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Autore: _Eleuthera_    26/07/2008    6 recensioni
"C’era qualcuno? Forse. Però il buio lo trascinava via con una dolcezza impagabile. Gli sembrava che una mano invisibile gli strappasse via gli occhi ogni istante che passava, ma era tutto buio. Non poteva vedere, e nessuno lo avrebbe visto."
Itachi ha ottenuto gli occhi di Sasuke.
Sasuke ha ucciso Itachi.
Ma il suo sguardo vede solo il buio, niente e nessuno.
Neanche Sakura.
Forse.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto Shippuuden
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Galleggiava nel suo mare di oscurità, in quella tenebra assorta.

Qualcosa, qualcuno probabilmente, lo stava trasportando di peso da qualche parte.

Non si mosse, anche se gli faceva male la schiena, e qualcosa pungeva nel sistema nervoso. La stessa sensibilità di qualcosa tagliato via di netto. Qualcosa che doveva avere, ma che non aveva.

Un’immensità di immagini più o meno confuse affiorarono alla coscienza, la trapassarono e sparirono. E ancora. Ancora una volta.

Ma Sasuke ricordava tutto benissimo.

Il colore del sangue di Itachi, in particolar modo.

Perché era l’ultima cosa che aveva visto.


OCCHI, GUARDATELA PER L’ULTIMA VOLTA.




1 or the incipit.
Sakura aveva immaginato quell’incontro, lo aveva desiderato. Solo quando se l’era visto davanti aveva capito che sarebbe stato meglio non averlo visto mai più.

Era stato Naruto a portarglielo, tenendolo a fatica in piedi, sollevandolo di peso.

Le era sembrato un cadavere, ma il cuore non aveva mancato di un battito.

Era corsa incontro a Naruto, aiutandolo subito, sollevando Sasuke e afferrandolo saldamente perché non cadesse, e si era accorta che era caldo, naturalmente non poteva essere morto. Come aveva fatto a pensare che fosse un corpo senza vita?

Sasuke era vivo.

Ma Sakura non aveva sorriso.

Aveva inghiottito le lacrime soffocando l’impulso di abbracciarlo forte, di colmare con i gesti le parole che non potevano esistere, in quel momento.

Non osava sfiorarlo, non osava aprire bocca. Il suo respiro si confondeva col nulla.

Aveva paura che, toccandolo o parlando, Sasuke si sarebbe voltato verso di lei, mostrandole quel lago di sangue, quelle cavità vuote e scure e rotte, quell’assenza innaturale.

Lei non voleva vederlo.

--

Buio.

Sakura aveva atteso davanti a quella porta bianca – il bianco freddo dell’ospedale – per un numero indefinibile di ore.

Tenebre. E mani ovunque, che sicuramente avrebbero arpionato i suoi occhi, strappandoglieli via, condannandolo nelle tenebre un’altra volta.

Spinse la porta senza immaginarsi il volto di Sasuke, senza pensare a cosa dire, poiché già sapeva cosa dire. Lo avrebbero dimesso dall’ospedale. Era una bella notizia.
Ma doveva anche fargli una domanda.

Oscurità. Il trillo di qualcosa, lontano. Più o meno come il gocciolare del sangue.

Sapeva, Sakura, che dopo sarebbe toccato a lei e Naruto far capire a Sasuke che poteva ancora vivere. Lo avrebbero aiutato, certo. Potevano ancora essere il team sette.
Potevano veramente.

Ombra. Sasuke sapeva che il team sette non sarebbe mai più ritornato. Erano memorie talmente dissolte nel buio che ne rievocava solo frammenti. Un frammento alla volta. Se li gustava con pazienza, con le lacrime che non avrebbe mai pianto, con rabbia.

Si avvicinò al letto, senza avere il coraggio di parlare.
Sasuke era perfettamente immobile, circondato da tutte quelle diavolerie di tubicini e di macchinari, da quel bipbip intermittente. Ma non sembrava sentire nessun suono. Era immobile, la testa reclinata sulla spalla.
Sakura poté intuire che sotto le bende gli occhi di Sasuke fossero spalancati.

C’era qualcuno? Forse. Però il buio lo trascinava via con una dolcezza impagabile. Gli sembrava che una mano invisibile gli strappasse via gli occhi ogni istante che passava, ma era tutto buio.
Non poteva vedere, e nessuno lo avrebbe visto.


Si sedette su quella sedia vicino al letto. Fece per allungare una mano, ma il gesto morì troppo velocemente.
Allora capì che non poteva rimandare ancora il momento in cui avrebbe parlato.

«Sasuke.»

Qualcosa cambiò. Qualcosa pulsava nell’oscurità. Il suo buio si riscosse. Conosceva quella voce, e un’immagine distrusse la tenebra. L’ennesimo ricordo. Tanto sarebbe ripiombato nell’ombra...

«Sakura.»

Sakura fremette. Sentì le lacrime salire agli occhi, e le inghiottì.

«Puoi piangere, se vuoi. Tanto non posso vederti. Cosa c’è?»

Era Sasuke, era ancora Sasuke. Era la sua voce. Però Sakura non versò una lacrima.

«Sasuke, domani ti dimettiamo dall’ospedale.»

Non una parola di risposta. Sakura riprese.

«Però, Sasuke... devo chiederti una cosa.»

Sentiva un improbabile freddo nella sua tenebra. Si accorse di avere paura.

«Sasuke...» si sentiva inopportuna, di troppo, ingombrante «Sasuke, devi chiederti cos’è successo con Itachi.»

Le parve che Sasuke ridesse.

Per un istante si sentì assolutamente vuoto.

Poi ricordò ogni cosa, benissimo, e si sentì impazzire, e si sentì sorridere, si vide morire sotto ai suoi stessi occhi.

Occhi, occhi, occhi. Era un’ossessione!


--

«Finalmente... i tuoi occhi sono miei, Sasuke...»

Dolore. Le ultime schegge di luce, impulsi confusi verso il cervello. Poi buio, fiamme di sangue lungo le guance, neanche lacrime. Dita che non trovano nulla. Dolore, dolore, dolore.

Non vede più niente.

Ma stringe la katana, allunga la mano, e sente il sangue di Itachi inzuppargli il braccio.

Può intuire il colore, rosso quasi nero, lo sguardo di suo fratello, rosso quasi nero, il tonfo sordo del corpo, tanto sangue.

Forse è finita.

--

«Te lo ha raccontato lui?»

Sakura annuì, un’ombra sul pallore innaturale del volto. «Sì, Ino. Le cose sono andate in questo modo».

Ino si morsicò il labbro inferiore, stringendo il fiocco con una forza quasi eccessiva.

Sasuke non apparteneva più al suo presente da tantissimo tempo, ma capiva che la vita di Sakura era ancora impregnata degli sguardi di Sasuke. Dal canto suo, una volta forse aveva avuto la speranza di incrociare ancora quello sguardo, quel brivido. Adesso non più.

Ino aggiunse un fiore al mazzo, infoltendolo, e la sua mano tremava un po’. «E ora come sta?»

«Lui...» Sakura non rispose subito. Prendeva tempo, guardando il cielo macchiato di sole «Il quartiere degli Uchiha è suo, gli spetta di diritto. È tornato lì. Non vuole aiuto».

Ino alzò lo sguardo «Ma come...»

«Naruto va da lui tutti i giorni» aggiunse Sakura «Ino, Sasuke non lo ammetterà mai. Ma se vuole continuare a vivere, da solo non ce la farà neanche un giorno. Non adesso».

Si avvicinò al banco, prendendo il mazzo di fiori dalle mani di Ino.

La bionda abbassò gli occhi, perché le dispiaceva, e perché qualcosa pungeva anche la sua anima.

«Quei fiori sono per lui... vero?»

Sicuramente Sakura vide lo sguardo perplesso di Ino.

«Lo so che non può vederli» disse. Poi uscì dal negozio.

--

Stava forse aspettando qualcosa?

Si disse di no.

Sasuke era seduto da qualche parte, un futon, probabilmente, in una stanza in qualche luogo nel quartiere degli Uchiha.

Ricordava poco di quel posto, e i suoi passi che risuonavano sul pavimento non avevano niente di familiare.

E poi, Itachi.

Itachi era ovunque.

Ne sentiva la presenza dissolta, la mancanza, la scomparsa.

Quanto tempo aveva passato con la testa stretta fra le mani, solo per ricordarsi di esistere ancora?

Sasuke provava un’infinita, immensa, travolgente paura.

Qualcuno entrò dalla porta. Sasuke si riscosse appena.

Forse era Naruto. Se avesse avuto uno sguardo, si sarebbe riempito di ombre.

Ma i passi, quel rumore di passi, non sembrava quello di Naruto. Era diverso, così diverso, dannatamente conosciuto, e capì chi era quel qualcuno.

«Sakura?»

Sakura s’arrestò sulla soglia.

Improvvisamente disorientata, sentì qualcosa muoversi nella sua gola, e inghiottì quelle lacrime. Sorrise. Anche se non mi vedrà.

«Ciao Sasuke».

Sasuke la sentì muoversi con rapidità trattenuta fino a dove – supponeva, supponeva soltanto – si trovava la finestra. La sentì armeggiare, udì forse il rumore di un vaso, un lontano profumo di fiori.

«Cosa stai facendo?»

«Ti ho portato dei fiori, li sto mettendo in un vaso».

«Sakura. Io non posso vederli».

«Non ha importanza».

Il suo udito percepì l’amarezza, ma il cuore la rifiutò.

Allo stesso tempo, si sentì invadere da una profondissima nostalgia.

Avvertì un fruscio, e capì che Sakura si era seduta accanto a lui.

«Come stai, Sasuke?»

Improvvisamente sentì il bisogno disperato di ricordare il volto di lei. I lineamenti di Sakura, dannazione! Possibile che non li avrebbe più rivisti? Gli restava solo il suono della voce, il calore della pelle? Era veramente tutto finito così?

«Non meglio di ieri» si accorse che la voce gli tremava, come trapassata da un brivido di disagio, e che le palpebre battevano contro le bende.

Sakura si morsicò le labbra. Istintivamente, gli afferrò la mano.

E improvvisamente Sasuke si ricordò. Ogni cosa prese colore, rivide i capelli rosa di Sakura che lambivano la maglietta rossa, gli occhi verdi, la pelle chiara. Erano di nuovo nel suo sguardo, e le palpebre cessarono di battere, la voce spenta nella gola smise di tremare. Sasuke si aggrappò a quel contatto con tutte le sue forze.

E ne scivolò via nello stesso istante in cui si ricordo di quella notte, quel “Arigatou”, quel colpo alla nuca, e come l’avesse accolta tra le sue braccia solo per sollevarla da terra e lasciarla incosciente su una panchina.

Perse la presa, la sua mano afferrò l’aria, ogni colore si spense in un istante, liquefacendosi nel buio.

«Sakura, è stato inutile comprare quei fiori. Non posso vederli» disse.

E si rinchiuse in un silenzio ostinato, e non udì più una parola di Sakura, né la sentì piangere piano, perso nel suo egocentrico buio.

--

«Sakura-chan, stai bene?»

Sakura annuì, poco convincente. I suoi occhi negavano. Naruto sospirò, silenzioso, mentre qualche nuvola appannava il sole, inesorabilmente lenta, inesorabilmente nera.

«Sono preoccupata per Sasuke».

Naruto sorrise amaramente, appoggiandosi ad uno dei pali infissi al suolo.

Si erano dati appuntamento nella radura dove si erano allenati insieme per la prima volta. Tutti e tre.

«Lo sono anch’io» rispose lo shinobi, passandosi una mano dietro alla nuca. «Però... almeno lo abbiamo salvato, no?» «Tu lo hai salvato, Naruto» ribatté Sakura «E comunque non so se è il caso di definirlo un salvataggio.»

Seduta per terra, Sakura strappò un filo d’erba. Naruto non disse niente.

«Non avrei mai immaginato...» riprese lei «Non avrei mai immaginato che le cose potessero andare così».

«Però sono andate così, Sakura!» Naruto si voltò, cercando i suoi occhi, e senza trovarli. «Lo so che non sono arrivato in tempo. Ho sbagliato, Sakura! Forse è anche colpa mia se Sasuke adesso è... è cieco. Le cose non sono andate solo male, sono andate nel modo peggiore».

Sakura si voltò, incrociò lo sguardo di Naruto, finalmente, e vi lesse solo la rabbia.

«Cosa stai dicendo?» sussurrò «Sasuke poteva morire. Invece è vivo».

«Ma non vedi che sta morendo, Sakura?» proseguì l’altro «Vado a trovarlo tutti i giorni, e lui non dice una sola parola. Sta immobile, Sakura, assolutamente immobile. Se io non gli ricordassi di mangiare, probabilmente morirebbe di fame».

Gli occhi di Sakura si spostarono verso il cielo, cercando il vuoto, cercando qualcosa che non fosse il risentimento di Naruto.

«Si sta lasciando morire...» mormorò.

Naruto annuì, i denti serrati forte, trattenendo tutte quelle parole che ora gli stavano morendo nel petto.

«Sakura, mi dispiace» disse all’improvviso «Dicevo che te lo avrei riportato indietro, ti ricordi?»

«È quello che hai fatto» bisbigliò la kunoichi.

«No. Quello non è lui. Non è Sasuke».

Si accorse solo ora, Sakura, che Naruto ingoiava lacrime assieme alle parole.

Guardò il cielo, quella dannatissima nuvola nera appiccicata al sole. Gettò via il filo d’erba che aveva in mano, e ne strappò un altro.

Una goccia di pioggia le macchiò la mano.

«È ancora lui» disse.

Ma il tuono coprì la sua voce.

--

E il vento, il vento!, rotolava attraverso quella che probabilmente era una finestra, e lo spingeva, come passando attraverso la vela di una nave, lo spingeva nel mare di oscurità come una trottola impazzita!

E il fracasso improvviso che gli distruggeva il cuore, il rombo risonante dei tuoni che spaccavano in due l’aria fredda, che sembravano poter annullare anche la paura, anche le immagini tremende della sua oscurità, il rumore che riempiva i suoi sensi, che lo annegava!

E la pioggia infine avrebbe varcato la soglia indifesa della finestra, scivolato sulla striscia invisibile del vento, trapassato le sue ossa nude e la sua mente stanca, annebbiato la tenebra, distrutto ogni cosa!

A Sasuke sembrava di sgretolarsi, immobile sotto il temporale che non poteva vedere.

Le sue tenebre agitate lo sommergevano sempre di più, come un mare colpito da un uragano, e improvvisamente si disse che stava per addormentarsi, e non si sarebbe più svegliato.

Poi un fracasso tremendo, le tenebre di Sasuke ebbero un sussulto, e lui si risvegliò.

Ebbe paura, all’improvviso.

Si alzò istintivamente, malsicuro sulle gambe. Mosse uno, due passi, avanzando nel buio.

Cammina, idiota, cammina!

Si diresse verso il vento, le mani protese in avanti alla ricerca di una qualsiasi superficie.

Serrò la mascella, dicendosi ancora di camminare, e di vivere.

Sfiorò il muro, e vi si aggrappò, arpionandolo con le dita.
Lo percorse, continua a camminare, dannazione!, fino a che non sfiorò anche un vetro, e sentendo la finestra tra le sue mani, la spinse con tutte le sue forze.

Di nuovo, rumore. Il rumore solido di una finestra che si chiudeva.
Il vento cessò, la pioggia bussava.

Sasuke si lasciò scivolare a terra, sentendo ancora nella sua oscurità il boato dei tuoni che aggrediva la sua anima.
Allora arrivò lei.

«Sasuke...»

Lo shinobi si voltò all’improvviso, anche se sapeva che non avrebbe incrociato il suo sguardo.

«Sakura».

«Sono venuta a vedere se... se hai bisogno di aiuto.»

Il volto di Sasuke si contrasse in una smorfia amara.

«Me la cavo bene da solo, come puoi vedere»

Sakura non disse una parola.

«C’è un temporale, vero?» proseguì Sasuke. Anche se era terribilmente ovvio – forse lui lo aveva visto meglio di chiunque altro, quel temporale.

«Sì» rispose Sakura. Poi tacque ancora.

Qualcosa della sua voce colpì impercettibilmente Sasuke, come una scheggia invisibile.

Si voltò, ancora una volta, ricordandosi solo dopo, ancora una volta, che non poteva vederla.

«Che cos’hai, Sakura?» chiese senza tanti giri di parole.
Sentì il respiro di Sakura tremare.

«No, niente».

«Non approfittare del fatto che non posso vederti. C’è qualcosa che non va».

Poté giurare che Sakura avesse sorriso.

«Come lo hai capito?»

«La tua voce».

«Già».

Ancora silenzio. Sasuke si accorse, quasi amaramente, che avrebbe dato qualsiasi cosa perché lei parlasse ancora.

«Ho parlato con Naruto, prima».

Sasuke stette in silenzio.

«Mi dispiace».

«Di che cosa?»

«Di essere arrivati troppo tardi».

Anche se era la cosa peggiore che potesse fare, Sasuke scoppiò a ridere.

«È successo quello che doveva succedere. Sia io che mio fratello abbiamo avuto ciò che volevamo. Lui si è preso i miei occhi, io la sua vita. Per nessun motivo voi avreste dovuto intervenire».

«Adesso, però, lui si sta prendendo anche la tua vita».

Possibile che quella voce facesse così male, nonostante fosse così bella?

«Itachi è morto!» gridò, all’improvviso «È finalmente morto, io ho raggiunto il mio scopo. Lui non si sta prendendo la mia vita, perché la mia vita è già terminata. Lasciatemi in pace».

Forse la pioggia stava battendo più forte sui vetri.
Sentiva la stessa sensazione delle lacrime sulle guance.

«Sasuke-kun-»

«Vai via, Sakura. Sei insopportabile».

Gli sembrò che il rombo di quel tuono gli fracassasse la testa.

«Lo so».

Le afferrò la mano quando ormai, già pensava, l’avrebbe lasciata andare via un’altra volta.

--

Sakura si fermò, si asciugò rapidamente le lacrime sul nascere e fissò la mano che Sasuke le stringeva.

Lo guardò senza capire, o forse capendo benissimo. Indagò il suo sguardo fisso, il tremare dei suoi arti, i capelli in disordine.

«Sei insopportabile, Sakura» lo sentì mormorare. «Insopportabile...»

E la sua mano, Sasuke gliela stringeva spasmodicamente, come se si aspettasse che le dita si fondessero tra di loro, che diventassero una sola cosa, lui e lei. Sakura non smise di fissarlo un istante. Non disse niente, perché la voce non tradisse il suo pianto. «Sei insopportabile, Sakura» sussurrò ancora Sasuke «Non posso più vederti, posso sentirti e basta, ricordarti... e forse un giorno non riuscirò neanche più a ricordare. Non riesco a sopportarlo...» Sakura aprì la bocca per dire qualcosa, ma non parlò. Strinse ancora più forte la mano, anche se Sasuke non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare via.

«Non succederà» sussurrò dopo un po’ di tempo «Non dimenticherai mai più niente, Sasuke. È finita. Siamo di nuovo insieme.»

Non lo guardava in faccia. Temeva di vedere quella benda, quelle cavità vuote... temeva l’assenza dello sguardo di cui si era innamorata.

Che, forse, amava ancora.

Così sentì soltanto le convulsioni soffocate dei singhiozzi, quei singhiozzi che Sasuke non avrebbe mai accettato.

Strinse forte la mano dello shinobi, lo trasse lentamente a sé.

E mentre Sasuke si morsicava a sangue le labbra pur di non lasciar trapelale quel pianto, le sue dita si stringevano fredde sulle braccia morbide di Sakura, per non lasciarla andare, per continuare a vedere, con gli occhi che non aveva più, quello sguardo verde che aveva paura di dimenticare.















.................corner A
Tornata. Dopo 25 giorni di studio in England, ho deciso di pubblicare questa breve fan fiction (in tutto, quattro capitoli).
Cosa sarebbe successo se, durante lo scontro tra Sasuke e Itachi, il giovane Uchiha avesse perso i propri preziosi occhi?
E Sakura. Non pensiate che Sakura sarà la sdolcinata Sakura innamorata. Già nel prossimo capitolo accadrà qualcosa. Come sempre, niente è quello che sembra. Dietro alla nuvola c'è sempre il sole, e un'altra nuvola, ancora, e la luce...
Basta non perdere la speranza. Aspettare, ma non restare immobile senza far niente.
E nel momento in cui non te lo apsetti... è allora che spunta quel sole dietro la nuvola.
Per me è stato così, ed è la piccola morale di questa fan fiction.
Come sempre i commenti sono molto ben accetti. Critiche postitive o negative, basta che siano costruttive, leggerle sarà un piacere ^^
La fan fiction è già stata conclusa e quindi la pubblicazione sarà piuttosto veloce. Detto questo, un saluto, sperando che apprezziate questa breve storia, un po' d'amore, un po' di disperazione e alla fine...
Mah.
Suspence, eh? *-*

Sayonara,
Ele.

"Naruto" e tutti i personaggi e i luoghi di suddetto manga appartengono a Masashi Kishimoto. La fan fiction in sé mi appartiene in quanto ne sono l'autrice. Tutti i diritti sono riservati.
   
 
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