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Autore: disconnected    11/05/2014    1 recensioni
"La situazione era diversa."
"E ora? Ora com'è la situazione?"
Jace allungò una mano quasi a sfiorarle la guancia, ma si ritrasse quasi subito.
"Perdonami, Clary."
"Per cosa? Non hai fatto niente." Nemmeno lei credeva alle sue stesse parole, ma non aveva voglia di innervosirsi o urlare.
"Appunto, non ho fatto niente, ma avrei dovuto."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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"Amare significa distruggere e essere amati significa essere distrutti."
- Cassandra Clare, "Shadowhunters: città di ossa".

Clary si affrettò ad arrivare sulla soglia di casa, pensando che chiunque fosse l'avrebbe pagata per averla disturbata mentre, dopo aver fatto una lunga doccia, si era messa a dipingere, come tutte le altre volte, sul suo blocco da disegno, un particolare del ragazzo a lei così familiare eppure così distante. A volte disegnava le sue mani, con quelle piccole cicatrici lasciate dalle rune, a volte i suoi occhi dorati, a volte le sue labbra.
Con i capelli ancora bagnati e addosso dei leggings neri e una maglietta di una band che probabilmente Simon aveva dimenticato a casa sua poche settimane prima, quando era venuto a trovarla, Clary si diresse verso la porta. Si impose di non guardare dallo spioncino della porta, voleva quasi che fosse una sorpresa, anche se non sapeva perché. Forse guardare dallo spioncino sarebbe stato più sicuro e prudente, dato che potrebbe tranquillamente essere stato un demone, ma qualcosa le impediva di guardare chi fosse.
Un altro colpo più insistente alla porta la fece trasalire mentre poggiava la mano sulla maniglia.
Quando aprì si trovò davanti il soggetto dei suoi disegni, Jace.
Si morse l'interno della guancia fino a sentire il sapore metallico del suo stesso sangue, come da abitudine quando era nervosa.
Il ragazzo, che lungo il tragitto da Alicante alla casa di Clary di Manhattan si era preparato almeno una quindicina di discorsi da fare per spiegare la sua presenza lì, fuori dalla porta di casa sua, ora non riusciva a dire nulla. Fu Clary a rompere il silenzio.
"Jace" quando Clary aprì la bocca per dire il suo nome il ragazzo notò la sua lingua ancora leggermente sporca di sangue e per un attimo pensò di chiederle se stesse bene, ma si bloccò non appena lei continuò a parlare. "Cosa ci fai qui?"
"Speravo in un 'hey, Jace, sono davvero felice di vederti'."
"Quando venni ad Alicante non mi accogliesti così."
"La situazione era diversa."
"E ora? Ora com'è la situazione?"
Jace allungò una mano quasi a sfiorarle la guancia, ma si ritrasse quasi subito.
"Perdonami, Clary."
"Per cosa? Non hai fatto niente." Nemmeno lei credeva alle sue stesse parole, ma non aveva voglia di innervosirsi o urlare.
"Appunto, non ho fatto niente, ma avrei dovuto." Ora il ragazzo aveva fatto un passo avanti ed era entrato oltre la soglia della porta. Erano così vicini che Jace riusciva a sentire il profumo di sapone e pesca della pelle di Clary. 
Lei, contro ogni aspettativa, si sorprese a pensare di volerlo baciare, abbracciare. Alzò lo sguardo e lo guardò negli occhi, gli stessi occhi dorati in cui si perdeva ogni volta e che quel giorno erano particolarmente luminosi, ma forse era solo una sua impressione. 
Si guardarono a lungo prima che uno dei due dicesse qualcosa. Fu Jace, questa volta, a rompere il silenzio.
"Ti chiedo scusa. Io avrei dovuto starti accanto e invece me ne sono andato. Sono stato via mesi e non ti ho mai contattata, nemmeno per sapere come stavi." Solo ora Clary notava che, oltre al bordo della manica della camicia bianca che stava indossando, sul braccio di Jace c'era una runa, Clary se la ricordava bene: antipaura.
"Perché ti sei fatto la runa antipaura? Tu non hai mai paura."
"Non ho paura per quanto riguarda demoni o nemici da affrontare, ma quando si tratta di te..."
Clary non resistette e lo abbracciò. Sentì le braccia forti di Jace stringerla a sé.
"Mi sei mancata."
"Non andartene mai più, non andartene mai più da me."
"Io non ti faccio bene, Clary."
"Tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata."
"Te lo prometto."
"Che cosa?"
"Che non ti lascerò mai più."
  
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