
Babette: "Un anno e mezzo"
Intervistatore: "Quanto spendi al giorno?"
Babette: "Più di cento Marchi"
Intervistatore: "Da dove viene il denaro?"
Babette: "Mi prostituisco. I miei genitori sono rimasti molto delusi e arrabbiati ovviamente... Beh, ho promesso loro che mi ripulirò... Adesso voglio provare a ricostruirmi una vita, tornare a scuola, finirla e fare manicure..
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Ma purtroppo non mi sono mai ripulita, nè ricostruita una vita e men che meno istruita.
Se solo avessi avuto la testa e la maturità della me cinquantunenne forse l’ eroina non avrebbe fatto parte di me ed ora sarei un’estetista famosa in tutta Berlino.
 
 
 
  
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