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Autore: Kveykva    09/05/2014    3 recensioni
Eragon è nelle terre oltreconfine, Arya in Alagaesia quando arriva una notizia sconcertante: degli elfi hanno trovato un incantesimo in grado di risanare Vroengard dai suoi gas nocivi, e sarà presto pronta per allenare i nuovi cavalieri e i nuovi draghi. Quindi se Eragon tornerà in Alagaesia come sarà la sua vita con Arya? Cosa nascerà fra loro?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya, Eragon, Fìrnen, Saphira | Coppie: Eragon/Arya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Vi prego, ditemi che non è lunedì..- disse Ambrea appena svegliata, con voce a metà fra un sussurro e un grugnito.
Faelis, la cui amaca si trovava in mezzo fra quella dei due compagni, rispose con un altro grugnito:
-ho paura di sì..-
Krashta, come al solito il più silenzioso, non disse niente ma mugugnó il suo disappunto: il lunedì era il giorno peggiore della settimana; ricominciavano gli studi, gli allenamenti.  
Ai ragazzi sembrava che quella routine non finisse mai
Ambrea fu la prima a saltar giù dall'amaca, dicendo:
-Volete forse fare tardi? Ci stanno aspettando.
-Dovresti essere l'ultima a parlare di velocità, dato che andrai a farti un bagno di due ore come al solito...
-Insomma, il Lago Rosae per cosa è messo a fare se no? Io vado la', mi cambio e torno: mezz'ora massimo, promesso!- trilló  lei saltando via.
-Facciamo più due ore e mezza eh?- rise Faelis, imitato da Krashta.
-Sveglia i Draghi: qui a Juma si dorme troppo bene per essere svegliati così presto- si lamentó l'elfo.
E in effetti era vero: l'aria violetta trasportava con se' un profumo fresco, fruttato ma dolce. 
La brezza era leggera e frizzante, e sembrava che nell'aria aleggiasse una profonda nota, una nota che risuonava sempre e che era parte integrante di Vroengard.
Una voce flautata e dolce, che si perdeva nel leggero vento che spirava da ovest.
Svegliati i Draghi, i due ragazzi si vestirono in fretta.
Ere fu il primo ad essere pronto, poi Vrango e infine Miliar: certo che drago e Cavaliere si assomigliano proprio..
-A proposito di Cavalieri - cominció Faelis - va' a prendere Ambrea, che la mezz'ora è passata da qualche secolo!
-Vado e torno!- invió scattante la risposta la dragonessa, e si avvió verso nord dove si trovava il Lago Rosae: in pratica, era situato su una collinetta appena fuori la radura di Juma che, comunque, era piccola. 
Il Lago era molto vicino alle abitazioni dei ragazzi, e Ambrea lo usava come bagno personale (con grande disappunto di Faelis): grazie all'erba altissima il lago era nascosto, ed era stato chiamato Rosae perchè era costeggiato da rose fiorite.
Sembrava un paradiso terrestre.
Mentre Faelis borbottava che Ambrea era la peggior ritardataria del mondo, eccola tornare in groppa a Miliar.
Erano tutti pronti, quindi si diressero verso i loro maestri.
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Arya ed Eragon aspettavano i ragazzi da qualche minuto.
Erano appena arrivati nel pianoro dove si allenavano di solito, qualche decina di minuti da Juma per gli alunni, per loro forse un quarto d'ora.
-Queste,quindi, potrebbero essere le risposte; ma ne abbiamo già parlato tanto, e io sono sicurissimo della mia ipotesi.- affermó sicuro Eragon. 
-Quindi sei proprio deciso? Dici che Kveykva è il vero nome della mia spada? - domandó Arya.
Eragon annuì deciso.
-Non c'è altra soluzione.
Come per la mia spada, appena la chiamo per nome esplodono lingue di fuoco.
Anche Rhunon aveva ipotizzato questo, e sono più che sicuro che la tua spada abbia reagito così al suono del suo vero nome.-
Arya rimase pensosa sul masso dove era seduta; pian piano inizió ad annuire.
-Che coincidenza peró: la mia spada Kveykva e la tua Brisingr. 
Fulmine e fuoco.- mormoró divertita l'elfa, contagiando Eragon, il quale dopo un minuto sbuffó:
-Ma cosa dobbiamo fare con quei tre?
Pensano di arrivare alla prossima estate?-
-Guarda che le donne hanno bisogno del loro tempo...
-Quindi è colpa di Ambrea! 
Aah, lo sapevo che un'altra donna Cavaliere non avrebbe portato nulla di buono..
Arya lo spintonó, a metà tra l'arrabbiato e il divertito:
-Sei peggio di una Snaglì della peggior specie!
Entrambi risero al suono dell'offesa (non proprio offesa) dell'elfa.
Dopo qualche minuto, Miliar, Ere, e Vrango comparvero all'orizzonte: erano davvero bellissimi.
Con la chiara luce del mattino, Miliar splendeva come non mai: sembrava una gemma d'oro, riflettendo tutti i raggi del sole.
Ere, dalle sue delicate sfumature violette, si trovava in mezzo  tra i compagni, mentre Vrango, che era di un color grigio, ma un grigio opaco elegantissimo, come velluto morbido, volava all'ala est. 
Atterrarono con calma e ,dopo il consueto saluto degli elfi, Eragon chiese:
-Allora, avete dormito bene?-
-Forse troppo, non vorrei mai alzarmi dalla mia amaca!- rispose, con uno sbadiglio galattico, Faelis.
-Come ti capisco..- mormoró Eragon, lanciando uno sguardo ad Arya, la quale arrossì violentemente, suscitando l'ilarità di tutti.
-Se volete mangiare, lì c'è la colazione- indicó Eragon il tavolino di legno, sul quale erano posizionati diversi cibi - mentre voi, Ere, Miliar e Vrango potete andare a caccia, ma tornate entro un'ora.- 
Ambrea e Faelis si avventarono subito, racimolando frutta, pane, verdura e burri di vario genere.
 Krashta, invece, si fermó pensoso ed esclamó con un forte accento:
-Io non capisco Maestro! Siamo qui da mesi e non c'è traccia di carne!
Arya fece un sorriso, e gli rispose:
-Forse ora sarà difficile, ma vedrai, fra qualche mese non ne sentirai più la mancanza.-
Risposta piuttosto enigmatica , che lasció infatti l'Urgali piuttosto confuso.
La dieta dei Cavalieri era semplice: frutta e verdura in quantità, pane di diverso tipo, accompagnato da altrettanti burri, e acqua fresca oppure infusi.
Il pane si divideva tra: pane alle nocciole, noci e mandorle, pane con scaglie di Cocoit ( una 'pietra' morbida che si estraeva dai monti dei nani e che veniva inviata a Vroengard tramite speciali incantesimi, dal forte sapore dolce), ed infine pane con frutta secca all'intero.
Il burro era invece o di nocciola, o alle more, oppure alla menta.
Nei pasti più importanti invece, si mangiavano zuppe di cereali o di verdure.
Dopo una lauta colazione, i ragazzi si sedettero per terra e ascoltarono Eragon che cominciava a parlare.
-Siete qui da un paio di mesi, oramai, ma il nostro cammino è ancora molto, molto lungo.
Ancora tanti anni si prospettano davanti a noi e, come saprete, per ora non avete dovuto combattere nessun nemico reale.
Ma verrà il tempo in cui dovrete sapervi difendere e uccidere, e ho paura che questo momento arriverà troppo presto.
È per questo che io, dopo averne parlato con Arya, ho deciso che avete bisogno di armi adatte. 
Ma non armi qualunque: armi di Cavalieri.-

I tre ragazzi erano scioccati: Ambrea e Faelis avevano la bocca aperta e lo sguardo fisso, mentre Krashta si era permesso solo un'espressione di pura sorpresa.
-Armi dei Cavalieri? Quelle vere?- balbettó Ambrea.
Eragon le fece un sorriso tenero.
-È tempo che abbiate una degna arma.
Ormai siete combattenti abili, e quei bastoni non sono più utili.
Lo sono stati certo, ma ora non più: ora avete bisogno di armi vere.
I ragazzi sembravano confusi.
-Ma...i Cavalieri possedevano le spade quindi..anche noi avremo delle spade giusto? - chiese Faelis.
Eragon ed Arya si scambiarono un'occhiata, mentre entrambi abbozzavano un sorriso.
-Siete arrivati al punto -  cominció Arya -molto prima di quanto ci aspettassimo.
Hai ragione, Faelis-Finiarel: i Cavalieri, come del resto anche io ed Eragon, possedevano delle spade.
La maggior parte, come voi tutti purtroppo saprete, sono andate perse o distrutte.
Le uniche che sono rimaste in vita sono Brisingr, Támerlein e Zar'roc.
-Anche se non sappiamo dove possa ora trovarsi quest'ultima spada- bisbiglió Eragon, e parve a tutti e tre gli alunni che gli fosse passato un lampo di tristezza negli occhi, un lampo che i ragazzi non riuscirono a capire.
-Nonostante le spade non possano più essere forgiate come quelle di una volta - riprese Arya - non sarà assolutamente un problema costruirne una, con un procedimento che Eragon vi svelerà, ma che dovrà compiersi esclusivamente ad Ellésmera.
-Tuttavia - continuó l'Ammazzaspettri - nei mesi che avete trascorso qui, io e Arya abbiamo constatato che non tutti avete una naturale propensione per l'utilizzo della spada, ma piuttosto vi trovate meglio con altre armi.
Quindi, vorremmo chiedervi: ora che avete la possibilità di avere un'arma dei Cavalieri, accetterete una spada, come tradizione e come tutti i Cavalieri finora hanno fatto, oppure sceglierete di forgiare un'arma con la quale vi trovate meglio?
Puó essere qualsiasi cosa: una lingua di bue, un martello, un pugnale...qualsiasi cosa riterrete più adatto al vostro stile di combattimento.-
-Ma riflettete con attenzione - li ammonì Arya - perchè avrete una sola opportunità, e ció che sceglierete rimarrà a voi per sempre.
Avete ancora un giorno per decidere ma domani mattina esigeremo da voi una risposta. 
Non siate precipitosi: il tempo è vostro, fatene buon uso.
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Quel giorno i ragazzi arrivarono a Juma distrutti.
Ambrea rinunció perfino al suo secodno bagno quotidiano, perchè era troppo stanca anche solo per fare qualche minuto di strada.
Arya ed Eragon li avevano fatti allenare fino allo stremo con qualsiasi arma avessero a loro disposizione.
I ragazzi non capivano come mai li avessero pressati così tanto, e anche perchè li avessero fatti provare cosi tante armi.
O meglio, il perchè lo capivano: era meglio provare tutte le armi a disposizione prima di scegliere, così da essere sicuri di aver scelto con saggezza.
Peró molti di quelle armi le avevano già usate come i bastoni per esempio.
-Muovi quelle gambe, finchè non le pieghi non riuscirai mai ad essere flessibile e scattante.
Uno stelo d'erba si piega al vento, non rimane ritto se no verrebbe spazzato via.
Sei uno stelo d'erba, piega le ginocchia, molleggia, molleggia!- 
Quel giorno quelle erano state le uniche parole pronunciate da Eragon, perchè il resto era stato solo sudore e fatica.
Per quanto i ragazzi fossero abili per la loro età i Maestri li battevano sempre come se fosse la cosa più facile al mondo: i combattimenti non duravano più di qualche minuto, perchè già nei primi secondi Eragon o Arya toccavano gli alunni , con le spade o i bastoni, un'infinità di volte.
Per i due elfi e l'Urgali tutto ció era molto stressante: per quanta ferocia ci mettessero, per quanto impegno non riuscivano mai a resistere per più di tre minuti.
-Se domani qualcuno mi sveglia, giuro che gli mozzo la testa- sibiló Ambrea, sdraiata per terra.
-Con tutto quel combattere e piegare le gambe, non ho pensato neanche un attimo all'arma che dobbiamo scegliere.
È una cosa pazzesca, ci pensate: un'arma tutta nostra, potremmo averla come vogliamo noi, che risponda alle nostre esigenze...
-Sì, ma non sappiamo ancora cosa scegliere.- precisó Ambrea. -Voi avete qualche idea?-
-A me piacerebbe qualcosa di pesante e grosso. Sarà più facile colpire i nemici - borbottó Krashta.
-Sì, ma una spada puó trapassarti in un attimo. Potrebbe essere più utile, di un rozzo martello- disse Ambrea.
-Fate come volete, io ci penso su. - rispose l'Urgali, mentre saliva sulla sua amaca, e si metteva a pensare in silenzio.
-Magari un mazzafrusto...sarebbe divertente usarlo- si entusiasmó Faelis.
-"Divertente" non è la parola che userei quando stai uccidendo qualcuno"- disse Ambrea.
-Insomma...decidi quello che vuoi, io ho tutta la notte per pensarci. - e detto questo l'elfo si accoccolò per bene nel suo letto.
Quella notte nessuno dei tre chiuse occhio.
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-Non possiamo tornare adesso, saranno ancora in allarme.
-Ma sono già passati quasi tre mesi!- esclamó esasperato Manuelì.
-Ho detto di no - taglió corto Raesel.
-Dobbiamo prima avere un piano d'attacco. Senza di esso rifiuto di muovermi.-
-È una follia! Man mano che aspettiamo diventano più forti! Ed ora sono in sei in più: o ti sei scordato dei tre Cavalieri che sono andati a Vroengard?- gridó Manuelì
-Certo, che me lo ricordo. Certo.- sibiló Raesel.
-Ora dobbiamo soltanto aspettare. Ma torneremo più forti di prima: ho in mente un'idea..- sogghignò l'elfo.
La sua rivincita era cominciata, e niente l'avrebbe più fermato.
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Verso le cinque e mezza i ragazzi decisero che era l'ora di alzarsi.
Avevano pensato e ripensato tutta la notte, ci avevano rimuginato sopra, avevano valutato le varie armi e cosa potesse adattarsi meglio alle loro necessità.
E alla fine ognuno di loro aveva preso una decisione, anche se nessuno ne era più sicuro: l'occasione era così importante che la notte sembrava troppo piccola.
Per tacito accordo, nessuno dei tre spiccicò parola perchè il cervello era già pienissimo di altri pensieri.
In pochi minuti furono pronti, Draghi compresi, anche perchè Ambrea aveva rinunciato, un'altra volta, al Lago Rosae.
-Hai preso una saggia decisione, piccola mia.- invió mentalmente Miliar ad Ambrea.
Lei sembró risvegliarsi da un sogno, come quando si sveglia un sonnambulo e pensó:
-Lo spero- .
Ere e Vrango vedevano benissimo quale caos ci fosse nella mente dei loro Cavalieri, eppure non potevano aiutarli se non per dar loro qualche veloce consiglio durante il volo.
Il verde scorreva sotto di loro troppo veloce, il venticello umido lo sfiorava come una carezza e poi volava via, e in pochi minuti avvistarono già Saphira e Firnen, con accanto i rispettivi Cavalieri.
Piano, discesero sul terreno e con movimenti a rallentatore si avvicinarono ad essi: le notti insonni non portano mai nulla di buono se non mal di testa, e ancora più sonno.
-Buongiorno Ambrea-Finiarel, Faelis-Finiarel e Krashta-Finiarel - li salutó mentalmente Saphira.
-Buongiorno- riuscirono a tirar fuori i tre, accompagnando il saluto da uno sbadiglio.
-Avete dunque preso una decisione?- domandó con la sua voce profondissima Firnen.
I ragazzi si guardarono: nessuno di loro ne aveva parlato con l'altro, ma sapevano tutti che avevano preso una decisione.
Annuirono decisi.
Nessuno parló.
Arya ed Eragon rimasero in silenzio, e solo allora i ragazzi capirono che era il loro turno di parlare.
-Io ho pensato molto questa notte- cominció Faelis - e ho valutato tutto quello che c'era da valutare. Ho ripensato alle armi che, anche ad Ellesméra avevo provato.
Pur avendo la possibilità di scegliere un' arma diversa io chiedo in dono una spada.
Ogni volta che ne impugno una la sento come fosse parte integrante di me, mi risulta facile maneggiarla e combattere con essa.
Quindi, se possibile, desidero una spada, una Spada dei Cavalieri.- concluse il ragazzo.
Ambrea e Krashta erano sorpresi, ma fino ad un certo punto: anche loro si erano accorti quanto fosse bravo con la spada Faelis.
Era un elfo, abituato fin da piccolo a maneggiare armi del genere, e si vedeva che quando impugnava una spada si sentiva libero e riusciva a sconfiggere Krashta e Ambrea con relativa facilità.
I Maestri sembravano compiaciuti.
-Come desideri, Faelis-Finiarel. 
Dopo ti sveleró il procedimento per la costruzione della spada ma che ripeto, dovrà essere eseguito ad Ellesméra.
Faelis annuì. Ora toccava ad Ambrea.
-Ho valutato anche io in queste ore, e sono giunta a una conclusione.
Appena ci avevate annunciato questa notizia era sicura che avrei scelto una spada: avrei voluto onorare tutta la stirpe dei Cavalieri, non volevo essere la prima a non seguire la tradizione.
Eppure, mentre mi convincevo di questa scelta, mi è ritornato in mente un momento, di quando ero piccola.
Ero andata nel folto della Du Wendelvarden con mio padre, e ricordo che mentre eravamo in esplorazione un orso ci aveva aggrediti.
Purtroppo mio padre non riuscì a calmarlo mentalmente, e fu costretto ad abbatterlo.
Lo fece con un arco, un arco donatogli da suo padre e via dicendo. 
Ero così affascinata che chiesi di poterlo provare: scoccai una freccia, senza colpire nulla, ma nell'istante esatto in cui presi in mano quell'arco seppi esattamente cosa avrei voluto maneggiare per sempre.
Questo è il mio desiderio: un arco dei Cavalieri.- concluse la sua storia chinando il capo.
Eragon ed Arya erano molto sorpresi, così come i due compagni: Ambrea non aveva mai mostrato questa sua propensione per l'arco, eppure anche solo nel modo che aveva di parlarne si capiva quanto amasse quello strumento.
-La tua proposta è accettata, Ambrea-Finiarel. Quando torneremo ad Ellésmera chiederemo consiglio a Runon, la quale, sono certo, te ne fabbricherà uno degno di qualsiasi altra spada- disse Arya.
L'ultimo rimasto era l'Urgali.
Krashta fece un passo avanti e con il solito accento marcato e il tono burbero disse:
-Un'ascia; grande,così da colpire più facilmente i nemici ma leggera da maneggiare. -
Krashta disse solo queste ma dietro ad esse c'era stata una lunga e profonda meditazione.
Arya ed Eragon rispettarono il suo silenzio riguardo al perchè della scelta, e dissero che per loro non c'era alcun problema.
-Io ed Arya siamo molto soddisfatti. 
Avete scelto con attenzione e premura, siete stati cauti: la vostra saggezza sarà ricompensata.- sorrise il Cavaliere.
-La partenza per Ellesméra è programmata fra due giorni, per cui fino ad allora non ci alleneremo. Avete bisogno di riposare, tutti e sei.
Nell'intanto potrete fare quello che volete, ovviamente all'ora dei pasti dovrete tornare qui.- 
Era stato come donare un quintale di caramelle ad un bambino solo : i tre alunni erano così felici da scoppiare.
-Grazie, grazie, grazie!- urlarono in coro e si allontanarono in groppa ai loro draghi, mentre ritornavano a Juma.
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Eccoci qui! 
Avevo promesso di aggiornare presto, e quindi ecco qui il nuovo capitolo.
Il prossimo arriverà prestissimo, penso che o domenica o lunedì verrà pubblicato.
Intanto ditemi se vi è piaciuto, cosa vi aspettavate, e se le armi sono per voi appropriate o se pensavate qualcosa d'altro.
Un bacio e a presto, anzi prestissimo
Kveykva.
  
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