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Autore: maryusa    26/07/2008    9 recensioni
Mi guardo allo specchio, sono un disastro. Lavo ripetutamente la mia faccia con acqua gelida cercando di ridurre al minimo i segni che le lacrime mi hanno lasciato. Piango spesso in questo periodo perché si avvicina il giorno del mio compleanno. Sembra strano ma è così, piango perché in quel giorno cade l’anniversario del mio dolore. Quel giorno di tre anni fa ho perso tutto e una parte di me è morta; quella parte che mi dava la sicurezza e la forza di fidarmi degli altri.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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LA MASCHERA FELICE J

LA MASCHERA FELICE J

 

CAPITOLO I

 

Mi guardo allo specchio, sono un disastro.

Lavo ripetutamente la mia faccia con acqua gelida cercando di ridurre al minimo i segni che le lacrime mi hanno lasciato.

Piango, si piango.

Non è cambiato niente.

Pensavo che sarei diventata più forte, ma niente.

Chi nasce debole, muore debole.

Tra qualche giorno sarà il mio compleanno, un altro motivo per piangere.

Già, perché nel giorno del mio compleanno cade l’anniversario del mio dolore.

Quel giorno di tre anni fa ho perso tutto e una parte di me è morta.

Vado in camera da letto, mi preparo e non posso fare a meno di dare un’occhiata alla foto che c’è sul mio comodino.

Che bei tempi.

Ero felice in questa foto, ma non ricordo perché.

Ci sono le mie amiche, loro sanno tutto della mia storia e mi sono state molto vicine; ci sono anche Mamoru e Motoki, loro non sanno niente, ho preferito tenerli all’oscuro di tutto, è stata la cosa migliore da fare.

Scendo di corsa per le scale, mi guardo un altro po’ allo specchio che ho in salotto, do un ultima sistemata ai miei due lunghi codini biondi, chiudo gli occhi e respiro profondamente.

Ora sono pronta ad indossare la mia maschera.

Una maschera fatta di segreti e finti sorrisi.

Agli occhi di tutti io sono il ritratto della felicità: frequento scienze infermieristiche con ottimi risultati, vivo in una bellissima casa,  ho tanti amici.

Sono una ragazza sempre allegra, spensierata e un po’ superficiale.

Eh si … sono proprio una brava attrice, merito l’Oscar!

Ma nessuno può capire, nessuno sa come mi sento davvero, nemmeno le mie amiche.

Solo io conosco il peso che mi porto dentro.

Poi, naturalmente, quando sono sola quella maschera perfetta che ho costruito non regge più, e si frantuma in mille pezzi.

Sotto la maschera si rifà vivo il mio dolore

J J J J J J J J J J

Arrivo al Crown.

Entro e trovo Motoki e Mamoru, i due inseparabili.

Mi siedo al bancone e ordino del caffè, ne ho bisogno, stanotte ho dormito poco e niente.

«Così abbiamo fatto le ore piccole? Testolina buffa!» Mamoru mi prende in giro, come al solito, ha sicuramente notato i miei occhi gonfi e arrossati.

Io non dico niente, ma lo fulmino con lo sguardo, stamattina non ho assolutamente voglia di discutere con lui.

«Ma dai, Mamoru lasciala in pace una volta tanto»  Motoki mi sorride e mi porge il caffè.

È sempre stato un ragazzo gentile e soprattutto discreto, e pensare che quando frequentavo le medie avevo una cotta per lui.

Bevo velocemente, ma nel pagare lascio cadere a terra tutto il contenuto della mia borsa.

Raccolgo tutto frettolosamente, pago e scappo via salutando i presenti.

J J J J J J J J J J

«Oggi è più stralunata del solito!» mi rivolgo al mio amico Motoki, il quale mi guarda e sorride mentre è intendo a dare una ripulita al bancone.

Usagi non l’ho mai capita sul serio, forse perché siamo incompatibili, completamente diversi!

Già, però è così buffa, mi diverto troppo a prenderla in giro.

Mi dispiace che oggi non era di buon umore.

Involontariamente i muscoli del mio volto si muovono facendomi assumere un espressione da imbecille, sto ridendo da solo.

«Quella faccia non mi convince per niente … scommetto che stai preparando qualche scherzetto alla nostra amica! Attento Mamoru, un giorno si vendicherà e sarà doloroso … molto doloroso!» Motoki capisce tutto e mi mette in guardia, ma non posso, non posso vivere senza stuzzicare quella ragazza, le sue reazioni sono sempre così esilaranti.

Mi alzo, sto per andare in ospedale, mi sono da poco laureato in medicina col massimo dei voti ed ora sono uno specializzando in chirurgia.

Amo questo lavoro, sembra fatto apposta per me, e poi il mio sangue freddo, la mia precisione, la mia razionalità mi hanno reso uno tra i migliori.

Saluto Motoki, ma qualcosa a terra cattura la mia attenzione.

Raccolgo l’oggetto misterioso.

Ma che sbadata, Usagi ha lasciato qui a terra il suo documento di identità; la foto risale sicuramente a qualche anno fa, si vede che era più piccolina … che buffa!

Leggo tutti i suoi dati e rimango sorpreso nello scoprire che fra due giorni sarebbe stato il suo compleanno, più che sorpreso sono scioccato, questa è proprio una novità.

Lei è sempre stata solita ricordarci il suo compleanno già da un mese prima, in pratica era lei stessa ad organizzarsi la festa a sorpresa.

Però, adesso che ci penso, era da un bel pezzo che non festeggiava il suo compleanno; saranno circa due, anzi tre anni.

Caspita, come ho fatto a non accorgermene!

Chissà forse ero impegnato fra tesi, tirocini e lavori part-time.

Mi meraviglio che le sue amiche non abbiano organizzato qualcosa.

Comunque resto perplesso e deluso di me stesso.

Che razza di amico sono, potevo almeno farle gli auguri.

J J J J J J J J J J

Fantastico, ho superato un altro esame col massimo dei voti.

Alla faccia di tutti coloro che non credevano nelle mie capacità.

Caspita com’è tardi, le mie amiche mi aspettano.

Corro come una forsennata, non mi va di prendere un rimprovero da loro.

«Scusate … scusate dico loro col fiatone.

«Usagi ... cosa dobbiamo fare con te!» Rei mi guarda con un aria rassegnata, anche le altre ragazze mi fissano con la stessa espressione.

Lo so che fingono, le conosco troppo bene, ma so anche come far cadere subito la loro messa in scena.

«Beh io, ero venuta con l’idea di offrirvi un bel gelato, per festeggiare l’esame che ho passato … ma a quanto pare … forse è meglio di no» neanche ho il tempo di finire la frase che l’espressione delle ragazze muta improvvisamente.

Basta parlare di gelato che hanno già dimenticato il mio ritardo.

Adesso i loro occhi luccicano per la felicità.

Tutte e cinque gustiamo delle favolose coppe di gelato alla vaniglia super farcite di cioccolato e noccioline.

«A proposito di festeggiamenti» mi chiede Minako «Tra due giorni è il tuo compleanno, non puoi passare anche questo da sola a piangerti addosso» la ragazza era stata davvero esplicita.

Le altre non dicono una parola e mi fissano aspettando una qualche mia reazione.

Smetto immediatamente di mangiare e abbasso la testa.

Ma come le è venuto in mente di chiedermelo, non lo sa che per me è ancora troppo presto?

Oh mio dio, mi viene da piangere, ma resisto con tutte le mie forze.

«Mi dispiace, ma non mi sento ancora pronta» dico con voce tremante, mi alzo e vado via.

J J J J J J J J J J

«Forse avrei fatto meglio a tenere la bocca chiusa, ma non ce la faccio più a vederla soffrire per il suo passato, ormai è passato, deve guardare al futuro!»

Rei mi guarda con un tono di rimprovero «Minako … anche noi ci teniamo ad Usagi, le vogliamo bene e vogliamo aiutarla … ma non possiamo forzare le cose.»

Io, Ami e Makoto fissiamo Rei e ci rendiamo conto che ha perfettamente ragione, non possiamo aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato.

J J J J J J J J J J

Sono arrabbiata, anzi sono furiosa con Minako.

Ma come le è venuto in mente!

Forse sarà meglio sparire per un po’, in questi giorni sono troppo sensibile, poi quando mi sarò calmata e quando sarà passato il mio compleanno ritornerò a farmi vedere in giro.

Mi immergo nella vasca, ho proprio  bisogno di un bagno caldo e rilassante.

Guardo le mie mani attraverso l’acqua, in particolar modo fisso l’anulare sinistro.

Ricordo quando lì c’era quel grosso solitario.

Odiavo quell’anello, anche se era molto bello e soprattutto molto costoso, era per me il simbolo della mia prigionia.

Chissà se un giorno sarò pronta a portarne un altro.

«Ah … » sospiro e sprofondo con la testa sottacqua.

 

Continua…

 

   
 
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