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Autore: Stella1994x    11/05/2014    2 recensioni
Una storia dalle sfumature malinconiche, accompagnata da battute e frecciatine,
che ci mostra ancora una volta come il tragico passato di Haibara l'ha segnata nel profondo.
Eppure tutti abbiamo la possibilità di cambiare, di migliorare...
{Dal testo: «Non ho mai capito perché le piacesse, dopotutto non avevamo nulla in comune con la neve» proseguì lei
«Noi, immerse nell'oscurità più profonda, di quel colore nero, scomparivamo davanti alla purezza di quel bianco candido… La luce che squarcia il buio.»
}
A volte anche in un triste ricordo si può trovare quella speranza per riuscirci...
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Akemi Miyano, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Profumo di neve
 

«Scordati di tornare a scuola in queste condizioni…»
 
«Eh?»
 
«Mi hai sentito. »
 
Conan Edogawa non aveva neanche alzato lo sguardo, intento come era a tenerlo incollato su un video in rete che riuniva tutte le azioni più spettacolari dello scorso campionato di calcio; tuttavia il tono perentorio che aveva usato non sembrava ammettere repliche di nessun genere.
 
«Era solo uno starnuto, Kudo. »
 
Dal canto suo, Ai Haibara non era certo il tipo che si lasciava zittire per così poco. Anzi, semmai, quella di trovare sempre un motivo per iniziare una discussione, era probabilmente una sua dote innata. La capacità di mandare in crisi le persone, che avevano la male augurata esperienza di intavolare una conversazione con lei, non era paragonabile a nessun altro essere vivente. Si voltò verso lo sfortunato di turno, che le era seduto a fianco, in attesa di una sua risposta… Risposta che ovviamente non tardò ad arrivare perché se è vero che lei pretendeva di avere sempre l’ultima parola, il suo interlocutore non le era certo da meno, in quanto, a presunzione forse i due se la battevano alla pari.
 
«Sei starnuti nel giro di due minuti per la precisione» ribatté come previsto Conan.
 
«Che fai, tieni il conto pure?» esclamò lei esterrefatta.
 
Lui distolse finalmente lo sguardo dallo schermo e la fissò accigliato.
 
«Beh, che hai da guardare?» domandò Ai evidentemente seccata.
 
«Bel ringraziamento per essere rimasto con te tutto il pomeriggio» fece sarcastico lui.
 
«Nessuno ti ha chiesto nulla. »
 
Non le si poteva dar torto, lei non aveva certo domandato aiuto a nessuno, tantomeno a lui. Era stata una sua scelta quella di arrivare senza preavviso a casa sua e, mentre si appropriava del suo divano e del suo pc, aveva annunciato che si sarebbe fermato li fino a sera. Conan, d’altro canto, visto come stavano procedendo le cose, stava rimpiangendo amaramente quella sua decisione. Se avesse saputo di non ricevere la minima riconoscenza da parte di lei e per di più fosse stato costretto a dover passare ogni minuto a discutere, probabilmente non si sarebbe preoccupato così tanto per l’assenza di Agasa che era stato convocato a presentare la sua ultima fantomatica invenzione al pubblico, ma se ne sarebbe rimasto volentieri a casa a rilassarsi, oppure a prestare le sue abilità investigativa a quell'incapace di Kogoro nella risoluzione di un nuovo caso affidatogli. Sospirò rassegnato e tornò al suo video aspettando solo che quelle ore infernali passassero in fretta.
 
Ai, che non sopportava di essere trattata come una damigella in difficoltà, gli voltò le spalle e si avvolse nella coperta che teneva in grembo. Il suo malumore era accentuato dal fatto di essersi beccata l’influenza per l’ennesima volta quell'anno. Aveva passato l’ultima settimana completamente chiusa in casa senza poter vedere nessuno a parte Agasa e quello scocciatore di Kudo che gironzolava in soggiorno, dove lei era solita sostare per la maggior parte della giornata, facendole mille raccomandazioni. Mica era stupida! Non era stata certo lei a volersi ammalare di nuovo, era solo sfortuna, forse ancora più letale di quella che era convinta perseguitasse il suo amico ovunque egli mettesse piede.
 
«Hai freddo?» le chiese lui vedendo come lei era quasi scomparsa sotto la coperta. Nonostante non si meritasse ulteriori premure non poteva fare a meno di prendersene cura.
 
Ai si scoprì il volto e lo guardò. Un lieve senso di colpa si fece strada dentro di lei, sfogare le sue frustrazioni sull'amico non avrebbe di certo migliorato le cose. Inoltre, doveva riconoscere che lui ancora una volta le era accanto, lui c’era sempre, soprattutto quando nessun altro poteva farlo.
 
«No, sto bene» rispose seppellendo di nuovo il viso tra le pieghe di quella lana calda.
 
«Sai… » Continuò Conan «Stavo pensando che succede sempre qualcosa quando tu stai male»
 
In effetti c’era da riconoscere che le pessime condizioni di salute della bambina fossero una specie di calamita per i guai. L’influenza aveva colpito Ai sia il giorno in cui, costretta a riprendere il suo vero aspetto, si era quasi fatta uccidere da Gin nel caso dell'Haido City Hotel; sia quella volta in cui Vermouth aveva infine rivelato di celarsi sotto le mentite spoglie del Dottor Araide e lo stesso Conan aveva a sua volta dovuto assumere le sembianze di Ai per trarre in inganno la donna in nero e ancora nello stesso tempo proteggere l’amica dalle sue intenzioni omicide. Un piano perfetto che ciononostante si era rivelato poco proficuo visto la stessa azzardata decisione di Haibara di correre in suo aiuto e sacrificarsi per mettere fine a tutta la questione. E il viaggio sul Mistery Train? Neanche a parlarne. In quel caso si era perfino dovuto ricorrere all'intervento di una “guest star” d’eccezione per salvare la situazione.
 
«Hai mai pensato che forse sei tu a portare sfiga Kudo?» Ai non poté fare a meno di lanciare quella frecciata. Non si poteva certo discutere sul fatto che l’amico si lasciasse dietro una scia di cadaveri, seppur non intenzionalmente, ovvio.
 
«Spiritosa… Che vorresti insinuare?» disse piccato lui.
 
«Che forse il consiglio che Yamamura ti diede quel giorno, ovvero quello di sottoporti ad un esorcismo non è da scartare… Non pensi?»
 
«Ma figurati, cosa vuoi che ne capisca quell'imbranato?! Se non fosse per me sarebbe a pulire i bagni della centrale di polizia a quest’ora e poi… Spiegami una cosa» proseguì irritato Conan «Come fa una scienziata come te, che basa tutto sulla razionalità, a credere agli esorcismi o roba del genere?»
 
«Beh, certo prima di incontrare te e vedere gli eventi nefasti che riesci a scatenare, non ci avrei mai creduto» rispose tranquilla lei.
 
«Basta mi hai scocciato! Bevi il tuo latte e chiudi il becco!» Per Conan il discorso finiva li, il nervosismo aveva nuovamente preso il sopravvento. Quella ragazza era capace di demolire ogni possibile buona intenzione nei suoi confronti; cliccò sul tasto play e fece ripartire il video che aveva messo in pausa.
 
Per un po’ nessuno dei due proferì più parola al punto che il piccolo detective credette che l’amica si fosse addormentata senza rendersene conto, così si sporse per avere conferma della sua deduzione, ma poi di colpo la sentì sussurrare: «Profumo di neve…»
 
«Cosa?»
 
Ai arrossì lievemente ed evitò di incontrare il suo sguardo. Non sapeva spiegarsi perché all'improvviso le fosse venuto in mente, non sentiva quelle parole da anni e con amara consapevolezza era certa che non le avrebbe udite mai più; perché quelle parole appartenevano a qualcuno che non avrebbe mai più fatto ritorno, a qualcuno che l’aveva lasciata per sempre... Il viso gentile di sua sorella prese forma nella sua mente mentre una spiacevole sensazione le saliva dallo stomaco. Tutto il dolore faticosamente messo da parte, accuratamente celato se non in sporadiche occasioni, adesso stava riemergendo con tutta la sua forza devastante senza lasciarle scampo.
 
Per quale ragione ci aveva pensato?  E’ vero che l’aria, quel giorno, era piuttosto pungente, ma pensare alla neve… Perché?
 
Akemi adorava la neve.
 
Anche se le occasioni di vedersi e passare del tempo insieme erano rare, sua sorella non mancava di coinvolgerla nella sua vita per invitarla a godersi anche il più piccolo attimo di felicità che quella esistenza era in grado di regalargli. Si, proprio a loro due che di semplice nella vita non avevano nulla. Cresciute per la maggior parte da sole e in balia di un mondo oscuro che non le avrebbe mai lasciate libere se non nella morte. E forse, anche li ad attenderle, non ci sarebbe stato nient’altro che l’inferno come espiazione per le loro colpe. Akemi, però, quel briciolo di vita normale aveva avuto la fortuna di assaporarlo e aveva imparato a vivere soprattutto grazie a quelle piccole gioie quotidiane che per la per la maggior parte della gente erano così scontate da non essere in grado di capirne il valore. Ecco come anche un fenomeno naturale e ripetitivo era in grado di regalarle quell'attimo di magia che tutti desiderano nella vita. Ai ricordava come gli occhi della sorella fossero in grado di illuminarsi all'improvviso mentre col volto rivolto in alto annusava l’aria che la circondava.
 
«Shiho, non senti profumo di neve?»
 
Ovviamente no, lei non percepiva nulla di così assurdo e assolutamente irrazionale. Era scientificamente impossibile che la neve potesse avere un qualsivoglia odore. L’unica cosa che riusciva a mettere sull'attenti il suo olfatto era la vicinanza con quella gente di cui anche lei faceva parte, ma in quel caso si trattava di inquietudine e paura radicata nel profondo dell’anima… Un inconsapevole istinto di sopravvivenza, niente a che vedere con la sensazione di beatitudine che provava la sorella.
 
Poi perché proprio la neve? Che poteva esserci di tanto meraviglioso in un po’ di acqua ghiacciata che cadeva dal cielo? Lei non riusciva a capirlo.
 
«Haibara?»
 
Ai si ridestò dai suoi pensieri. Conan si era sicuramente preoccupato a vederla in quello stato di trance senza apparente motivo e le aveva dato una leggera pacca sulla spalla per riportarla alla realtà.
 
«Sto bene» disse a fior di labbra lei «io stavo solo ricordando una cosa.»
 
Lui continuava a fissarla, indeciso sulla possibilità di indagare oltre. E poi in fondo lo sapeva, la conosceva bene ormai, di certo lei non gli avrebbe dato ulteriori spiegazioni. Le volte in cui quella ragazza aveva scelto di condividere qualche sua emozione erano davvero da contare sulla dita di una mano. Ai preferiva rinchiudersi in se stessa e soffocare il suo dolore senza dare modo agli altri di accorgersi di quello che provava realmente. Certo, era anche accaduto che lei gli aprisse il suo cuore, era pure successo che scoppiasse a piangere… Ma erano stati rari momenti che con poca probabilità si sarebbero potuti ripetere. Scelse perciò di non dire nulla e di unirsi a lei in quel triste silenzio. A modo suo voleva dimostrarle che aveva capito e che non servivano parole per farle sentire la sua vicinanza.
 
Fu di nuovo lei a rompere quel momento di quiete malinconica: «Akemi.»
 
All'udire quel nome Conan sussultò, i suoi timori erano fondati. Era stato un qualcosa riemerso dal passato ad aver ammutolito Ai, qualcosa che doveva averla scossa a tal punto da farle provare un immenso dolore. Era chiaro, qualcosa legato a lei, a sua sorella.
 
Mentre valutava l’ipotesi di chiedere di nuovo altre delucidazioni al riguardo, l’amica riprese a parlare: «Le piaceva la neve…»
 
«Ah» Conan non sapeva che centrasse quel discorso con tutto il resto e soprattutto come Ai fosse arrivata a pensare alla neve quando era chiaro, che nonostante la primavera si facesse attendere parecchio quell'anno, la stagione delle nevicate fosse definitivamente conclusa.
 
«Non ho mai capito perché le piacesse, dopotutto non avevamo nulla in comune con la neve» proseguì lei «Noi, immerse nell'oscurità più profonda, di quel colore nero, scomparivamo davanti alla purezza di quel bianco candido… La luce che squarcia il buio.»
 
Adesso Conan era davvero confuso. Ecco che di nuovo lei si lanciava in uno dei suoi soliti discorsi contorti che per lui non avevano alcun senso; ricordava ancora quell'assurdità del delfino che riesce a sopraffare lo squalo. Per quanti sforzi facesse a volte non la capiva proprio, ma del resto chi avrebbe potuto? Chi sarebbe stato capace di leggerle dentro e lenire quella ferita che con gli anni era diventata un solco troppo profondo da poter rimettere a posto? Quel breve frammento di memoria che aveva fatto capolino quel giorno sotto forma di un sorriso familiare, aveva riportato a galla un dolore mai sopito.
 
«Forse le piaceva proprio per questo… Perché era tutto tranne che nero, no?»
 
Alla fine lui aveva detto l’unica cosa che gli sembrasse plausibile. Era convinto che la mente di Akemi non sarebbe mai potuta essere così complicata come quella della sorella. Non era così difficile da capire, la giovane probabilmente si sentiva serena lontana da quel buio che attanagliava costantemente la sua vita.
 
Ai provò a rifletterci su. Poteva dirsi la stessa cosa anche per lei?
 
Le volte in cui aveva avuto a che fare con la neve, non erano mancati eventi funesti come quelli di assistere all'ennesimo efferato delitto. Se non ricordava male, stavano partendo per andare a sciare il giorno del dirottamento dell’autobus, il giorno in cui aveva sperimentato una paura così opprimente da spingerla ad un gesto estremo; nevicava anche quella volta in cui stava quasi per perdere la vita, quando, rintracciata da Gin, era stata ferita ripetutamente sul tetto di quell'hotel e, quel manto candido, era stato profanato dal colore rosso del suo sangue. Inoltre, l’idea che quell'uomo orribile potesse trovare incantevole quello scenario per celebrare la sua fine, le toglieva il respiro.
 
No, per lei non ci sarebbe mai stato niente di così magico in quei fiocchi bianchi. Sorrise tristemente ironica.
 
«Alla fine era impossibile»
 
«Cosa?» chiese Conan che non aveva più osato dire nulla; aveva la sensazione di aver parlato a sproposito.
 
«Sentire il profumo della neve… Akemi riusciva a percepire quando sarebbe arrivata.»
 
«Sul serio?» domandò scettico il bambino.
 
«Non lo so, non ho mai avuto così tanto tempo con lei da riuscire a vedere se aveva ragione.»
 
«Che sciocchezze» sentenziò lui «Non è possibile fare una cosa del genere.»
 
«Lo so» ribatté afona lei.
 
«Ah… Io intendevo…» lo aveva fatto di nuovo. La sua razionalità l’aveva avuta vinta ancora una volta e nel momento peggiore. Per una volta che lei gli stava confidando qualcosa, la sua boccaccia era andata per fatti suoi.
 
Ai si alzò per lasciare la tazza vuota sul tavolo.
 
«Si, lasciamo stare. Sono cose per gente romantica» disse sarcastica «non fanno per noi Kudo»
 
Parla per te ” avrebbe voluto replicare lui, ma stavolta si impose di tenere la bocca chiusa.
 
Ma nuovamente quel buono proposito ebbe vita breve, come di consueto lei non si era fatta sfuggire di notare come lui avesse preferito mettere a tacere la sua insopportabile saccenza e di conseguenza ne era nata una nuova discussione. La cosa andò avanti per quasi tutto il pomeriggio e fu così che, due delle menti più geniali che si potessero incontrare sulla faccia del pianeta, trascorsero quelle ore a dibattere su cose poco probabili come la possibilità di prevedere l’arrivo della neve fino a sfociare a conversazioni del tutto surreali. Quando poi saltò fuori perfino il nome di Kaito Kid, per via delle sue magie impossibili, Conan era saltato dal divano sbraitando che a questo mondo non esisteva nulla che non potesse avere una spiegazione logica e che quel mago da strapazzo aveva i giorni contati perché lo avrebbe smascherato presto.
 
Arrivata l’ora di cena, e dopo aver lasciato Ai facendole mille raccomandazioni che gli erano valse l’ennesima occhiataccia da parte di lei, Conan fece ritorno a casa. Era stato uno strano pomeriggio, ma alla fine ne era valsa la pena; era perfino riuscito a strappare un “grazie” a quella musona ed era quasi convinto che parlare un po’ di Akemi le era servito per sentirsi meno sola.
 
Arrivato sulla soglia di casa fu quasi travolto da Ran che si precipitò ad accoglierlo
«Conan! Conan! Vieni a vedere!» la ragazza lo trascinò alla finestra «Nevica! Hai visto? Sta nevicando,  è meraviglioso…»
 
«Nevica?» Il bambino si sporse per vedere meglio. Candidi fiocchi leggeri volteggiavano sulla città.
 
«Ma come può essere? Non è tempo di nevicate»
 
Ran che gli era accanto fece un sorriso radioso «Si sentiva profumo di neve, l’ho detto a Sonoko prima...»
 
«Eh?» Per la seconda volta quel giorno aveva sentito un’assurdità come quella. «Ma la neve non…» Non ce la fece, questa volta non ebbe il coraggio di controbattere. La luce che riusciva a vedere negli occhi della giovane che gli era a fianco lo ammutolirono.
 
Sono cose per gente romantica Kudo ” Le parole di Ai gli risuonarono in testa.
 
Forse era vero, forse quello che serviva veramente era saper guardare il mondo con occhi diversi.
 
Con gli occhi di un angelo dal cuore puro come Akemi, con gli occhi di un anima dolce come la sua Ran…
 
Non ci aveva mai fatto caso, ma le due ragazze si somigliavano moltissimo. Chissà se anche Ai se ne era accorta..?
Forse era proprio su questo che si basava il loro strano legame, un rapporto piuttosto inusuale che le due avevano instaurato col passare del tempo, ma che a volte sembrava così fragile da potersi frantumare come vetro.
 
E lei? Ai… Cosa provava in quel momento? Lo stava guardando quello spettacolo fuori stagione?
 
Si… Lei stava guardando.
 
Incurante delle raccomandazioni ricevute, aveva spalancato le finestre e stava osservando stranita quel paesaggio bianco.
 
Quasi di riflesso, alzò il naso verso l’alto annusando l’aria...
Quel fantomatico profumo non riusciva ancora a sentirlo, ma ugualmente un sorriso le si dipinse in volto.
Forse prima o poi lo avrebbe percepito anche lei…
Forse quella vita semplice, ma proprio per questo così preziosa, che Akemi immaginava per loro due, non era dopotutto cosi irraggiungibile.
 
Forse poteva esserci ancora speranza, ma più importante, forse, esisteva davvero qualcosa in grado di sfuggire all'umana comprensione, quel mistero che neanche il più grande detective al mondo sarebbe stato mai in grado di svelare.




 


 
 
Ciao a tutti, eccovi questa nuova storia :D
Questa one shot è stata scritta da una mia cara amica e, dato che mi è piaciuta troppo, ho deciso di condividerla con voi!
Lei è Miss aihaibara84, con questo racconto ha raggiunto il 1° Posto al Primo Contest di Scrittura del DCFS!
Non mi rimane che dirvi, buona lettura! 
   
 
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