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Autore: MrsGreyC    10/05/2014    6 recensioni
Lumache alla vaniglia parla di due ragazzi giovani e impazienti che subito dopo essersi conosciuti si lasciano coinvolgere dalla passione e dalla scintilla che scoppia tra loro. Una storia romantica, fatta di cuori e fiori in stile vaniglia. Tuttavia Janet si renderà conto ben presto che il suo Etienne non è quello che crede e, che a coinvolgere lui e altri esponenti dell’Angle du Paradis, c'è molto più di quanto si aspetti!
-Claudia
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Consolami, stringimi forte

Sono le cinque e un quarto del pomeriggio, circa. Stamattina ero piuttosto in ansia per la giornata che mi aspettava. Invece adesso, sono più tranquilla che mai. –Ceeeeerto, tranquillissima Janet!- No, okay, non è vero. Sono un ghiacciolo. Sembro calma, quieta, interdetta. Ma è-tutta-apparenza.
Sto camminando al fianco di Mr. Accidenti-quanto-sei-porco e non so come ho fatto a non inciampare finora.
Le persone ci guardano con gli occhi spalancati. Alcuni ci scambiano per modelli, altri per fidanzati, altri per non so cosa. E il mio stomaco fa le capriole.
Parlando di stomaco, mi rendo conto che è da stamattina che non tocco cibo. Improvvisamente sento un morso di fame, ma lo ignoro beandomi della mia felicità.
Ricapitoliamo la giornata: affronto quello che doveva essere un traumatizzante colloquio ma che poi si è rivelato una passeggiata a Central Park, ho fatto una colossale figura imbarazzante con un ragazzo dannatamente perfetto, ho conosciuto il ragazzo dannatamente perfetto, ho preso l’ascensore con lui ormai d’abitudine e ora ci sto andando a prendere un caffè. Non può essere che una giornata dannatamente perfetta.
Si, se non considero le scarpe che mi fanno un male incredibile, Monique che deve avermi chiamato almeno cinque volte ma non ho risposto e mia madre che voleva che la chiamassi per pranzo ma non l’ho fatto. Non ho intenzione di subirmi un’altra paternale sul cibo.
Non pensate che io abbia qualcosa contro il cibo, in realtà non mi fa né caldo né freddo. È con me che ho qualche problema. Vedete, ho sempre amato la bellezza magrissima, i classici stereotipi che la tv, i giornali e le sfilate di moda stanno imponendo al mondo in questo 21° secolo.
Io sono magra, certo. Ma per costituzione, la mia ossatura non mi permetterà mai di raggiungere un livello del genere. Per questo, meno mangio meglio è. L’anno scorso ho avuto vari problemi con il cibo. Mentalità anoressica, credo la chiamino. Io dico: stronzate. IO MANGIO, solo che quando ho molti impegni, mi dimentico i pasti. Nei giorni in cui sono libera, invece, cerco di dimenticarmi di mangiare di proposito, ma finisce sempre che non ci riesco.
Per questo dentro sto ballando. Non basta la presenza di Ètienne Sei-Il-Fattorino-Più-Bello-Del-Mondo, c’è da aggiungere anche l’assenza di troppe calorie nello stomaco. Tutto ciò mi rende euforica. Mi sento come se mi fossi ubriacata. Sono felicissima, tutto qui.
La gente continua a fissarci. Una bambina ci indica con il dito rivolgendosi alla madre e credo di sentirle dire: “Mamma, quelli sono un principe con la sua principessa?”
Urlo mentalmente e i miei neuroni esplodono.
Cammino esitante sui miei trampoli e credo di essere sul punto di inciampare. Ma a scegliere scarpe più comode in un giorno come questo? –Ehh, no mia cara. Chi bella vuole apparire … -  Un po’ deve soffrire, si lo so. Maledico la mia dea interiore che mi prende in giro ma al tempo stesso si congratula.
Arriviamo in un locale, in una piazzetta opposta al viale che ospita l’Angle du Paradis. Ètienne mi precede euforico, ma improvvisamente qualcosa blocca il mio passo energico.
Due bambini stanno giocando a palla sul ciglio della strada. C’è una dolcissima bambina più piccola di loro con dei stupendi ricci castani che, a quanto pare, sembra essere la proprietaria di quella palla di Winnie De Pooh. Li guarda triste, sul punto di piangere. Poi improvvisamente noto che i più grandi la stanno insultando. Lei si acciglia e, anche se vorrebbe ignorare tutto, è costretta a curarsene poiché hanno la sua palla. Brutti nani mascalzoni.
Sembra tenerci davvero tanto. Il bambino con la maglietta rossa se ne accorge e lancia la palla in strada. Lei non ci pensa due volte e si precipita a recuperarla. Nel traffico.
Prendo un colpo. Poi due. Poi tre. La testa mi gira forte ma mi lascio prendere dall’adrenalina. Tic tac, tic tac. Il tempo scorre, i secondi corrono.
Non mi curo affatto di Ètienne e lui, non trovandomi, guarda i dintorni sbigottito. Scalcio le scarpe sul marciapiede e, scalza, inizio a correre più in fretta che posso. Una lussuosa Audi A3 nera, alla mia vista, è costretta a frenare la sua velocità. Nel farlo sgomma per una decina di metri e io salto in avanti nella speranza di non finire a dipingere di rosso il suo cruscotto.
La bambina inizia a urlare. Si accoccola a terra spaventata più che mai. La raggiungo senza fiato e la prendo in braccio. Stringo forte cercando di consolarla. I suoi occhioni azzurri fanno piovere un intero inverno.
La palla di Winnie è finita sotto la ruota. È bucata, sgonfia. Senza pietà.
Piange e mi fa una pena infinita. La sollevo e inizio a camminare verso il marciapiede. Poi la metto a terra, le sposto una ciocca ribelle dal viso e asciugo le sue lacrime con il dorso della mano.
Il proprietario dell’Audi si catapulta fuori dall’auto e ci raggiunge per controllare che non sia successo niente. Leggo sollievo nei suoi occhi, ma non ricambio. Alcune persone applaudono, altre iniziano a circondarci col sorriso stampato in faccia. Ma io sono preoccupatissima. Cosa ci faceva una bambina così piccola da sola in strada?
“Conosco questa scena”
«Dimmi, piccola, come ti chiami?» le dico in francese.
Tra una lacrima e un’altra mi risponde: «Christine. Non vuole sgridarmi, signorina?». Sorrido intenerita.
«Certo che no, quei furfanti sono stati davvero cattivi, non è vero?» Annuisce e io fulmino con lo sguardo gli altri due bambini che stanno osservando la scena pentiti. «Su, sta’ tranquilla, è tutto passato. La prossima volta chiedi l’aiuto di un adulto, va bene Christine?»
Annuisce di nuovo. È una bambina così timida e taciturna, così educata … ma allora perché si trovava sulla strada?
«Dov’è la tua mamma?» con un cenno della mano, mi indica il bar accanto a quello in cui mi sta aspettando Étienne. Mi ricordo di lui e volto lo sguardo nella sua direzione. Mi osserva sbalordito e mi lancia un sorriso. Inizia a correre verso di me subito dopo aver raccolto le mie scarpe.
Una donna esce correndo dal bar accanto. Si dirige preoccupata verso di noi, così capisco che è la mamma della piccola Christine.
Mi alzo e sistemo la gonnella della bambina. Lei afferra la piccola e la abbraccia forte. La guarda terrorizzata alla ricerca di qualche possibile graffio, ma non trova niente. Poi la mette a terra, accanto a lei.
Mi guarda e mi rivolge un sorriso cordiale, un po’ timoroso. Mi da la mano, dicendomi in francese: «Ti ringrazio di cuore, cherì. È stata solo colpa mia … Se non avessi litigato con mio marito, lei non si sarebbe spaventata e non sarebbe corsa fuori. Mi dispiace tantissimo, come potrò ricambiare il tuo gesto?».
Ora capisco tutto. Povera piccola, cos’ha dovuto sopportare … So bene cosa si prova: vedere una madre e un padre che litigano tra loro è quanto di più distruttivo per un figlio. Mi è successa la stessa cosa, ma non era una lite qualunque, una di quelle occasionali. Era la vita di ogni giorno fino a che non si optò per il divorzio. Credetemi, so per certo di aver sofferto molto più di loro. E la storia si ripete. “Non di nuovo”
 Sono felice che sia tutto passato per Christine. Sono risollevata ora che so che è tutto passato. «Non si preoccupi, signora. Chiunque avrebbe fatto ciò che ho fatto. Mi sono trovata a vedere la scena, altrimenti non so cosa sarebbe successo. Mi dispiace» pronuncio queste parole e, in realtà, non credo che chiunque avrebbe fatto lo stesso. La gente guarda e basta. Non tutti sono disponibili a aiutare gli altri, se c’è la possibilità di rimetterci.
«Non devi dispiacerti. Sei stata davvero gentile, ti ringrazio così tanto». Sento il braccio di Étienne avvolgermi il fianco, così gli rivolgo una rapida occhiata e lui sembra angosciato.
Ora guarda la bambina e le dice: «È stata davvero carina, la signorina, non è vero?» parla di me. Mi esplode il cuore. Lei risponde, sciolta dal sorriso e da quegli occhi di ghiaccio: «Si».
Mi guarda: «Grazie signorina». Si gira nuovamente verso Étienne con le guance rosse e gli sorride. Lui ricambia e io inizio a sciogliermi per tutta questa dolcezza.
Ora Christine guarda la palla sgonfia e il suo sorriso si spegne.
«Dai, non piangere più. Vedrai che la mamma te ne comprerà un’altra ancora più bella, vero?» la signora risponde di si con un cenno del capo e mi bacia entrambe le guance. Poi si allontanano, mano nella mano, e ci salutano.
Sono commossa. Ho le lacrime. Se penso a ciò che poteva succedere …
Étienne nota le lacrime che non mi sono accorta di versare. Senza alcun preavviso, mi abbraccia alle spalle. Forte. «Non piangere, io dovrei piuttosto. Mi hai quasi fatto morire. Sei stata così … amabile». Le sue parole mi pietrificano. Mi giro e lo abbraccio ma non riesco a fare nient’altro. Alcuni si congratulano ancora, altri rientrano nel loro quotidiano. Non li ascolto perché il mio pensiero è altrove.
Grazie, Dio. Grazie per avermi dato la forza, stavolta. Grazie per il lieto fine. Grazie di tutto. Grazie per aver evitato che andasse come l’ultima volta …
Étienne mi strappa dai miei pensieri e vorrei davvero ringraziarlo. So bene dove sarebbe arrivata la mia mente per come era iniziata.
«Mi rendo conto che sei davvero bassa senza queste» indica le scarpe che tiene in mano. Le mie scarpe. Accidenti, è vero, gli arrivo praticamente sopra il petto. Be’ non sono io quella bassa, è lui che è un gigante!
-Chissà se il ragazzo è sviluppato anche da qualche altra parte- la mia dea interiore salta qua e là e inizia a sparare cretinate. E quando mai … Decido di ignorarla anche se ha tutte le ragioni di questo mondo perché ciò che dice non ha nessun senso.
«Se vuoi restare scalza, per me non c’è problema. Ti capisco, io al posto tuo non le metterei manco morto». Mi penetra con quel suo sguardo da sei-bella-anche-bassa così profondo tanto che potrei perdermi.
«Sei stata così dolce ad aiutare quella bambina. Vorrei saltarti addosso per l’ammirazione». “Allora fallo”. Istintivamente mi mordo il labbro, avvampando.
“Non puoi saltarmi addosso per l’ammirazione, bisogna essere eccitati per farlo”. – Scema, non intendeva questo!- mi pizzica la mia dea interiore. Inizio a litigare con me stessa. Penso che è stata proprio lei a dire frasi indecenti e sconnesse poco fa, e ora mi ammonisce. Stupida coscienza, muori e soffri, ti odio.
Mi limito a sorridergli imbarazzata e lui mi cinge la vita con il braccio intenerito e mi accompagna all’entrata.
Finalmente entriamo nel bar, che riscopro un ristorante. L’interno è strabiliante.
L’arredamento è caratterizzato principalmente dal bianco e dall’acciaio. Devono esserci all’incirca trenta tavoli. L’ambiente è molto elaborato ma piuttosto spazioso. Vedo su ogni tavolo bicchieri di cristallo, fruscianti tovaglie di lino e una composizione di peonie rosa pallido, raccolte intorno a un candeliere d’argento, accanto al quale c’è un cestino di leccornie avvolto nella seta.
Una giovane ragazza dai riccioli biondi con un’uniforme bianca abbinata a delle scarpe nere con un plateau esagerato, viene verso di noi. Étienne le dice qualcosa all’orecchio e lei, intimidita, annuisce ma in un primo momento non ci capisco nulla. Ci fa salire al secondo piano e tutto mi è più chiaro. “Wow, c’è il secondo piano!”.
Qui, l’arredamento mantiene sempre uno stile rigorosamente somigliante al piano di sotto, ma c’è una parete di un rosso lucido ricoperta da tantissimi quadri che crea un distacco meraviglioso. Non ci sono molte persone, a differenza del piano di sotto. Ci conduce in una splendida terrazza e ci fa accomodare.
Siamo soli.  “Accidenti!” – Calma, calma, calma –
Il tavolino è diverso da quelli del primo piano. È rotondo e nero lucido, stile classico. I piedi del tavolo descrivono delle curve senza un particolare criterio e si intrecciano tra loro. La tovaglia è bianca con dei raffinati motivi rossi e al centro c’è un vaso bianco con delle rose rosse avvolte in tre diversi nastri di organza bianchi e neri. Siamo piuttosto lontani dagli altri clienti.
La vista oltre la terrazza è impressionante e con un ambiente del genere mi sembra di aver viaggiato nel tempo. Mi sento vivere in un’altra epoca ed è fantastico.
- Ammettilo, il ragazzo ci sa proprio fare – osserva saccente la mia coscienza. Be’, ha davvero ragione.
Prese le ordinazioni, un cappuccino e un caffè macchiato, la cameriera ci lascia ad attendere.
Durante l’attesa, Étienne mi sorride. «Inizialmente credevo volessi scappare da me. Poi quando ti ho visto ritornare con quella bambina in braccio stavo per commuovermi. Devi aver preso un bello spavento, vero?» mi dice nel modo più coinvolgente possibile, con quei suoi occhi di ghiaccio. La mia espressione cambia. Ricordo così bene …
«È vero, sono subito entrata nel panico. Gli altri bambini hanno iniziato a prenderla in giro e lei non poteva non curarsene perché avevano la sua palla … Uno di loro se n’è accorto e … be’ … mi sono precipitata ad aiutarla. Scusa se mi sono dimenticata di te» gli sorrido. Perlomeno, ci provo. Ma il mio sguardo si spegne.
«In altre circostanze mi sarei offeso, ma l’hai fatto per una causa nobile quindi non preoccuparti» risponde senza staccarmi gli occhi di dosso, con un sorriso diverso dal solito. Si è accorto del mio cambio di umore ma non mi dice niente. Non vuole farmi ricordare. Dio, grazie.
«Allora, sei contenta dell’impiego? Sei stata piuttosto fortunata, non è facile entrare al centro» cambia argomento e voglio inchinarmi ai suoi piedi. – Feticista!- mi provoca la mia dea interiore. È una bastarda questa qui, che cavolo!
«Be’, dopo essermi fatta il …» mi trattengo. Forse è meglio se mantengo un linguaggio colto. «Dicevo, dopo aver faticato per anni, credo sia il minimo. Non penso si possa parlare di fortuna» mi rendo conto troppo tardi di aver assunto un tono troppo arrogante. Lui ride. Oh, accidenti! Mi acciglio mentre le guance iniziano a bollire.
«Non lo metto in dubbio, mademoiselle» mi fa l’occhiolino e avvampo in un istante. “Mi ha fatto l’occhiolino! Posso morire!”
Il suo sguardo è così seducente e, per quanto mi sforzi di non vederne la malizia, non ci riesco.
«Quindi, perché hai deciso di impegnarti così tanto? Dove vuoi arrivare?».
Gli lancio un sorriso d’intesa. «Mi basta arrivare dove sono ora. Vedi, io credo che se sei nato senz'ali, non devi fare mai nulla che impedisca loro di crescere» gli rispondo. Lui mi guarda sbalordito.
«Sei ammirevole, Janet. Sei l’unica ad avermi stupito così tanto in un giorno». “Parla di me!” Gli faccio spallucce. È stato mio padre a dirmi queste parole, prima della sua partenza … Mi guardo le mani e inizio a torturare un tovagliolo. Brutti ricordi affiorano.
«Lo so, mi hanno detto di essere una donna vincente» rispondo, sorridendo riluttante. Non mi rendo conto della frase virile ma concisa, che ho appena pronunciato. Per qualche strana ragione sembra arrossire ma forse me lo sto sognando.
Dopo qualche minuto, arriva mademoiselle Riccioli D’oro con le nostre ordinazioni.
Sorseggiamo il nostro caffè. Lui lo finisce in pochissimo tempo, mentre io, tra una chiacchiera e un’altra, impiego più tempo.
Il tempo passa quasi senza accorgercene.
A un certo punto, senza rendermene conto, nel sorseggiare il mio cappuccino mi rimane un po’ di schiuma  sopra il labbro superiore. Étienne mi guarda ridendo. Poi la sua espressione diventa più seria.
Lo vedo alzarsi dalla sedia e avvicinare il suo viso al mio, posando entrambe le mani sul tavolino.
Un secondo. Chiudo gli occhi d’istinto.
Due secondi. Sento il suo respiro.
Tre secondi. Le sue labbra carnose sfiorano le mie.
Ritorna a sedere con il sorriso stampato su quel bel faccino. “Cos’era quello?” Freno l’impulso di prenderlo a sberle solo per la sua espressione divertita. Ha una maledettissima faccia da schiaffi e io sto per esplodere.
«Ma voi donne lo fate apposta?» lo guardo espirare, perplessa, con la classica espressione del “perché l’hai fatto?”.
Mi guarda leggendomi negli occhi. «Avevi un po’ di schiuma» ride.
Bastardo! Farmi morire così, non si fa!
 È stata una mossa repentina, così … audace. Non sarebbe passata nemmeno per l’anticamera del cervello a un tipo come Marco. Resto paralizzata per un po’ e le lancette ricominciano a tornare al passato. “No! No!” protesto.
Lui si alza per andare a pagare il conto e io tiro velocemente fuori il mio specchietto dalla pochette.
Cosa mi sta succedendo? Credevo di aver cancellato tutto, ma allora perché …
Il pensiero mi sconvolge e le lancette continuano ad andare all’indietro. “NO!”
Non riesco a distrarmi nemmeno con il pensiero di Ètienne che mi bacia per togliermi la schiuma. È troppo per me. Sbatto le palpebre nella speranza di ritornare al presente. Ma il tempo si resetta, ricomincia da capo.
Inizio a percorrere ciò che mi ero imposta di dimenticare. Voglio fermarmi. “Fermati, non voglio pensarci!”  Vedo una luce bianca, un miraggio, un tunnel.
Una famiglia. La felicità. Poi la tristezza e il vuoto.
È un ricordo.
La vista si offusca e credo di sbattere a terra, ma è morbido. Faccio resistenza cercando il mare in Étienne, ma è tardi. Le lancette si fermano e ritornano al passato. Vedo nero.
 
 
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Spazio Autrice: Allora, cari lettori, vi ringrazio tantissimo se siete arrivati fin qui e ancor di più se vi siete appassionati alla mia storia. ^^
ÈTIENNE L’HA BACIATA! Cosa cosa? Eh, già l’ha fatto davvero. Ma lei non ci bada più di tanto. E che è successo di così grave da farle dimenticare una cosa simile?
Janet, sembrava la classica ragazza con gli ormoni pazzi, con una vocina che la pizzica qua e là e con un suo mondo colmo di cuori e fiori. E adesso, la riscopriamo diversa. C’è qualcosa che la blocca, un passato a cui non vuole pensare, a cui non può pensare. Lei credeva di aver superato tutto ma non è così. Ma cos’è che tanto la spaventa? Non voglio accennarvi niente, ma lo scoprirete presto o tardi. J Intanto spero vivamente che vi sia piaciuto e vi ringrazio tanto. Grazie a coloro che si impegnano e perdono un po’ di tempo per lasciarmi una recensione (anche piccola piccola). E grazie anche a tutti voi lettori che leggete silenziosi senza commentare. Mi fa molto piacere e sono felice di avervi interessato con le mie sciocchezze idee pazze! Alla prossima, vi adoro! :**
Tanti baci, vostra Claudia 
  
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