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Autore: Feather Shade    09/05/2014    1 recensioni
Hogwarts, di cose strane, ne è piena. A partire dai ritratti parlanti, che ogni tanto fanno battutine sugli studenti che ogni mattina passano sotto i loro nasi; ai fantasmi, che di tanto in tanto oltrepassano un muro, cogliendo di sorpresa i malcapitati. Hogwarts è magica, è magia. D'altronde, è una scuola per giovani maghi e streghe, se mancasse la magia sarebbe un bel problema. Ma nessuno aveva mai notato quella finestra, che sembrava aprirsi sul nulla, uno squarcio a mezz'aria che mostrava un paesaggio famigliare, ma al tempo stesso diverso. Nessuno ci aveva mai fatto caso. Per di più, era nascosto nel bagno 'Guasto' di Mirtilla Malcontenta. Probabilmente nessuno l'avrebbe mai notato, con il passare degli anni, se solo tre ragazzini del secondo anno non avessero incominciato a preparare una pozione polisucco proprio in quel bagno.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lyra Belacqua
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Hermione e Ron erano a dire poco stremati. Da quando avevano attraversato quella finestrella erano passate a dire tanto quattro ore, eppure a loro sembrava di stare svegli da giorni. Da quando Kaisa, l'enorme oca delle nevi, era planata con regale eleganza di fronte a loro e si era offerta per guidarli verso le altre streghe, loro avevano preso la palla al balzo, senza esitare. Ron sbiancò un pochetto quando dal becco dell'animale uscirono delle parole, Hermione rimase impassibile, anche se dentro di sè albergavano il dubbio e il timore. Ma nonostante ciò, non osarono ribellarsi all'ordine del daimon, che nel frattempo si era voltato con estrema grazia e aveva preso a camminare lento, gondolando sulle zampe palmate. Si scambiarono un'occhiata interrogativa, silenziosa, ma densa di significato. "Ho paura", sembravano dire quelle voragini castane che erano gli occhi di Hermione. "Anche io", ricambiarono le iridi chiare di Ron. E poi, presero a camminare. Hermione tremava, un po' per il freddo, che incominciava ad insinuarsi tra i suoi vestiti, a trovare ogni millimetro della sua pelle scoperta, aggredendola; un po' per la paura di trovarsi catapultata in un mondo che non era il suo. Ron invece aveva paura e basta. L'ansia gli divorava le viscere e lo stomaco, che prima avrebbe divorato qualsiasi cosa, sembrava essersi chiuso per magia. Dove sarebbero finiti, che cosa gli sarebbe capitato? << Ora, mi alzo in volo. >> Annunciò Kaisa, voltando la bella testa candida nella loro direzione. << Pensate di riuscire a starmi dietro? >> Domandò, con un tono profondo e caldo al contempo che nessuno dei due avrebbe saputo definire. Riuscirono solo ad annuire, spaventati com'erano. Kaisa annuì di rimando e, spalancando le ali, spiccò il volo. Sembrava un'ombra bianca, una luce che brillava su nel cielo nero. Scivolava leggera nella notte, come se ci nuotasse dentro, e per un attimo Ron ed Hermione rimasero a fissarlo ammirati: assomigliava ad un re dei ghiacci, dominatore del vento. Dopo un attimo di silenzio, quando Kaisa si fu alzato abbastanza, Ron ed Hermione incominciarono a parlottare sommessamente, discutendo sull'accaduto. Le loro parole assomigliavano a bisbigli, per timore che quello strano animale possedesse, per assurdo, il potere del superudito. << Che cos'è? >> domandò in un sibilo Hermione, tenendo gli occhi piantati sul volo dell'oca, per timore di perderla di vista. << Non lo so. Una bestia molto strana. >> rispose con un filo di voce Ron, abbassando lo sguardo. Era buio, ma se anche ci fosse stato anche solo un filo di luce, Hermione avrebbe visto le guance del suo compagno di Casata prendere fuoco. << Sono strani questi animali, vero? Mi chiedo se non ci stia fregando. >> << Cosa intendi? >> sbottò Hermione, senza rallentare. Il suo passo era spedito, e non intendeva fermarsi. La determinazione sarebbe stato il punto che le avrebbe permesso di non arrendersi ai primi intoppi, che avrebbe garantito la sopravvivenza sua e di Ron. << L'oca non ha una persona... Voglio dire... >> si fermò a riflettere, prese una boccata d'aria e poi, accellerando il passo, tornò a parlare. << Tutte le persone laggiù avevano un animale. Ma qui l'oca è da sola. Dov'è la sua persona? >> Hermione elaborava diverse risposte in fretta. In fondo, lei non poteva sapere del limite di distanza che i daimon avevano con i corpi di un umano, non sapeva dell'intercisione, non conosceva le streghe e men che meno sapeva qualcosa sui daimon. << Forse si possono separare finché vogliono. >> azzardò, e il che le sembrava la risposta più plausibile. Lui annuì, anche se avrebbe voluto sicuramente dire qualcosa. Avrebbe voluto dire che sbagliava, perché se era come diceva lei allora quella gente là in città non avrebbe dovuto scandalizzarsi più di tanto nel non vedere il loro daimon. Ma invece tacque, perché il daimon planò verso di loro, scoccandoli un'occhiata troppo viva, troppo umana per appartenere ad un'oca. << Ci siamo quasi. Spero che le vostre gambe reggano ancora. >> Hermione trovò il coraggio di farle una domanda. << Dove stiamo andando? >> l'oca piantò i suoi occhi densi in quelli castani di Hermione, e lei si sentì gelare il sangue nelle vene: le sembrava di stare guardando qualcosa di proibito... Le vennero i brividi. << Guarda verso nord. Potrai scorgere un fuoco, tra gli alberi. >> Sollevarono entrambi lo sguardo, mentre l'oca tornava in quota, lanciando un grido animalesco che probabilmente doveva stare a significare qualcosa, ma non capirono, e non ebbero il coraggio di domandare ancora. Hermione si disse che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe guardato negli occhi un daimon. << Ehi, eccolo là, il fuoco. >> disse Ron, indicando un bagliore tra il nero degli alberi, all'orizzonte. Poi sbuffò contrariato. << Quell'oca ci ha fregati sul serio. Ci ha detto che eravamo quasi arrivati... >> Hermione scoppiò a ridere, senza riuscire a nascondere una nota di amarezza: erano entrambi stanchi morti, e se quella distanza in volo poteva essere percorsa in un paio di minuti, a piedi sarebbe potuta diventare una "spassosissima" passeggiata di un'ora o poco meno. Arrivarono al campo dopo circa mezz'ora di cammino. A Ron era tornato a brontolare lo stomaco, e Hermione era a dir poco congelata, per questo si lanciò verso il falò senza degnare nemmeno di uno sguardo le streghe che la stavano fissando con estrema curiosità. Ron invece restò in disparte, a malapena illuminato dalla luce delle fiamme che scoppiettavano allegre alla sua destra, e guardava torvo nella direzione delle tre donne che sedevano sulle rocce. Era particolarmente impressionato da loro: erano vestite con abiti troppo leggeri per permettere ad una donna di sopravvivere a quelle temperature. Kaisa si era accoccolata al fianco di una strega dai lunghi capelli biondi, forse la più bella tra le tre. Hermione, poco dopo essersi riscaldata, potè constatare che aveva uno sguardo incredibilmente simile a quello dell'oca. << Benvenuti. >> salutò, con un ampio sorriso. << Il mio nome è Serafina Pekkala, e queste sono le mie sorelle. >> disse, indicandole con un cenno della mano. Ron notò che nessuna di loro era accompagnata da un animale. In qualche modo, la cosa lo stordiva. Non ebbero modo di presentarsi con le altre due streghe, perché parlarono in una lingua che nè Ron nè Hermione avevano mai sentito prima e, afferrando dei banali bastoni grinzosi, si sollevarono in volo, sparendo dalla loro vista. Sia Ron che Hermione sorrisero, e i loro occhi si illuminarono. Scope volanti, pensarono all'unisono. Serafina Pekkala tornò a concentrare l'attenzione su di loro. << Dunque, voi dovete essere Ronald e Hermione. >> annuirono, intimoriti. Anche l'oca aveva saputo dire il loro nome... Possibile che... << Kaisa mi ha detto che sareste venuti. >> ... condividano la stessa mente? << Gliel'ha detto? >> ripetè Hermione, sbattendo le palpebre. << Sì. >> intervenì Kaisa stesso. << I daimon sono sempre in contatto con la mente del loro umano. >> Ron non capì esattamente cosa intendesse l'oca per "costantemente in contatto con la mente del loro umano", ma sapeva che lo inquietava molto. E se avesse sentito ogni loro discorso? E se in quel preciso istante stesse leggendo i suoi pensieri? << E' come un legilimens? >> domandò Hermione, e Ron la riconobbe per la studentessa assetata di conoscenza che stava tra i banchi di scuola. Serafina corrugò la fronte. << Non so cosa sia. Presumo si tratti di un potere noto nel tuo mondo. In ogni caso, non credo che abbia davvero un legame con questi Legilimens. Il daimon non è un mago, o una creatura magica. >> questa volta a corrugare la fronte furono Ron ed Hermione. << Come? E cosa sarebbero? >> Serafina Pekkala sorrise ancora. Era così bella quando sorrideva... << Sono la nostra anima. >> il silenzio calò sui quattro. Dunque, ecco perché parlavano, ed ecco perché Kaisa e Serafina avevano lo stesso sguardo. Ma... Allora questo significava una cosa... << Noi non abbiamo anima?! >> esclamò sbigottito Ron, guardandosi attorno come nella speranza di vedere comparire il suo daimon, così, all'improvviso. Come se fosse sempre stato lì ma lui non fosse mai stato abbastanza attento da scorgerlo. Serafina rise. << Oh, sì che l'avete. Ma non l'avete ancora trovata. >> Ron stava per farle altre domande, ma Hermione lo precedette. << Dov'è finito Harry? >> lei rimase in silenzio, perciò Kaisa prese la parola. Hermione, mordendosi la lingua, tornò a fissare gli occhi umani del daimon. << E' andato a cercarlo. >> Hermione sentiva le ginocchia stanche, e aveva una gran voglia di piangere. << A cercare cosa? >> ma sapeva di avere già la risposta. L'oca sbattè le palpebre. << La sua daimon. >>
  
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