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Autore: Setsuka    09/05/2014    3 recensioni
[SPOILER 9x21]
Aveva avuto bisogno di sette centimetri di virilità e un'anima demonizzata per capire come doveva essere un padre.
Forse perché esser genitori implicava coraggio.
E il coraggio poteva essere una buona scusa per perdonare.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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The hardest word
E con questa breve storia senza pretese faccio ingresso con modestia nel fandom di Supernatural.
La seguente storia è un racconto introspettivo basato sul finale della 9x21, King of the damned, un piccolo tributo affettuoso a Crowley.
Spero lascerete una vostra opinione, qualsiasi essa sia, le critiche non possono che essere bene accolte.




The hardest word.




 
Persino il verde dei prati è diverso da quello della Scozia, forse per la luce, perché sì, il Nuovo Mondo sembra più radioso, di colori fulgidi e cangianti.
La Scozia - nel cuore e nel pensiero - diventa un dipinto troppo acquoso, creatura di un pittore ebbro che ha usato i colori sbagliati, tinte cupe, imperdonabili, senza speranza né certezza, come la nebbia. 
Il verde da cui è circondato invece ispira qualcosa di nuovo; nella sua fantasia un posto simile poteva essere solo che il Paradiso, ma così non era, un demone lo aveva portato lì e poi... poi c'era l'altro demone, e non un demone qualunque. Era stato il demone che aveva tormentato la sua esistenza, la macchia  che l'aveva unto nullità, il mostro che gli aveva lasciato cicatrici e ridotto il cuore a brandelli e questo - a onor del vero - quando di fatto era umano. 
Aveva avuto bisogno di sette centimetri di virilità e un'anima demonizzata per capire cos'era l'umanità.
In meno di ventiquattrore la vita di Fergus McLeod era risultata così ironica che l'odio era mutato in altro, era... perdono?
Un Re suo padre, non un Re qualsiasi, il Re degli Inferi, e lui... lui un Principe, aveva un titolo! Un futuro! Una speranza, grande - più grande - della fantasia più delirante che avesse sognato!
Era un ragionamento avido, materialista, eppure il perdono era davvero per questo?

“Te la caverai. Evita whiskey scadente e prostitute a buon mercato”.

Aveva avuto bisogno di sette centimetri di virilità e un'anima demonizzata per capire come doveva essere un padre.
Forse perché esser genitori implicava coraggio. E il coraggio poteva essere una buona scusa per perdonare.

“Questo è un addio allora?”.

Ma nel perdono c’è anche tristezza, perché triste è fare i conti col tempo.

“Sì, per sempre”.

In quelle parole c’è qualcosa di inedito per Gavin, qualcosa per cui sa d’aver perdonato e - nel perdono - le cicatrici curate.

“Certo, a meno che non ti becchi a fumare. In tal caso ti schiaffeggerò per la tua stupidità”.

Quello davanti a lui è un Re che regna tra le fiamme, i suoi occhi dovrebbero ardere di una bestialità che intimorisca anche al più spaventoso dei draghi; invece è un fuoco diverso quello che vede riflesso, c’è un calore confortante, come quello di un focolare domestico.   
Ed è imbarazzante che sia così, che sia così ora. Piacevole e triste.

“Addio allora. E grazie... padre...”.

“Calmo, calmo”.

Ed apre le braccia, perché un abbraccio gli sembra adeguato, ma quello è Crowley, ha una reputazione e tanta paura di qualcosa di umano, di un sentimento, di... avere una debolezza.

 “...Come se l’avessi fatto”.

Gavin non capisce, ma capirà, per ora sa solo che fa un po’ male, ma imparerà che l’amore non è importante nelle sue formalità e nei suoi luoghi comuni.

“Addio, Gavin. Oh, e ricorda, non dire in giro tutta la storia del principe dell’Inferno. Non è vista molto bene in alcuni ambiti”.

Sorride, perché diverso è Crowley da Fergus, e vorrebbe scoprirlo, ma sarebbe sbagliato, la cosa più giusta è un addio, definitivo.

“Padre... Papà?”.

Non più una parola fredda e formale, ma una parola calda che scotta entrambi, scotta le labbra di Gavin e scotta le orecchie di Crowley, ma non fa male, per questo sembra perfetta.  

“...sì?”.

Non ha nulla da dire sul serio, le grandi frasi sono per i poeti, per i letterati, e lui sa leggere da meno di ventiquattrore ed ha letto di bucanieri che hanno sconfitto dei santi.
Però ha potuto pronunciare quella parola tabù tanto difficile, perché quella è la parola del perdono, ed è sicuro che lui lo sappia.

“...addio”.

Sorride, questa è l’ultima immagine che lascia di se.
Gavin sorridente, questa è l’ultima cosa che Crowley vede prima di scomparire .
E quel Gavin sorridente varrà per sempre.    
Un battito di ciglio e Gavin è solo nel Nuovo Mondo.


 “...papà...” sussurra nella consapevolezza che quella è la parola più difficile ora.
E già ne ha nostalgia.






   
 
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