Piccola traduzione della seconda parte The wedding ,che ho scritto in Inglese su fanfiction.net; non scrivo nè traduco nulla in Italiano da tempo, ma era una piccola checca che mi faceva piacere condividere, anche perchè i capitoli dal 2 al 4 di quella storia sono raccontati in prima persona da Jane, ed è stato davvero divertente usarlo (e abusarlo) :) la storia ha senso anche solo con questa parte, perciò, per ora, questo ho intenzione di tradurre... poi, chissà.
Oggi, guardo Teresa Lisbon sposarsi.
E’
uno strano sentimento,
intellettualmente parlando: conosco Lisbon da oltre dieci anni, e in
tutto il
tempo passato assieme, non mi sono mai fermato a pensarla che prende
questo
passo. So che
l’ho data per scontata;
per questo oggi sono qui, vestito con un completo nuovo fiammante, e la
guardo
sposare Pike: le ho arrecato troppo danno in passato, per questo non
posso
rovinare anche questo, non importa quello che dice la gente.
La
gente, ovvero non i miei vecchi
colleghi, come si potrebbe assumere (ho scoperto diverso tempo addietro
che
Wayne e Grace avevano fatto una scommessa riguardanti la tempistica di
una
nostra notte di bollente passione), Ma Tommy Lisbon- anche se
più di
incoraggiarmi, il giovanotto mi guarda neanche potesse trafiggermi con
dei
coltelli spuntati dagli occhi – e Kim Fisher. Kim
è la cosa più simile ad un
amico in questa strana ora del bisogno: sapeva che non avrei detto
nulla e che
avrei indossato una delle mie maschere per mandare Teresa via con un
sorriso, e
me lo ha sbattuto in faccia. Oggi siede al mio fianco, a volte prende
la mia
mano nella sua, a volte mi massaggia amorevolmente il ginocchio.
Badate
bene: Kim avrà sempre un
posto speciale nel mio cuore, come la prima persona con cui ho potuto
parlare
in due anni nella mia lingua, ma per quanto sia grato di non doverle
parlare
per aprirmi, beh, questo livello di
“intimità” è ancora un
po’ straniero con
lei. Non mi sento a mio agio- non lo sono mai stato quando si tratta di
contatto fisico, se non forse con l’eccezione di Teresa
–ma glielo permetto.
Non solo perché so che lei lo fa in buon a fede, ma
perché , una volta partita
Teresa, sarà solo con Kim che lavorerò, e
preferisco avere Kim come amica che
come nemica, data la mia passato esperienza con la donna.
Non
dice nulla, non ce ne bisogno,
non quando posso leggerla come un libro aperto, ora. Lei, come molti
altri,
vorrebbe che interrompessi le nozze; Tommy non lo dice ad alta voce, ma
Pike
non gli piace. Non perché non sia un brav’uomo, ma
perché, a quanto apre, è
troppo buono. Il più giovane membro del clan Lisbon ha
deciso che la sorella
necessita di un ribelle nella sua vita, e ad Annie non sembrerebbe
dispiacere
se dovessi essere io a interpretare il ruolo. Ma sono stato fin troppo
egoista
con Lisbon in passato, e lei è stata chiara quando mi ha
detto che devo
smetterla di prendere decisioni per lei.
Perciò,
eccomi qui oggi. Che
permetto alla donna che amo da anni, Teresa Lisbon, di sposare un altro
uomo,
nonostante questo non sia il matrimonio dei suoi sogni; Lisbon
può essere una
belva tra le lenzuola (no, non lo so per esperienza personale, ma lei
è
disordinata. E le donne disordinate sono le migliori delle amanti) me
è una
Cattolica cresciuta in scuole di preti e suore, e
c’è quella particina di lei
che lei non ammetterebbe mai di avere, nemmeno sotto tortura, che ha
sempre
desiderato sposarsi in chiesa. Con fiori, damigelle e paggetti. Invece
si sposa
in tribunale (Marcus è divorziato, ma non gliene faccio una
colpa, so che
lavoro e matrimonio spesso possono non andare d’accordo;
Angela ed io abbiamo
avuto i nostri problemi anche noi, giungendo quasi alla separazione in
due
occasioni), e l’unica cosa che ha di tradizionale
è il suo pomposo abito
bianco.
Il
giudice inizia a
parlare, e osservo Teresa e Marcus che si
guadano l’un l’altra; Teresa sorride, ma il
nervosismo è palpabile. Povera
donna, la capisco, dopo tutto, questo è l’ultimo
giorno della vita come l’ha
conosciuta fino ad oggi. Oggi si sposa con Marcus, e domani…
domani avrò un
figliastro, un marito e sarà sulla strada per DC, lasciando
noi alle spalle.
Sotto sotto questo è quello che ha sempre voluto, avere la
carriera e la
famiglia, ed è quello che merita. È per questo
che ho chiesto che le venisse
“offerto” un lavoro al mio ritorno: io
l’ho fatta precipitare, e dovevo farmi
perdonare; il resto lo ha fatto lei da sola, prendendo promozione dopo
promozione in un baleno, a facendo cadere ai suoi piedi un uomo come
Marcus
Pike.
Starò
male quando se ne sarà andata?
Certo, e non potrò nemmeno più scriverle, dato
che non sarebbe giusto per
nessuno di noi due interferire nella vita di una donna sposata, ma come
ho
detto, se lo merita – mi chiedo se Tommy abbia ragione e io
sia un
auto-lesionista emotivo- perciò, anche se la amo e sento,
nel retro della mia
mente, le parole “parli ora o taccia
per
sempre”, non dico una parola. Kim mi prende al
mano, e se non fossi
me, starei
piangendo come un bambino
ora, e sono quasi certo che sia finita e che siamo entrambi finalmente
liberi –
sapete cosa voglio dire – quando sento Marcus pronunciare i
suoi voti.
Sono
i voti tradizionali. Il tizio
non ha nemmeno pensato di scriversi i voti da solo, come se Teresa non
inspirasse perfezione e amore e poesia negli uomini che sono stati
così
fortunati da avere il suo amore. Sentite, non dico che avrebbe dovuto
scrivere
un poema, un copione cinematografico o chissà che, ma
è davvero così difficile
connettere mente, cuore e mano e mettere giù due frasi? Se
fossi io quello che
sposa Teresa, lo avrei fatto. In realtà, credo che io il
poema o il copione
glielo avrei scritto, perché non ci sono abbastanza parole
per descriverla- è
bellissima dentro e fuori, la mia Teresa.
Mi
chiedo se posso davvero
permettere che accada. Posso permettere che Teresa sposi un uomo del
genere?
Non lo credo: non la meriterò – abbiamo
già fatto il discorso “Io, Patrick
Jane, ho fatto molti torti a Teresa Lisbon” – ma
ciò non significa che lei
possa accasarsi con uomo che
non è
abbastanza perfetto per lei.
Perciò mi alzo,
fregandomene degli occhi
puntati su di me, e guardo il giudice. Il tizio di mezza età
mi nota subito, e
quando vedo che Lisbon mi fissa, preoccupata, mi ricordo cosa mi ha
detto: Smettila di prendere decisioni per me,
e
senza nemmeno chiedere scusa mi siedo di nuovo, sentendo i sospiri di
sollievo
degli invitati dello sposo.
Interessante:
non credono possa
davvero sposarlo. Smetto di pensare a cosa significhi, e con infinita
seccatura
di Kim mi alzo di nuovo in piedi, ma quando vedo che tutti sono seccati
con me
– anche Lisbon sembra avere tendenze omicide al momento
– chiedo scusa per
l’interruzione e mi siedo di nuovo. Il giudice riinizia, e
Marcus dice di nuovo
i suoi voti, quando mi rendo conto di una cosa.
Teresa
mi ha detto che vuole
decidere da sola, ma è davvero una scelta se ha solo
un’opzione? Ora sta
sposando Marcus, un uomo che tutti vedono come un santo in terra, ma
che non sa
scriversi i voti e che ha accettato una promozione dall’altro
capo del Paese
senza nemmeno pensarci un attimo, nonostante ad Austin avesse un figlio
–
credetemi, so cosa significhi non avere il proprio figlio nella propria
vita, e
io non farei mai una scelta del genere- e lei non crede che io la ami.
Se
davvero voglio che Teresa prenda
una decisione, devo essere uomo per una volta e dirle tutto.
“TI
AMO!” urlo mentre mi alzo per la
terza volta; ma per evitare la tentazione, stavolta lascio il mio posto
e muovo
i pochi passi che mi dividono dalla donna a cui ho appena confessato i
miei
veri sentimenti. Non è facile, né mai ho pensato
che potesse esserlo, e non
credo di essere mai stato così apertamente nervoso- essere
controllato non
significa essere calmo, significa solo che sono bravo a fingere
–ma sono
determinato ad andare fino in fondo. Poi, quello che sarà,
sarà.
“Ti
amo, Teresa” le dico di nuovo.
Sono più calmo e controllato ora, e qualcuno mi chiamerebbe
arrogante, ma non
lo sono, perché sotto tutto questo c’è
la pura che lei mi rifiuterà comunque.
Spero solo che Teresa mi conosca bene quanto dice, perché
quello che voglio dirle
me lo può leggere negli occhi, e c’è
così tanto che le voglio dire… troppo. Il
fatto che lei è tutto per me, il motivo il mattino mi
sveglio, che lei
è il faro che mi ha salvato, dalla
mia tenebra interiore e da morte prematura.
“Ti
ho sempre amata, ma…” dico, e
all’improvviso rido e piango e sorrido insieme, mi guarda,
guarda me, come se mi stesse
guardando con
occhi nuovi, come se non mi avesse mai visto.
“ma c’era sempre qualcosa tra di
noi.” Non devo aggiungere altro: c’era
anche lei, dopo tutto. John il Rosso, l’omicidio della mia
famiglia, Lorelai,
la mia fuga all’estero. Non c’è bisogno
che le ricordi nulla, perché in una
forma o l’altra, lei è sempre stata al mio fianco.
“So
che Marcus è un brav’uomo, e io
dovrei volerti felice con qualcuno come lui, ma in amore sono sempre
stato
egoista.” Chiudo
gli occhi e inspiro
prima di andare avanti, perché è più
difficile di quello che credevo, ma ho
iniziato e non riesco a smettere di parlare. “ed il fatto
è che, ho sempre
amato tutto di te. Anche le cose che non avrei dovuto,
perché siamo sempre
stati così diversi. E credo che per te valga lo
stesso.”
È
vero, penso, mentre annullo la
distanza tra noi e prendo le sue mani nelle mie, massaggiandole le
nocche- sa
cosa significhi il contatto fisico per me, dopotutto.
Razionalmente
parlando, non c’è
ragione di credere che una relazione tra noi possa funzionare; siamo
così
diversi, dal modo in cui siamo stati cresciuti alle nostre credenze al
modo in
cui ci rapportiamo alla vita, eppure, eppure non ho mai lavorato
altrettanto
bene con nessun altro, e c’è una parte di me che
è convinta che se decidessimo
di fare il grande passo e affrontare anche la vita di coppia, saremmo
grandi
insieme.
“Teresa,
ti amo e voglio stare con
te, se tu mi vuoi.” Dico,
e a questo
punto lei guarda ad intermittenza me e Marcus. So che vuole picchiarmi,
ma si
sta trattenendo perché teme che se lo facesse Teresa si
arrabbierebbe così
tanto da annullare tutto. Poi, Pike la afferra per un gomito, e resisto
a
malapena a fare un sorriso di trionfo: Teresa non apprezza un simile
gesto di
possesso, e proprio come pensavo (in realtà, speravo, ma il
mio ego è stato
ferito fin troppo nelle ultime settimane) lei si libera dalla sua presa.
Ora,
non posso vedere gli occhi di
Teresa dato che si è voltata dandomi le spalle, ma
l’espressione di Marcus,
quella la vedo molto bene, e non è per nulla felice. Si
limita a scuotere la
testa mentre Teresa si toglie l’anello e lo accarezza sul
viso mentre glielo
restituisce, dicendogli ancora e ancora quanto sia dispiaciuta. E
questa è
un’altra ragione per cui la amo: per la sua compassione.
Credo che sotto sotto
sappia che con Marcus non avrebbe mai funzionato, eppure le spiace, per
quello
che sta facendo e per lui.
Finalmente
lei si volta, e credo di
sfoggiare il più grande sorriso Austin abbia mai visto, se
il suo, di sorriso,
significa qualcosa, e quando mi offre la sua mano e io la prendo e
corriamo
fuori, mi sento il più fortunato bastardo del pianeta.
Raggiungiamo la Citroen
– la piccola è tornata anche lei
dall’esilio, anche se lei era solo in
California e non in America Latina – e non abbiamo nemmeno
chiuse le portiere
che lei mi salta addosso. Dio, il modo in cui mi bacia… non
credo di essere mai
stato baciato così, e dal modo in cui la mia Teresa
(sì, posso davvero
chiamarla così ora) trema nelle mie braccia, credo valga lo
stesso per lei.
Perché il nostro rapporto non riguarda solo amore e
desiderio, ma fame,
bisogno, e tempo perso che non potremo più avere indietro.
Ci
separiamo, e sorrido come lo Stregatto
mentre cerco di accendere la macchina- ammetto che mi tremano le mani
– ma vedo
che l’espressione di Teresa non è come la mia;
invece di essere tutta felicità
a desiderio come me, lei sta… credo l’unico modo
di descrivere la cosa sia dire
che sta avendo un attacco di panico.
“Oh
Dio, no, no, no, no…” dice
ancora ancora,
passando le mani tra i
boccoli scuri. Visto, che avevo detto? Sta avendo un attacco di panico.
Non che
non mi aspettassi una simile reazione. Una volta passata
l’adrenalina, era destino
che capitasse. La biasimo? No. Ne sono felice? Neanche per idea.
Perché nella
mia testa, una Teresa in crisi di panico è una Teresa che
potrebbe tornare in
quella sala di tribunale a sposare Marcus Pike, ecco perché. Ma allo stesso tempo, sono
sollevato, credo.
Dopotutto, ora Teresa può prendere una decisione da sola,
conoscendo tutte le
variabili.
“Teresa,
vuoi… vuoi non farlo?” le
chiedo, e so che
avrei dovuto dirle,
“Teresa, fa ciò che vuoi, sarò felice
finché tu lo sarai”, ma non posso. Meglio
passare per miserabile e spaventato e manipolarla un po’.
Cercate di capirmi:
non lo faccio apposta, è la mia natura, tutto qui.
Poi,
senza dire una parola, mi
afferra per il colletto della giacca, e mi bacia- e miseria,
c’è davvero
parecchia tensione sessuale e lussuria in quel bacio – e
quando ci separiamo,
mi ordina di mettere in moto, nella sua voce autoritaria. Non me lo
faccio
ripetere: da ora in poi sarò il suo umile servitore; non il
suo cagnolino, come
Marcus, ma, beh… diciamo che spero che seguirla
mi faccia ricevere favori interessanti dalla mia capa..
sì, sono un
maiale pervertito, lo so, ma che cavolo! Ho quasi
cinquant’anni, innamorato da
molto tempo di una donna bellissima
e
non faccio sesso da quattro, cinque anni quasi? E non parliamo del fare
l’amore: è passato più di un decennio
dall’ultima volta che mi sono unito con
una donna corpo e anima.
Anima…
sapete cosa voglio dire,
giusto? Giusto.
Abbiamo
lasciato il centro, e
abbiamo fatto un paio di miglia quando, in un desolato quartiere di
periferia,
Teresa ha un altro attacco di panico e mi ordina di fermare la
macchina. Faccio
di nuovo come mi dice, anche se non ne sono felice, come non sono
felice di
vederla che va avanti e indietro agitata lungo il bordo della strada.
Questo
posto sembra la bocca dell’inferno, o una città
fantasma di un western di
classe B, e non sarei sorpreso se un coyote spuntasse dal nulla per
tentare di
mangiarsela. Uhm. Magari era davvero la trama di un western di serie B:
la
sposa fuggitiva che viene divorata dal rabido coyote, mentre tenta di
fuggire
col suo bello, lasciandolo a torturarsi se sia meglio aver amato e
perduto, o
aver amato e perduto ma saperla nelle mani di un altro uomo- sono
passato
attraverso entrambi gli scenari, e non voglio farlo mai più,
fidatevi.
“Ok,
senti, potresti solo tornare in
macchina? Temo potrebbero esserci dei coyote qui intorno..”
le dico. Mi guarda,
e so che vuole piangere. Conosco quell’espressione,
l’aveva al CBI, quando si
comportava con me come il capo, solo per poi sentirsi in colpa dopo.
Non è
buono, per niente; insomma, sono quasi del tutto certo che Marcus ora
non la
vorrebbe più anche se lei tornasse da lui, ma se lei dovesse
decidere di
tornare da lui, vorrebbe dire chiudere le cose tra noi (se
così si può dire).
“Coyote?
Davvero? Dopo quello che
abbiamo appena fatto?” mi guarda come se mi volesse sposare
qui ed ora, e sono
felice per la mancanza di fondine negli abiti da sposa (anche se sotto
al
vestito ne potrebbe avere una. Cavolo, quello sì che sarebbe
erotico. Letale, ma
erotico.) e mi faccio il più piccolo possibile,
chiudendo la bocca, sapendo quando non si debba tentare la
sorte con la
sua pazienza. “Marcus non se lo meritava, Jane.” Mi
dice con la sua vocina. È
confusa, lo capisco, lo sono anche io. Insomma, un’ora fa mai
avrei detto che
avrei fermato il matrimonio.
“Guarda
il alto positivo, si sta per
trasferire a DC, perciò non lo vedrai ami più,
né dovrai parlargli…” mi
riemette al mio posto senza dire nemmeno un parola, ma stavolta
recepisco il
messaggio, perciò fisso il terreno, coscio dia ver esagerato
un po’ stavolta.
“Scusa. Non era decisamente il caso.”
“Oh,
ma davvero?” mi urla quasi,
soffiando mentre spalanca le braccia. “Adesso però
vorrei sapere cosa diremo
alla mia famiglia. I nostri amici. I nostri colleghi. Come
diavolo…” mi dice,
colpendomi al petto con un dito (e il bouquet), facendomi camminare
all’indietro finché non cado sul cofano della
macchina. “Come diavolo
spiegheremo che abbiamo distrutto un brav’uomo
per… per cosa? Uscire insieme?”
sputa le ultime due
parole nemmeno fossero veleno, spezzandomi un po’ il cuore,
ma appena parla, le
mie rotelle iniziano a girare, e
capisco dove vuole arrivare, esattamente. E per una volta devo
ammettere che ha
ragione su tutti i fronti. La afferro per le spalle, e la guardo negli
occhi,
sperando capisca quanto sono serio nel dire le mie prossime parole.
“Hai
ragione Teresa, ok? Io non
voglio uscire con te. Voglio tutto quanto. Io…”
faccio una pausa, guardo lei,
la macchina, la strada e faccio due calcoli. “Las Vegas
è a diciotto ore da
qui. Potremmo tornare per lunedì mattina.”
Le dico, con un sorriso pigro. So che non è
esattamente il matrimonio
che vorrebbe, ma giuro che se mi dirà di sì un
giorno glielo darò, tutto bianco,
con fiori, damigelle e paggetti e un lungo, beige abito di pizzo- non
la cosa
che la sorella di Marcus ha insisto di farle comprare.
Se
dice sì… siamo a soli pochi
kilometri dal suo appartamento, e se siamo fortunati non incontreremo
nessuno.
O magari potrei chiamare Tommy e chiederli di prendere per noi i
documenti di
Teresa. Las Vegas non richiede esami del sangue, e non ci sono tempi di
attesa
per ottenere la licenza né per la cerimonia. Potremmo
davvero tornare per
lunedì mattina, e convincere Abbott a ridarle il suo lavoro.
So anche già come
fare per convincerlo: la settimana scorsa, nella vetrina di una
fumetteria nel
mio quartiere, ho visto un modellino dell’Invincibile
Voltron, mi costerebbe
una piccola fortuna, ma non mi dispiacerebbe farlo per Teresa e la sua
felicità
(e per garantirle un posto al mio fianco).
“E
tu come… come diavolo fai a
saperlo?” grugnisco. Con tutte le cose che mi potrebbe
chiedere, di tutto
quello di cui potremmo parlare, lei mi chiede come faccio a sapere
quante ore
ci separano da Las Vegas.
“Davvero,
donna? Vuoi parlare di
questo, adesso? Quando ti ho appena chiesto di sposarmi?” sorrido e rido e scuoto la
testa, gli occhi
con qualche lacrima mentre attendo una sua risposta –la risposta- e Teresa mi guarda con una
faccia da pesce lesso. Non
ha ancora detto una parola, e mi chiedo se sia un buon segno.
“No”,
mi dice, senza cambiare
espressione.
Ok, qui è quando
vado nel panico, perché non
riesco a leggerla, e non so perché mi abbia detto no. Parla
del matrimonio? Di
Las Vegas? Del voler sapere perché sono a conoscenza delle
ore di auto tra Austin
a la città del peccato? Dio. Amo essere
innamorato… e lo odio al tempo stesso.
“Ok,
credo che tu debba spiegarti, perché
ho scoperto che
più c’è in gioco, più
faccio fatica a leggere tra le righe. Quindi… no, non vuoi
sapere come faccio a
sapere che ci sono diciotto ore di macchina tra qui e Las Vegas, o no,
non mi
vuoi sposare?” questo intendo con “odio essere
innamorato”. Quando tengo a
qualcuno, leggerli è per me pressoché
impossibile. Ricordo ancora quando Angela
ha tentato di farmi capire di essere incinta; alla fine, me lo disse
chiaro e
tendo con semplici parole (ovvero: Patrick,
sono incinta, indicando il grembo con entrambe le mani, sai, di un bambino.) perché
temevo che
invece il messaggio che voleva mandarmi fosse “ne ho
abbastanza di te e delle
tue stronzate”.
Questo
piccola salto temporale è
merito di Teresa, ed è una cosa che ha tentato di ficcarmi
in testa da quando
ci siamo conosciuti. Capisco che non si tratta di andare avanti,
perché quella
è una cosa che potrei non riuscire a fare mai del tutto
– c’è una ragione per cui
non ci sono parole per descrivere un genitore che abbia perso un
figlio. Si tratta
di accettare la realtà e vivere con essa, e sapere che posso
amare di nuovo; il
mio cuore è abbastanza grande per farlo ancora, amare di
tanti tipi diversi di
amore, c’è posto per più di una donna e
spero, se saremo fortunati (e sarò
fortunato da avere Teresa rispondermi di sì) , per
più di un bambino.
Mi
sorride, e giuro non ho mai visto
quel genere di sorriso, nemmeno quando le ho regalato il pony (ora che
ci
penso, dovremmo prenderci qualche giorno libero e andare in California
per
vedere come sta) e mentre mi accarezza il viso mi bacia. È
ancora una volta un
nuovo tipo di bacio - e
non vedo l’ora
di scoprire tutti i tipi di baci della mia Teresa – ed
è così dolce che mi
spezza il cuore. Per questo non volevo dirle dei miei sentimenti: lei
è così
buona, e io non la merito. E lei non merita una seccatura come me nella
vita. Ma
questo è quello che sta scegliendo, perciò sia
così. Farò del mio meglio per
meritare il suo amore, e riempirò la sua esistenza con
amore, tenerezza,
seduzione, divertimento, casi risolti, bambini e qualunque altra cosa
lei possa
volere.
“Sì”
dice solo, eppure mi dice
tutto. Per la prima volta la leggo completamente, come se fosse un
libro aperto,
e rido davvero, felice, come non ho fatto… da quando ero
bambino, credo.
Riprendo
la sua mano, e torniamo in
macchina, e senza mai smettere di sorridere e sfiorarci, guidiamo verso
il tramonto.
Letteralmente.