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Autore: Apricot93    09/05/2014    0 recensioni
[SPOILER 2x07]
Arrivata a casa chiusi la porta alle mie spalle e cominciai a salire le scale, mi sarei buttata a peso morto sul letto, al buio, compatendomi per la mia idiozia in un mare di lacrime... E invece mi bloccai dopo pochi gradini....
«NO. Stavolta no. Non farò due volte lo stesso errore, voglio un'altra possibilità» mi dissi in un motto di entusiasmo.
Mi voltai di scatto ripercorrendo a ritroso la strada fatta solo pochi minuti prima, dovevo parlare con Finn, dovevo risolvere una volta per tutte la situazione...
Aprii la porta ritrovandomi di nuovo sotto la pioggia, la mente ridotta a una matassa di pensieri confusi, volevo trovare le parole giuste, essere chiara, scusarmi.
E se se ne fosse già andato? Dio, speriamo di no, speriamo che...
«Rae... Dove stai andando?» sussurrò una voce a pochi passi da me.
Mi bloccai impietrita riconoscendolo all'istante. Finn era lì, sotto la pioggia, davanti a me. Improvvisamente nella mia testa piena di parole, il vuoto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Archie, Chloe Harris, Finn Nelson, Kester, Rae Earl
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 7: Il giorno più lungo


La luce alla fine del tunnel, è così che a volte viene definita una brutta situazione vicina alla sua risoluzione. Un'espressione che avevo sentito ripetere spesso da Kester nell'ultimo periodo, si riferiva a me, al fatto che fossi sempre più vicina alla guarigione. Ma ora sapevo che si sbagliava. Come tutti. Quello che nessuno ti dice è che non c'è nessuna luce alla fine del tunnel, forse per qualcuno sì, i fortunati, ma per quelli come me no. Io avevo attraversato quel dannato tunnel da cima a fondo, ci avevo perfino vissuto, e cos'avevo trovato dopo? Altro buio, un altro tunnel.
7 giorni. Era già passata una settimana da quando Finn mi aveva lasciata.

L'avevo cercato ovunque quel pomeriggio, al pub, al parco, a casa di Archie, per strada, ma inutilmente. Ero tornata a casa un paio d'ore dopo infreddolita e completamente a pezzi. Non potevo credere ai miei occhi quando era improvvisamente comparso davanti alla mia porta. Stanco e avvilito mi aveva rivolto a malapena uno sguardo prima di parlare, «è finita Rae, non posso continuare così» mi aveva detto prima di andare via.
Nient'altro.
Dalla mia bocca non era uscita una sola parola, non una spiegazione, non una giustificazione. Ero rimasta muta e immobile mentre il ragazzo che amavo mi dava le spalle e usciva dalla mia vita per sempre. Sapevo di avere ampiamente meritato quella reazione, che non era frutto di una singola bugia ma di tutta una sequela di avvenimenti precedenti mai chiariti. E sapevo altrettanto bene che niente di quello che avrei potuto dire avrebbe cancellato la delusione nei suoi occhi, quindi, semplicemente, avevo deciso che sarebbe stata sua l'ultima parola.
Non riuscivo a sopportare l'idea che Finn potesse pensare male di me, e mi faceva lettarlmente impazzire la consapevolezza che non si rendesse conto di cosa rappresentava per me, ma tantè, la responsabilità era solo mia. Soffriva molto anche lui, era evidente, e per nessuna ragione al mondo avrei prolungato volontariamente quell'agonia.
Perciò è così, lì e in quel preciso momento, che era finita tra noi.

La mattina seguente tutta l'umidità e la pioggia accumulati durante il pomeriggio mi avevano presentato il conto: 39 di febbre e dolori ovunque.
Ero rimasta a casa malata ben 5 giorni, ma non mi importava, anzi ne ero stata felice, perché mi ero guadagnata una buona scusa per estraniarmi momentaneamente dal mondo. Avevo trascorso quella vacanza forzata senza pensare a nulla, zero piani, zero ragionamenti, non avevo visto né sentito nessuno, mi ero limitata a dormire e vegetare davanti alla tv, così, aspettando che le giornate scorressero via.
Sia Chloe che Archie mi avevano chiamata parecchie volte, credo fossero persino passati a salutarmi, ma non me l'ero sentita di vederli. Chiusa nella mia stanza mi ero sentita al sicuro, ovattata in una specie di limbo dove potevo permettermi il lusso di ignorare la realtà. Dove non ero tenuta a fare i conti con quanto fosse successo, raccontarlo... e soprattutto pensare a Finn.
Era stato nominato solo una volta in quei 7 giorni, da mia madre, quando mi aveva chiesto se avessi notizie della sua caviglia. Avevo fatto finta di non sentirla e ignorato la domanda girandomi dall'altra parte insofferente, ma il nodo in gola che mi aveva provocato era stato istantaneo, doloroso... reale. Ed era per la paura di crollare che avevo deciso di non pensare, staccare il cervello e rimanere con la testa completamente sgombra.
Peccato fosse arrivato il week end, e avesse trascinato con sé inevitabilmente il lunedì, il giorno più lungo.
Di lì a breve avrei dovuto abbandonare la mia isola felice e confrontarmi di nuovo con il mondo reale. Non ne avevo la minima voglia.

Una settimana di vuoto sulle spalle pesava decisamente più di quanto avessi immaginato «ok, puoi farcela, è solo il college. Adesso esci, prendi una boccata d'aria fresca, e tra un quarto d'ora al massimo sarei seduta in aula a fare lezione tranquilla e serena» continuavo a ripetermi guardandomi allo specchio come un mantra, ormai da 20 minuti.
Avevo provato anche ad accennare un sorriso, ma si era spento nel giro di un secondo, il mio viso era decisamente troppo tirato e stanco per essere credibile. «Ok sì, hai le occhiaie, e allora? Sta tutto nel fare il primo passo, diventerà più facile. TIRA-FUORI-LE-PALLE. Ok, vado» conclusi.
Il programma della giornata consisteva nel fare due passi sola in santa pace, non incontrare nessuno che mi facesse domande a cui assolutamente non mi sentivo pronta a rispondere, seguire le mie lezioni e tornare dritta a casa incolume.
Presi un respiro profondo, aprii la porta e feci il primo passo tornando alla realtà.

«Ehi Rae!» mi sentii chiamare, dopo nemmeno 5 minuti di cammino. Era Archie, e si stava sbracciando per salutarmi dall'altro lato della strada.
«Merda» borbottai tra me e me, «ciao Archie» risposi agitando le braccia a mia volta. Naturalmente tutte le mie speranze di un giro in solitaria erano già andate a farsi benedire. Avrei voluto essere sorpresa, ma era così dannatamente prevedibile.
Mi corse incontro e mi abbracciò fortissimo «Rae mi sei mancata tanto, ero preoccupato».
«Ok Arch, così non respiro» cercai di divincolarmi, «ho avuto la febbre, non ero in pericolo di vita!» minimizzai, cercando di sorridere.
Lui mi lanciò uno sguardo di apprensione, come se potesse leggermi nel pensiero «hai un aspetto terribile Rae» sentenziò, «e sai che non mi riferivo alla febbre», concluse prendendomi per mano e ricominciando a camminare.
«Come mai da queste parti? Non hai la macchina oggi?» chiesi nel tentativo di intavolare una discussione neutra.
«Sono venuto per te sciocchina» rispose guardandomi come avrebbe fatto con un cucciolo ferito, «non ti lascerò affrontare questa giornata da sola, ti si legge in faccia come ti senti dopo quello che è successo con Finn».
Bastò il suo nome a provocarmi un tremendo tuffo al cuore. Sapevo che le intenzioni di Archie erano buone, lo adoravo per questo, ma non sarei mai arrivata incolume alla fine della giornata con queste premesse «Archie sto bene, davvero, parliamo d'altro però».
Mi ignorò «quando ci ha detto che avevate chiuso non potevo crederci. Gliene avrei dette quattro se non avesse avuto un'espressione peggiore di quella che hai tu ora» proseguì, come se non avesse neanche lontanamente ascoltato quello che gli avevo appena detto. «Mi ha raccontato quello che è successo, certo gli hai mentito, ma non è una ragione valida per mollare qualcuno, no?» continuò imperterrito, «è il mio migliore amico, gli voglio bene, e non intendo entrare nelle vostre cose, ma mi sembra una reazione spropositata per...».
«Arch...» lo chiamai, alzando di un tono la voce nel tentativo di farlo desistere.
Purtroppo si era interrotto solo per un secondo prima di riprendere il discorso. «Quella sera dopo aver parlato con te è venuto da me, era molto abbattuto, gli ho raccontato un po' cosa fosse successo con Liam. Sembrava sereno quando è andato via, e il giorno dopo mi ha detto che...» era evidente che non si sarebbe fermato.
«Smettila!» urlai, lasciandogli la mano. «Ti ho detto di smetterla, non ne voglio parlare, le cose sono andate come sono andate, basta ora!» replicai, accorgendomi solo dopo aver finito la frase delle occhiate che la gente aveva cominciato a lanciarmi sentendomi imprecare.
Archie si bloccò, sicuramente non si aspettava da me quella reazione, e adesso mi guardava con un misto di preoccupazione e dispiacere. «Scusami Rae, non volevo davvero, non avevo capito. Scusami» disse rivolgendo lo sguardo a terra, mortificato.
Cercai di recuperare un minimo di autocontrollo, l'ultima cosa che avrei voluto era discutere con lui «non importa Arch», feci un respiro profondo, «però se non ti dispiace adesso preferisco andare avanti da sola. Non sono arrabbiata te lo giuro, ho solo bisogno di stare un po' per conto mio». Lo osservai un momento, poi ammisi «le cose non stanno come pensi, quello che è successo la scorsa settimana è stata solo l'ultima goccia», e provai di nuovo a sorridere, più che altro per fargli capire che non ero davvero arrabbiata con lui.
«Va bene» rispose abbracciandomi ancora, «però io ci sono... se vuoi parlare, se vuoi stare zitta, per una passeggiata, una canzone, quello che vuoi. Ok? ».
Mi limitai ad un cenno di assenso «ti voglio bene Arch lo sai, e poi dovrai raccontarmi tutto del tuo nuovo ragazzo, no? Sono rimasta indietrissimo sul tuo primo appuntamento, magari più tardi» dissi cercando di recuperare un minimo di complicità.
«Certo» rispose facendomi l'occhiolino un attimo prima di salutarmi.
Dieci minuti con Archie ed ero già a pezzi. Come avrei potuto affrontare il resto della giornata? Ripresi a camminare e fortunatamente l'aria fresca del mattino mi calmò i nervi, «un passo per volta, pian piano andrà meglio» continuai a ripetermi per tutto il tragitto sperando di convincermi che fosse la verità.

Arrivata al college inaspettatamente tutto era filato liscio, avevo seguito le lezioni della mattina, pranzato con Izzye e Chloe schivando abilmente ogni riferimento a Finn, e studiato un'oretta in biblioteca nell'attesa dell'ultima lezione del pomeriggio. Mi sentivo tranquilla, ormai mancava poco, si trattava di stringere i denti solo un altro po'.
Stavo scendendo le scale per andare in classe quando lo vidi. Nel cortile, seduto a un tavolo c'era Finn, circondato da Stacey barbie Stringfellow e la sua banda di vipere. Avrei voluto fare finta di niente e tirare avanti, ma non era possibile, mi fermai a guardarlo poggiando la testa contro la vetrata in un gesto completamente involontario. Non avevo realizzato quanto mi fosse mancato realmente fino a quel momento. D'un tratto tutte le mie intenzioni di non pensarci, di ignorare la realtà, comportarmi normalmente, andarono bellamente a farsi benedire, e la morsa che mi prese la parte alta dello stomaco arrivò pressoché istantanea, insieme al batticuore.
«Guarda come fanno le smorfiose» pensai a voce alta, soffermandomi sugli atteggiamenti provocatori neanche troppo velati delle ragazze. Stacey continuava a parlargli accarezzandogli un braccio, avrei voluto avere una motosega a portata di mano. Mi costava ammetterlo, ma da quassù insieme sembravano una gran bella coppia, almeno, visivamente parlando. Finn aveva lo sguardo ombroso e dolce di sempre, mi sarebbe mai passata?
«Accidenti» dissi tra il trasognato e il geloso andante.
«Parli da sola?» Liam spuntò dalle scale e mi osservò divertito.
Che vergogna, staccai la testa dal vetro «ero sovrappensiero» sdrammatizzai, pregando che non si mettesse a sbirciare anche lui.
Mi raggiunse e guardò fuori oltre il vetro notando Finn «non è il tuo ragazzo quello? Però... ne ha di faccia tosta per circondarsi di ragazze davanti a te».
«Non è più il mio ragazzo» ammisi «non lo è da una settimana ormai».
Mi guardò, sorpreso «ah sì? Come mai? Problemi in paradiso?» domandò col suo solito fare ironico e strafottente.
Mi limitai a scuotere la testa.
Dovevo avere davvero una pessima cera, perché il tono della sua voce cambiò alla velocità della luce «Rae dai, lo sai che scherzo, cosa c'è che non va?» mi chiese con gentilezza.
«Francamente non lo so».
«Pensavo che le cose ti andassero bene. Ti ho visto mangiare tranquillamente in mensa prima, continui con la terapia, hai degli amici, un ragaz... beh lo avevi comunque. Perché quella faccia?» chiese sinceramente incuriosito.
Sospirai «credo di non riuscire a far convivere la vecchia me stessa con quella nuova. E soprattutto non so come far convivere entrambe con lui» mi voltai verso la vetrata, tornando ad osservare Finn. «Vorrei che avesse a che fare solo con la Rae guarita, normale, senza tutti i vecchi problemi. Solo che non è possibile. E così finisco per tenerlo fuori da tutto. Si è fatto un'idea su ciò che penso di lui fuori dal mondo» dissi voltandomi di nuovo verso Liam, «non so se può avere un senso per te» consclusi sorridendo.
Liam non mi aveva staccato un momento gli occhi di dosso «non sono esattamente la persona migliore per risolvere certi problemi, però magari se proponendogli la "nuova" Rae è andata così male, e scusami ma è stata veramente una cazzata di idea, l'unica soluzione è presentargli quella "vecchia"».
«E come?» domandai.
«Non ne ho idea» ammise «però quello che vi serve è un compromesso, forse se gli mostri quello che eri e poi quello che sei, troverete insieme un modo giusto per stare insieme nel presente. Così vi godrete i momenti sereni della "nuova" Rae, e affronterete insieme i disastri della "vecchia", se e quando si presenteranno» consluse mantenendosi serio a fatica.
Quel sottolineare tra virgolette "vecchia" e "nuova" ogni volta faceva sembrare tutto una barzelletta, tuttavia c'era della sensatezza nelle sue parole «sei più saggio di quanto pensassi, quando troverò un modo per mettere in pratica questo suggerimento verrò a ringraziarti» dissi schioccandogli un bacio sulla guancia.
«Quando vuoi» Liam se ne andò ridacchiando, ed io rivolsi di nuovo il mio sguardo alla vetrata verso Finn... Solo che stavolta non fu a senso unico.
Doveva avermi vista dal cortile, e adesso i suoi occhi erano inchiodati ai miei. Una scarica elettrica mi percorse da cima a fondo. Per un momento infinito nessuno dei due staccò lo sguardo, chissà se mi aveva vista parlare con Liam, chissà cosa doveva aver pensato...
Mi sentii avvampare, distolsi lo sguardo e scesi le scale in tutta fretta «non ce la faccio così» pensai, ero sul punto di piangere.

Raggiunsi il bagno di corsa, era bastato uno sguardo di Finn per sciogliere le emozioni che avevo trattenuto per tutta la settimana precedente, e adesso non riuscivo a smettere di piangere. «Maledetta me» singhiozziai tra le lacrime.
Riuscii a riprendermi solo un quarto d'ora dopo, ero esausta, e uscii dal bagno con una faccia che avrebbe terrorizzato uno zombie.
«Rae stai bene?» sentii la voce di Finn provenire dalle mie spalle, mi voltai. Era appoggiato al muro, accanto alla porta da cui ero appena uscita «ti ho visto entrare di corsa in bagno e non sei più uscita, mi sono preoccupato» disse notando immediatamente i miei occhi lucidi.
Avrei voluto dissolvermi nell'aria. Ero felice di vederlo, ancora di più che mi rivolgesse la parola nonostante tutto, ma il ricordo del nostro ultimo incontro pesava ancora come un macigno. Faticai a pronunciare due parole sensate «sto bene... è che... sai tornare dopo una settimana a casa con la febbre è dura» risposi provando a mascherare un minimo l'imbarazzo.
Gli sorrisi e feci per andarmene, quando mi sentii trattenere per un braccio «Rae aspetta» disse stringendo la presa, «mi sei mancata tanto» ammise senza avere la minima idea di cosa quelle parole stessero scatenando dentro di me, «avrei voluto chiamarti in questi giorni, ma non avrei saputo cosa dirti».
Le lacrime ripresero a rigarmi il viso, cercai di non guardarlo, ma se ne rese conto lo stesso «che vergogna, mi dispiace Finn io...» ma non finii la frase.
Mi abbracciò. E dopo un primo momento di imbarazzo feci altrettanto. Ero felice. Felice e disperata al tempo stesso, avevo rovinato tutto e non sapevo come rimediare. Nonostante tutti i miei sbagli era ancora lì, per me. Mi sentivo sempre più colpevole e stupida ad ogni secondo che passavamo vicini.
«Rae voglio chiarire una cosa con te» disse allontanandomi un po', e asciugò le lacrime dal mio viso con la sua mano. «Se avessi intravisto anche solo una possibilità per noi... non ti avrei mai e poi mai lasciata. Ma non posso stare con te se non mi vuoi nella tua vita». Mi guardò un momento e proseguì «questo non significa che i miei sentimenti per te siano cambiati.... Ti amo Rae... sempre».
Non riuscivo ad accettare che il suo primo vero "ti amo" arrivasse mentre stavo distruggendo ogni cosa. Lo allontanai di scatto e me ne andai di corsa lasciandolo lì, finendo di piangere tutte le mie lacrime.

Quella giornata sembrava fosse destinata a durare per sempre, mentre correvo verso casa avevo la testa piena delle parole di Archie, di Liam, di Finn... Il mio Finn... mi aveva appena detto "ti amo" e non avevo potuto nemmeno rispondergli. Certo che lo amavo anch'io, con tutto il mio cuore, ma come avrei potuto dirglielo se l'unica cosa di cui ero capace era allontanarlo?
Entrai a casa e mi buttai sul letto affondando la testa nel cuscino.
"Presentargli la vecchia me" così aveva detto Liam, ma come?? Mi mancava, mi mancava da morire, non riuscivo nemmeno ad immaginare come sarebbe stata la mia vita senza di lui.
Dovevo assolutamente fare qualcosa, volevo riprendermelo. La prima volta che era finita tra noi mi ero arresa e basta, sentivo fosse giusto così, ma stavolta no, stavolta era tutto sbagliato.
«La vecchia me» continuavo a ripetermi cercando di tranquillizzarmi e fermare le lacrime. Quello che dovevo fare era essere me stessa, permettergli di vedermi, farlo entrare nella mia vita... ma come???
Stavo per impazzire. Ma voltai lo sguardo, accesi il cervello, e tutto improvvisamente si fece evidente.
Smisi di piangere, mi asciugai le lacrime e di colpo sorrisi, per la prima volta sinceramente dopo 7 giorni.
Non c'era bisogno che gli parlassi, non avrei dovuto raccontargli niente, c'era un modo... allungai le braccia verso la scrivania e mi sentii di nuovo viva.
La verità, la vera me, vecchia nuova è tutto qui, c'era ancora qualcosa che potevo fare! In fondo con Chloe aveva funzionato, quindi perché con me no? Era un azzardo, ma stavolta mi sarei giocata il tutto per tutto, non avrei rinunciato ancora a lui.
Scrissi un biglietto, lo misi nello zaino e uscii di corsa.

Qualche minuto dopo ero davanti alla porta di Finn. Suonai il campanello con il cuore in gola che rischiava di esplodermi da un momento all'altro.
Quando aprì la porta rimase sorpreso, ma non gli diedi modo di parlare, non riuscivo più ad aspettare. Mi tesi in avanti e allungai le braccia «Finn prendilo ti prego. Io non riesco a dirti quello che vorrei, lascia che lo faccia lui per me» dissi guardandolo dritto negli occhi. Esitò, probabilmente si stava chiedendo se fosse la cosa migliore da fare. O magari mi aveva semplicemente preso per pazza, ma tanto volta più volta meno, almeno stavolta avevo uno scopo.
«Ti prego Finn, guardati con i miei occhi» insistetti.
Abbassai lo sguardo in attesa, e quando finalmente sentii le sue mani, sorrisi e lo guardai.
Finn era ancora lì, davanti a me, con il mio diario tra le sue mani.

Penultimo capitolo! Stavolta ci ho messo un po' di più a causa di mancanza di tempo. Mi è venuto decisamente più lungo di quanto sperassi, ma tant'è.
Se siete arrivati fino a qui tanto di cappello, siete delle persone pazienti :) Al solito mi auguro di non aver incasinato troppo le cose e di essere arrivata alla fine più o meno sana e salva.
Alla prossima settimana con la fine della storia :)
   
 
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