Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Ethelweiss    25/07/2008    0 recensioni
Sette bambine che non ricordano il loro volto si risvegliano su un altare sacrificale. Le loro menti si incontreranno aldilà della morte e della vita. Coloro che hanno sempre evitato la vita, conosceranno la morte ed il dubbio in tutte le sue forme.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le strade si separano

B-R-U-T-T-O. Una parola di sei lettere che impariamo non appena siamo in grado di articolare suoni comprensibili. Qualcosa che ci sgrida, è brutto. Qualcosa che ci fa male, è brutto. Brutto non fa distinzioni con cose o persone. Se qualcosa è brutto, è brutto.

 

In cuor mio sento di dover ammettere che tutto ciò era brutto. Eravamo brutte noi, deboli e folli imprigionate nell’incubo della via di mezzo, era brutto il castello, immenso e sarcastico nella sua infinità, era brutto. Era brutto il modo in cui Maria guardava se stessa. Come se volesse strapparsi la pelle di dosso e gettarsi con essa nel vuoto.

-Soffriremo di nuovo.- affermò. –Ho sofferto tanto, prima di finire qui. Prima che il mio collo si spezzasse, ho avuto il tempo di vedermi morire. Sono uscita dal mio corpo ingrato, mi sono seduta sul caminetto, e mi sono osservata strabuzzare gli occhi e diventare viola. L’ultimo contatto col mondo fu quella lingua rasposa. Quel ritmico solletico ai piedi. Avevo murato con me Amber, il mio beagle. È impossibile leggere gli occhi di un cane, lo so. Sono neri e imperscrutabili, come tutti quegli degli altri animali. Ma Amber,  nel rivolgermi quelle timide leccate, mi stava offrendo l’occasione di ripensarci. Era una carezza. Tutto quello che mi avrebbe potuto salvare dalla morte era una carezza. – riprese a singhiozzare, ma con posata tristezza. –e stavo morendo, lo sapevo perfettamente che era troppo tardi, e cercavo di ritrovare la sicurezza di prima, la fiducia nella morte. Lo Lo aveva risvegliato in me il beneficio della scelta. Da una parte, la corda, morte,  ruvida come la sua lingua, dubbio. E io ho dubitato. Quando dicono che la vita è l’unica cosa in grado di ridarci speranza, sbagliano. Il dubbio è ciò che ci fa sentire vivi. Ci fa sentire noi. La facoltà di scegliere, di meditare a lungo, se vuoi in eterno, mette in discussione la nostra intera personalità. Ed io… non ho dubitato. Oh, dio, non ho dubitato affatto.-

Le sue ultime parole si spensero prima di afferrarne il significato. Scese sgraziata dal davanzale come un uccellino dall’ala rotta, e si trascinò verso l’uscita.

-Maria! Dove vai? Sarebbe meglio non ci dividessimo… -

Lei si voltò un’ultima volta. Non ci fu bisogno di parole. Ci abbracciò tutte con lo sguardo, e si diresse verso dove l’avevo vista la prima volta. Nel buio.

 

 

 

Dubbio. Vita. Morte. Dubbio. Dubbio.

Era questo il luogo nel quale ci trovavamo? Nel quale avremmo indugiato per sempre?

 

 

-Credo di voler andare anche io. – sentenziò Vera.

-Si, anche io. Tornerò nella sala dell’altare.-

-Si-

-Mmm.-

-E tu, Flora?-

Io? Io non credevo nemmeno di avere la facoltà di camminare e muovermi, marionetta in quella pallida pantomima. Ciononostante, annui, e mi immersi di nuovo nel buio.

 

Fu strano come le loro voci sparirono di colpo.  Evidentemente, ogni stanza era un mondo a sé. Probabilmente, le avrei riviste. O no. Sarebbero vagate come brutte bamboline di porcellana di qua e di là, ciondolando i loro testoni e battendo le loro scarpette di vernice e facendo sciocche domande.  Poi la bambina che le manovra si sarebbe stufata, avrebbe preso le loro estremità cicciotte, e le avrebbe battute una contro l’altra. Finché la porcellana non si sarebbe sgretolata, e i vitrei occhioni sarebbero scivolati giù giù giù come pesci morti, i bei grembiulini sporchi di terra, i riccioli impiastrati di piccoli insetti… il lato dolce ed indolore della morte…. La vita eterna dei corpi… la porta socchiusa che lentamente lascia sbirciare attraverso…

Un passo dietro l’altro. Op, op. Una coscina di pollo dopo l’altra.

Il corridoio sembrò cessare. Ebbi l’impressione di passare al di sotto di qualcosa di enorme, seguita da un opprimente senso di agorafobia.  Fu come se l’immenso si aprisse e allo stesso tempo si ripiegasse su sé stesso per mostrarsi in tutto il suo orrore. Le pietre sotto i miei piedi furono sostituite da duri tralci erbosi. E, bizzarro, percepii l’effluvio che si sprigionava da questo brusco cambiamento.

 

Odore di acqua. Odore di fiume.

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Ethelweiss