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Autore: suzaku88    10/05/2014    2 recensioni
Quella che sto per narrarvi è una delle storie dei viaggi mai rivelati del Dottore che, in compagnia della sua companion Rose Tyler, si imbatterà in una delle leggende del mondo antico che voi tutti conoscete. Se volete scoprirlo non dovrete far altro che leggere quello che seguirà questa Prefazione. Ho scelto di narrare in prima persona la vicenda e di cambiare personaggio/punto di vista ogni capitolo un po’ come succede in Game of Thrones. Spero vi piaccia e buona lettura.
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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The Doctor
Non c’è niente di meglio che una gita sulla Luna Diamantata di Ostragast per distrarsi un po’, pensai. Impostai le coordinate spazio-temporali sul mio Tardis e quel suono gracchiante, ormai musica per le mie orecchie, mi fece capire che in breve tempo saremmo giunti alla destinazione prefissata. Sollevai lo sguardo e vidi lei che mi fissava con quegli occhi carichi di gioia, colmi di voglia di una nuova avventura al mio fianco. Non mi è mai piaciuto coinvolgerla nelle mie rocambolesche scorrerie nello spazio e nel tempo per cercare di aggiustare ogni cosa possibile, tuttavia sapevo benissimo nei miei due cuori che ogni cosa fatta con lei era molto più bella.  Dopo esserci tenuti saldamente alla plancia durante il viaggio, mi precipitai verso le porte della mia nave spaziale e, senza pensarci, corsi fuori per ammirare nuovamente quel panorama bellissimo fatto di riflessi di ogni colore che l’occhio può percepire e… Non c’era niente di tutto questo! Eravamo finiti in una campagna nella quale, oltre ad un campo visibilmente ben arato, in lontananza c’era una casetta abbastanza austera ma solida.

«Non sapevo che una luna diamantata fosse così… ordinaria..» mi canzonò Rose portandosi le mani sui fianchi e assumendo la classica posa da “ Hai sbagliato ancora una volta”.
«Non capisco, stavolta sono sicuro di aver fatto tutto bene! Posso pensare giusto a due opzioni: qualcosa presente in questo tempo ha interferito nel Vortice e ci ha attirato qui o.. » cercai di giustificarmi anche perché ero davvero abbastanza certo di non aver combinato pasticci come al mio solito.
«O hai sbagliato per l’ennesima volta.. Non c’è bisogno che ti giustifichi ancora. Ormai sono abituata, io! » la mia bionda mi interruppe per prendermi in giro di nuovo ma non mi dispiaceva affatto.

 E’ proprio nei momenti come questi che riuscivo a sentirla particolarmente vicina a me e, in fondo, tutti i torti non li aveva.  Era giunto il momento di capire dove effettivamente fossimo capitati e, per fare ciò, mi dovetti servire del mio inseparabile strumento, il cacciavite sonico. Lo estrassi dalla tasca interna del mio cappotto con la mandestra e lo puntai verso quello che sembrava un aratro piuttosto antico. Dopo un lungo suono acuto e intermittente ebbi il responso e questo mi stupì parecchio.

«Dalla faccia che hai fatto non mi sembra che siamo anche solamente vicini alla Luna di Ostragast, sbaglio?» Rose percepì immediatamente la mia sorpresa nel constatare dove fossimo atterrati.      
«Grecia. 400 Avanti Cristo. Pianeta Terra. » risposi con tono assente mentre la mia mente cercava un possibile motivo per il quale la mia nave spaziale possa essere atterrata qui.

Come se fosse un movimento del tutto naturale, cercai la mia carta leggermente psichica e quel piccolo campanello d’allarme che stava cominciando a suonare in me diventò quasi assordante quando lessi cosa vi era scritto sopra: “ L’universo è in pericolo”.

«Conosco quella faccia, sai? Cosa sta succedendo? » chiese la mia preziosa alleata con tono abbastanza curioso.
«Beh, come posso dire.. Stando alla richiesta di aiuto che la carta ha intercettato posso dirti che l’universo è in pericolo.. » risposi un po’ preoccupato.

Per quanto questa situazione non sia mai nuova per me, ho sempre timore di questi eventi quando ho qualcuno con me: qualcuno di cui mi sento responsabile e che mi sta più a cuore di qualsiasi cosa in assoluto.

«Oh, ordinaria amministrazione quindi! » disse Rose con fare scherzoso per allentare la tensione per poi aggiungere:
«Andiamo a vedere chi vive in quella casetta, magari ci può dire di più. »

La adoravo quando prendeva la situazione in mano.. Non che ne avessi realmente bisogno ma sono sempre contento di constatare quanto queste situazioni bizzarre le piacciano.

«E’ deciso quindi. Allons-y, Rose Tyler! » esclamai fieramente come mio solito prima di dirigerci verso l’abitazione.

Per me, l’aria della Terra, specie in questo periodo senza industrie e altro inquinamento, aveva un odore speciale e particolare, qualcosa che davvero mi fa sentire molto legato a questo pianeta più che ad altri. E’ vero che ci sono molti umani stupidi pronti a rovinare il proprio pianeta per puro profitto o soddisfazione personale, tuttavia esistono persone che posseggono potenziale e sentimenti positivi che non mi fanno mai dubitare che la razza umana è destinata a diventare grande. Durante i miei viaggi ho conosciuto molti grandi uomini e donne che hanno apportato un grande contributo alla storia dell’umanità, alcuni che l’umanità non potrà ricordare poiché non menzionati nei libri di Storia.. Tuttavia io li ho conosciuti e, per quello che vale, sarò io a tramandare le loro vicende a coloro che verranno in seguito e avranno bisogno di essere ispirati dalle gesta di eroi anonimi che ho avuto il piacere di conoscere e, laddove mi è stato possibile, aiutare. Non ci dicemmo una sola parola durante il tragitto e, una volta giunti dinanzi la porta, bussai due volte con la mano destra. Dopo pochi secondi, la porta si aprì e un uomo piuttosto alto, capelli lunghi fino alle spalle e occhi chiari, ci chiese con tono cordiale:

«Salve, avete bisogno di aiuto? »
«Beh, in un certo senso sì. Ci siamo persi e stiamo cercando qualcosa ma non sappiamo di preciso cosa sia. Ah, che maleducato che sono. Io sono il Dottore. » conclusi uno dei miei soliti incipit strampalati presentandomi.
«E io sono Rose Tyler! »  aggiunse Rose incalzando appena finì la frase.

Il nostro interlocutore inarcò leggermente il sopracciglio ma rimase comunque a sentirci con attenzione.
Dopo averci scrutato brevemente si presentò:
«Piacere, io sono Hercules. »
  
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