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Autore: ImperialPair    10/05/2014    1 recensioni
Aveva deciso anche di non approfittare del suo stato di salute per far aumentare la popolarità del suo gruppo, gli “Shinigami” di cui era il vocalist e fondatore. Non lo trovava giusto, avvantaggiare le vendite dei singoli e degli album a discapito degli altri gruppi, soprattutto per, Grimmjow Jeagerjaques, un cantante da sempre loro rivale. Probabilmente non gli avrebbe perdonato mai una cosa simile.
[GrimmjowXIchigo][RenjiXByakuya]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Jaggerjack Grimmjow, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Audio Track 09
Domenica 14 novembre, casa Jaegerjaques ore 17:10

Era da due giorni che non chiudeva occhio e il sonno era così forte che se non si sarebbe disteso subito sarebbe crollato sul pavimento, doveva assolutamente stendersi sul suo amato letto, chiudere gli occhi ed avere un meraviglioso sogno in cui lui e Ichigo erano felici assieme e sopratutto dove il suo amato non fosse in punto di morte.
Aveva intenzione di avvertire sua madre che quella sera non avrebbe cenato e che sarebbe andato direttamente in camera sua. Sicuramente come ogni pomeriggio la donna stava guardando quei noiosi ed insulsi dorama così smielati e stucchevoli da fargli venire la nausea, con quei finali scontati e a lieto fine così dannatamente irritanti.
Non aveva mai amato quelle serie televisive, erano così diversi dalla vita reale, le persone non morivano, non soffrivano per la perdita dei loro amati e sopratutto esisteva sempre un “vissero felici e contenti” che, come stava testando sulla propria pelle, era solo un illusione, usata per ammaliare quegli stupidi ed ignoranti telespettatori.

«Okaa-san...» disse il ragazzo entrando in cucina rimanendo paralizzato osservando le immagini che passavano nel televisore.
Avrebbe riconosciuto quella clinica fra milioni, era la stessa dove Ichigo era ricoverato e dal quale sarebbe anche non potuto uscire più, per colpa di quel cuore che invece di fargli prore amore lo stava lentamente consumando, facendogli provare un dolore talmente intenso e profondo che prima o poi l'avrebbe ucciso.
Kurokawa-Sensei, come sono le condizioni di Kurosaki Ichigo? Chiese una giornalista al cardiologo.
Non posso parlare” rispose cercando di allontanarsi il più possibile da quei paparazzi che non facevano che tormentare il pover'uomo, stressandolo con domande alle quali per motivi di privacy non avrebbe potuto rispondere.
Ma il ragazzo? Sopravvivrà?”
Sul serio non posso parlare.”
Ecco un altro dei motivi per cui i giornalisti gli stavano sulle scatole. Com'era possibile che questi ultimi non capissero quando esageravano? Se Kurokawa aveva detto di non poter parlare, non avevano nessun diritto di stargli addosso in quel modo facendo aumentare lo stress dell'uomo che stava facendo di tutto per allungargli la vita, se fosse stato al suo posto avrebbe fatto prendere loro uno spavento così forte che sarebbero scappati via dalla paura.
«Okaa-san…»
«Grimmjow...» la donna d'impulso spense il televisore appena sentì la voce del figlio.
Vedeva chiaramente il dolore sul suo volto, stava soffrendo più di quanto potesse immaginare e la cosa la distruggeva. In quanto sua madre desiderava che fosse felice, che vivesse una vita piena di speranza e che sopratutto l'amore che nutriva fosse ricambiato. Osservare quel volto così provato, la distruggeva completamente.
Oh, Grimmjow, quanto vorrei che fosse tutto più semplice per te.” pensò abbracciando il suo bambino, perché nonostante ormai avesse superato i vent'anni in fondo rimaneva sempre quel dolce ed ingenuo fanciullo che giocava con le costruzioni mentre lei cucinava deliziose cene per lui. Le circostanze avevano eliminato la spensieratezza infantile del ragazzo che stringeva fra le sue braccia.
«Okaa-san...»
«Scusami Grimmjow, io non volevo...»
Si perse fra le braccia della donna lasciandosi confortare dall'unica persona che in quel momenti riusciva a dargli quel poco di amore che aveva bisogno per riuscire ad andare avanti.
«Vedrai, riusciranno a trovare un cuore per Ichigo.»
Nessuna madre desiderava che il proprio figlio soffrisse, tanto meno lei. Voleva aiutarlo, se avesse potuto avrebbe eliminato lei stessa quella sofferenza, ma l'unica cosa che poteva fare era porgergli la spalla sulla quale piangere aumentando in lui le speranze, perché era questo il compito di una madre e lei voleva compiere a pieno il suo dovere di genitore.
«Lui guarirà.»
«Io... lo...» non riuscì a parlare, le lacrime non smettevano di uscire dai suoi occhi finendo per inzuppare la pesante maglia indossata dalla madre, avrebbe voluto trattenerle ma era inutile non riusciva a controllarle. Non desiderava che qualcuno lo vedesse in quel modo, sopratutto non dalla donna che si era preso cura di lei rinunciando a tutto per crescerlo.

Non seppe dire per quanto Grimmjow fosse stato lì con quella disperazione che tormentava il suo animo, non era riuscita a contare il trascorrere del tempo, sapeva solo che alla fine quando si calmò lo vide andare via senza dire una parola.
«Grimmjow...» Appoggiò una mano sul volto asciugandosi le lacrime che aveva trattenuto fino a quell'istante.

Domenica 14 novembre, casa Kurosaki ore 18:30
La voglia di cucinare quella sera era praticamente nulla, eppure Yuzu nonostante questo era lì ad affettare verdure come faceva ogni giorno da quando sua madre li aveva abbandonati.
Dal giorno in cui era morta, non aveva fatto altro che preparare la cena per gli altri tre membri della sua famiglia, tutte le sere, senza fermarsi mai, anche quand'era ammalata, stanca o piena di compiti, la sua priorità era che avessero un pasto caldo e gustoso da consumare assieme a suo padre, suo fratello e sua sorella.
Però quella volta non sarebbe stato lo stesso, Ichigo non avrebbe potuto condividere con loro quei manicaretti tanto apprezzati, era ricoverato e sul punto di morire e questo faceva crescere nella alla ragazza un profondo dolore, che aveva provato solo il giorno in cui loro la loro amata mamma morì
«Okaa-san...» disse rivolta verso il cielo, dov'era certa si trovasse l'anima della donna, troppo piccoli allora ma già in grado di comprendere quello che avevano perso. «Ti prego, veglia su Onii-chan*.»
Quanto avrebbe voluto avere la sua mamma al suo fianco, in quel momento aveva bisogno di essere confortata, abbracciata e sentirsi dire che il suo adorato fratello sarebbe sopravvissuto.

Domenica 14 novembre, clinica Kurokawa ore 18:30
Le giornate in quelle stanze passavano con una lentezza quasi estenuante, non si lamentava per i servizi, gli infermieri e i medici erano sempre gentili e disposti a dare una mano, bastava chiamarli e correvano in un attimo pronti ad ascoltare e servire gli ammalati.
Ichigo capiva che certe cose non si possano usare in un luogo come quello, ma avrebbe dato di tutto per ascoltare un po' di sana musica che in situazioni come quelle era la sola cosa che potesse aiutarlo e non pensare a quello che gli stava accadendo.
Fortuna che Rukia gli aveva dato quei libri di Shakespeare, almeno leggere avrebbe potuto sollevarlo per qualche ora trasportandolo in quel mondo che tanto amava.
Non ricordava quante volte avesse letto i suo lavori, ormai li conosceva a memoria, ma nonostante questo riusciva sempre a trovare qualcosa di nuovo, dettagli che non aveva notato le volte precedenti, quindi li rileggeva più che volentieri.
Guardando l'orologio si era accorto che ormai fosse giunta l'ora della cena e da lì a poco sarebbe arrivato il servizio in camera ed era schifato al solo pensiero, il cibo in quell'edificio era davvero insapore, non è che in genere fosse abituato a mangiare cose chissà quanto condite, per via della sua malattia doveva seguire sempre una dieta specifica, ma i pranzi alla clinica non sapevano di nulla, sembrava solo acqua bollita.
Come aveva immaginato uno degli inservienti portò dei vassoi con quei che apparenza sembravano verdure e pesce bolliti.
«Arigatou gozaimasu*» s'inchinò prendendo la sua porzione.
Non aveva poi così tanta fame, in genere era abituato a mangiare ad altri orari, ma si doveva abituare a quelli della clinica per i giorni in cui sarebbe stato ricoverato, ma non avrebbe mai potuto sopportar quelle pietanze.
Era inutile non si sarebbe mai abituato a quel dal sapore praticamente nullo, ogni boccone era un vero tormento per il suo palato abituato ad altri tipi di cibi. Avrebbe voluto tornare a casa il più presto possibile o che Yuzu gli portasse uno dei suoi gustosi manicaretti che pur essendo poco salati erano comunque squisiti.
Mentre mangiava gli occhi del ragazzo si poggiarono sulla sedia dove poche ore prima era seduto Grimmjow e non poté fare a meno di ripensare alle sue parole “Se non vuoi parlare me ne vado… ma ricorda non si può sopravvivere da soli…” Perché qualcuno che non l'aveva mai sopportato gli aveva detto una frase del genere? Se l'era chiesto per tutto il giorno senza darsi un risposta.
Non erano mai andati particolarmente d'accordo, nemmeno quando nei tre anni in cui avevano frequentato il liceo di Karakura, dei quali nell'ultimo erano stati addirittura vicini di banco. C'erano stati diversi contrasti fra i due in quegli anni, alcuni dei quali li avevano costretti a diverse punizioni.
Una frase del genere nessuno l'avrebbe pronunciata davanti a qualcuno con il quale non vi si trovasse, ed era anche per questo che trovava strana la cosa, sopratutto perché in quegli anni non avevano mai avuto dei veri rapporti amichevoli, rimanevano semplici ex compagno di scuola, rivali sì, ma oltre quello non c'era mai stato nulla. Allora perché di quell'interessamento improvviso?
Non avrebbe mai capito quel ragazzo e senza dubbio sentiva di non poterlo mai comprendere.

Lunedì 15 novembre, Clinica Kurokawa ore 03.00
A quell'ora tutti speravano di dormire per recuperare tutte le energie versate nell'arco della giornata, rigenerandosi e svegliandosi piene di energie per vivere un nuovo giorno.
Questo però non valeva per Ichigo, che in quel momento era intrappolato nel ricordo più terribile della sua vita, quello in cui perse il suo punto di riferimento, la donna più importante di tutte, quella che diete da sua vita per salvare il suo più grande tesoro.
Rivedeva come sempre le immagini della sua amata madre, erano così nitide che gli sembrava ti trovarsi di nuovo lì davanti il suo corpo senza vita, investita da quell'auto che sbandò che sbandò per colpa dell'insistente pioggia colpendo Masaki che per difendere il proprio bambino venne colpita a pieno.
Il richiamo disperato di quell'ingenuo e gracile fanciullo, che chiamava la madre ancora ignaro della gravità della situazione, quello stesso ragazzino che dopo aver preso coscienza della morte della donna alla vista di tutto quel sangue subì uno shock talmente profondo da segnarlo per tutta la vita.
Quell'incubo non era così frequente, ma tutte lo aveva, qualcosa in lui finiva per spezzarsi ogni volta.

*fiction giapponesi
*fratello
*grazie

NOTE
Chiedo venia, non ammazzatemi vi scongiuro, non mi sono scordata di questa storia semplicemente l'avevo persa nel labirinto dove ho tutte le mie fanfiction e storie originali e finalmente dopo averlo cercato è saltato fuori il file dove avevo completato questo capitolo
Lo ammetto l'ho completamente riscritto, all'inizio volevo solo fare una rilettura per correggere gli errori di battitura, ma alla fine l'ho adattato al mio nuovo stile, non voglio vantarmi del mio (pseudo)miglioramento, semplicemente ho pensato che per una storia del genere fosse più adatto in quanto più dettagliato, prima le descrizioni mi sembravano alquanto superficiali e per alcune sene mi sembravano troppo scialbe.
Comunque ho allungato qualche parte, tagliando altre e non ho inserito l'ultima perché in questo capitolo mi stonava e l'aggiungerò nel prossimo che non so quando posterò perché non l'ho ancora completato e non lo scriverò per ora, visto che ho intenzione di dedicarmi ad altri progetti.

È molto probabile che alla fine decida riscriva completamente la storia, ma non ne sono certa.

   
 
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