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Autore: Letsneko_chan    10/05/2014    1 recensioni
Non ricordo nulla del mio passato. So solo di essermi svegliata un giorno all'ospedale e gli sguardi preoccupati di altre persone, i cui volti mi erano familiari. Mi sentivo debole, come se avessi perso molto sangue ma non riuscivo a ricordare nulla di quello che era successo, nulla del mio passato, nulla delle persone che mi stavano attorno. Appena uscii dall'ospedale decisi di cambiare vita. Mentre facevo le valigie trovai una foto che rappresentava me e un altro ragazzo che mi assomigliava davvero tanto. Chi era? Non ricordavo di avere un fratello ma sentivo come se fosse parte di me, il mio riflesso, colui che mi completava. In basso, in un angolo c'era una scritta: Osaka, 27 dicembre. Decisi di andare in quella città, almeno forse avrei trovato una risposta alla mia domanda.
Genere: Drammatico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest
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Non ricordo nulla del mio passato. So solo di essermi svegliata un giorno all'ospedale e gli sguardi preoccupati di altre persone, i cui volti mi erano familiari. Mi sentivo debole, come se avessi perso molto sangue ma non riuscivo a ricordare nulla di quello che era successo, nulla del mio passato, nulla delle persone che mi stavano attorno. Appena uscii dall'ospedale decisi di cambiare vita. Mentre facevo le valigie trovai una foto che rappresentava me e un altro ragazzo che mi assomigliava davvero tanto. Chi era? Non ricordavo di avere un fratello ma sentivo come se fosse parte di me, il mio riflesso, colui che mi completava. In basso, in un angolo c'era una scritta: Osaka, 27 dicembre. Decisi di andare in quella città, almeno forse avrei trovato una risposta alla mia domanda.
Per tutto il viaggio in treno da Tokyo a Osaka ho guardato la fotografia cercando di ricordare qualcosa. Ma niente. Buio completo. Iniziai a leggere distrattamente un giornale. Solo un articolo mi saltò all'occhio. Parlava della misteriosa scomparsa di un ragazzo. L'immagine riportata rappresentava due ragazzi: la ragazza mi assomigliava in modo impressionante. Ero io davvero? Tutto corrispondeva: stessi capelli neri, stessi occhi verdi, st Mentre il ragazzo assomigliava in modo davvero impressionante al ragazzo della fotografia, anzi erano due gocce d'acqua. Accanto, due nomi in grassetto. 
Kagamine Len e Kagamine Rin
Rin Kagamine ero io. E Len doveva essere il nome di mio fratello. Perché non era con me? Cosa gli era successo? Anche quel giornale non mi aiutava a ricordare...
Mi accorsi appena in tempo che il treno era arrivato alla stazione di Osaka. Scesi velocemente e mi diressi all'uscita della stazione, lasciando l'articolo a metà. Continuavo a guardare la foto e mi accorsi di essere andata addosso a un ragazzo solo quando mi ritrovai a terra, vicino alla mia valigia. Lo guardai. Doveva avere su per giù la mia stessa età e lì per lì mi sembrò piuttosto carino. Capelli biondi e occhi azzurri velati da un'ombra di preoccupazione. Lo scambiai per il ragazzo nella foto.
-Len?-
L'unica parola che riuscii a mormorare, lui scoppiò a ridere.
-No, mi spiace! Mi scambiano spesso per l'idol Len Kagamine ma non solo lui!-
-Però gli assomigli!-
-Beh, se lo vuoi sapere tu assomigli davvero a Rin Kagamine!-
Gonfiai le guance poi sbuffai: -Forse perché lo sono?!-     
Mi guardò con uno sguardo a metà tra l'interrogativo e il divertito.
-Ma dai! Sul serio?! E che ci fai qui? Pensa, stavo per prendere il treno per Tokyo per venire a vederti in concerto! Che coincidenza trovarti qua! Alla stazione per di più!-
-Senti, non ho voglia di parlare di fronte a tutti dei miei problemi. Se proprio lo vuoi sapere andiamo da qualche altra parte.-
-A casa mia. Non ci disturberà nessuno.-
Lo seguii, trascinando il mio trolley lungo la strada. I ricordi della mia infanzia tornavano a galla, ma per Len non riuscivo a trovare un posto. Eppure quel ragazzo misterioso gli assomigliava davvero tanto...
-...in?-
-Eh?-
-Rin! Siamo arrivati. Abito qui.-
Entrammo in casa e la prima cosa che notai fu la grandissima quantità di spartiti sparsi per terra.
-Scusa se non ho avuto il tempo di metterli a posto! Ma dovevo partire con urgenza!-
-Tranquillo... Ancora non mi hai detto il tuo nome.-
-Rinto- mi rispose dondolando la testa di qua e di là.
-Se vuoi farti una doccia, fai pure.-
-Grazie...-
Finii di farmi la doccia e poi lo raggiunsi in cucina. Aveva preparato una cena deliziosa, mi sembra che anche Len fosse bravo a cucinare...
Andai a letto piuttosto presto, ero stanca soprattutto per il viaggio. La mattina dopo mi svegliai e trovai Rinto a cucinare. Era davvero bravo come cuoco.
-Buongiorno Rin! Sai è strano sapere di avere il proprio cantante preferito in casa...-
-Uhm davvero? E che effetto ti faccio?-
-Sai, dal vivo sei più carina di quanto pensassi...- mi si avvicinò e mi prese il mento con due dita -...tuo fratello deve essere molto fortunato ad averti come sorella...-
-Cosa...cosa vuoi farmi?-
Non mi rispose, mi baciò e basta. Un bacio che mi mozzò il fiato. Lo allontanai con una spinta.
-Cosa fai?-
-Ehi calma! Non volevo offenderti!-
-Non ci credo. Tu vuoi solo approfittare di me!-
-Rin, calmati!-
-Era questo il tuo intento?-
-No...io...- 
Non gli diedi il tempo di rispondere che me ne andai sbattendo la porta. Mi allontani il più velocemente possibile, vagando a caso per le vie. I ricordi della mia infanzia continuavano a affiorare, continuai a camminare, senza una meta, seguendo i miei ricordi. Alla fine arrivai in un parco. Era deserto, con alcune altalene e delle panchine. Mi sedetti su un'altalena e iniziai a dondolarmi, senza pensare al tempo. Pensavo a quello che era successo, non riuscivo a capire perché quel ragazzo avesse reagito così. All'improvviso sentii dei passi concitati venire verso il luogo dove mi trovavo. Sentivo il rumore dei rametti secchi e delle foglie che venivano calpestati producendo uno scricchiolio. Mi nascosi dietro un albero, volevo vedere cosa sarebbe successo.
-Riin! Rin! Dove sei?-
Rinto...
-Rin, ti prego ascoltami! Vieni fuori!-
No.
-Rin, so che sei qui.-
Mi costrinsi a rimanere nascosta ma qualcosa andò storto. Starnutii e ciò mi fece scoprire. Mi arrivò alle spalle, bloccandomi contro l'albero.
-Rin, non ho intenzione di farti del male ma vedi, siamo soli, in un parco abbandonato. Non viene mai nessuno, nessuno ti potrà aiutare. Se voglio posso fare di te quello che voglio ma non è mia intenzione.-
Mi sciolse comunque il fiocco della maglietta. Sembrava il mio riflesso al maschile: mi assomigliava tanto anche nell'abbigliamento. 
-Fa caldo...-
-Non mi pare...-
Lasciò perdere la mia considerazione e si tolse la maglietta. Giuro, in quel momento stavo per svenire. 
-Ri-Rinto fermati!-
-Sei sempre la solita paurosa.-
-Chi sei in realtà?-
-Scoprilo da sola.- 
Si tolse la collana che portava e me la mise in mano poi se ne andò, lasciandomi sola. Rimasi lì, nel parco a fissare quell'oggetto. Dove sarei andata ora? Cosa dovevo cercare? Quella collana era sicuramente un indizio. Sentii qualcosa di freddo sul petto, io non ho mai avuto l'abitudine di portare collane. Tirai fuori il ciondolo e lo osservai: era una chiave di sol, non avevo mai avuto una collana del genere.
-Cosa devo fare?- urlai con quanta vice avevo in corpo. Nessuno mi rispose, solo il vento che scuoteva le fronde degli alberi. Mi incamminai verso il centro, forse avrei avuto un lampo di genio, forse avrei incontrato qualcuno che poteva aiutarmi. Camminai per ore finché un improvviso acquazzone non mi costrinse a cercare un riparo. Mi rifugiai sotto una tettoia, sperando di non bagnarmi. Strinsi ancora di più la collana tra le dita: avevo voglia di lanciarla lontano, gettarla via. Perché me n'ero andata da Tokyo? Tutta colpa di quella fotografia! Sarebbe stato meglio se non l'avessi mai trovata!
Dall'altra parte della strada, un manifesto che annunciava un concerto. Incurante della pioggia mi avvicinai e lo osservai per bene: era sbarrato dalla scritta "cancellato" ma si potevano vedere comunque i volti sorridenti di cinque ragazzi. Passai una mano sul volto di quello di Len, dov'era? Perché il concerto era stato cancellato? 
La pioggia mi aveva ormai inzuppato da capo a piedi, persino il grande fiocco bianco sulla mia testa si era ammosciato. Le poche persone che passavano non mi degnavano di uno sguardo, come se fossi inesistente. Forse per loro ero invisibile... Guardai con aria interrogativa il ciondolo che avevo in mano, ma non mi venne in mente niente che potessi fare. Iniziai a camminare, senza una meta finché non giunsi ad un bosco vicino alla città. Come se una forza misteriosa mi attraesse, mi addentrai in quel labirinto di alberi fino a quando sbucai in una radura. Guardai l'orologio ma le lancette erano come impazzite: il tempo non esisteva più, o meglio, era inutile nella situazione in cui mi trovavo. Ricapitolai la situazione: un ragazzo scomparso, una ragazza che ha perso la memoria alla ricerca del suddetto ragazzo e un altro ragazzo misterioso quanto carino. Sostituii a queste tre immagini quelle di Len, di me stessa e di Rinto. C'era qualcosa che non andava, ne ero sicura. Quella chiave di fa era forse la chiave per un mistero ancora più grande? 
Il silenzio che regnava era troppo, avvertivo una presenza aleggiare intorno a me. Credevo di essere dentro un sogno, dentro un libro fantasy (il genere che più amavo) o qualcosa del genere. Invece era solo la dura e incredibile realtà. La scomparsa di Len, l'essermi svegliata all'ospedale circondata da gente che sicuramente aveva fatto parte della mia vita, la gentilezza di Rinto e il modo di fare, quei baci a cui mi aveva costretto... Che senso aveva tutto questo? All'apparenza non c'era nessun collegamento. Sentii uno scricchiolio di rami e foglie, lo stesso che avevo sentito nel parco. Poi Rinto apparve all'improvviso facendomi sussultare.
-Lo sai? Sei sempre bellissima.-
Mi si avvicinò e mi bloccò contro un albero poi mi strappò un altro bacio. Mentre mi baciava mi mise in mano un altro oggetto.
-Ti servirà.-
-Perché non mi dici semplicemente chi sei?-
-Sarebbe troppo facile per te... E io non mi divertirei come ora...-
-Sei un bastardo!- sibilai
Se ne andò, lasciandomi di nuovo sola.
Guardai l'oggetto che mi aveva lasciato stavolta. 
Un bracciale d'oro. All'esterno era incisa una scritta. Iniziai a leggerla. ""cercami, cercami ancora. Mi appartieni come io appartengo a te. Un'anima in due corpi: questo siamo noi, io e te, tu ed io."
Il fiocco che fino a poco tempo fa troneggiava sulla mia maglietta ora era ancora in suo possesso. Gliel'avevo visto in mano. Forse era ciò che mi teneva legata a lui. Però... Perché io? Che ci fosse qualche relazione tra la scomparsa di Len e questo "gioco"? E poi perché Rinto disse di volersi divertire? Io non ero una bambola...
All'improvviso una cantilena mi giunse all'orecchio. Qualcuno stava cantando, decisi di seguirla, forse mi avrebbe portato ad un indizio...
Prima di incamminarmi osservai il bracciale: d'oro, a forma di serpente; al posto degli occhi, due pietruzze rosse, penso fossero rubini. La frase occupava l'intero corpo del serpente. Lo indossai senza pensare e subito quello mi si strinse attorno al polso, faceva un po' male ma poi mi ci abituai. Iniziai dunque a camminare, seguendo la cantilena e ad ogni passo quella si faceva più vicina, finché in un tronco cavo non trovai un carillon. Lo presi tra le mani e lo osservai. Tre oggetti che forse erano collegati da qualcosa. La chiave di fa, un serpente e un carillon. E Rinto che sicuramente era l'organizzatore di tutto questo. 
La musica aveva un qualcosa di familiare, come se l'avessi già sentita. 
-Hai fatto presto... Ancora non hai capito? Non hai ancora trovato il collegamento tra questi oggetti?-
-No.- parlavo al vuoto, sentivo quella voce intorno a me ma in realtà non c'era nessuno, così pensavo poi sentii qualcuno stringermi il polso. Mi voltai e ancora una volta Rinto era lì davanti a me.
-Beh, se non l'hai ancora capito cosa significano questi oggetti, dovrai arrivare in fondo...- mi sussurrò le ultime parole all'orecchio -...ma sei disposta a rischiare la vita?-
-Cosa intendi?- lo sentivo cercare il ciondolo che avevo al collo, lo staccò con un colpo netto.
-Questo ciondolo sarà il pegno: se arrivi in fondo lo riavrai altrimenti morirai...-
Anche se sapevo che la mia ora prima o poi sarebbe arrivata, avevo paura di morire. D'altronde, chi non ha paura della morte? Passare il resto della vita in un buio eterno, senza ricordi, al freddo non era una bella prospettiva...
Non avevo più il ciondolo a forma di chiave di sol ma mi rimaneva quello a forma di chiave di fa, il carillon e il braccialetto con una scritta. Già, il braccialetto... Aveva preso la forma del mio polso ma quando provai a toglierlo non venne via: era come incollato alla pelle. La presa si strinse, non riuscii a trattenere un mugolio di dolore. Mi accasciai contro il tronco dell'albero,  il polso mi faceva male, sentivo pulsare il sangue nella mano e iniziava a girarmi la testa. Vedevo tutto confuso, non distinguevo più i contorni degli alberi. All'improvviso qualcuno accarezzarmi una guancia.
-Che strano... Non pensavo che saresti giunta fino a qua per ritrovarmi...-
-Len?-
Chiunque fosse, sicuramente non era Rinto. La voce era diversa e anche i modi di fare non erano gli stessi. Mi baciò sulla fronte, lasciandomi in mano un pezzo di carta. Non so quanto rimasi in quello stato di tranche, avvolta da quella nebbia misteriosa. Quando mi ripresi era l'alba: vedevo un luce biancastra passare attraverso le fronde degli alberi anche se quel luogo a metà tra fantasia e realtà il tempo non aveva senso. Non si trattava di una corsa contro il tempo ma di una sfida tra me e chiunque avesse ideato questo gioco. Guardai il foglio che avevo in mano dalla sera prima: pensavo fosse una specie di mappa e invece mi trovai davanti uno spartito. Cosa me ne facevo di uno spartito in un luogo del genere? La prima cosa che notai fu la chiave di fa nell'angolo sinistro in alto. Era collegata al ciondolo? Mi dissi di sì. Così iniziai a leggerlo. Le note formavano una canzone ma non capivo il senso. Il crepuscolo e la notte, cosa significava? Due cose destinate a non incontrarsi mai, eppure non volevo che io e Len fossimo destinati a rincorrerci per sempre senza incontrarci, volevo trovarlo! Volevo anche mettere fine a questo gioco, come l'aveva chiamato Rinto. 
Stetti un po' a osservare quel foglio senza riuscire a capire il senso. Ad un certo punto lo alzai per ripararmi gli occhi dal sole e notai che dietro c'era una scritta che non ero riuscita a vedere. Lo girai e la lessi.
(profezia)
Il carillon aveva smesso di suonare da un po', a quanto pare aveva esaurito la carica. Lo presi in mano e lo osservai: la ballerina, che si muoveva quando era carico, era ferma. Mi dava un'idea di tristezza, quasi nostalgica il vedere quell'oggetto. Credo che fosse collegato alla mia vita passata. Provai a caricarlo ma non trovai la molla. Al posto della melodia nostalgia del carillon sentivo il suono di uno strumento a fiato. Pensavo di essere l'unico essere vivente in quella foresta, visto che ero quasi sicura che Rinto fosse una specie di fantasma. Mi alzai e il braccialetto si strinse ancora. Cercai di ignorare il dolore che pian piano dal braccio si espandeva verso il resto del corpo. Vagai, seguendo quel suono, finché non arrivai in una radura. Al centro c'era un laghetto e seduto sotto uno degli alberi c'era Rinto. Fui sollevata nel vederlo, almeno non ero sola e avevo trovato un volto amico.
-Rinto!-
Lui alzò gli occhi dallo strumento che stava suonando, un flauto di Pan, e mi si avvicinò. 
-Quindi sei riuscita ad arrivare fin qui... Beh una promessa è una promessa. Tieni-
Mi rese il ciondolo e nel momento stesso in cui lo indossai, mi resi conto che i miei vestiti erano cambiati: al posto della maglietta e dei pantaloncini indossavo un vestito bianco piuttosto corto. La collana si vedeva bene: il ciondolo brillava nella luce che filtrava incerta tra i rami. Rinto mi si avvicinò e mi fece indietreggiare, ad un certo punto persi l'equilibrio e caddi a terra. Lui mi rialzò e mi spinse contro un albero, come le altre volte mi costrinse ad un altro bacio. Stavolta però c'era qualcosa di diverso, come se non volesse farmi del male, forse esprimeva amore... Sentii la sua mano salire lungo la mia schiena fino a raggiungere il filo che teneva il mio vestito. Me ne accorsi solo quando lo sentii giocherellare con in fiocco, presa com'ero dal suo bacio. Poi, improvvisamente, si fermò e si staccò da me.
-No, non posso... Lui non me lo permetterebbe... Tu sei Sua... Nessuno eccetto Lui ti può toccare... Ci starà aspettando... Vieni...- 
Mi tese la mano e io, docile come un cagnolino, l'afferrai, andando così incontro al destino. Forse Lui era Len ma perché Rinto aveva detto quelle cose? Len non mi avrebbe mai fatto del male... Da quanto ero riuscita a ricordare, era un ragazzo sempre allegro e sorridente, aveva un cuore d'oro. Perché mai sarei dovuta appartenere a lui? Avevo la mia vita, un cuore, un cervello, pensieri che solo io conoscevo, un passato tanto oscuro quanto triste alle spalle, o tutto questo in realtà non mi apparteneva? Apparteneva all'altra metà della mia anima, come presto scoprii. La mia anima, così come il mio corpo, appartenevano a Len. Era sua la capacità di dire a chi appartenevo. E questo qualcuno era Len. 
Seguivo Rinto, sembrava che conoscesse bene la strada: in quel labirinto di alberi e piante andava a passo sicuro, non indugiò mai. Ogni volta che provavo a domandargli qualcosa, mi rispondeva dicendo: -Tu appartieni a Lui!-
Il vestito bianco era troppo corto e troppo trasparente per i miei gusti. Mi vergognavo a pensare che qualcuno potesse vedermi con quello addosso ma in realtà era un'effimera sicurezza.
Notai che il braccialetto si era allungato, diventando della lunghezza del mio avambraccio, gli occhi rossi del serpente parevano fissarmi. Non riuscii a sopportare ancora quello sguardo e voltai gli occhi.
-Siamo arrivati.-
Prima di scostare una fronda piena di foglio, Rinto mi si avvicinò e mi baciò ancora, poi mi sussurrò per l'ennesima volta: -Ricordati! Tu appartieni a Lui!-
Con il braccio spostò la fronda e vidi di essere arrivati in una radura molto più grande della precedente, quella in cui avevo visto Rinto. Dal nulla, apparve un altro ragazzo.
-Finalmente!- la voce mi ricordava tanto quella di colui che mi aveva parlato mentre ero mezza svenuta dopo aver trovato il carillon. 
-Grazie di avermela portata Rinto. Sapevo di poter contare su di te...- dall'aspetto sembrava gentile ma il ghigno che li tagliava in due il volto diceva altro. 
-Len?- da un po' di tempo era l'unica domanda a cui volevo dar risposta. Ma anche quella volta fu una domanda sprecata.
-Vattene Rinto, per ora hai  finito il tuo lavoro!-
Quello se ne andò, sparendo nel bosco. Chissà se l'avrei rivisto...
-Bene bene... Adesso è giusto che sia un po' io a divertirmi...- 
Mi afferrò per un polso e guardò il bracciale. Lo osservò a lungo, poi mi fissò i suoi occhi azzurri in faccia.
-...e a quanto pare sei pronta...-
Mi tirò verso di lui e mi circondò la vita con un braccio. Mi lasciai andare e come una bambola continuavo a fare ciò che voleva. Non opposi resistenza quando la sua mano slacciò il vestito che cadde passivamente ai miei piedi. Ero inerme, l'unica barriera  che mi poteva difendere era a terra. Si leccava le labbra, quello che stava per farmi, mi avrebbe fatto molto male. Con un solo gesto anche i suoi vestiti caddero a terra. Mi ritrovai a terra con lui steso sopra. 
-Sai...- incominciò a parlare mentre mi accarezzava i capelli -...l'altra volta in fondo non è stato divertente... Hai rovinato tutto con le tue urla, il tuo dimenarti. Ma ora non c'è un Kaito che può accorrere alle tue grida, non c'è una Luka che, attonita, può prenderti tra le braccia quasi esangue... Non ricordi Rin-chan?-
Scossi la testa, non ricordavo nulla. Poi iniziò a baciarmi il collo, trattenevo a stento i gemiti. Sentivo le sue mani percorrere tutto il mio corpo. All'improvviso un flash: io e lui, stesi sul letto della nostra camera della grande casa, a coccolarci. Finché lui non mi convinse a oltrepassare il limite: accade e io cacciai un urlo. Ma le sue labbra premute sulle mie mi impedivano di urlare ancora. Mi dimenavo volevo assolutamente togliermelo di dosso ma non ci riuscivo. Quando riprese fiato, riuscii a urlare di nuovo. Ricordo che arrivarono gli altri Vocaloid in preda al panico. Ci guardarono con occhi increduli. Tra quelle mura si era consumato un incesto. Len a quel punto perse la testa: prese un coltello da sotto il cuscino  e mi colpì. Ricordo di essermi svegliata all'ospedale e aver iniziato il viaggio. 
-Hai ricordato?-
-Sì...- sospirai tra un ansito e un altro prima di cacciare un altro urlo.
-Brava sorellina, urla! Continua ad urlare! Mi fa piacere quando urli, chiama il mio nome,  invoca pietà, prega che smetta...-
Non gli davo retta, gli artigliai la pelle bianca delle spalle, lui gemette di piacere e intanto continuava ignorando le mie urla sempre più forti.
-Forza, non trattenerti: qui nessuno può sentirti! Urla Rin. Urla con tutto il fiato che hai in corpo, Rinto ti ha condotto da me perché non sfruttare l'occasione? Ti posso avere tutta per me,farti sentire la mia regina...-
-Smettila Len! Mi fai male!-
-Speravo tu lo dicessi... Mi fai andare fuori di testa quando urli...- 
Continuava come se io fossi una bambola, dovevo servire il mio padrone in tutto, non potevo ribellarmi. Provai a dimenarmi, scrollarmelo di dosso puntando le mani contro il suo petto ma senza risultato: la sua presa era più forte della mia. Mi lasciai andare senza più forze. Mi abbandonai al suo dominio, non potevo fare altro: la sue mani tenevano fermo il corpo immobilizzandomi a terra. Continuò per non so quanto tempo, poi quando si stancò, mi lasciò lì, a terra. Ripresi fiato poi mi alzai ma le gambe cedettero e io caddi di nuovo a terra. Tremavo, a fatica mi alzai di nuovo e riuscii a riprendere il vestito. Sentivo ancora il sapore di Len e del nostro amore proibito sulle labbra. Indossai quella effimera protezione e mi appoggiai ad un tronco. Piansi, tutta la mia rabbia, il mio dolore, la mia frustrazione venivano fuori. Sentii qualcuno abbracciarmi.
-Tu hai solo bisogno di essere amata... Tremi, dai mettiti questo-
Alzai gli occhi e vidi Rinto porgermi la sua maglietta. Lo ringraziai con un abbraccio e poi scoppiai a piangere tra le sue braccia.
-Ah, ma che bella scenetta commovente!-
-Len!- gridammo all'unisono.
-Non ti permetterò di farle nuovamente del male!-
-Ti ricordo che lei è mia...- 
Con tutta la calma possibile, tirò fuori un coltello e si avvicinò a noi. Vidi il volto di Rinto sbiancare. Poi in un attimo lo vidi a terra, in un lago di sangue con un coltello piantato nel cuore. Len era sereno, come se non fosse successo niente.
-Alzati!-
-No!-
-Rin... Non farmi arrivare a tanto!-
Mi afferrò un polso e mi trascinò fino ad un albero dove mi legò.
-Non provare a scappare o non sarò tanto gentile... Ogni sera verrò a punirti! Preparati, Rin-chan.-
La sua risata risuonò nel bosco, era inquietante. Passai la giornata con il terrore che potesse tornare e rifare le stesse cose. Ero sola: Rinto, l'unico che potesse farmi compagnia, era morto; Len non era più lo stesso, il suo amore proibito si era trasformato in perversione e la vittima della sua pazzia ero io. Il nostro era un amore impossibile: che cosa aveva portato due fratelli quasi identici ad amarsi? Eravamo stati sempre molto uniti, fin da piccoli, pian piano avevamo capito che il legame che ci univa non era un amore fraterno, era qualcosa di più. Ricordare tutto all'improvviso era stato uno shock: forse era meglio non sapere, continuare a subire le angherie di Len in silenzio senza reagire. Ma ora, ora che ricordavo tutto, dall'inizio della nostra storia a quello che era successo meno di una settimana fa. È vero, l'idea di fare qualcosa di più, di oltrepassare il limite che ci divideva era stata mia, ma in fondo è stata colpa sua se ho iniziato a urlare. Aspettai per tutto il giorno, legata a quell'albero. Tornò verso sera e venne a slegarmi. Mi massaggiai il polso, tra il braccialetto che mi fasciava il polso sinistro e la corda che stringeva quello destro non avevo pace. Mi prese per mano e ci sedemmo in riva al lago. Accese un fuoco: iniziava a fare freddo. Tremavo sia per il freddo che per la paura: il dolore di quello che aveva fatto prima era ancora forte. Mi mise sulle spalle la sua giacca.
-Non prendere freddo, Rin-
Mi ricordai di una sera d'inverno, quando pur di non farmi ammalare mi prestò il suo giubbotto. Mi strinse a sé e mi abbandonai a quell'abbraccio.
-Len...-
-Che c'è?-
-Ho freddo...-
-Allora ti riscaldo.-
Mi buttò a terra, capii subito cosa voleva fare per riscaldarmi.
-No Len! Fermati! Ti prego!-
-Continua a urlare sorellina, chiedi pietà-
-Len! Perché hai ordito tutto questo?-
-Perché? Mi chiedi perché? Beh, vedi dopo che ci hanno scoperto e dopo che ti ho colpito mi hanno cacciato dal gruppo e così me ne sono tornato nella nostra città. La perdita della tua memoria è stata la ciliegina sulla torta, non l'avevo proprio pensato ma è stato un punto a mio favore...-
-Perché proprio Osaka? Perché proprio questa foresta?-
Non si fermava, stringevo alcuni fili d'erba tanto per aggrapparmi a qualcosa. 
-Non l'hai ancora capito a quanto pare... Vedi questa è la nostra città natale e da piccoli vivevano in una casetta ai margini di questi bosco. Ricordi quella volta che ci perdemmo e arrivammo in questa radura?-
Fu qualcosa simile a sì quello che uscì dalla mia bocca mentre ansimavo.
-Dicesti che questo posto era stupendo, da grande volevi vivere qui con il tuo futuro marito. Non ho esaudito il tuo desiderio?-
-In parte... Ma perché hai ordito tutto questo?-
Si distese accanto a me e mi prese la mano.
-Perché ti amo e ti volevo tutta per me. Gli oggetti che hai trovato erano tutti collegati al nostro passato: la chiave di fa era la collana che mamma mi regalò quando partimmo per Tokyo, come a te regalò quella di sol. Poi il braccialetto, te lo volevo regalare come pegno del mio amore ma hai rovinato tutto...-
-Ma perché si stringe sempre di più. Fa male!-
-Oh si stringe?- mi prese il polso e con un colpo netto me lo tolse. Mi massaggiai il polso sollevata. -In caso di fuga ti punirò in un modo molto più tremendo. Non vuoi morire vero, Rin-chan?-
-No...-
-Il carillon è quello che tenevamo sul comodino da piccoli, lo spartito è quello di una nostra canzone, Twright Prank, la scritta dietro l'ho inventata io, il flauto di Pan è stata un'idea di Rinto. Sapevo che avresti seguito una qualsiasi melodia così ho approvato la sua idea.-
-Chi era in realtà Rinto? Ha detto che l'avrei scoperto se fossi arrivata in fondo al gioco...-
-Oh, solo un ragazzo orfano che ho convinto a prendere parte a questo progetto... Se fosse restato al suo posto e non ti avesse toccato, forse sarebbe ancora vivo... -
-Ma quelle cose che ha detto, che ha fatto...-
Mi interruppe dicendo:-Era sotto ipnosi... Ero io che gli avevo comandato di farlo. In altre parole, lui eseguiva il mio volere. Il suo vero essere è venuto fuori quando ti ha abbracciato la prima sera...-
-Ma come ho fatto a venire subito a Osaka? Potevo restare a Tokyo ma non l'ho fatto...-
-Forse nel tuo subconscio sapevi di dover ritrovarmi, forse avevi bisogno ancora di me...-
-Umhumh...-
Appoggiai la testa sul suo petto, in fondo avevo bisogno di sentirmi protetta.
Iniziò a cantare, ricordavo la sua voce limpida e dolce, ogni volta che ero triste riusciva a farmi sorridere. Aveva iniziato a accarezzarmi i capelli, era un momento magico. Pensavo di amarlo davvero, nonostante la sua pazzia: sapevo bene che era incesto, che il nostro amore era proibito però in quel momento eravamo soli, in una radura in mezzo ad una foresta disabitata. Nessuno poteva scoprirci. 
Ci eravamo lasciati in modo brusco: Len era stato cacciato e io ero finita all'ospedale per colpa sua. Mi tornarono in mente i visi che mi guardavano all'ospedale: erano i nostri amici e il concerto che era stato annullato era il nostro. Ma ora eravamo di nuovo insieme e era questo ciò che contava. Sicuramente il giornale a cui ho dato un occhiata sul treno parlava della nostra storia.
-Rin... È ora di dormire.-
-Ma io sto bene qui...-
Mi prese in braccio e mi portò sotto un albero poi mi abbracciò.
-Mi spiace farti del male ma devo Rin. Ho bisogno di te!-
-Se sei te, puoi fare di tutto. Ti perdonerò sempre, Len.- 
Quanto mi costarono care quelle parole…
-Grazie...-
Ci baciammo, la dolcezza di quel bacio era immensa. Pensai che forse non mi avrebbe fatto più nulla, che la sua pazzia fosse finita. Quanto mi sbagliavo...
La mattina dopo mi svegliai che lui non c'era. Ero da sola, con solo una coperta. Avevo fame ma non sapevo né dove andare né dove poter trovare del cibo. Mi avvolsi nella coperta e mi alzai. Il lago era piuttosto grande, visto che non c'era nessuno decisi di farmi un bagno. Misi un piede nell'acqua e rabbrividì. Era fredda ma sopportabile. Feci qualche passo e entrai nell'acqua; pian piano mi abituai alla temperatura e alla fine diventò piacevole. Chissà dov'era andato... Perché mi aveva lasciata sola e, soprattutto, slegata. Sarei potuta fuggire.
Len tornò con del cibo ma non mi accorsi del suo arrivo. Soltanto quando mi mise a sedere su una roccia che affiorava e mi baciò, capii che era arrivato.
-Rin non tentarmi!-
Intrecciai le mani dietro la sua testa e continuai a baciarlo. Quando iniziò a baciarmi il collo, iniziai a ridere.
-Mi fai il solletico! Smettila!-
Rimanemmo un po' abbracciati con l'acqua che ci accarezzava la pelle. 
-Len... Ho freddo...-
-Andiamo.-
Continuava a tenermi stretta, cercava di riscaldarmi.
Usciti dall'acqua, mi lanciò la sua camicia che indossai subito. 
-Dove sei stato?-
-Non ti riguarda. Comunque, ti ho preso dei vestiti puliti, mi aveva stufato vederti con il solito vestito bianco.-
-Grazie-
-Ma prima mangiamo, avrai fame immagino.-
Annuii e iniziammo a mangiare. Sembrava davvero cambiato. Dopo pranzo mi cambiai e gli resi la camicia. Mi aveva preso una maglietta e una gonna piuttosto corta ma almeno non erano trasparenti come il vestito che indossavo prima. 
-Rinto ha dimenticato questo...-
Mi si avvicinò e mi allacciò il nastro a fiocco sulla maglietta. 
-Sei sempre più bella-
Arrossii. 
-Dico sul serio. Se solo non fossimo fratelli... A quest'ora ti avrei già sposata... Vivremmo da soli, quanti bambini ti piacerebbe avere eh Rin?-
-Len...io... Siamo fratelli! Non puoi pensare a queste cose! Come puoi pensare di sposarmi? Come puoi pensare di avere dei figli con me?-
Sorrise beffardo, con quel ghigno che gli tagliava in due il volto.
-Rin. L'hai visto tu stesa: non mi ci vuole tanto a violentarti. Siamo da soli, nessuno può accorrere alle tue urla, posso fare di te qualunque cosa. Preferisci essere trattata come una persona o come una bambola?-
-Una...una persona...-
-Continua con questi discorsi e diventerai la mia bambola personale. Stasera ti punirò. Come sempre. Non ho niente da fare la notte, Rin, posso benissimo fare di te il mio giocattolo, il mio passatempo. Ah stasera cerca di non urlare: mi strilli nelle orecchie, non voglio diventare sordo e mi dà sui nervi... Quindi se non riesci a farlo da sola ti imbavaglierò con questo stesso fiocco che ora è qui.- Premette un dito sul mio petto, lì dov'era il fiocco. Avevo paura, tremavo all'idea di quello che mi aspettava. Ogni sera ripeteva gli stessi gesti, cominciava a essere ripetitivo. 
Alla fine la sera arrivò. Non potevo far nulla, non riuscivo a ribellarmi: avevo paura. Len era scomparso per tutto il pomeriggio, lasciandomi legata al solito albero. Come arrivò, venne da me.
-Quasi quasi ti lascio legata stasera... Ci sarà da divertirsi... Per me!- scoppiò a ridere. Mi divincolavo ma lui mi bloccò all'albero. Mi sciolse il fiocco della maglietta e lo usò per imbavagliarmi:  non riuscivo a respirare, mi sentivo mancare l'aria. Len non sembrava lui: le cose che mi aveva detto prima le pensava veramente. Voleva avermi tutta per sé, è per quello che mi aveva costretto a fare la caccia al tesoro.
-Vedi Rin, adesso sarai mia per sempre. Che ne dici se aumento il rischio?-
Mi dimenai, volevo dirgli no ma lui prese un coltello dalla cintura dei suoi pantaloni e mi afferrò il braccio destro. Iniziò a incidere sulla pelle il suo nome, poi afferrò l'altro braccio e scrisse il mio; volevo urlare il dolore era troppo. 
-Così non ti dimenticherai del nostro amore..-
Il terreno intorno cominciò a bagnarsi del mio sangue che sgorgava copioso da quelle sei lettere incise sui bracci.
Iniziò a sbottonarsi la camicia poi tagliò la mia maglietta a metà, ero in suo potere. Iniziò ad accarezzarmi i capelli poi pian piano le sue mani cominciarono a scendere fino al bordo della gonna. Iniziò a giocherellare con l'elastico.
-Cosa vogliamo fare eh Rin-chan? Vuoi aspettare ancora un po'? O posso iniziare a divertirmi?-
Non volevo che mi toccasse, tentai di tirargli un calcio ma lui fu più rapido e mi bloccò completamente. 
-Ho la risposta che volevo.-
Senza esitare mi tolse la gonna poi si abbassò i pantaloni.
Scuotevo la testa, dai miei occhi scendevano lacrime, volevo chiedere pietà, non volevo che continuasse il suo gioco. Non mi ascoltava e per cercare di distrarmi iniziò a baciarmi il collo poi passò alla spalla dove lasciò dei piccoli segni rossi lungo il passaggio delle sue labbra. 
Non so quanto durò, dopo un po' svenni sia per il dolore sia per la mancanza d'aria.
Quando mi sono svegliata, stamattina, ho visto che era ancora addormentato, tra le mani stringeva ancora il coltello con cui aveva inciso le lettere sul braccio. Mi aveva tolto il bavaglio e mi aveva slegata. Ero libera, pensai di prendere l'occasione al volo, chissà quando si sarebbe ripresentata... 
Ero debole, durante la notte avevo perso molto sangue e, soprattutto, non avevo niente con cui coprirmi. Notai il vestito in terra e senza pensarci due volte lo afferrai. Non volevo scappare senza vestiti.
-Addio Len. Goditi la tua pazzia.-
Sorrisi e poi me ne andai. Ho corso per qualche ora ma credo di essermi persa. Mi sono fermata in una piccola radura ma ora non riesco più ad alzarmi. Non ho più forze, in questi giorni ho mangiato pochissimo e ho perso troppo sangue.
Mi sento male, la testa mi gira. Cerco di alzarmi ma le gambe non mi reggono. Sento qualcuno avvicinarsi, non può essere che Len. Siamo gli unici in questa foresta.
-Rin, ti avevo avvertito! Non dovevi scappare... Ora dovrò punirti sul serio. In mano tiene il coltello che ha usato ieri sera. Cerco di raggomitolarmi contro il tronco ma mi ritrovo stretta tra le sue braccia. 
-Len...-
-Rin...-
Rimaniamo in silenzio, abbracciati o meglio, avvinghiati l'uno all'altra. Ho bisogno di sentire il calore del suo abbraccio.
-Len... Ti prego perdonami! Non ce la facevo più... Avevo paura...-
-Rin...Rin la mia dolce sorellina... Perché te ne sei andata?  Perché mi hai lasciato solo?!- la sua voce passa da un tono dolce a uno arrabbiato. Noto lo scintillio della lama che sta per colpirmi, in un attimo lo butto a terra e ricomincio a correre ignorando il dolore e la fatica. Len appena capisce inizia a inseguirmi. È veloce e io non ce la faccio più. Non vedo una radice e in un attimo sono a terra, tento di scappare di nuovo ma Len mi afferra il braccio e mi stringe il polso. Mi tira a sé e mi bacia, intanto sento la lama del coltello affondare nella pancia, l'altra mano la usa per giocare con i miei capelli. Il respiro mi si mozza. 
-Len...-
Sento che toglie la lama dalla mia pancia, cado a terra, senza forze. Alla fine non mi ha perdonato, il gioco è finito in tragedia. Noto una scintilla dei suoi occhi.
Cosa vuole farmi ancora? Non gli basta avermi torturato, violentata e uccisa?
-Rin-chan vedi, è questa la punizione... Eppure ti avevo avvertito...  La tua morte... Non aspettavo altro: il momento in cui ti avrei vista a terra, esangue. Rinto ha detto che forse sarei cambiare se ti avessi visto così... Ma non è successo nulla. Sei solo una bambola Rin. Sei solo mia sorella. Sei solo la mia ennesima vittima.- Scoppia a ridere, quanto mi dà sui nervi la sua risata. -Beh non dici nulla?-
Avrei voglio di urlargli in faccia tutti i possibili insulti di questo mondo. Ma non riesco a parlare.
-Sei stata la mia bella bambolina, non ti dispiace vero se ti ho fatto del male?-
Certo che sì. Sei un bastardo. Un pazzo. Uno psicopatico. Mi sembra di venire sollevata da terra, ma forse è la mia immaginazione, ho la vista annebbiata, non capisco più nulla. La mia ora è sempre più vicina.
Mi sta abbracciando? Sento le sue lacrime cadere sulla pelle della mia spalla. Le forze mi scivolano via, chiudo gli occhi, mi abbandono al suo abbraccio.
-Rin... Aspettami di là...-


Post Scriptum
Salve a tutti!
avevo promesso un'altra storia ma non so cos'è venuto fuori... l'ho scritta tanto per passare il tempo durante un viaggio in auto e questo è il risultato...-.-
all'inizio non doveva essere così: la mia idea era di fare una storia piuttosto fluffosa ma la mia mente non ce l'ha fatta a ideare qualcosa di buono e alla fine il morto ci scappa sempre. In questo periodo vedo milto bene Len come un pazzo psicopatico (non chiedetemi perchè. non lo so nemmeno io).
La canzone Twright prank l'ho scelta a caso, gli oggetti sono in qualche modo collegati a Rin e Len.
Spero vi piaccia!
Ja ne!
   
 
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