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Autore: Juuri    11/05/2014    7 recensioni
Hermione non ricordava nemmeno una volta in cui lui l'aveva lasciata. Harry, per lei, c'era sempre stato.
(...)
La guerra, quella vera, quella conclusiva, quella che aleggiava su di loro da sempre, al settimo anno, il suo "I'll go with you", quand'erano rimasti soli, a combattere contro il mondo, gli occhi verdi di Harry che riflettevano i suoi, la paura in entrambi che quella sarebbe stata l'ultima volta.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Lo amava, da sempre.

Harry era stato gli abbracci sempre pronti, le lettere d'estate, il migliore amico di sempre. Era stato la premura dei fratelli e l'affetto degli amici, le ore passate a studiare insieme, la paura nella sua avventatezza, il terrore di non vederlo tornare ogni volta che metteva a rischio la sua vita; riflessioni in biblioteca, supposizioni infondate, intimità condivisa, regole infrante, risate sommesse in sorrisi inimitabili. Era stato supposizioni, segreti, confidenze, abbracci, compiti, tranquillità, affetto, amore, litigate mai state realmente tali. Era stato colazioni insieme, il primo “Buongiorno” e l'ultima “Buonanotte”, il suono di due Burrobirre che brindavano, nascoste, in una notte senza stelle, la spalla su cui aveva posato il capo e chiuso gli occhi, certa di dormire senza incubi. Era stato, ed era tutt'ora, occhi verdi dietro gli occhiali che non avrebbe mai lasciato, e divise scarlatte nel suo ruolo da Cercatore. Il Cercatore più giovane del secolo, il Capitano degno erede di Oliver.

Era stato Horcrux, guerre, battaglie, vittorie, sconfitte, pianti, urla, rimproveri, ritorni, addii che mai sarebbero stati eterni. Ma Hermione non ricordava nemmeno una volta in cui lui l'aveva lasciata.
Harry, per lei, c'era sempre stato.
Al primo anno, quando l'aveva salvato dal Tranello del Diavolo, quando le aveva promesso che sarebbe stato attento.
Al secondo, quando il suo mondo era caduto a pezzi, rotto dalla paura che lei sarebbe rimasta pietrificata troppo a lungo; e quando lei l'aveva rivisto l'ultima sera, l'unico pensiero quello di andargli incontro.
Al terzo, compagni di viaggi nel tempo, l'unico a cui aveva svelato la Giratempo, la prima a cui aveva mostrato il Patronum.
Al quarto, bloccata nel lago nero, il terrore di Harry nella poca fiducia che riservava in Krum, il terrore di Hermione nel suo dirigersi nel Labirinto.
Il quinto, l'Ordine della Fenice, da lei fondato, da lui gestito nell'ombra del predecessore, con la volontà di voler lasciare un segno anche questa volta. Dopotutto, “Tutti i più grandi maghi della storia hanno iniziato essendo niente di più di quello che siamo noi: studenti. Se loro ce l'hanno fatta, perché noi no?”.
E il Principe Mezzosangue, il suo libro, la bravura di Harry, le cose non dette, la vita che non era più vita dopo la morte di Sirius, il Ministero, una guerra che sembrava non finire mai. Hogwarts, distrutta, schiacciata, Voldemort, Bellatrix, i Mangiamorte. La fine di Silente, dalla quale nessuno si sarebbe mai realmente ripreso.
La guerra, quella vera, quella conclusiva, quella che aleggiava su di loro da sempre, al settimo anno. I Doni della Morte, il suo "I'll go with you", la decisione di restare con lui nella tenda, quand'erano rimasti soli a combattere contro il mondo, gli occhi verdi di Harry che riflettevano i suoi, la paura di entrambi che quella sarebbe stata l'ultima volta. I suoi capelli che aveva tagliato male, i suoi baci sul testa, affettuosi, guaritori degli incubi che per troppo tempo le avevano tolto l'unica consolazione che trovava nei sogni; leggeri, familiari, rincuoranti. Il ballo nella tenda per rallegrarle il morale, strapparle un sorriso su quella piega ch'erano le sue labbra e che da troppo vedeva salutare verso il basso; le attenzioni, le premure, le confidenze, le gioie, gli affetti, l'osservarla mentre riposava, rilassata nella totale fiducia che serbava in lui.

Era una strega intelligente, brillante – la più brillante della sua età. Lui sapeva, sapeva da sempre ch'era da lei che avrebbe trovato le risposte a domande che non credeva neanche di porsi, una consolazione nella sua smisurata intelligenza, l'affetto migliore che potesse trovare – perché aveva un cuore più grande del cervello, e non era poco, trattandosi di Hermione.* E quando lei gli aveva detto che non l'avrebbe mai lasciato, aveva capito quanto ciò fosse stata la sua certezza da anni.
Perché Hermione era colei sulla quale avrebbe sempre potuto contare, l'unica che l'avrebbe sempre capito, appoggiato; Hermione era casa, era dolcezza, era bravura, era coraggio.
Perché Harry era stato la speranza in una guerra dove speranza non c'era, la luce nell'oscurità, lì dove brilla più forte; il primo amico, il primo confidente, il primo amore.
Ed Hermione lo amava, da sempre.


 

Angolo.
* - citazione, J.K. Rowling.
Grazie per essere arrivati fin qui, prima di tutto. Mi scuso se la Harmony stilata vi abbia annoiato o non vi sia piaciuta; non era mia intenzione. Ma era tra le bozze da fin troppo tempo e, pur essendo la prima che scrivo, mi andava di postarla - prima di cedere alle avance del sonno xD
Ancora, grazie <3
Juuri.

  
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