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Autore: Elissa_Bane    10/05/2014    1 recensioni
"Faceva freddo. In realtà lo stregone non capiva se davvero facesse freddo in quella stupida stazione o fosse semplicemente il gelo che sentiva dentro a propagarsi per tutto il suo corpo. Alec. Alec lo aveva tradito, non aveva avuto fiducia in lui."
Magnus ricorda un giorno in cui Alec era ancora il ragazzo che amava, prima di compiere l'ultimo passo.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nda: Ciao a tutti! Sono tornata, questa volta con una Malec che spero vi possa piacere :) un grazie enormerrimo a juls_12, IwillalwaysbeMars, GingerStone ma soprattutto a AvalonFramework, che ha gentilmente e imparzialmente betato! Ah, la canzone nel testo è "A te", di Jovanotti.
Dan

 

ADDIO.
 
Faceva freddo. In realtà lo stregone non capiva se davvero facesse freddo in quella stupida stazione o fosse semplicemente il gelo che sentiva dentro a propagarsi per tutto il suo corpo. Alec. Alec lo aveva tradito, non aveva avuto fiducia in lui.
Il buio glielo ripeteva in ogni istante, scandito dall’attesa di quei passi morbidi che ben conosceva. E che infine arrivarono.

-Alec- disse –Alexander Gideon Lightwood.- chiamò la figura che gli dava le spalle, rabbrividendo nell’ombra alla vista del suo viso pallido e degli occhioni celesti. Si fece avanti nel cerchio chiaro di luce proiettato dalla stregaluce che il ragazzo teneva in mano.
-Magnus- disse quello sorpreso –Pensavo stessi dormendo.-
-Ovviamente- rispose col gelo nel cuore. Glielo disse, che sapeva tutto dell’accordo con Camille. Gli occhi brillanti si cercarono di giustificare, ma a Magnus non importava più. O almeno cercava di convincersi di quest’idea.
Si perse nel ricordo di un giorno in cui non sapeva delle bugie, in cui non aveva paura di perderlo, in cui si fidava di quelle iridi celesti.

-.-.-.-.-.-.-.-

Lunghe le ore, noioso il lavoro, seccante il cliente.
Come riassumere in una sola parola la giornata di Magnus Bane? Stancante.
Persino i suoi amatissimi glitter avevano ceduto dopo tre ore d’incantesimi. La maglietta sgualcita, i capelli spettinati, quel vago alone scuro sotto gli occhi facevano credere che lo stregone avesse davvero un disperato bisogno di una bella e lunga dormita.
Salì le scale di casa con calma, la stanchezza che incombeva su di lui come un macigno, tanto che quasi non si accorse che nella sala qualcuno lo stava aspettando.

Alexander, pensò compiaciuto nel vedere il ragazzo moro che accarezzava il Presidente Miao. Era bello, con quei capelli neri e gli occhi che sapeva, pur non vedendoli, essere dello stesso colore del cielo estivo. Persino i jeans sdruciti e la maglietta sbiadita facevano parte di lui, del fascino innocente che attirava Magnus come il canto della più potente delle sirene.
-Ciao- disse sorridendo. Due occhi celesti s’incastrarono nei suoi dorati, come pezzi complementari di un puzzle.
-Ciao- rispose con lo stesso tono allegro il ragazzo alzandosi dal divano –Sei tornato tardi oggi. Pensavo fossi a casa, ma non c’eri e allora…-  Lo stregone rise a sentire quelle parole dette velocemente per giustificarsi –Sono contento che tu sia qui- lo interruppe avvicinandosi. Si chinò e rapì le labbra di Alec con le sue in un bacio appassionato, che il ragazzo ricambiò con piacere, artigliandogli la maglietta rosa e gialla.

-Qualche idea su come passare la serata, mio piccolo stupido Nephilim?- lo schernì ironicamente Magnus, sentendosi tirare verso la camera da letto. Alec non rispose nemmeno, pensando solamente che lo amava tanto quanto odiava quelle dannatissime lenzuola zebrate che lo stregone si ostinava a usare. Si fiondarono nel letto e per molto tempo perse la capacità di avere un qualsivoglia pensiero coerente.
Magnus lo guardava con quegli occhi dorati, ora pieni di sonno, che sembravano leggergli sin dentro l’anima –Quando ti guardo dopo un giorno pieno si parole, senza che tu mi dica niente tutto si fa chiaro. – Gli occhi azzurri risero –Ma cosa stai dicendo?-  Lo stregone appoggiò il viso contro la sua guancia –E’ una bellissima canzone italiana, Alexander. Ti ho appena detto che mi basta vederti perché la mia vita mi sembri più chiara e le cose più limpide. –

Il moro si voltò intrecciando le gambe alle sue in un gesto pieno di tenerezza e gli chiese di cantarla. –Non sono bravo…- cercò di dire Magnus, ma il suo compagno insistette con uno sguardo di dolcezza tale che non poté fare altro che capitolare -A te che sei l’unico al mondo- iniziò a cantare  -L’unica ragione per arrivare fino in fondo a ogni mio respiro. Quando ti guardo dopo un giorno pieno di parole, senza che tu mi dica niente, tutto si fa chiaro. A te che mi hai trovato all’angolo coi pugni chiusi, con le mie spalle contro il muro, pronto a difendermi. Con gli occhi bassi stavo in fila con i disillusi, tu mi hai raccolto come un gatto e mi hai portato con te. A te io canto una canzone perché non ho altro, niente di meglio da offrirti di tutto quello che ho, prendi il mio tempo e la magia che con un solo salto ci fa volare dentro all’aria, come bollicine. A te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei giorni miei. A te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande, a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più, a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo, a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore. A te che io ti ho visto piangere nella mia mano, fragile che potevo ucciderti stringendoti un po’ e poi ti ho visto con la forza di un aeroplano prendere in mano la tua vita e trascinarla in salvo. A te che mi hai insegnato i sogni e l’arte dell’avventura, a te che credi nel coraggio e anche nella paura, a te che sei la miglior cosa che mi sia successa. A te che cambi tutti i giorni e resti sempre lo stesso. A te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei. A te che sei, essenzialmente sei, sostanza dei sogni miei, sostanza dei giorni miei. A te che non ti piaci mai e sei una meraviglia: le forze della natura si concentrano in te, che sei una roccia, sei una pianta, sei un uragano, sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano. A te che sei l’unico amico che io posso avere, l’unico amore che vorrei se io non ti avessi con me. A te che hai reso la mia vita bella da morire, che riesci a render la fatica un’ immenso piacere. A te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande, a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più, a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo, a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore. A te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei…e a te che sei, semplicemente sei, compagno dei giorni miei…sostanza dei sogni…- finì di pronunciare le ultime parole guardando gli occhi chiusi del compagno e posando un dolce bacio sulle sue labbra.

Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu che lo amava più di ogni altra cosa al mondo, e non glielo aveva mai detto.

-.-.-.-.-.-.-

Il cuore dello stregone non batteva come quello di un umano; era più lento, ma stabile e Magnus in quel momento era fermo come una roccia, sicuro della sua decisione.

-Baciami- gli fu chiesto da quelle due iridi azzurre che tante volte aveva osservato.

Gli appoggiò una mano sulla guancia e, con delicatezza, in modo quasi disattento, gli accarezzò lo zigomo, chiaro contro la sua pelle. Si chinò per baciarlo e inspirò profondamente l’odore di limone e zucchero e sandalo, di cotone e cuoio, semplicemente l’odore di Alec, che gli afferrò la manica della giacca e la stregaluce, stretta tra loro, si accese di rosa, verde e azzurro. Magnus pensò che fosse un bacio strappato al tempo, un bacio triste ed estremamente stanco. Si ritrasse e la stregaluce, stretta ora solo dalle mani di Alec, perdendo ogni colore riprese il suo colore candido.

-Aku cinta kamu.- sussurrò
-Cosa vuol dire chiese?- chiese il moro
Si separò a malincuore dalle braccia calde che lo stringevano – Vuol dire “ti amo”.  Non che cambi qualcosa.-
Alec mormorò –Ma se mi ami…- e allo stregone salì una risata triste alle labbra.
-Certo che ti amo. Più di quanto pensassi. Ma è finita comunque, non cambia quello che hai fatto.-
Lo aveva detto. Era fatta, era davvero la fine. Non ci voleva credere ma era così.

Il taglio sul fianco bruciava, ma il cuore sanguinante anche di più.
Si allontanò lo stesso, abbandonando Alec e sparendo dal cerchio della stregaluce, unica cosa che ancora lo teneva legato a quel ragazzo che, senza nemmeno farlo apposta, gli aveva rubato il cuore.



Quella notte Alec spese ogni istante dei suoi lunghi anni di addestramento per entrare in casa dello stregone senza che questi se ne accorgesse, solo per avvicinarsi al suo volto rilassato nel sonno. Si chinò, sfiorandolo con le labbra e sussurrò –A te che hai reso la mia vita bella da morire. - prima di aggiungere un –Ti amo.- soffocato. Poi se ne andò, senza voltarsi indietro.

Nel buio, una sola lacrima scintillò sulla pelle ambrata di Magnus.
  
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