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Autore: Nikush    09/05/2014    3 recensioni
«Ma si ama davvero o sono tutte balle? La gente si dice ti amo perché va detto o perché lo pensa davvero?»
Il dottor Burke mi guarda in silenzio inclinando leggermente la testa.
Tutti quegli sguardi, tutti le storie, la gente si ama per davvero? Chiedo ancora.
«Secondo lei Kate? Si ama davvero?»
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kate Beckett
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Alle mie R.
non cambiate mai





 
Hiding my heart


 
                                                                



Se non ci mette troppo, l'aspetterò tutta la vita.
 
-Oscar Wilde.


«Ma si ama davvero o sono tutte balle? La gente si dice ti amo perché va detto o perché lo pensa davvero?»
Il dottor Burke mi guarda in silenzio inclinando leggermente la testa.

«Tutti quegli sguardi, tutti le storie, la gente si ama per davvero?» Chiedo ancora.
«Secondo lei Kate? Si ama davvero?»
Ritorcere le domande è una cosa che gli psichiatri sanno fare molto bene, ma io ho bisogno di risposte.
«Lo sto chiedendo a lei» ribatto arrabbiata. «E io lo sto chiedendo a lei, risponda alla domanda»
«Non posso farlo ora» sbuffo.
«E perché?»
«Perché» apro la bocca per parlare ma la richiudo immediatamente corrucciata.
«Cosa mi dice di Castle? »
Solo sentir pronunciare il suo nome mi causa una dolorosa fitta allo stomaco.
Negli ultimi mesi ho preferito l’insonnia agli incubi, il problema è che ho troppo tempo per pensare. E Richard Castle rientra sempre in questi pensieri.
«Mi hanno sparata» rispondo. Vedo il Dottor. Burke annuire.
«Mi hanno sparata e… io non dovrei pensare a lui. » Mi passo le mani sui jeans e mi alzo in piedi camminando per la stanza.
Lui scoppia in una fragorosa risata. Mi giro guardandolo storto.
«Sa quante persone hanno detto quella frase proprio come lei? » Mi chiede mordicchiando la stanghetta degli occhiali.
«Un paio di anni fa ho dovuto prestare soccorso a dei prigionieri di guerra. Avevano visto e patito delle cose terribili e non pensavo di farcela. Pensavo che avrei dovuto guarire le loro paure, avrei dovuto sapere delle morti, avrei dovuto ascoltare storie di stragi e di incubi. » Si toglie gli occhiali appoggiandoli al tavolino affianco a lui.
«Sa di cosa mi hanno parlato Kate? » dice sospirando.
Scuoto la testa.
«L’ho incontrato nel corridoio ed è stato amore a prima vista” oppure “Lui mi ha dato l’unico bicchier d’acqua che aveva e da li è iniziato tutto, ieri mi ha detto che mi ama! Cosa dovrei fare?” » Dice abbassando lo sguardo. «Vede? Il problema è questo. Siamo umani. Siamo delle persone, e lei non si deve maledire solo perché pensa a qualcuno, forse ha paura di perderlo. »
«Io non ho niente da perdere ormai. » ribatto sarcastica. Mi lascio cadere sulla nella poltrona davanti a lui.
«Tutti abbiamo qualcosa. Lei è circondata da persone che le vogliono bene. Ha la sua squadra, ha Castle. »
«Io non ho Castle!» Esclamo sporgendomi in avanti.
Cerco di deglutire nella vana speranza di scacciare la pietra che mi sento in gola. E’ da molto tempo che non pronuncio il suo nome e sentirlo detto da me mi fa un certo effetto.
Castle, Castle, Castle. Devo riabituarmi al suono di quelle lettere.
« Davvero? Come vanno fra di voi le cose? »
«Quali cose? »
«Lui le ha detto di amarla» «Lo ha fatto»

«Lui la ama Kate »  
Ripenso brevemente a quegli attimi e mi sento quasi rabbrividire. «Quindi lei crede che si ami davvero? E comunque non credo che lui provi ancora quelle cose per me
 » 
«Certo che si ama davvero »  sorride « solo che quando si ama davvero si ama per sempre »
Lo guardo per pochi secondi, le labbra leggermente schiuse.
«Non posso dirgli che io so, questo cambierebbe tutto. Io non voglio affrontare il problema, non sono pronta, non riesco. Lui viene tutti i giorni al distretto, lavoriamo, rischiamo la vita… » sospiro prendendomi la testa fra le mani.
«E’ abbastanza così » mormoro cercando di convincermi.
«Non è per niente abbastanza» dice lui.
Lo sento scarabocchiare nel quaderno. Passano minuti, e io rimango con le mani nei miei capelli piegata su me stessa, per proteggermi da quello che potrebbe venire fuori.
«Ma lui sta bene? » «Si è mai fermata un secondo a chiedersi quello che pensasse lui? »
Mi blocco e sento i battiti farsi più veloci.
«Noi…noi non dovremmo parlare di questo » balbetto.
Strofino le mani sudate nei jeans e cerco di calmarmi. Non mi ero mai davvero fermata a pensare a quello che volesse. Voleva amarmi? O era stata solo una frase detta mentre mi vedeva scivolare via? La paura di perdere qualcuno ci spinge davvero così lontano?
«Io sono qui per parlare di quello che vuole lei» dice sorridendo mentre solleva le mani, la penna tenuta tra le due dita.
Vedermi tutte le mattine gli avrebbe fatto un certo effetto. Guardarmi e sorridermi ogni giorno pensando che io non sia a conoscenza delle sue parole, dei suoi sentimenti. Il ricordo del bacio rubato quella sera mi riaffiora alla mente. Le sue labbra così inaspettatamente poggiate sulle mie mi provoca dei brividi sulla schiena e il battito del mio cuore si è fatto più forte di prima. Poggio automaticamente le dita sulle mie labbra e socchiudo gli occhi come se quello mi potesse aiutare a tornare indietro.
«Lei ha paura di bruciarsi» dice ad un tratto.
La sua voce interrompe il silenzio, i miei pensieri scompaiono per un attimo. Riapro gli occhi e mi accorgo di non essere nel calore delle sue braccia in un vicolo buio.
Paura di bruciarsi.
«Lei vive un amore a metà, e ha paura di farsi travolgere anche dall’altra parte. Perché questo potrebbe sconvolgerla»  «Io…» sussurro sollevando la testa e incontrando il suo sguardo.
«Lei ha paura, ha paura di quello che potrebbe succedere. Ha paura di amare, ha paura di bruciarsi»
«Non voglio bruciarmi ancora, ho già tante cicatrici anche per conto mio. Per ora va bene così. Io sto bene» socchiudo gli occhi mentre sistemo la solita ciocca.
«Se lo dice lei. »
Il ricordo di lui ora si è fatto così lontano.
«Io vorrei soltanto lasciare andare tutto questo. E’ la cosa più giusta»
«Sta mentendo a se stessa» afferma deciso.
«Stavo per morire» ripeto come se questo cambiasse le cose.
«Lo ha già detto»
«Ero morta»
«Le fa paura questo?»
«Non mi fa paura questo» dico.
«E allora perché continua a ripeterlo Kate?»
I miei occhi fissano per qualche secondo quelli di Burke. Poi volto la testa alla mia destra verso la finestra.
Il silenzio cade nella stanza.             
Avevo lasciato questo mondo, almeno per un po’. Ma non con i pensieri e con i sogni, io me ne ero andata davvero. Avevo sempre vissuto in bilico con la paura di cadere. Ed ero sprofondata lasciando tutti con il fiato sospeso. La mia era più una sopravvivenza che una vita.
«Io credo… » inizio incerta « che c’è gente là fuori che vive le proprie vite ed ha i propri problemi. Qualcuno ama e qualcuno odia, le persone si feriscono. E’ tutto quello che continuo a pensare» Sposto lo sguardo verso la finestra « La gente lì fuori vive e il mondo corre a cento all’ora. Io sono morta…»
«Lei è qui ora, lei è viva Kate» Dice cercando di infondermi coraggio.
«Non credo di esserlo» ribatto.
«La tempesta è finita»
«Non è finita! » Esclamo fissandolo. «Quando ti succede qualcosa di terribile, ti senti sconvolta, ti senti fuori e poi dopo un poco pensi di averla superata» sbraito alzandomi in piedi.
«Ma non è così! E’ solo quando ritorni alla normalità e alla vita che facevi prima che ti accorgi che tutto è cambiato e che non hai superato un bel niente! Sei solo al punto di partenza! Non hai fatto nulla! E la paura è sempre con te e non ti lascia mai. Avrei preferito dimenticare ogni cosa!» non mi rendo conto di aver urlato tutte quelle parole e di avere il fiatone.
Mi accascio sulla poltrona piano cercando di controllare il respiro. Il Dottor. Burke mi guarda attentamente.
Lo sento posare il suo sguardo su di me, forse per capire cosa mi passa dentro.
Prendo grandi boccate d’aria mentre sento gli occhi pizzicare.
«La domanda che mi ha fatto prima Kate non era riferita a Castle vero? Credo che si tratti di lei»
«Di me? » Chiedo incuriosita alzando un sopracciglio.
«Lei sa che lui la ama veramente. Anche se forse non vuole crederci. Si sta chiedendo se lei può amare veramente» Dice indicandomi
«Ho paura di bruciarmi » sussurro.
«Sai, ci avviciniamo sempre al fuoco, perché è bello, anche solo per scaldarci un poco quando fa freddo. Ma stiamo sempre attenti a non andare troppo vicino. Da bambini ci insegnano che a giocando con il fuoco ci si brucia. Ma lo fai lo stesso, e poi ti succede» prende una pausa e continua «E all’inizio fa male, fa male sempre anche quando non ci pensi. Poi piano piano lo senti solo quando tocchi la bruciatura. Il tempo passa e non fa più male. Se sei fortunato la cicatrice va via. Ma certe cicatrici rimangono, ci ricordano di quello che abbiamo fatto. Le ricordi con un sorriso a volte. »
«E quelle che non vanno via? »  Chiedo guardandolo negli occhi.
«Ci sono quelle cicatrici che non vanno via, quelle che ti segnano per sempre. Quelle che non importa cosa farai, loro ci saranno. Puoi cercare di coprirle, certo. »
Mi passo istintivamente la mano vicino alla mia, quella che resterà per sempre.
«Lei non vuole scottarsi Kate, ma la gente lo fa continuamente. »  Mi sorride come se ci fosse già passato.
«Ma perché continuiamo a farci del male? » «Me lo dica lei»
Mi mordo il labbro ancora una volta.
Sono i sentimenti quelli che ci fregano, possiamo anche cercare di nascondere quello che proviamo, ma non ci riusciremo mai veramente. Puoi chiudere gli occhi alle cose che non vuoi vedere ma non puoi chiudere il cuore alle cose che non vuoi provare. E finalmente so di avere una risposta. Prendo un lungo respiro pronta ad ammettere una cosa che probabilmente non mi sarei mai sognata di dire.
«Perché è tremendamente bello giocare con il fuoco»

 
 






Okay ora vado a sotterrarmi. Grazie per aver letto :) Fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima -Nico
  
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