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Autore: Sid Draco    11/05/2014    2 recensioni
ATTENZIONE: questa storia é sia comica che drammatica.
Tratto da fatti realmente accaduti, con aggiunta di episodi inventati.
cosa succede realmente in un reparto psichiatrico infantile? ci sono davvero i pazzi li dentro? o sono solo un rifiuto della società?
La nostra Saimon c'é stata, lei ci racconterà come vanno lí dentro le cose, narrando di risate, litigi disperazioni.
attenti, non é come ve lo aspettate, io lo so, sono qui per dirvelo.
"noi non siamo pazzi, siamo rifiuti della società…"
entra Gianni urlando "qui dentro puzza! avete fumato troppo! cambio un po' d aria!" e così dicendo si abbassa mutande e pantaloni e scoreggia…
Genere: Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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27 Giorni Per Crescere

L'Arrivo



Mi chiamo Simonetta, ma tutti mi chiamano Saimon. Lo so, lo so è un nome da maschio, ma pazienza. Ho 16 anni e come tutti, una marea di problemi. Ma forse qualcuno in più degli altri. Per questo sono qui: Ospedale, neuropsichiatria infantile.
 
Il reparto è composto di un lungo corridoio con delle porte. Questo corridoio sarà la mia casa per 27 giorni, ma ancora non lo so. La specializzanda Medico mi accompagna, mostrandomi il reparto e presentandomi i ragazzi e le ragazze ricoverati. Passiamo davanti ad una porta aperta, all’interno della quale sono posti dei divani. Lì siedono un ragazzo ed una ragazza. “questa è Simonetta, è appena arrivata.” mi presenta il Medico. “piacere Saimon”. I ragazzi mi degnano a malapena di uno sguardo. Usciamo ed andiamo avanti.
Un altro ragazzo ed una ragazza giocano con una piccola palla in una stanza, uscendo in corridoio. “loro sono Franca ed Ernesto. Questa è Simonetta. Franca, sarete compagne di stanza.” La ragazza mi squadra, so già cosa pensa: credeva io fossi un maschio, magari anche figo. In fondo non é difficile confondersi: pantaloni a cavallo basso, maglietta con felpa aperta a metà, un berretto bianco e le cuffie al collo. Ai piedi una scarpa rossa ed una verde. “piacere, Saimon.” Mi presento, tendendo la mano ai due. Nessuno la afferra, continuando a giocare a calcio con quella misera pallina. “cos’hai Franca? Anche oggi è una brutta giornata?” chiede il medico. “si.” È solo la risposta. “cerca di essere serena.”
L’ultima porta è la mia camera. Ci sono due letti e parecchie scritte sui muri. Sotto le scritte i muri sono arancioni. “questo è il tuo letto” mi indica il medico. “hai lamette forbici o qualunque cosa che tagli?” – “no, non ho portato nulla. Immaginavo non si potessero tenere”. Spero non mi facciano togliere i lacci delle scarpe, ma dubito, non essendo in prigione. “Hai sigarette accendini tabacco o altro da fumare? Se si me lo devi consegnare. Lo darò agli infermieri, e quando vorrai fumare chiederai a loro. Ci sarà un limite di sigarette che puoi fumare al giorno, che stabilirà il tuo medico curante.”
Consegno anche il tabacco e gli accendini. “bene, hai bisogno di aiuto a sistemare le tue cose?” “no grazie, ce la faccio da sola.” “bene, il tuo armadio è quello.” E me lo indica. “a dopo.”
Resto sola. Sistemo le mie cose: il contenuto della valigia nell’armadio, lo zaino appoggiato al muro. Ho portato anche un pupazzo enorme, di almeno mezzo metro. È un elefante, gli ho persino messo la maglietta. Lui va sistemato con cura sul letto.
A lavoro finito mi butto sul letto, tiro fuori l’iPhone, metto le cuffie nelle orecchie ed ascolto un po’ di Eminem che mi urla nelle orecchie. Passano pochi minuti che entra Franca. “ciao... ” saluto, senza ottenere risposta. Prende qualcosa ed esce.
 Dopo una ventina di minuti decido di uscire dalla stanza, voglio socializzare, anche se sembra parecchio difficile. Mi dirigo verso la prima stanza, quella con i divani, ma sulla strada incontro un’infermiera. Ci presentiamo. Lei si chiama Loretta. È palesemente romana, sulla sessantina, bassetta ed un pochino tozza. Sembra molto simpatica.
Arrivo alla stanza ed entro. Sono tutti li a guardare la televisione. C’è anche una ragazza che non avevo visto prima. Ci squadriamo, sto penando se presentarmi o meno, ma lei mi precede. “piacere giada.” E mi porge la mano. “piacere, Saimon.” Ed afferro la sua mano tesa. “Ti va di andare di là a fumare?” mi chiede. Naturalmente accetto. Chiediamo il tabacco agli infermieri e ci dirigiamo verso un'altra stanza. Qui c’è un tavolo rotondo, uno rettangolare sotto le finestre, una panca e delle sedie. Ci sediamo sul tavolo sotto le finestre, e fumiamo.
Parliamo del piú e del meno, mi spiega un paio di cose, e poi arriva la domanda fatidica: “tu perché sei qui, se posso chiedere?” mi guarda negli occhi, uno sguardo intenso. “Per una denuncia, e distolgo lo sguardo. “tu invece?”  - “io ho sclerato a mia madre.” Dice solamente. Entrano Franca ed una ragazza, quella che ho visto nella prima stanza. “non ci siamo ancora presentate” mi dice. “io sono Elena. Tu?” – “io mi chiamo Saimon.” E ci stringiamo la mano. “ragazze, ci fate fumare?” chiede Franca. “certo! Prendete pure il mio tabacco.” Rispondo subito. “grazie, è che i nostri genitori non hanno firmato il permesso per fumare. I tuoi?” mi spiega Elena. “boh, a quanto pare si” dico solo.
“voi invece perché siete qui?” chiedo, sperando di non essere stata troppo invadente.
“io sono borderline, ho tenta il suicidio” dice semplicemente franca. “io invece ho picchiato mia madre” dice Elena. “non so che diagnosi ho, me ne hanno fatte una deicna differenti.” “capisco……”
 
“Vieni Saimon!” mi chiamano. “è arrivato il vitto!!!” “oh si! Arrivo! Ma… che è il vitto?!” chiedo perplessa. “il cibo! La cena!!!”
vado nella stanza con i divani, al centro della quale c’è un tavolo enorme, sul quale ci sono dei vassoi con dei ‘piatti’ di plastica sigillati.
“cosa c’è da mangiare oggi?” – “a quanto pare gnocchi al sugo, carne impanata e caciotta.”
Ci sediamo a tavolta ed iniziamo ad aprire i piatti siggillati. È davvero complicato visto che non abbiamo veri coltelli a disposizione, bensí posate di plastica.
Giada arriva in ‘ritardo’, e le chiedo dove fosse stata. Mi spiega che stava facendo l’insulina, essendo diabetica ed allergica al glutine. Noto difatti che ha un altro tipo di cena.
Franca fa per inforchettare gli gnocchi, quando io ho un idea. Prendo i miei e li giro al contrario. “ragazzi! Guardate! La forza di gravitá non funziona!” e tutti scoppiango a ridere, (tranne un ragazzo, Igor.) Difatti gli gnocchi non cadono, restano attaccati al piatto. Franca deicde finalmente di inforchettarli, e come fa leva sulla posata per prenderli, ecco che si spezza. A questa scena e la faccia perplessa di Franca scoppiamo tutti a ridere, chi soffocandosi con il boccone, chi sputando il sorso d’ acqua che stava bevendo per tutto il tavolo.
La cena prosegue tra schiamazzi vari e battute.
Alla fine sparecchiamo ed andiamo a fumare. Scopro sempre piú cose sul reparto, per esempio i turni degli nfermieri: chi fa la mattina il giorno dopo fa il pomeriggio e quello dopo ancora la notte. Poi ha due giorni di pausa, per ricominciare al terzo giorno dalla mattina. Il turni cambiano alle sette del mattino, alle due del pomeriggio ed alle nove di sera. La notte c’è un medico di guardia, quindi se scapocci lo chamano ed arriva.
La sera passa tra sigarette battute e racconti vari. Faccio conoscenza con im miei nuovi compagni di sorte.
Alla fine andiamo a dormire, con un semplice “buonanotte ragazzi.” Abbraccio tutti e me ne vado a dormire, abbracciando il mio elefantino.
Questa giornata è stata molto interessante.
 
 
 
 
Salve ragazzi! Grazie a chi ha letto fin qui! Come ho già scritto nella descrizione, questa storia è presa da fatti realmente accaduti, sebbene alcuni episodi siano inventati.
Ci terrei molto se recensiste questa storia, è una storia alla quale sono molto legata e mi piacerebbe migliorare grazie ai vostri consigli.
Al prossimo capitolo!
A presto!
Sid Draco…
  
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