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Autore: suinogiallo    26/07/2008    0 recensioni
Prima di Mellerville House, dell'Albero dell'Impiccato, di Young Rock, Robert Autore era stato protagonista di altre avventure.
Questa raccolta le raccoglie in una unica opera.
La seconda storia, Lamia, è giunta seconda al concorso il Mostro e il Mostruoso organizzato da IMG.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Robert's Shorts'
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cinocefali
CINOCEFALI
by: suinogiallo

                Quando il taxi si fermò di fronte al castello di Valpollicella1 il sole era già calato oltre le cime delle montagne che circondavano la vallata. Un vento freddo ululava tra le fronde degli alberi e la luce della Luna era oscurata da delle dense nuvole che la coprivano parzialmente. 
Sul portone del castello una lampada mandava una fioca luce giallastra che sembrava volesse spegnersi ad ogni folata di vento più forte delle altre. 
Scendendo dal taxi mi chiesi se fosse un effetto voluto o se veramente le linee elettriche di quella zona fossero cosi poco affidabili da essere messe in crisi da un po’ di vento. 
- Il suo bagaglio mister! – mi disse con un accento strascicato l’autista del taxi porgendomi una piccola sacca da viaggio. Si vedeva lontano un miglio che non gli piaceva stare li. 
Aveva fatto il viaggio dal paese di Dog2 al castello costantemente sopra i cento chilometri orari, rischiando spesso di finire fuori strada, per cercare di arrivare prima che calasse il sole. Cosa che era risultata però impossibile. 
- Grazie! – lo ringraziai allungandogli quanto pattuito per la corsa più un extra, poi presi la sacca e mi voltai verso il portone di ingresso del castello. Con uno stridio di pneumatici ed un rumore di ghiaia sbalzata via sentii il taxi allontanarsi di corsa. 
Sembrava di essere in uno di quei vecchi film di vampiri, quando l’eroe giunge nel paesello sperduto e chi lo ha accompagnato scappa a gambe levate. 
Ma quello non era un film horror e in quel castello non ci abitava di certo il conte Dracula. 
Il castello di Valpollicella era un vecchio castello italiano smontato pezzo per pezzo e rimontato in quel posto da un miliardario per farne la sua dimora, nei decenni, poi, dopo la morte del miliardario, il castello era passato di proprietà in proprietà fino a finire nelle mani di un imprenditore che poi ne aveva fatto un albergo. 
Certo, il luogo scelto non era di certo il migliore. Al centro di una valle circondata da alte montagne, con una sola strada per arrivarvi che passava attraverso un fitto bosco, ed il paese più vicino a oltre cinquanta chilometri di distanza. 
Un isolamento quasi completo. 
Bussai usando il pesante batacchio di bronzo che era stato fissato al portone di legno. Non c’era nessun segno di campanelli o cose simili per cui sperai che ci fosse qualcuno che potesse sentire quel bussare. 
Iniziava a fare freddo e l’idea di rimanere li fuori di notte non mi ispirava per niente. 
- Si! – mi disse improvvisamente una faccia facendo capolino da uno spioncino chiuso da una grata metallica. 
- Buonasera! – salutai iniziando a frugarmi nelle tasche del giubetto di jeans alla ricerca della ricevuta di prenotazione che mi avevano inviato via mail – Sono Robert Autore, ho una prenotazione! – 
Finalmente trovai il foglio e glielo mostrai. 
- L’aspettavano per questa mattina! – mi disse. Non c’era astio nella sua voce solo un po’ di sorpresa – Nessuno viene qui dopo il tramonto! – poi sentii il rumore di pesanti chiavistelli che venivano aperti e finalmente il portone si dischiuse permettendomi di entrare – Prendo io la sua sacca! Sabine, accompagna il signore nel saloncino! Immagino vorrà mangiare qualcosa prima di salire in stanza – 
- In effetti si – mormorai sentendo un caldo tepore giungere dall’ambiente confortevole. Anche dentro, notai, l’illuminazione era abbastanza fioca e tremolante. Probabilmente un effetto candela ad accentuare l’ambiente castellano. 
- Venga! – mi fece cenno di seguirla una giovane cameriera vestita davvero da cameriera. Cioè, vestito scuro, grembiule bianco, calze chiare e scarpe nere ed una cuffietta in testa. Non avrei mai creduto di vederne una dal vivo gente. 
- Si! – iniziai a seguirla guardandomi intorno. Le pareti erano intonacate a tratti mostrando di tanto in tanto le pareti in muratura. Ogni tanto un quadro o un arazzo ne coprivano alcuni punti mentre agli angoli erano sempre presenti delle vecchie armature. 
Mentalmente iniziai a prendere nota di tutto quello che vedevo. 
Sapete, non ero li per una breve vacanza ma con una precisa missione. 
Marlene nonostante avesse già assicurato un posto nell’Autore Enterprises aveva deciso di dedicarsi a qualche speculazione per conto proprio e vedendo, un giorno, la pubblicità del castello di Valpollicella su di una rivista aveva deciso di provare a vedere se riusciva a comprarlo. 
Aveva preso qualche notizia in giro scoprendo che l’albergo non navigava in buone acque e che il proprietario avrebbe accettato una buona offerta. 
Tuttavia voleva essere certa che potesse essere un buon affare anche per lei e per questo, anche per valutarne le potenzialità, mi aveva mandato in perlustrazione. 
Succube di mia cugina? 
Diciamo pure di si. 
 
                Il saloncino era un ambiente di discrete dimensioni illuminato da due pesanti lampadari che pendevano dal soffitto e con un grosso tavolo di legno al centro sul quale campeggiava della frutta. Addossate alle pareti c’erano alcune poltrone foderate in velluto rosso separate le une dalle altre da dei piccoli mobiletti. 
Un mobile più grande conteneva alcune decine di bottiglie di vino oltre a qualche bottiglia di liquore ed era chiuso a chiave. 
- Se vuole aspettare qui vado ad avvertire la cucina! – mi disse gentilmente la cameriera – Vuole qualcosa da bere come aperitivo? – 
- Un  Martini, grazie! Senza ghiaccio! – sorrisi vedendola poi sparire dietro una porta. 
- Non ci faccia pensieri sopra! – mi disse all’improvviso un uomo abbassando il libro che stava leggendo – E’ tanto fredda quanto bella! – poi alzandosi – Ma lei è giovane e forse ha qualche speranza in più rispetto ad un decrepito vecchietto come me! - 
- Grazie per l’avvertimento – mormorai guardandolo. Anche se si era definito un decrepito vecchietto non doveva avere più di una sessantina di anni portati abbastanza bene e sulla cameriera aveva ragione. Era davvero molto carina. Gli occhi, poi, erano stupendi. Un verde strano, scuro ma con dei riflessi più chiari che attiravano l’attenzione sul suo volto. 
- Mi chiamo Oscar Walpole – mi tese poi la mano. 
- Robert Autore – ricambiai la stretta. 
- Cosa ci fa un ragazzo giovane come lei in questo posto, santi numi, questo è un mortorio! – mi disse all’improvviso una donna alzandosi dalla sua poltroncina e venendo verso di me – Grace Montmorency! Io sono qui per curare i miei nervi, e questo posto è l’ideale, niente telefono, niente televisione, niente giornali! Ma lei è un giovanotto, e questo posto, santi numi, non è proprio l’ideale! – 
- Una scommessa! – inventai sul momento. Ancora non lo sapevo ma questa cosa del dovermi inventare le scuse più assurdi per giustificare la mia presenza in un posto sarebbe diventata quasi una costante – Mia cugina non pensa che sia in grado di rimanere per una settimana lontano da computer, televisione e tutte le altre comodità della vita moderna! – 
- Che idiozia! – sbuffò un altro uomo gettando una grossa folata di fumo dalla bocca semiaperta – Ai miei tempi i ragazzini come lei se ne stavano ancora attaccati alle gonnelle della madre! – 
- Ai tuoi tempi, Wallie, i ragazzini stavano attaccati ai gonnellini dei loro padri! – lo rimbeccò Oscar alludendo alla sua età. 
Oltre a loro tre non vidi altri ospiti e dopo aver fatto un cenno di saluto alla signora e ai due uomini che avevano iniziato a battibeccare tra di loro andai a sedermi su una delle poltroncine rimuginando sul fatto che se fossero solo quelli i clienti la situazione finanziaria del proprietario dell’albergo non doveva essere proprio florida. 
Oltre alla cameriera e all’uomo che mi aveva aperto ci dovevano essere sicuramente altre persone di servizio e, tra i loro stipendi e tutte le altre spese, il solo mandare avanti la struttura doveva costare molto di più di quanto faceva guadagnare. 
- Il suo Martini! – mi disse improvvisamente la giovane cameriera portandomi un bicchiere pieno per metà di liquore con due grossi cubetti di ghiaccio che vi galleggiavano dentro. Con molta professionalità lo sistemò poi sul piccolo mobiletto sistemandovi accanto anche un piccolo tovagliolo di stoffa. 
- Avevo detto senza ghiaccio! – protestai vedendo i due cubetti di ghiaccio. Diavolo, in questo modo me lo avevano annacquato! 
- Non credo che lei abbia l’età per bere del Martini liscio o qualsiasi altro liquore! – mi lanciò una occhiata che non ammetteva repliche e, difatti, senza dire altro si voltò e se ne tornò nell’altra stanza. 
- Cosa le avevo detto! – sorrise Oscar – Bella ma fredda come una lama di rasoio! – 
- Già! – sorrisi a mia volta prendendo il bicchiere ed iniziando a sorseggiare il Martini. 
Non ci crederete, non solo era con ghiaccio, ma era stato anche allungato con altra acqua. 
 
                Dopo aver cenato la giovane cameriera mi accompagnò fino alla mia stanza spiegandomi che nelle camere era vietato fumare e che se avessi voluto farlo sarei dovuto scendere nel saloncino, l’unico ambiente dove era permesso ma che se non avessi fumato sarebbe stato meglio. 
- La colazione sarà servita alle otto di mattina! – aggiunse poi passandomi le chiavi della stanza. 
- Se scendessi alle nove? – le domandai. 
- Salterebbe la colazione! – mi rispose senza alcuna esitazione voltandosi. 
- La Rottenmeier3  è un angelo in confronto! – sussurrai vedendola sparire oltre un angolo poi entrai nella mia stanza e mi sedetti sul letto trovandolo duro e scomodo. 
La cena era stata buona. Nulla di eccezionale intendiamoci. Una bistecca, qualche verdura grigliata e una brocca d’acqua. Sabine, la cameriera, non aveva voluto sentir ragioni e si era rifiutata categoricamente di portarmi del vino. 
Al mio tentativo di spaventarla dicendole di far venire il direttore dell’albergo aveva sorriso ed era ricomparsa dopo pochi attimi insieme all’uomo che mi aveva aperto che si qualificò come il portiere e direttore dell’albergo. 
Di fronte alle mie rimostranze dapprima si mostrò comprensivo e mi chiese di scusare il comportamento della ragazza che, essendo molto giovane era ancora inesperta, poi però mi disse che se aveva deciso che non dovevo bere vino lui non poteva farci nulla e, lasciandomi con la bocca spalancata per la sorpresa, se ne andò. 
- Una gabbia di matti! – brontolai lasciandomi cadere sul letto. 
Un ululato mi fece saltare in piedi con il cuore in gola. 
Era stato talmente improvviso e vicino che per poco non ebbi paura di trovarmi il lupo che lo aveva emesso ai piedi del letto. 
- Lupi? – mi domandai guardando in direzione della finestra. Un  nuovo ululato seguito subito dopo da altri. 
Un vero posto da lupi, pensai gettando uno sguardo oltre il vetro. 
La notte era davvero buia e anche la poca luce della Luna che prima filtrava attraverso le nubi adesso era scomparsa. 
Ero abbastanza in alto e quindi mi permisi di aprire la finestra per guardare di fuori. Mai visti lupi che volano. 
Un vento gelido mi tagliò le ossa ma resistetti e gettai uno sguardo verso il basso. 
La fioca luce al di sopra del portone resisteva stoicamente alle folate del vento ma era davvero troppo fioca per permettermi di vedere oltre un metro dal portone. 
- Immagino sia questo il motivo per cui il tassista aveva fretta! – ipotizzai sentendo gli ululati venire da quasi tutto il bosco circostante – Trovarsi con l’auto in panne in mezzo ad un branco di lupi non deve essere piacevole! – 
Rabbrividendo chiusi la finestra e me ne tornai verso il letto. Anche se ero stanco non avevo molto sonno e tirato fuori un libro dalla mia sacca mi misi a leggere standomene sdraiato. 
Un leggero bussare alla porta mi svegliò all’improvviso. 
- Cosa? – biascicai svegliandomi. Ero ancora vestito. 
Mi guardai intorno intontito dal sonno e la prima cosa che notai fu la luce che entrava dalla finestra. Era giorno. 
Mi ero addormentato leggendo. 
- La colazione! – quasi urlai saltando giù dal letto – Che ore sono? – poi mi fermai sorridendo – Potrebbero essere anche lei dieci ma almeno un caffè devono darmelo! – 
Il leggero bussare alla porta si ripeté. 
- Si, arrivo! – dissi avvicinandomi alla porta, poi la aprii trovandomi faccia a faccia con la cameriera. 
- Sono le otto e quindici! – mi disse – Passate le nove non avrà neanche un caffè! – 
- Adesso scendo! – rantolai vedendola. 
Di corsa mi diedi una veloce lavata al viso, una rassettata ai vestiti che, avendoci dormito, erano tutti spiegazzati e velocemente scesi nella sala da pranzo dove trovai gli altri ospiti già intenti a consumare la loro colazione. 
- Ragazzo fortunato! – sogghignò Oscar vedendomi arrivare – Ti è venuta a svegliare! – 
- E cosa pensavi, che sarebbe venuta a svegliare una vecchia mummia come te! – lo rimbeccò Wallie. I due, avevo scoperto, erano stati spesso avversari nei tribunali, Oscar come accusa e Wallie come difesa, ma grandi amici fuori ed avevano l’abitudine di starsi sempre a prendere in giro l’uno con l’altro. 
Grace era invece la direttrice di una rivista di moda molto apprezzata nell’ambiente. 
Tutti e tre erano abbastanza avanti con gli anni ma apparivano ancora piuttosto arzilli e pieni di vitalità. 
- Cosa vuole per colazione? – mi domandò all’improvviso Sabine comparendomi accanto. 
- Solo un caffè! – le risposi di scatto, preso di sorpresa – Lo zucchero lo posso prendere? - 
- Glielo porto subito! – si allontanò rapidamente. 
- Avete sentito gli ululati questa notte? – domandai poi agli altri ospiti i quali subito mi risposero di si spiegandomi che loro erano già alcuni giorni che erano li e che quella era la prima notte che li sentivano. 
- Ci dovevano essere decine di lupi li fuori! – disse Wallie – Non sono riuscito a chiudere occhio! – 
- Ma se sentivo il tuo russare attraverso le pareti! – lo attaccò Oscar, poi vedendo Sabine arrivare con il mio caffè attirò la sua attenzione alzando un braccio – Sabine, ha sentito anche lei i lupi questa notte! Scommetto che anche loro stavano ululando per lei! – 
La reazione di Sabine fu tanto brusca quanto imprevista. 
Lasciò cadere improvvisamente il vassoio con la tazzina di caffè urlando un no violento prima di scappare via. 
- Pezzo di idiota! – sbraitò Wallie nei confronti di Oscar – Hai visto, l’hai spaventata! – 
- Ma io...- cercò di giustificarsi. 
- Non vi preoccupate signori, non è successo nulla di grave! – arrivò di corsa il direttore dell’albergo, Aldanon4, a cercare di calmare la situazione. Preso uno straccio iniziò a pulire per terra raccogliendo i pezzi della tazzina andata in frantumi. 
- Signor Aldanon? – lo chiamò Grace alzandosi ed avvicinandosi – Va tutto bene? Vedo che anche lei è teso e questa mattina ho sentito il cuoco che le diceva che dovevate chiudere una settimana fa! Ed era spaventato! – 
- Va tutto bene, non si preoccupi! – continuò a dire, poi si voltò verso di me – Le portò subito un altro caffè! – 
- D’accordo! – mormorai non riuscendomi a togliere dalla mente il volto improvvisamente spaventato di Sabine. 
 
                Il resto della mattina trascorse abbastanza tranquillamente. 
Insieme a Grace e a Oscar uscii dal castello andando a fare una passeggiata per i dintorni mentre Wallie se ne rimase nel castello a leggere. 
I boschi di mattina sembravano molto meno spaventosi di quanto mi erano apparsi la sera prima tuttavia non riuscivo a togliermi di dosso uno strano senso di irrequietezza che mi tormentava. 
Non ero un tipo facilmente impressionabile e non ero una persona che credeva facilmente a leggende e miti, ma non potevo negare che c’erano comunque molte cose che non potevamo sapere o alle quali non volevamo credere. Almeno fin quando non ci sbattevamo la faccia contro.  
Neanche un anno prima mi ero trovato faccia a faccia con dei vampiri5 ed in precedenza ero stato testimone di altri fatti ugualmente incredibili ed avevo iniziato a farmi una certa cultura su fatti misteriosi. 
E la situazione che c’era in quel momento in quell’albergo aveva tutta l’aria di nascondere qualcosa di misterioso. 
- E quindi anche lei ha avuto questa impressione? – mi disse all’improvviso Grace. 
- Io la definirei una impressione a pelle! – le rispose – Non ho sentito nulla, al contrario di lei, ma la reazione di Sabine di questa mattina mi è sembrata eccessiva, soprattutto tenuto conto del fatto che non mi sembra una bambinetta che si spaventa facilmente! – 
- Sa che è la figlia del proprietario dell’albergo? – mi chiese all’improvviso Grace. 
- No! – esclamai sorpreso. Finalmente riuscii a capire come mai una semplice cameriera potesse avere tutta quella autorità. Era la figlia del proprietario. 
Ma come mai lavorava li come cameriera? 
- L’albergo non naviga nell’oro – continuò a dirmi Grace rispondendo alla domanda che mi era venuta in mente – ed il personale è ridotto all’osso! Ma d’altronde per loro è raro avere più di due, tre clienti tutti insieme e quindi il personale che c’è adesso è più che sufficiente, e quindi credo che per risparmiare Sabine ha deciso di lavorare qui come cameriera, per aiutare! – 
- Capisco! – mormorai. Era una fonte di notizie preziosissime. 
L’albergo era praticamente allo stremo e se Marlene avesse deciso di fare una offerta difficilmente avrebbe avuto un no come risposta. 
- Ma questo non giustifica la sua reazione! – disse Oscar. Si sentiva ancora in colpa per quello che era successo e voleva riuscire a capire in cosa avesse sbagliato. 
- Tre anni fa sua sorella è stata uccisa nei boschi qui intorno da dei lupi! – ci spiegò all’improvviso Grace- E lei era presente all’incidente! Si salvò solo perché Aldanon giunse con un fucile a spaventare i lupi! – 
- Diavolo! – sbiancò Oscar capendo per quale motivo Sabine aveva reagito in quel modo a quella sua battuta – io non sapevo! – 
- Lo sanno in pochi – gli disse poi Grace – sui giornali scrissero che morì a causa di un incidente stradale, ma io ero ospite nell’albergo e fui tra le prime a correre su luogo dell’aggressione – 
- Davvero un bel coraggio quella ragazza a voler venire a lavorare qui! – commentò poi Oscar. 
Un bel coraggio davvero, mi ripetei mentalmente pensando che forse quel posto valeva molto per Sabine e che magari avrebbe insistito con i suoi genitori per non farlo vendere. Una complicazione sulla strada decisa da Marlene. Ma forse se fosse crollata psicologicamente le cose sarebbero potute essere anche più facili. 
Mi vergognai un po’ a pensare quella cosa e cercai subito di rimuovere quel pensiero dalla mia mente. 
 
                All’ora di pranzo Sabine tornò a servire ai tavoli. Aveva gli occhi leggermente cerchiati ed arrossati, segno che probabilmente aveva pianto. 
Nessuno degli ospiti disse nulla durante il pranzo ed anche io non mi lamentai del fatto che non mi servisse del vino e alla fine del pranzo mi alzai in silenzio tornandomene nella mia stanza per mettermi a leggere e far passare cosi il tempo. 
Non avevo intenzione di parlare con nessuno e starmene da solo in stanza era il modo migliore. Ma dovevo pur far passare il tempo e per questo mi gettai nella lettura del romanzo che mi ero portato. I cacciatori della Luna Rossa6, della Bradley. 
Ancora non lo sapevo ma quel romanzo sarebbe stato per me molto importante dandomi lo spunto per iniziare a scrivere e per creare alcuni personaggi che mi avrebbero accompagnato poi in alcune saghe. 
Comunque, ero arrivato ad un buon punto quando sentii bussare alla porta.  
 
                - Cosa pensa di dire a sua cugina? – mi domandò all’improvviso Aldanon entrando dentro la mia stanza. 
- Non capisco cosa voglia dire – gli risposi cercando di non far trapelare alcuna emozione. 
- Lei è qui per conto di sua cugina Marlene Autore – mi disse di nuovo – che ha intenzione di acquistare il castello di Valpollicella! Pensa che sia un buon affare? La convincerà a fare una offerta molto al di sotto del reale valore di mercato della proprietà perché gli affari vanno male? – 
Probabilmente in qualche modo erano venuti a conoscenza che Marlene si stava interessando all’albergo e Aldanon doveva aver fatto uno più uno. 
- Questo posto non vale neanche la metà di quanto Marlene sarebbe disposta ad offrire – lo guardai. All’epoca avevo ancora qualche interesse nelle attività finanziare e mi divertiva parlare con Marlene di quello che aveva intenzione di fare – Troppo isolato, camere troppo scomode, probabilmente l’intera rete elettrica della zona è da rifare. Ci vorrà un capitale solo per rimetterlo in sesto! – poi mi avvicinai all’interruttore ed accesi la luce – Vede cosa intendo, adesso è addirittura saltata! – 
- Cosa? – quasi urlò precipitandosi all’interruttore e provando anche lui. 
- Le sembra cosi strano? – domandai leggermente divertito da quella sua reazione – Ieri quando sono arrivato bastava un filo di vento per far andare e venire la luce! – 
- Non capisce, sono loro! – urlò voltandosi a guardarmi – Stanno tentando di isolarci! – poi si precipitò alla porta ed iniziò a scendere le scale di corsa urlando che doveva chiudere tutte le porte. 
- Ma cosa succede? – mi domandò Oscar uscendo dalla sua stanza – Ho sentito il direttore urlare! – 
- E’ andata via la corrente! – gli risposi. 
- Come tre anni fa... – sussurrò improvvisamente Grace uscendo anche lei dalla sua stanza - ...era sempre di questo periodo, ed anche in quell’occasione la corrente era andata via! – 
- Sentite, io sono venuto qui per stare tranquillo! – urlò Wallie uscendo a sua volta dalla stanza – E tutta questa agitazione non è certo quello che si dice stare tranquilli! – 
- E stai un po’ zitto vecchia cornacchia! – lo zittì Oscar guardandolo torvo – Scendiamo anche noi e cerchiamo di capire cosa sta accadendo! – 
Rapidamente scendemmo al piano terra trovando il direttore che stava armeggiando con le ante di un grosso armadio mentre il cuoco si muoveva per la sala brandendo una pesante mannaia. 
Finalmente Aldanon riuscì ad aprire l’armadio e pochi secondi dopo lo vedemmo mettersi a tracolla una mitraglietta ed iniziare a riempirsi le tasche della blusa di caricatori. 
- Se volete tornare a casa venite qui ed armatevi! – ci gridò prendendo un fucile e porgendolo verso di noi. 
- Per dei lupi? – lo guardai basito – Non crede di stare esagerando! – poi mi guardai intorno – Diavolo, questo castello è solido, il portone è di legno spesso dieci centimetri! Che pensa, che possano attaccarci con gli arieti? – 
L’idea di un branco di lupi che ci attaccava caricando la porta con un ariete – inteso nel senso dell’animale – mi fece un po’ sorridere, ma il volto serio di Aldanon e del cuoco mi convinsero che c’era qualcosa di diverso da un branco di lupi. 
- Cos’ha qui dentro! – disse all’improvviso Grace avvicinandosi all’armadio. Pochi attimi dopo ne tirò fuori una carabina insieme ad un paio di scatole di cartucce – Questa va bene per me! – 
- Ma state scherzando tutti? – urlai vedendo poi anche Oscar e Wallie andare all’armadio per armarsi. 
- Non sono semplici lupi quelli che sono qui fuori! – intervenne improvvisamente Sabine entrando nel salone. 
Si era cambiata di abito. Tolto il vestito da cameriera aveva indossato un paio di jeans ed una camicia dello stesso tessuto. 
Anche lei si avvicinò all’armadio e dopo aver frugato per alcuni secondi ne tirò fuori due pistole. 
- Spero che sappia usarla! – mi disse poi porgendomene una – E cerchi di non spararsi in un piede o peggio, e soprattutto cerchi di non sparare a noi! – 
- Che cosa c’è li fuori? – le domandai sentendo all’improvviso iniziare gli ululati. 
- Mi crederebbe se glielo dicessi? – mi rispose. 
- Non sai a quante cose posso credere! – sorrisi tirando fuori il caricatore della pistola per controllare se fosse pieno, poi lo rimisi dentro mettendo il colpo in canna. 
 
                - Questo castello non è sempre stato un albergo – iniziò a dirmi mentre Aldanon e il cuoco andavano a controllare le porte del castello – ed ha una lunga storia! Si dice, ad esempio che il suo proprietario in Italia fosse un alchimista che nelle segrete del castello aveva un laboratorio dove studiava la pietra filosofale! – 
- Il primo proprietario era un miliardario affascinato da queste leggende e subito dopo la fine della ricostruzione del castello iniziò anche lui a dedicarsi a esperimenti alchemici! – continuò convinta che comunque non le avremmo mai creduto – Ma non aveva nessuna intenzione di cercare la pietra filosofale, o almeno questo è quello che trovammo scritto nel suo diario! La sua intenzione era quella di creare degli ibridi per farli lavorare come schiavi! – 
- Ibridi? – mormorai. 
- Si! – mi guardò – Metà uomini e metà animali, e la sua scelta cadde sui cani! Il migliore amico dell’uomo, fedele e leale! – 
- Ed immagino che riuscì nel suo intento ma che gli esseri che creò si ribellarono al loro creatore uccidendolo e disseminandosi per i boschi qui intorno seminando morte e distruzione! – anticipai quello che stava per dire. 
Diavolo gente, era la trama di un film di serie B, anzi, era la madre di tutte le trame dei film di serie B. 
Ne avevo viste di cose, vampiri, polpi giganti, ma riuscire a credere a quella storia era davvero dura. 
Anche se a raccontarmela era una ragazza carina come Sabine. 
- Non seminarono morte e distruzione – mi corresse – fuggirono nei boschi e non uccisero il loro creatore, ma si limitarono a vivere nascosti nei boschi qui intorno, uscendone di tanto in tanto per andare a caccia o per procurarsi delle donne con cui portare avanti la loro specie! – 
Non so perché ma mi venne in mente la classica locandina dei film dell’orrore degli anni sessanta. Il mostro che porta una recalcitrante bionda, formosa e poco vestita, in braccio. 
- Non mi credi, vero? – mi guardò poi quasi perforandomi con il suo sguardo – Non ti biasimo per questo, ma io li ho visti! Hanno ucciso mia sorella dopo averla...- 
- Basta cosi! – intervenne improvvisamente Aldanon – Tra non molto li vedrà anche lui, sono quasi alla porta! – 
- Ma se davvero qui intorno è cosi pericoloso, per quale motivo tenete aperto un albergo? – domandò all’improvviso Wallie. 
- Escono fuori e si avvicinano solo in questo periodo! – gli spiegò Sabine – E di solito chiudiamo l’albergo! Ma c’erano le vostre prenotazioni e rinunciare sarebbe stato poco saggio! – 
- Poco saggio? – urlò Wallie – Se usciremo vivi da qui vi farò scoprire cosa è poco saggio! – 
- E smettila vecchio caprone! – lo guardò Oscar – Prima dobbiamo uscire da qui – poi si voltò verso Aldanon – se tentiamo una sortita pensa che potremmo farcela? – 
- C’è un’auto in un capanno a poca distanza da qui! - gli spiegò. 
- L’ho visto questa mattina – mormorai. Ancora non ero del tutto convinto – dalla porta saranno un trecento metri n campo aperto! – ma mi sentivo come quando da ragazzino, in campeggio, giocavo con degli amici alla Pattuglia facendo piani di evasione, di fuga sotto il fuoco nemico e ci muovevamo sempre circospetti guardandoci le spalle l’uno con l’altro. 
- Una persona da sola può farcela! – ipotizzai poi – Se qualcuno la copre dal castello! – poi mi voltai verso Oscar e Wallie – Come ve la cavate con quei cosi? – 
- Siamo tutti e due cacciatori – mi rispose Oscar – ed abbiamo una buona mira! – 
- Ci sono anche io! – intervenne poi Grace caricando la sua carabina. 
- D’accordo! – decise Sabine – Io andrò a prendere l’auto e voi mi coprirete! – 
- Ma signorina! – cercò di bloccarla Aldanon – E’ troppo pericoloso per lei! Sentiranno il suo odore e le verranno tutti dietro! – 
- Andrò io! – mi proposi all’improvviso. Diavolo, la tensione che si stava creando in quel posto stava iniziando a farmi credere che fosse tutto vero e quando me ne uscii con quella frase per poco non me la feci sotto. 
Marlene me lo diceva sempre. Non ero un cuor di leone, eufemismo per dire che ero un vigliacco praticante, ma quando la situazione lo richiedeva diventavo un vero e proprio eroe. 
O un idiota, a scelta. 
Comunque, in quell’occasione, se tutte quelle storie non fossero state vere, avrei fatto la mia azione eroica, mentre se davvero li fuori c’erano degli incroci tra degli uomini e dei cani, dei cinocefali, beh, non avrei mai mandato li fuori una ragazza! 
- Vengo con te! – mi sfidò a dirle di no con lo sguardo. 
- E come la metti con il tuo odore? – le dissi guardandola fissa negli occhi – Ti farai un bagno prima? – 
- Al intendeva il mio odore di femmina fertile! – continuò anche lei a fissarmi – Stanno cercando delle donne per riprodursi! – 
Di nuovo il manifesto dei film horror degli anni sessanta. I lupi preferiscono le bionde7, titolo molto azzeccato. 
Sabine era bionda. 
- Sbrighiamoci! – decise infine tagliando corto – Tra non molto saranno intorno al castello e allora sarà impossibile uscire! – 
 
                Non saremmo usciti dalla porta principale, illuminata, ma da una porticina laterale molto più piccola ed avvolta dall’oscurità. 
Aldanon e gli altri erano andati a piazzarsi alle finestre del primo piano ed avrebbero tenuto sotto controllo il tratto di strada che avremmo dovuto percorrere per raggiungere l’auto. 
- Accidenti se è buio! – mormorai non appena Sabine ebbe aperto la porta. Non si vedeva ad un palmo dal naso. 
- Prendi questa! – mi lanciò una piccola torcia a batteria – E stai attento con quella pistola! – 
- Non ti sparerò alle spalle, non preoccuparti! – sorrisi uscendo dalla porta – E non mi sparerò neanche ad un piede! - 
- E non spararti neanche alle palle! – sorrise uscendo anche lei chiudendosi la porta alle spalle – Seguimi e fai attenzione a dove metti i piedi! – e senza nessun altro preavviso si mise a correre tenendo la pistola puntata in avanti insieme alla torcia. Mi sembrò quasi di star vivendo un dejavù. 
Improvvisamente sentii gli ululati farsi più vicini. 
- Ci stavano aspettando! – urlò Sabine fermandosi di botto – Sono davanti alla rimessa! – poi si voltò verso il castello saettando con la luce della torcia – E sicuramente ci avranno tagliato anche la ritirata! – 
- Stai parlando di lupi, diavolo! – le dissi voltandomi anche io – Non possono essere cosi intelligenti! – il fascio di luce della mia torcia illuminò all’improvviso un muso di cane su di un corpo umano nudo – Ma cosa... – 
- Via da qui! – gridò Sabine facendo fuoco contro la figura che era apparsa all’improvviso nel cono di luce della mia torcia. Sentii un ringhio profondo e poi il rumore di un grosso corpo che fugge – Torniamo indietro! – 
- Torniamo indietro dove, cazzo! – sbraitai illuminando altri due cinocefali. 
- Di qua! – urlò poi Sabine indicandomi con la luce della sua torcia la direzione da prendere. Dei colpi di fucile riecheggiarono nell’aria e di nuovo dei ringhi bassi e gutturali uniti a dei guaiti ci indicarono che alcuni mostri erano stati colpiti. 
- Ti seguo! – urlai voltandomi di scatto all’indietro. Un semplice colpo di fortuna o istinto, non lo so, ma all’improvviso vidi le fauci di un cinocefalo che stavano per chiudersi sul mio braccio. 
Scartai bruscamente dall’altro lato gettandomi a terra e contemporaneamente aprendo il fuoco. 
Vidi un proiettile raggiungere il cinocefalo ad un occhio e quasi contemporaneamente vidi il retro del suo cranio canino esplodere in uno spruzzo di ossa, sangue e materia cerebrale. 
- Merda! – urlai poi sentendo un forte dolore salirmi da una coscia. Cadendo, il cinocefalo, aveva avuto una contrazione dei muscoli e i suoi artigli mi avevano colpito ad una gamba squarciando il tessuto dei pantaloni ed aprendomi tre solchi profondi nella carne. 
- Robert! – urlò Sabine vedendomi cadere a terra. In un lampo mi fu accanto – Ce la fai a correre? – 
- Non so neanche se ce la faccio a camminare! – rantolai sentendo il sangue scorrermi lungo la gamba. Il bastardo aveva infilato i suoi artigli per bene. 
- Appoggiati a me! – si chinò prendendomi un braccio e mettendoselo intorno alle spalle – Cerchiamo di arrivare alla rimessa! – 
- Vai da sola, io arrivo dopo! – le dissi rendendomi conto che l’avrei rallentata troppo. Tra i lampi degli spari e i fasci di luce delle torce avevo visto che c’erano almeno una mezza dozzina di quei mostri intorno a noi che aspettavano solo il momento buono per saltarci addosso. 
La nostra difesa probabilmente li aveva disorientati e stavano riorganizzandosi, ma tra non molto saremmo stati di nuovo attaccati ed un peso morto come me avrebbe solo costituito un rischio per Sabine. 
E poi, diavolo, avevo visto cosa si portavano appesi tra le gambe. 
- Alzati e corri! – mi urlò Sabine tirandosi su con uno strattone e costringendomi a mettermi in piedi. Un dolore bruciante mi salì dalla ferita. 
Un secondo dopo stava correndo verso la rimessa ed io insieme a lei. 
- Spara davanti a te! – mi gridò iniziando a fare fuoco alla cieca, rabbiosamente – Non devono fermarci! – 
- Agli ordini! – urlai iniziando a sparare anche io e finalmente arrivammo di fronte alla rimessa. 
- Dentro! – mi ordinò facendo passare una scheda magnetica in un lettore. Un secondo dopo la pesante porta metallica si aprì con un clang sordo. 
Quasi con balzo mi gettai dentro il locale subito seguito da Sabine che si chiuse la porta dietro. Quasi contemporaneamente sentimmo il forte tonfo di un corpo che sbatte e sentii la porta vibrare. 
 
                - Non riusciranno ad entrare! – mi tranquillizzò Sabine riprendendo a respirare più tranquillamente – Non ci sono finestre e la porta è blindata, cosi come la serranda! – poi si avvicinò ad un interruttore ed accese la luce – Funzionano a batteria – mi spiegò vedendomi sorpreso di vedere la luce. 
Oltre all’auto, un fuoristrada dall’aspetto alquanto malmesso, nella rimessa c’erano alcuni attrezzi di lavoro, degli scatoloni con dentro rubinetteria ed altro materiale che serviva per la manutenzione dell’albergo. 
- Togliti la camicia! – mi disse all’improvviso – Devo tamponarti la ferita o morirai dissanguato! – mi spiegò poi vedendomi leggermente interdetto – O vuoi che usi la mia? – 
Magari. In altre situazioni forse avrei detto quello, ma in quella occasione preferii togliermi rapidamente la camicia passandogliela. In pochi secondi la strappò in striscie che usò poi per tamponarmi i tre graffi e medicarmeli dopo aver tagliato i pantaloni con un paio di forbici che recuperò da un bancone. 
- Non sembrano profondi! – sorrise stringendo la rudimentale medicazione. 
- Grazie! – strinsi i denti. Anche se non erano profondi facevano un male cane. 
- Avrei dovuto lasciarti li fuori! – mi disse poi sedendomisi accanto mentre controllava e ricaricava il caricatore della sua pistola – Sei qui per vedere quanto tua cugina può offrire per l’albergo! – 
- Le voci girano! – mormorai – Non sembri una novellina con la pistola, cosa mai una ragazza giovane come te la sa maneggiare cosi bene? – 
- Mia sorella è stata uccisa da quei mostri! – mi rispose – E’ morta durante la violenza, ed io ero li, ferma a tremare come una foglia! – 
- Se Al non fosse arrivato con il fucile avrei fatto la sua stessa fine – continuò – e da quel giorno ho promesso che non sarei più rimasta ferma ad aspettare. Mi sono allenata, sono andata al poligono e poi ho iniziato a lavorare in albergo, sia per aiutare i miei sia perché speravo che un giorno si sarebbero fatti rivedere! – 
- Per questo hai ritardato la data di chiusura? Non solo perché c’erano delle prenotazioni – la guardai credendo una cosa impossibile che una ragazza dal viso dolce come lei potesse essere cosi calcolatrice. Sono sempre stato un romanticone che ci posso fare. 
- Speravo che fossero comparsi dopo la vostra partenza – mi spiegò – non volevo mettervi in pericolo, speravo che fossero venuti fuori nei due o tre giorni che avremmo impiegato per chiudere l’albergo. Aldanon e il cuoco sanno cosa c’è qui intorno e loro sono d’accordo con me nei miei propositi di vendetta. Ma sono arrivati prima! – 
- Cosa conti di fare adesso? – le domandai. 
- Sono molto intelligenti, cercheranno di entrare nel castello – mi rispose – sembra che siano attratti da quel posto, forse perché è li che i loro antenati sono nati, e cercheranno di entrare qui – poi si alzò avvicinandosi al vecchio fuoristrada controllandone distrattamente uno pneumatico – sentono il mio odore, e sono eccitati! – 
- Usciremo in due tempi! – decise poi – Prima io e li allontanerò da qui, poi tu con il fuoristrada e andrai verso il castello, prenderai gli altri e verrai a prendere me! – 
- Non se ne parla neanche! – le urlai brutalmente – Usciremo tutti e due con il fuoristrada e metteremo sotto tutti i dannati cagnacci che ci si presenteranno davanti! E quelli che ci arriveranno di lato o dietro assaggeranno il nostro piombo! – 
La versione Dirk Pitt8 di Robert Autore era entrata in azione. 
- La mia proposta ha più chance di riuscire! – tentò di ribattere. 
- Ha più chance di finire con te... – la guardai - ...stuprata da quei mostri! – 
- Ti preoccupi per me? – sorrise. 
- Sono un idiota che si preoccupa sempre delle ragazze! – conclusi aprendo lo sportello lato passeggeri del fuoristrada e facendole cenno di salire – Sta per iniziare lo spettacolo! – diavolo, avevo sempre sognato di poterlo dire, e dopo aver sbloccato la serranda basculante corsi a spegnere la luce e poi salii a bordo del fuoristrada. 
 
                Con un rombo micidiale uscimmo fuori dalla rimessa colpendo in pieno un cinocefalo che si era sistemato proprio davanti alla serranda. 
- Spara a tutto quello che si muove! – urlai mettendo la destra fuori dal finestrino a sparando quasi a bruciapelo ad un cinocefalo che stava tentando di aprire lo sportello. 
- Non hai certo bisogno di dirmelo! – mi urlò di rimando lei sparando a sua volta ad un cinocefalo che si era gettato sul cofano del fuoristrada. Uno schizzo di sangue raggiunse il parabrezza. 
Quasi contemporaneamente a noi Aldanon e gli altri erano scesi al portone principale e si erano precipitati fuori dal castello, armi in pugno, per venirci incontro. Accelerai per ridurre ancora di più le distanze mentre Sabine continuava a sparare per tenere i cinocefali a distanza. 
- Saltate dentro! – urlai fermandomi con una sgommata vicino al gruppetto. I cinocefali dovevano aver capito la nostra mossa e improvvisamente ci attaccarono da più lati rendendosi conto che quello era il momento in cui eravamo più vulnerabili. 
- Svelti! – urlò Aldanon sparando una raffica di mitraglietta contro un gruppo di mostri che si stava avvicinando da destra. Oscar e Wallie gli fecero eco sparando alcuni colpi di fucile a destra. 
- Via! – urlò finalmente Sabine vedendo che tutti erano saliti a bordo – Via! – 
- Non me lo faccio ripetere due volte! - urlai e dopo aver scaricato il caricatore contro un gruppo di cinocefali lanciai la pistola a Sabine e misi tutte e due le mani sul volante – Reggetevi! – 
Con una poderosa accelerata feci schizzare in avanti il fuoristrada dirigendomi verso la strada che tagliava il bosco lasciandomi facilmente alle spalle i cinocefali e i loro ululati che finalmente si affievolirono. 
- Li abbiamo seminati! – soffiò Wallie guardando dietro. 
- Meglio rallentare! – mi suggerì Grace. 
- Pesta su quell’acceleratore ragazzo! – urlò invece Oscar – Ho visto qualcosa muoversi poco avanti a noi, tra il fogliame basso! – 
- Dove? – gridò Aldanon spostandosi bruscamente ricevendo una occhiataccia da parte di Grace. Li dietro si stava davvero scomodi, pigiati come sardine e con le canne dei fucili troppo spesso troppo vicine alle proprie teste. 
- Attento! – mi urlò poi improvvisamente Sabine. 
Il tronco di un albero giaceva in mezzo alla strada. 
Pestai il pedale del freno con tutta la forza che avevo ma sia il fondo ghiaioso della strada, sia la velocità sia l’impianto frenante non proprio ultimo modello non permisero al fuoristrada di fermarsi per tempo e con un rumore di metallo accartocciato prendemmo in pieno l’ostacolo. 
 
                - State tutti bene? – urlai voltandomi a guardare verso i sedili posteriori. Io avevo indossato la cintura di sicurezza e quindi parte della forza cinetica dell’urto era stata assorbita e tranne un leggero dolore al torace non avevo nulla di rotto. 
- Santi numi! – sentii la voce di Grace provenire da un groviglio di membra e di canne di fucile. Era stato un miracolo se non era partito nessun colpo. 
- Nulla di rotto! – mi tranquillizzò poi anche Oscar – Ed anche la vecchia capra di Wallie sta bene! – 
- Siamo a posto anche noi! – bofonchiò Aldanon. 
- Penso che domani mi verrà un livido grande come una noce, ma sto bene! – mormorò invece Sabine massaggiandosi la testa. Aveva urtato contro il montante ma per fortuna non sembrava grave. 
- Dobbiamo andare via da qui! – urlò poi Aldanon sentendo gli ululati farsi sempre più vicini. 
- Il motore è andato! – avvisai tutti dopo aver cercato inutilmente di mettere in moto – Dobbiamo andare a piedi! – 
- E’ un suicidio! – latrò il cuoco, di solito taciturno. 
- E’ un suicidio anche restare qui! – gli ribatté Grace. 
- Il paese è a cinquanta chilometri! – fece notare Aldanon – Ci conviene tornare al castello! – 
- Nessuno ha un cellulare per chiamare aiuto? – domandò improvvisamente Wallie. 
Può sembrare assurdo gente, ma nessuno di noi aveva pensato di chiedere aiuto per telefono. 
- In questa valle i cellulari non prendono! – smontò la proposta di Wallie Aldanon – E il castello non ha un telefono! – 
- E per le prenotazioni e tutto il resto come fate? – domandai guardando Sabine. 
- Ci pensa mio padre, da Network – mi rispose – e comunica con noi poi via radio! – 
- Via radio? – urlammo in coro io, Grace, Oscar e Wallie – Avete una radio al castello? – 
- Si – confermò Aldanon – e non è stato facile portare il ripetitore in cima alla montagna per creare il ponte radio! – 
- E perché diavolo non lo avete detto prima! – urlò Wallie – Potevamo chiedere aiuto! – 
- Devono aver buttato giù il ripetitore – gli rispose Sabine – Già ieri mattina non funzionava! – poi scese dal fuoristrada. 
- Cosa pensi di fare? – le domandai scendendo anche io. 
- E’ inutile rimanere li dentro, o verso il castello o verso il paese! – mi disse. 
- Arrocchiamoci qui fino all’alba! – le proposi invece io – Faremo un cerchio di fuoco, sono mezzi animali ed avranno paura del fuoco, e poi domani all’alba decideremo dove andare! – 
 
                Rapidamente scesero tutti da ciò che rimaneva del fuoristrada e senza perdere tempo ci dividemmo in tre squadre. 
Oscar, Wallie e il cuoco iniziarono a costruire usando rami e pezzi dell’albero un cerchio intorno al fuoristrada mentre Aldanon e Grace si occupavano di fare la guardia sparando di tanto in tanto dei colpi quando vedevano qualcosa muoversi. 
Io e Sabine invece recuperammo parte della benzina contenuta nel serbatoio del fuoristrada. Sarebbe servita per aumentare le fiamme del cerchio di fuoco. 
- Svelti! – urlò all’improvviso Grace sparando alcuni colpi di fucile contro delle ombre. 
- Siamo pronti! – le fece eco Oscar. 
- Ancora un istante! – urlai invece io finendo di versare la benzina sul cerchio – Adesso! – e mentre Aldanon appiccava il fuoco mi tirai rapidamente indietro con la tanica di benzina rimasta. 
In un lampo il cerchio si accese illuminando la zona. Alcuni cinocefali sorpresi dalla luce di fermarono di botto e divennero dei facili bersagli per Oscar e Wallie che dimostrarono la loro mira colpendoli al primo colpo. 
Nonostante il loro incrocio con degli esseri umani rimanevano comunque degli animali e come tutti gli animali temevano il fuoco. 
Rapidamente li vedemmo poi ritirarsi nel folto della boscaglia. 
- Per il momento penso possiamo stare tranquilli! – suggerì Aldanon guardandosi intorno sempre con la mitraglietta spianata. 
- Fammi vedere dove hai sbattuto! – mi voltai verso Sabine che, sospirando abbassò leggermente la testa – Ti fa male? – 
- Secondo te? – sorrise poggiandomi poi la testa contro il torace e chiudendo gli occhi. 
Oscar cacciò un fischio che fece voltare tutti. 
- Che ti avevo detto! – sorrise poi – Altro che noi decrepiti vecchietti! – 
- Decrepito vecchietto a chi? – lo rintuzzò Wallie. 
- A te, mummia incartapecorita! – rispose. Scoppiarono poi tutti e ridere. 
- Vediamo di riposare un po’! – decise improvvisamente Aldanon – E’ inutile che restiamo tutti svegli! Io e il cuoco faremo il primo turno di guardia, voi altri cercate di dormire se potete! – poi, voltandosi verso il cuoco – Io controllo da questa parte, tu dall’altra e vedi di non far spegnere il fuoco! - 
 
                Oscar, Wallie e Grace si sistemarono dentro la carcassa del fuoristrada mentre io e Sabine ci sedemmo contro una delle ruote. Il calore delle fiamme intorno a noi pur non essendo molto forte era piacevole. 
- La gamba ti fa male? – mi domandò notando che la medicazione era intrisa di sangue. 
- Non molto – le mentii. In realtà mi stava facendo un male cane ma non volevo darglielo a vedere. All’epoca ero convinto che un vero uomo non deve mai far vedere quando prova dolore. Ero idiota ed il bello era che me ne rendevo pure conto ma che ci volete fare, avevo diciassette anni e la testa piena di strane idee. 
- Stai mentendo! – mi disse invece lei sorridendo – Quando pensi che non ti sta guardando nessuno fai delle smorfie di dolore! – 
- Se mi avessi lasciata andare, prima, adesso probabilmente sareste tutti in salvo! – mi disse poi – Non vogliono uccidervi, vogliono solo me! – 
- Cosa sai di questi mostri? – le domandai. 
- Non molto di più di quanto ti ho già detto – mi rispose – sono il frutto di un misto di ingegneria genetica e alchimia, fuggirono nei boschi poco tempo dopo essere stati creati e iniziarono a riprodursi in maniera naturale grazie a delle donne che rapirono dai paesi vicini. Quando comprammo il castello io e mia sorella trovammo il diario dell’uomo in uno dei sotterranei. I precedenti proprietari pur avendo comprato il castello non vi misero mai piede e quando arrivammo noi era come era stato lasciato dopo la morte dell’alchimista – 
- Per qualche strana ragione – continuò a raccontarmi – i tentativi di creare delle femmine di questa nuova specie non ebbero mai successo e quindi i cinocefali hanno bisogno di rapire delle donne per continuare la loro razza. Probabilmente anche nelle nascite naturali non ci sono femmine, oppure sono normali. Questo non lo. A Dog si vocifera che a volte delle ragazzine vengono trovate nei boschi, nude e incapaci di parlare e secondo gli anziani del paese sono le figlie femmine nate dagli stupri che i cinocefali tentano di allevare per portarle all’età adulte per poi farle accoppiare con loro! – 
- Nessuno ha mai indagato su queste storie? – le domandai leggermente incredulo. Se non avessi visto con i miei stessi occhi quei mostri non le avrei mai creduto. Diavolo, come si fa a credere ad una storia del genere. Soprattutto come si fa a credere a queste storie nel ventunesimo secolo! 
- Questa valle è immensa – mi fece notare – ed è completamente ricoperta da boschi. Non credo sia cosi facile trovare qualcuno qui dentro! – 
- Già – mormorai. Solo anni dopo venni a sapere che la Pattuglia era a conoscenza di quanto accadeva li ma che era considerato un problema di minore entità rispetto ad altre situazioni e quindi non meritevole di intervento. 
- Cerca di dormire adesso! – mi disse – Domani dovremo camminare molto! – 
- Si – mormorai guardandola – dammi la mano! – 
- Cosa? – sorrise divertita – Cosa c’è? Non riesci a dormire se qualcuno non ti tiene la mano? Vuoi anche che ti canti una ninna nanna? – 
- No! – sorrisi a mia volta – E’ che non voglio che tu faccia qualche idiozia! – poi le presi la mano e la strinsi delicatamente – Ti avverto, mi accorgerò se ti alzi e ti allontani e ti verrò dietro! E mi avrai sulla coscienza! – 
- Sei uno stupido! – si lasciò andare ad un sorriso dolce. 
- Mia cugina me lo dice sempre! – mi lasciai scivolare a terra. Sabine mi imitò quasi subito accoccolandomisi accanto passandomi poi un braccio sopra il torace. 
- Non vorrei che fossi tu a scappare! – sorrise poi sistemandosi con il volto contro il mio collo. 
L’alba ci sorprese cosi, abbracciati, con Oscar e tutti gli altri che sorridendo ci guardavano. 
- Ah, la gioventù, santi numi! – sorrise Grace, il volto tirato dalla stanchezza – Sveglia ragazzi, datevi il bacino del buongiorno e poi in marcia! Si torna al castello! – 
 
                Il ritorno al castello fu abbastanza tranquillo. 
Ogni tanto notammo dei movimenti nella fitta boscaglia ma nessun cinocefalo si fece avanti. 
Probabilmente si erano resi conto della nostra potenza di fuoco e non volevano rischiare troppo. Soprattutto alla luce del sole quando sarebbe stato ancora più facile per noi colpirli. 
Giunti al castello ci affrettammo ad entrare dentro. Trovammo la porta chiusa a chiave esattamente come era stata lasciata, segno che non avevano tentato di entrare, ma ugualmente prima di rilassarci compimmo un veloce giro di ricognizione. 
Forse stavamo attribuendogli una intelligenza maggiore di quella che possedevano ma volevamo evitare di correre il rischio di trovarci improvvisamente di fronte uno di quei mostri, magari mentre eravamo lontani dalle armi. 
Terminata la perlustrazione ci ritrovammo tutti nel salone. 
- Vado a preparare qualcosa da mangiare! – disse finalmente il cuoco dirigendosi verso la cucina. 
- Io vado a farmi una doccia, santi numi! – disse invece Grace. 
- Penso di averne bisogno anche io – mormorò Sabine – prima però voglio dare una occhiata alla ferita di Robert – e dirigendosi verso uno stipo ne tirò fuori una cassetta del pronto soccorso. 
- Noi ci occupiamo di barricare meglio le porte! – dissero invece Oscar e Wallie. 
Rapidamente ci dividemmo e mentre Grace saliva nella sua stanza e Oscar e Wallie sparivano per un corridoio portandosi dietro le armi, Aldanon ci salutò dicendo che sarebbe andato a provare di nuovo a mettersi in contatto con qualcuno tramite la radio. Magari, disse, riesco a beccare qualche radioamatore che è abbastanza vicino. 
Io e Sabine rimanemmo invece nel salone. 
- Fammi vedere la ferita! – mi disse aprendo la valigetta del pronto soccorso ed iniziando a tirare fuori delle garze e delle bende oltre ad una bottiglietta di disinfettante. 
Durante la notte non aveva sanguinato ma durante la marcia doveva essersi riaperta e adesso le bende erano di nuovo sporche di sangue fresco. 
- Credi attaccheranno di nuovo? – mi domandò mentre delicatamente apriva la medicazione. L’ematoma sulla testa era cresciuto leggermente ed adesso aveva un colore livido. Fui quasi tentato di baciarlo ma mi trattenni. 
- Forse questa notte! – mormorai lasciandomi poi sfuggire un mugugno. Il tessuto della camicia si era attaccato ai lembi dei tre graffi e quando Sabine lo staccò mi giunse una punta di dolore acuto. 
- Scusa! – si affrettò a scusarsi cercando di muoversi con ancora più delicatezza. 
- Non è colpa tua! – le sorrisi – Comunque se attaccheranno di nuovo sarà dopo il tramonto, non penso tenteranno una sortita in pieno giorno! – 
Mi sentivo come una giubba blu dentro il suo forte assediato dagli indiani. Con la differenza che gli indiani di solito attaccavano con il giorno e non con il favore delle tenebre. 
- Questo ti farà un po’ male! – mi avvertì poi prendendo la bottiglietta del disinfettante. 
- Non ti preoccupare piccola! – ghignai facendo finta di parlare con un cigarillo tra le labbra – Cane ghignante non avrà il mio scalpo9! - 
Sabine mi guardò leggermente sorpresa poi dovette comprendere la mia battuta e sorrise. 
- Non farmi cadere viva nelle loro mani! – mi disse poi improvvisamente. Non riuscii a capire se fosse una risposta alla mia battuta – avevo visto tanti di quei western e quella frase mi era rimasta impressa e non riuscivo a trattenere un brivido ogni volta che sentivo l’attrice ripeterla – o se stesse dicendo sul serio. 
Ma in quel momento altro di cui preoccuparmi. 
Sabine aveva appena rovesciato un quarto del contenuto della bottiglietta sulla mia ferita e mi sembrò come se davvero qualcuno stesse cauterizzandomi la ferita con della polvere da sparo. 
Strinsi i denti cosi violentemente che sentii i muscoli masticatori farmi male, trattenni il respiro per qualche secondo e finalmente lo buttai fuori con una espirazione cosi rumorosa da sembrare quasi un urlo. 
- Ci vorrebbero dei punti! – mormorò scuotendo la testa Sabine – In alcuni punti i graffi sono molto profondi! – 
- Se hai ago e filo procedi pure! – rantolai sentendomi la gamba in fiamme – Ma prima fammi scolare una bottiglia di whisky! – 
- Temo che dovrai aspettare di arrivare in un pronto soccorso! – sorrise poi asciugando l’eccedenza di disinfettante con delle garze ed iniziando a bendare poi la coscia. 
Terminata la medicazione mi aiutò a rimettermi in piedi. 
- Non stavo scherzando prima! – mi sussurrò all’orecchio mentre il cuoco entrava nel salone con dei vassoi contenenti dei panini e da bere – Non farmi cadere viva nelle loro mani! – 
 
                Come previsto non ci fu nessun attacco fino al tramonto. 
Ogni tanto li vedevamo fare capolino dal folto del bosco per poi rifugiarsi subito nell’intrico verde, ma nessuno di quei mostri si fece avanti abbastanza per permettere di impiombarlo. 
Quando giunsero le prime avvisaglie dell’oscurità Aldanon, il cuoco e Sabine si affrettarono a portare candele e lampade a gas mentre cercavamo di decidere come sarebbe stato meglio comportarsi. 
Il castello aveva solo pochi punti davvero espugnabili. Il portone principale e altre due porte secondarie. Per il resto era solida muratura senza grossi appigli per tentare una scalata. 
Le porte avevamo provveduto a barricarle sistemandovi dietro dei mobili e tutto quello che trovavamo e da quel punto di vista la situazione sembrava volgere a nostro favore. 
Quello che ci preoccupava era il fatto che alcune finestre, delle strette feritoie a dir la verità, erano a meno di quattro metri dal suolo e, anche se il muro era liscio non era da escludere un loro tentativo di scalata. 
- Oscar, tu e Wallie occupatevi del lato est – disse Aldanon. Il lato est era quello con le finestre basse – Grace, lei e il cuoco controllerete il portone, io controllerò l’uscita di servizio a nord e Robert e Sabine quella a sud! – 
- Tutti e quattro i lati saranno cosi coperti! – notò Grace – Santi numi, Aldanon, un vero stratega! – 
- Era il mio lavoro signora! – sorrise prendendo la sua mitraglietta – Tenente della Legione Straniera! – poi si voltò correndo verso la sua posizione subito imitato da tutti gli altri. 
 
                Il primo assalto fu contro il portone principale. 
Con una selva di ululati da far gelare il sangue decine di cinocefali si gettarono verso il castello iniziando a tempestare di colpi  il portone venendo però respinti da un fuoco di fila scatenato su di loro da Grace e dal cuoco. 
Come venimmo a sapere più tardi anche lui era un vecchio soldato, commilitone di Aldanon, e la sua specialità era proprio il cecchinaggio. 
Non c’era suo colpo che non andasse a segno e dopo qualche minuto i cinocefali, lasciando sul campo parecchi morti, si ritirarono uggiolando e ringhiando. 
Ormai, mi dissi, standomene sistemato dietro una finestra ad osservare la mia porzione di territorio, non doveva trattarsi più di un semplice richiamo ormonale legato alla presenza di Sabine, ma di pura vendetta. 
Avevamo ucciso molti di loro e cercavano la vendetta. 
Un tonfo secco attirò la mia attenzione e pochi attimi dopo un sasso grande come una noce di cocco ruppe il vetro della finestra andando a cadere sul pavimento della stanza. 
- Merda! – urlai sentendo altri sassi venire a colpire le mura del castello. Parecchi centrarono la finestra finendo di rompere oltre al vetro anche il telaio e rendendo di fatto impossibile affacciarsi per sparare. 
Un rumore di spari provenne invece dalla finestra della stanza accanto, quella dove si era sistemata Sabine. A differenza del giorno prima ci eravamo armati anche con dei fucili ed adesso quello che sentivo sparare era il calibro .22 della ragazza. 
Rapidamente la gragnola di sassi cambiò bersaglio andando a colpire verso la finestra accanto. Sentii il rumore di vetri infranti e sperai che Sabine non fosse stata colpita. 
Avrei voluto correre da lei ma sapevo che aveva voluto darmi la possibilità di aprire il fuoco a mia volta attirando la sassaiola verso di lei. Sprecare quella opportunità sarebbe stato sciocco. 
Rapidamente mi affacciai notando quello che stavano facendo sotto di noi. 
La sassaiola era solo una copertura per permettere ad alcuni di loro di cercare di sfondare la porta di servizio. 
Velocemente svuotai l’intero caricatore del mio fucile contro di loro colpendoli quasi tutti anche facilitato dal fatto che erano proprio sotto di me, poi, rapidamente mi tirai indietro per ricaricare evitando cosi di farmi colpire da una nuova sassaiola. 
Contemporaneamente sentii il fucile di Sabine aprire il fuoco terminando il lavoro iniziato da me. 
Prima o poi avrebbero iniziato a bersagliare entrambe le finestre ed allora probabilmente avremmo dovuto spostarci, ma per il momento riuscivamo a tenerli a bada in maniera abbastanza efficace. 
E fu cosi che giunse l’alba. 
 
                Una alba livida e gravida di pioggia. 
Dense nuvole nere coprivano il sole mentre in lontananza alcuni tuoni minacciavano un temporale che non avrebbe tardato ad arrivare. 
Intorno al castello decine di corpi di cinocefali morti testimoniavano la dura battaglia che si era svolta durante la notte mentre dentro al castello, a testimoniare quella notte c’erano i nostri volti. Stanchi e tirati. 
Sabine era stata colpita da una pietra ad un braccio ed aveva rimediato un graffio che le avevo medicato mentre la mia ferita alla gamba aveva ripreso nuovamente a sanguinare. 
Una emorragia modesta, per fortuna, ma mi sentivo sempre più debole ed anche un po’ febbricitante. 
Ma non era questa la notizia peggiore. 
Le munizioni stavano iniziando a scarseggiare. 
Avevamo una buona riserva di cibo e di acqua potabile ma per quanto riguardava le munizioni stavamo iniziando a raschiare il fondo del barile. 
La buona notizia era che, a giudicare dai corpi rimasti a terra, i nostri nemici avevano subito pesanti perdite e forse non avrebbero tentato un nuovo attacco. 
Non sapevamo quanti fossero ma ci sembrava impossibile potessero essere cosi tanti da rendere le perdite che avevano subito ininfluenti. 
- Faremo dei turni di guardia! – decise Aldanon raggiungendoci nel salone dove ci eravamo riuniti per bere del caffè e tirare un po’ il fiato. Oscar e Wallie sonnecchiavano su di una poltrona mentre Grace era salita nella sua stanza per riposare sul letto. 
Anche Sabine si era sistemata su una poltrona e stava dormendo mentre io, a metà strada tra il sonno e la veglia ciondolavo la testa. 
Solo Aldanon ed il cuoco sembravano essere ben svegli, probabilmente merito del loro passato da soldati della legione straniera. 
- Non  penso attaccheranno, ma è meglio non essere colti di sorpresa! – continuò a dire – Ma non sparate se non è proprio necessario! – 
Alcuni mugolii di assenso salutarono la sua idea e, dopo pochi minuti, muovendoci come zombie ci alzammo dalle poltrone dirigendosi chi verso la propria stanza chi verso la torre del castello, punto dal quale, di giorno, sarebbe stato possibile osservare i dintorni. 
- Sonno! – rantolai appoggiandomi contro la merlatura della torre. 
- Tra qualche ora verranno a darci il cambio! – mi disse il cuoco sistemandosi comodo – Cerca di tenere gli occhi aperti! – 
Più facile a dirsi che a farsi. 
Mi sentivo le palpebre pesanti come se fossero state di piombo e faticavo non poco a tenerle aperte. Un freddo gelido mi era poi entrato fin nelle ossa ed ogni tanto venivo squassato da un brivido violento. 
Probabilmente la ferita si stava infettando. 
- Vuoi fumare? – mi domandò poi il cuoco porgendomi un pacchetto di sigarette ed un accendino – Aiuta a passare il tempo! – vedendomi titubante aggiunse poi – Non ti preoccupare, la signorina a quest’ora starà dormendo! – 
- Grazie! – accettai l’offerta e dopo essermene accesa una mi rilassai un pochino continuando a scrutare il limitare del bosco – Come mai un ex soldato si è messo a fare il cuoco? – 
- Il padre della signorina è stato il nostro comandante, mio e di Aldanon, e ci ha salvato il culo in diverse occasioni – inizio a raccontarmi – ci raccontava sempre che il suo sogno era quello di aprire un albergo e vivere una vita normale e quando è tornato in patria abbiamo deciso di seguirlo! – 
- Al, nonostante la sua fama di duro è sempre stato un tipo piuttosto signorile e come direttore d’albergo sa cavarsela – continuò – ed io ho sempre avuto la passione per i fornelli – poi lo vidi rabbuiarsi in volto – questo posto ci ha portato però sfortuna, tre anni fa la figlia maggiore del comandante è stata uccisa da quei mostri e la signorina Sabine ha rischiato di fare la stessa fine, e da allora le cose sono andate sempre più male! I clienti sono diminuiti ed abbiamo dovuto ridurre il personale, fino a rimanere solo noi due e la signorina! – 
- Avremmo dovuto chiudere una settimana fa! – disse poi – Ma c’erano le prenotazioni degli altri clienti e poi la sua! Al sapeva chi era, anche io e la signorina, ed ovviamente il comandante! Se fossimo riusciti a farle una buona impressione magari avrebbe convinto sua cugina a rilevare l’albergo per una grossa cifra! Era una occasione che non potevamo perdere! Se fosse venuto e non avesse trovato clienti non le avrebbe di certo fatto una bella impressione, non crede? – 
- Capisco! – mormorai finendo la sigaretta. Una goccia di pioggia mi colpì sulla testa subito seguita da una moltitudine di altre. 
Finimmo il nostro turno di guardia che eravamo zuppi dalla testa ai piedi. 
 
                Stava piovendo a dirotto quando si udirono di nuovo i colpi delle pietre contro i muri del castello. 
Nonostante ancora non fosse scesa la notte avevano deciso di attaccare di nuovo e questa volta con un vigore che durante la notte prima non avevano manifestato. 
Alcuni colpi più forti ci fecero trasalire mentre organizzavamo in fretta e furia le linee difensive. 
- Stanno lanciando dei veri e propri macigni contro il portone! – urlò Wallie scendendo di corsa le scale tenendosi una mano contro la tempia destra. Un rivolo di sangue stava a testimoniare che era stato colpito da un sasso – E stanno facendo un fuoco di copertura degno di un vero esercito! – 
Io mi ero svegliato da poco e con Sabine seduta accanto mi stavo riscaldando vicino al fuoco acceso nel caminetto. 
Non avevo voluto e mi sentivo decisamente debole. 
Improvvisamente sentimmo un rumore di assi sfasciate subito seguito da alcuni colpi di fucile e poco dopo Oscar ci raggiunse nel salotto con il viso cereo di chi ha visto la morte in faccia. 
- Hanno sfondato il portone! – urlò visibilmente alterato – Solo una breccia, e li ho ricacciati indietro sparando, ma è solo questione di tempo! – 
- Dannazione! – gridò Aldanon – Signorina, lei, Robert e Grace salite sulla torre, sarà più facile da difendere! Oscar, lei, Wallie, il cuoco ed io ci attesteremo al portone! – 
Rapidamente ci dividemmo e mentre loro erigevano una barricata per rallentare l’avanzata dei cinocefali all’interno del castello noi ci dirigemmo nella torre chiudendo dietro di noi tutte le porte gettandovi poi dietro le armature e tutto il mobilio che trovavamo strada facendo. 
Ci rendevamo conto che sarebbe stata solo questione di tempo e sarebbero riusciti a passare. Erano come una forza della natura scatenata. Sembrava che non ci fosse nulla che riuscisse ad opporsi alla forza dei loro artigli e alla loro intelligenza. 
- Ricordati quello che ti ho chiesto! – mi disse Sabine mentre barricavamo anche l’ultima porta. 
- Ne usciremo vivi! – le risposi guardandola, poi, prendendola un po’ di sorpresa le misi un braccio dietro la schiena avvicinandola a me per poi baciarla sulle labbra. 
Poi iniziò l’attesa. 
 
                Le ore passarono lente mentre da dentro il castello si sentivano provenire rumori di lotta, spari, ululati, grugniti ed urla e poi scese la notte e con essa cessarono i rumori di lotta e ne iniziarono altri. 
I cinocefali stavano iniziando a smantellare le varie barricate che avevamo innalzato dietro le porte e rapidamente stavano avanzando verso di noi. 
- Sparate solo quando li vedete arrivare! – ci ordinò Grace mentre ci sistemavamo dietro una curva nella scalinata che portava alla sommità della torre. Avevamo si e no una decina di colpi a testa per i fucili e poco meno per le due pistole che io e Sabine ci eravamo portate dietro. Non avremmo di certo potuto resistere molto a lungo. 
- Ne usciremo vivi! – ripetei guardando Sabine – E ti porterò a cena nel più bel ristorante di Autore! – 
- Mi stai chiedendo di uscire con te? – mi guardò sorridendo e si scatenò la battaglia. 
La prima ondata riuscimmo a bloccarla facilmente, cosi come la seconda e la terza. 
Si precipitarono quasi a corpo morto contro i proiettili che a colpo sicuro sparavamo contro di loro e dopo la terza ondata ci furono alcuni minuti di pausa in cui li sentivamo ringhiare ed abbaiare poco oltre la curva della scalinata. 
Poi attaccarono di nuovo e dopo una nuova ondata di fuoco ci ritrovammo senza proiettili. 
- Mano alle spade! – gridò improvvisamente Grace afferrando uno spadone da una armatura che era rimasta ancora in piedi. Con un grido belluino colpì poi di taglio uno dei cinocefali alla base del collo decapitandolo sul colpo. 
- Sali su! – gridai invece a Sabine afferrando anche io uno spadone ed iniziando a mulinarlo colpendo i cinocefali che si avvicinavano. 
- No! – gridò prendendo la sua pistola e sparando nel mucchio – Attento! – sparò poi quasi a bruciapelo ad un cinocefalo che era riuscito a superare la mia guardia e che stava per addentarmi al collo. Subito dopo sentii la sua pistola che scattava a vuoto. 
- Uscite sulla torre! – gridò a sua volta Grace continuando a colpire con lo spadone. Era incredibile la forza che quella donna riusciva a tirare fuori in quei momenti. 
- Venga anche lei! – urlai colpendo di punta un cinocefalo mentre Sabine aveva iniziato a prenderli di mira con i pezzi delle armature. 
- Mettete giù le teste! – gridò all’improvviso una voce da dietro le nostre spalle e pochi attimi dopo sentimmo una raffica di spari che andò a falciare i cinocefali. 
- La cavalleria? – rantolai vedendo una decina di uomini della pattuglia armati pesantemente che scendevano le scale sparando a tutto quello che aveva una testa ed una coda di cane e che ancora si muoveva. 
- Sono il comandante di gruppo Vincento Doiki! – si presentò quello che doveva essere il capo di quel gruppo di agenti della pattuglia. Un misto giappomessicano dagli occhi a mandorla – Ci sono altri sopravvissuti? – 
- C’erano altri cinque uomini! – dissi sentendomi improvvisamente debole. 
Finalmente potei permettermi di perdere conoscenza e sentendo Sabine che mi chiamava preoccupata mi accasciai al suolo lasciando andare lo spadone. 
 
                Quando gli uomini di Doiki scesero al piano terra del castello trovarono un buon numero di cinocefali morti e, asserragliati nella cucina Al e gli altri, feriti ma ancora vivi. 
Venimmo evacuati a bordo di elicotteri nel giro di pochi minuti mentre decine di altri uomini venivano calati giù per bonificare la zona. 
Cos’era successo? 
Quando i genitori di Sabine visto che il castello non rispondeva ai contatti radio avevano iniziato a preoccuparsi avevano contattato la Pattuglia informandoli che nell’albergo sarei dovuto esserci anche io, e quel punto era scattato il piano di emergenza. 
Appena in tempo per evitare di farci fare la fine di cacchette semifluide direi io! 
Comunque la valle venne messa in quarantena e l’accesso venne interdetto ai civili mentre tutti noi fummo invitati a firmare un patto di segretezza al riguardo di quello che era accaduto. 
Oscar e Wallie se ne tornarono a casa bofonchiando e punzecchiandosi a vicenda. Grace invece tornò alla direzione del suo giornale. Non pubblicò mai nulla su quanto era accaduto in quel castello ma diede ad alcuni articoli della sua rivista un taglio decisamente più possibilista su argomenti ritenuti poco credibili. 
Aldanon e il cuoco, di cui non seppi mai il nome, rimasero a lavorare per la famiglia di Sabine che ricevette un compenso adeguato per il castello e la zona circostante. Con quei soldi aprirono un ristorante che, a quanto ne so, gli va molto meglio. 
Non rividi Sabine per quasi un anno. 
Dopo un mese trascorso in ospedale per la ferita alla gamba – ci vollero pochi giorni per farmi passare l’infezione ma Marlene non ne volle sapere di farmi uscire prima, diavolo di una cuginetta – partii per un lungo viaggio per recuperare un po’ di tranquillità – non che ne avessi bisogno, ma sapete, con una cugina come Marlene è inutile cercare di dire di no –viaggio che mi portò alla fine fino alla Zona Interdetta. Ma questa è un altra storia che prima o poi vi racconterò. 
 
epilogo 
                - Buonasera signore! – mi salutò il maitre vedendomi entrare nel Légion Etrangère, uno dei ristoranti più esclusivi di Network – Ha una prenotazione? – 
- Si – mormorai cercando di sistemarmi meglio il nodo della cravatta. Non ero abituato a vestirmi in quel modo, giacca, panciotto, cravatta e scarpe eleganti ma il Légion Etrangère aveva un codice di abbigliamento rigoroso e se mi fossi presentato come ero abituato a vestirmi non mi avrebbero fatto neanche avvicinare – Robert Autore, tavolo per due! – 
- Attenda un attimo! – mi rispose lanciando uno sguardo verso una hostess libera che afferrando al volo si avvicinò a noi – Accompagni il signore al tavolo! – poi rivolgendosi a me – Vuole attendere che arrivi il suo ospite prima di ordinare? – 
- Ordinerò direttamente – risposi con un sorriso seguendo poi la hostess che con molta professionalità mi condusse al tavolo che mi ero fatto riservare. Fondo sala, in un punto abbastanza tranquillo e, soprattutto, da informazioni che avevo raccolto servito da una certa persona. 
- Cosa ordina? – mi domandò poco dopo che mi ero seduto una voce che riconobbi subito. 
- E lei cosa ordina? – mi voltai fissando Sabine – Non sarà Autore ma penso che come ristorante esclusivo possa andare bene! – 

 copyright © 2008 suinogiallo
iniziato a Coulogne Bay il giorno 10 Luglio 2008 
terminato a Coulogne Bay il giorno 12 Luglio 2008 
 
Note 
1 il nome mi è venuto in mente cosi, senza pensarci, e solo alla fine, quando mi sono messo a redigere queste note ho controllato se per caso esiste davvero un posto che si chiama cosi. ed in effetti esiste. Ci sono dei dubbi tra Valpolicella e Valpollicella. Per i più curiosi ci sono anche un paio di vini (uno bianco ed uno rosso) ed una grappa. 
2 E' sia un gioco di parole con quanto accadrà poi nella storia sia un omaggio a Dylan Dog. 
3 E chi non la conosce! E' la governante acida di Heidi. 
4 Citazione da Neverwinter Night 2 
5 Vedi la storia successiva a questa, Lamia (quando la pubblicherò ovviamente) .
6 Libro della Bradley scritto nel 1973 in collaborazione con Paul Edwin Zimmer. 
7 Parodia del titolo "gli uomini preferiscono le bionde", film del 1953 con Marilyn Monroe 
8 Si tratta del personaggio più famoso di Clive Cussler (http://it.wikipedia.org/wiki/Dirk_Pitt
9 Parodia del titolo "corvo rosso non avrai il mio scalpo" un film del 1972




        Con questa storia iniziano le avventure del giovane Robert Autore, alcune delle quali scritte (o pensate) realmente prima delle avventure canoniche già presentate.
Si tratta per la maggior parte (almeno questa è l'idea che è alla base di questa raccolta) di brevi racconti autoconclusivi che narreranno le avventure di Robert da giovane.
La cronologia non sarà sempre rispettata e quindi sarà possibile che ad un certo punto compaiano anche racconti ambientati prima della line story che si sta demarcando.
Mi sembra di aver detto tutto quello che dovevo dirvi. Le citazioni sono già state rese note nelle note e mi rimane solo da augurare un buona lettura a tutti.

Hasta Luego
   
 
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