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Autore: CrAzYtEn    26/07/2008    4 recensioni
E' un giorno particolare. Un giorno in cui una macchia nera di persone si dirige verso lo stesso luogo. A portare fiori, per un'anima che ormai non incontreranno più.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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sieci anni Attraversava tutta la parete, scindendosi in varie direzioni.
Odiava quella crepa.
Divideva in due il muro, segnando la fine e l'inzio di qualcosa.
Odiava il ricordo di quella notte.
Ma ora non era più una Kunoichi diciassettenne e inesperta.
Continuò a camminare, diretta verso l'ufficio del Kage di Konoha.
Più avanzava e più il suo sguardo color nocciola s'incupiva.
I compagni di squadra, dietro di lei, indossavano lo stesso colore.
Il colore del lutto.
Ci tenevano ad andare dall'Hokage, prima della visita alla ... tomba.
Lanciò uno sguardo dietro di sè.
C'erano tutti? No... mancavano due persone, rispetto al gruppetto dell'Esame Chunnin.
L'Esame Chunnin...
Quanto era passato?
Sospirò, avvicinandosi alla porta dell'ufficio.
Bussò.
Nessuna risposta.
Non si stupì. Il Sesto non rispondeva mai. Anzi... non parlava mai, se non lo stretto necessario.
Un uomo del gruppo avanzò, aveva i capelli bianchi, tendenti all'argento; indossava anche lui il colore dei morti, l'unica particolarità era il coprifronte calato sull'occhio sinistro.
La mano del Ninja afferrò la maniglia, facendo scattare il marchingegno e aprendola.
Buio.
Completamente.
L'unica luce era quella che entrava alle loro spalle.
L'Hokage era seduto sulla sedia, dietro alla scrivania di legno lucido.
Le finestre erano oscurate.
Il capovillaggio dava loro le spalle.
Dalle sue spalle la superò un suo coetaneo. Aveva i capelli neri, tagliati a scodella, le sopracciglia erano piuttosto folte, mentre gli occhi, decisi, erano grandi e scuri.
Dietro di lui, il Kage di Suna lo seguiva, fissando lo schienale della sedia.
"Dobbiamo andare"
Il Sesto sospirò.
Lo sapeva che dovevano andare.
Lo aveva sempre saputo.
Da dieci anni.
Si alzò, guardando Rock Lee e Gaara.
Sospirò, prendendo il mantello nero e seguendo i ragazzi.
Vestiva di nero.
Non solo quel giorno.
Sempre.
Da dieci anni.
Alla destra del Kage, una donna strinse il braccio del compagno.
Aveva gli occhi grandi e verdi, i capelli erano di medi lunghezza, del colore del suo nome...Sakura.
Fiore di ciliegio.
Accanto a lei, un uomo dalla carnagione pallida le strinse la mano che teneva appoggiata al braccio.
Non aveva solo gli abiti neri, anche i capelli e gli occhi rispecchiavano quel colore.
Il Sesto scostò lo sguardo, fissando il terreno.
La macchia nera camminò ancora per una decina di minuti.
Poi il terreno, da sterrato, divenne verde ed erboso.
"Manca ancora tanto, mamma?"
La vocina infantile di una bimba ruppe il silenzio, causando un piccolo sussulto da parte della genitrice.
"Neichiki..."
La bambina spostò i suoi grandi occhi cerulei sui padre, squardandolo.
L'uomo la guardava con aria di rimprovero. la schiena leggermente incuravata ed i capelli scuri raccolti in una folta coda.
Abbassò il capo, riprendendo a guardarsi le scarpette nere.
Il Kage di Konoha alzò lo sguardo, fissando la lieve pendenza avanti a sè.
Imboccò il sentiero lasticato di pietre levigate, seguito da altre ombre nere.
Ogni passo corrispondeva ad un sospiro, ad una lacrima, ad un ricordo...

Un fulmine.
Un urlo.

Strinse le labbra, non doveva piangere, non di nuovo...
Sentì una pacca sulla spalla destra.
Non si voltò nemmeno.
"Gaara..."
I due Kage si affiancarono, camminando di pari passo.

Sangue.
Tanto.
Illuminato dal fulmine che squarciava il nero di una notte senza stelle.

Sentì un groppo in gola.
Oramai ci aveva fatto l'abitudine.
Erano anni che sentiva quel peso.
Dieci.
Aumentò il passo, svoltando a destra e continuando a risalire la piccola rocca.
Arrivato in cima, l'Hokage si fermò.
I fiori che aveva lasciato il giorno perima erano ancora lì.
Una lacrima rigò la guancia del Sesto.
Sospirò.
Una donna dai capelli biondi, raccolti in un elegante chignon, fece dei passi verso la superficie marmorea, adagiandoci davanti un altro mazzo di fiori.
Il Kage di Konoha osservò il mazzo.
Vi erano tutti i colori dell'arcobaleno, tranne uno.
Il più bello.

Un ombra che si accasciava per terra, gemendo di dolore.
Il futuro Hokage si era paralizzato davanti a quel corpo che ansimava, cercando di trattenere la vita.
E aveva pianto.
Lacrime calde che gli rigavano il viso.

Proprio come in quel momento.
Trattenne a stento i singhiozzi
Dopo alcune decine di minuti due donne e tre uomini si avvicinarono alla lapide, baciando le incisioni.
Poi si voltarono, lo sguardo basso e appannato.
E tornavano indietro, aspettando gli altri alla base della rocca.
Ino Yamanaka... Shino Aburame... Temari Sabaku No...Kankuro Sabaku No... Neji Hyuga...
Quest'ultimo prese per mano due bimbi, un maschietto ed una femminuccia.
Avevano entrambi degli occhi incolori e dei capelli castani, ma non scuri come il padre, leggermente più chiari.
La madre sorrise tristemente al marito, avvicinandosi alla lapide e seguendolo.
Tenten Shen...
Quattro uomini si avvicinarono al Kage.
Tutti gli sguardi erano per quella lastra di marmo.
Al Sesto scesero altre lacrime calde.
"sono già passati dieci anni"
Sul viso dell'Hokage comparve un sorriso amaro.
"No, Kiba... Sono passati appena dieci anni"
Il tempo passa più lentamente... quando soffri.
Stinse i pugni, mentre l'uomo a cui si era rivolta, un castano con due visibili segni rossi sulle guance, guardava il cielo senza nuvole.
Il Ninja al suo finco lo colpì con una lieve gomitata e baciò il marmo, seguito dagli altri tre.
Ora erano solo in cinque.
La donna dai capelli rosa abbracciò il marito, singhiozzando.
Poi imboccarono la via del ritorno.
Il Kazekage avanzò, sfiorando la lapide.
Si voltò, seguendo gli altri due.
"Kakashi..."
"Hokage..."
Quest'ultimo sospirò, avvicinandosi alla tomba.
"Secondo lei... perchè?"
Il jonin non rispose.
"E' una domanda che mi assilla da anni... perchè?"
Sfiorò le lettere incise nella roccia marmorea e colorate di nero.
"Non lo so, Sesto Hokage"
Quest'ultimo s'inginocchiò di fronte alla fredda lapide, poggiando la fronte contro la lastra incisa.
"Sentito? Alla fine ce l'ho fatta..."
Sussultò, scosso dai singhiozzi.

"Mamma?"
Tenten abbassò lo sguardo sul bimbo che le teneva la mano.
"Cosa c'è, Kuoiki?"
Il piccolo s'infilò il pollice in bocca, sembrava pensieroso.
Poi lo sfilò, alzando lo sguardo bianco ed incrociando quello nocciola della madre.
"Quanti anni ha l'Hokage?"
Sospiri.
"Diciassette, piccolo."
Il bimbo la guardò contrariato.

Aveva provato ad esrarlo, quel dannato kunai.
Con tutte le sue forze.
Ma era incastrato tra le costole, il maledetto.
Guardò i suoi occhi, mentre le lacrime gli rigavano le guance.
"Non lasciarmi..."

"...Sono Sesto Hokage..."
Alzò lo sguardo al cielo azzurro.
Erano anni che non guardava più il cielo.
Singhiozzò.
"...Sai, non ce la faccio più..."
L'uomo si avvicinò al Kage, guardandolo con comprensione.
"Nemmeno il cielo è abbastanza azzurro..."

"Ma tu mia avevi detto che era poco più piccolo di te..."
Tenten guardò Neji, che s'inginocciò davanti al figlio, baciandogli la fronte.
"Ma la mamma ha continuato a vivere, Kuoiki... Per l'Hokage, la vita si è fermata dieci anni fa... in una fredda notte d'autunno"

Afferrò la sua testa fra le mani, mentre socchiudeva gli occhi.
La bocca aperta in un piccolo ed amaro sorriso.
"Non posso...mantenere... questa...promessa"
"NO! No, ti prego!"
Poi più nulla... solo dolore...solo lacrime...

Pinse ancora, cadendo in ginocchio.
Come ogni giorno.
Come ogni mattina.
"... non quanto lo erano i tuoi occhi, Naruto-Kun...non quanto i tuoi occhi..."
E se li ricordò ancora, quegli occhi color cobalto, che le sorridevano felici, rendendola felice.
Quegli occhi che non c'erano più.
  
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