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Autore: Madcap    23/12/2004    10 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fic! Il pairing è Tonks/Lupin è un pò strano ma a me piace tantissimo! Spero anche a voi: commentateeeeee!!! ^__^ Shaida
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 1: I'm with you

Moonlight shadow

 

 

Cap 1: I’m with you

 

Una notte gelida come tutte quelle di Dicembre, e un sordido magazzino in cui un uomo sulla trentina faceva levitare con la sua bacchetta una cassa dall’aria molto pesante e la faceva atterrare con precisione e leggerezza sulle altre. L’uomo era l’unico tra tutti quelli che stavano eseguendo lo stesso lavoro a non portare abiti molto pesanti, infatti tremava leggermente, ma cercava di non darlo a vedere, gli sarebbe mancato solo di perdere anche quel lavoro. Nonostante fosse un lavoro pesante e noioso che impegnava moltissima energia, ed era pagato una miseria, l’uomo non si lamentava perché era l’unico lavoro che era riuscito a trovare. D’altronde che altro lavoro poteva sperare di ottenere un lupo mannaro? Nella sua vita aveva avuto un solo lavoro fisso, ma anche quello l’anno scorso non era durato a lungo, solo un anno. Sopportava tranquillamente tutti gli insulti che gli rivolgevano i suoi colleghi e il capo, c’era abituato perché nella sua vita non aveva ricevuto altro per una colpa non sua. Mentre spostava una cassa particolarmente pesante che aveva richiesto tutta la sua energia, qualcosa cadde dal nulla e con un fracasso terribile sulla pila di casse. Un alto urlo di una voce femminile si levò dalla cosa.

-Ahhh!!! Ma…ma dove sono?- dalle casse tutte rovesciate sbucò il viso di una ragazza sulla ventina con scuri e lucenti occhi e una lunga chioma sul nero bluastro.

-Ma da dove…- l’uomo si era avvicinato rapidamente per aiutare la ragazza, al contrario di tutti gli altri suoi colleghi che la fissavano con aria annoiata.

-Ragazzina, possibile che tu non abbia ancora superato quel dannato esame?- chiese un uomo tarchiato con un grosso sigaro in bocca

-Sei un flagello di Dio, possibile  che vieni sempre a tormentarci qui?- esclamò un altro uomo alto dai lunghi capelli brizzolati.

-Perché invece non mi aiutate a tirarla fuori?- chiese un po’ irritato l’uomo che era corso ad aiutarla. Ma scese all’improvviso un silenzio teso. Un ometto basso e pelato era arrivato in quel momento. Corse verso la ragazza e l’uomo, ma quest’ultimo sentì come un nodo alle viscere, perché quello era il suo capo…

-Lupin cosa cazzo stai combinando?- urlò, furioso

-Signore, non sono io…è…è arrivata questa ragazza e la stavo solo aiutando…-rispose Lupin confuso

-Ancora tu!- ruggì l’uomo, accorgendosi poi della ragazza. La prese bruscamente per un braccio e la tirò fuori dalle casse

-Mi lasci!- strillò lei

-Quando capirai che devi girare al largo da qui!- gridò ancora l’uomo basso senza mollare la presa, ma anzi stringendo ancora di più il suo braccio

-Le ho detto di lasciarmi! Mi sta facendo male!- continuò a strillare la giovane

-Ma non l’ha sentita?- urlò Lupin, che aveva seguito la scena con occhi decisamente meno divertiti rispetto a quelli dei suoi colleghi.

-Non sono fatti che ti riguardano, pezzente!- sbottò il capo senza far caso alle urla della ragazza che ora stava provando a togliere le mani di lui che le stavano segando il braccio. Ma Lupin non le ignorò, e provò anche una grande ondata di rabbia per l’ennesimo insulto.

-Expelliarmus!- gridò all’uomo che ora aveva alzato la bacchetta puntandola verso la ragazza. Quest’ultimo volò a circa quattro metri di distanza per atterrare sulle casse già abbastanza in disordine.

Calò di nuovo il silenzio. Fino ad allora quell’uomo di trent’anni che aveva già i capelli castano chiaro con qualche capello grigio, non aveva mai dato a vedere con quanta abilità sapeva utilizzare la sua bacchetta, almeno non davanti ai suoi colleghi. Gli occhi di tutti ora si spostavano da lui con la bacchetta ancora alzata, alla ragazza che giaceva a qualche centimetro da lui, al loro capo che si rialzò tremante di rabbia e si avviò deciso verso Lupin, come se quello fosse un fatto vagamente divertente che movimentava la giornata.

-Questa è la tua paga fino a oggi. Va via da qui, e tu e quella puttanella della tua amica non fatevi più vedere da me se ci tenete alla vostra lurida pelle- estrasse dalla tasca dei pantaloni un sacchetto il cui contenuto tintinnava e lo mise a forza nella mano di Lupin, che ora fissava il terreno tremando di rabbia e con gli occhi stretti. La scena si svolse nel silenzio. Lupin lentamente si girò e andò via senza voltarsi e con lo sguardo sempre basso. Non vide che la ragazza che aveva aiutato si era alzata da terra e ora guardava con disprezzo l’uomo basso.

-Ma è stata colpa mia perché lo avete licenziato?- disse a voce bassa

-Piccola, uno come lui ci avrebbe portato solo guai. E comunque ti ho detto di sparire- disse accendendosi un sigaro. La ragazza sputò ai suoi piedi.

-Non rimarrei qui per niente al mondo- disse calma girandosi e uscendo, temendo la reazione di quell’uomo.

-Brava, vai a fare compagnia al tuo amichetto, sgualdrina!- sentì urlare mentre correva a perdifiato.

 

***

 

Nel frattempo Lupin se n’era andato. Era fuggito ancora. L’ennesima umiliazione a cui non aveva resistito, e tutta la rabbia e la frustrazione che provava ormai da tempo erano esplose, anche se non si era ancora liberato del tutto. Camminava veloce e a testa bassa in quella gelida e disperata notte di Dicembre, non aveva idea di dove fosse diretto, e non pensava nient’altro nella sua mente annebbiata e stranamente pervasa da una specie di brusio metallico, che lui fosse un fallito. Non si era neanche accorto che quella strana ragazza lo aveva seguito. Lei non aveva idea del perché lo avesse seguito, d’altronde. Forse era solo così spaventata da avere bisogno di stare anche con una persona che le fosse amica. Ma tutto sommato non era neanche tanto sicura di quella spiegazione. La verità era che la ragazza era, come dire…attratta dal comportamento di quell’uomo. Lei gli aveva appena fatto perdere il lavoro ma nonostante questo lui l’aveva lo stesso aiutata ed era rimasto calmo…non aveva mai conosciuto una persona così! E poi c’era da dire che lo sguardo di quell’uomo la aveva profondamente segnata e legata a lui da qualcosa di invisibile ma molto forte; quegli occhi blu scuro erano velati di tristezza e stanchezza, ma avevano una luce, come la speranza che prima o poi sarebbe arrivato un futuro migliore.

Intanto la rabbia di Lupin non aveva fatto altro che crescere e lui sentiva che se non si fosse sfogato presto sarebbe scoppiato…con un urlo diede un potente calcio a un palo là vicino. Si fece male, ma questo non fece che accrescere la sua voglia di spaccare qualunque cosa avesse sotto tiro. Diede un altro calcio furioso al palo e urlò per la seconda volta, ma non ebbe il tempo di valutare i danni che si era provocato perché sentì un breve urlo acuto e qualcosa di pesante che gli cadeva sulla schiena facendolo atterrare a braccia tese e a faccia in giù sul marciapiede.

-Ma cosa…-cominciò sbalordito

-Oddio! Scusa scusa scusa! Non volevo!- a quanto gli sembrava dalla voce quella ragazza di prima lo aveva seguito. Si alzò dopo che la ragazza si era tirata su, si spolverò i vestiti e la guardò con sguardo truce, molto diverso dalla sua solita espressione gentile. Notò che lei fissava il terreno e, da quello che poteva vedere dalla scarsa illuminazione era terribilmente imbarazzata e aveva il volto totalmente rosso acceso.

-Ma si può sapere che cosa vuoi?- le chiese guardandola ancora furioso, per scaricare la sua rabbia.

-N-niente…non l’ho fatto apposta…mi dispiace- mormorò la ragazza

-Così dopo avermi fatto licenziare volevi anche farmi rompere una gamba o giù di lì, vero?- continuò, col fiato corto per la rabbia e il freddo

-No, non è così!- protestò la ragazza –io sono inciampata e…- la voce le si spense in gola. Ma perché doveva essere sempre così imbranata, perché?

Gli occhi le si riempirono di lacrime, e non appena Lupin lo notò, gli si smontò letteralmente l’espressione furiosa per fare posto ad una altrettanto imbarazzata alle lacrime della ragazza. In effetti aveva proprio esagerato a trattarla così…e poi detestava le lacrime soprattutto di una ragazza e ancora di più nelle rarissime volte in cui era lui a provocarle.

-Ehm…dai…non fare così…- disse con una voce del tutto differente da quella utilizzata prima. La ragazza però prese a singhiozzare sommessamente. Lupin le si avvicinò.

-Mi…mi dispiace, non volevo offenderti ero solo…nervoso…-disse incerto, poi le si avvicinò ancora e fece per abbracciarla, quando fu invece lei, praticamente, a gettarglisi addosso e a cominciare a piangere e singhiozzare sulla sua spalla. Lupin era pressoché sconvolto.

-Hey…hey hey non fare così!- balbettò, ma lei continuò a singhiozzare forte.

-I-i-io d-davvero non v-volevo!- biascicò –ma…m-mi guardavano t-tutti male e n-n-non sapevo dove andare…e p-poi mi volevo scusare c-c-con te…d-dev’essere t-terribile…- smise di parlare per cedere ad altri, tristi singhiozzi. Lupin inarcò appena un sopracciglio. A quanto pareva le avevano detto che era un lupo mannaro…o forse si riferiva solo al lavoro?

-Dai non fare così- ripeté, con la sua normale voce affabile e gentile –anzi, scusa per come ti ho trattata e che ero…ah…ti va di bere qualcosa?- chiese all’improvviso. Non sapeva bene per quale ragione gliel’avesse chiesto, ma continuando ad accarezzarle gentilmente la testa non era riuscito a calmarla e gli sembrava carino invitarla a bere, e poi faceva maledettamente freddo…

-C-come, scusa?- chiese lei guardandolo con gli occhi gonfi e umidi

-Ti va se andiamo a bere qualcosa?- le chiese di nuovo Lupin –fa un freddo…-

-Oh! Ok, se vuoi!- disse lei con un lieve sorriso

-Ooh…così almeno sorridi un po’!- le disse, sorridendo anche lui –tieni, prendi il mio mantello…-

-Ma non senti freddo?- le chiese la ragazza mentre lui gli metteva addosso il mantello

-Credo che ne senta di più tu. Allora…ti va se andiamo al Moonlight Shadow?-

-Sì, dicono che è un bel posto!-

-E l’entrata è proprio alla fine della strada, quindi non abbiamo scelta!- i due si guardarono un attimo sorridendo entrambi. La ragazza si accorse di quanto doveva sembrare strana quella situazione…stava andando in un pub con l’uomo a cui aveva appena fato perdere il lavoro e che per lei era un perfetto sconosciuto, ma quella situazione e quell’uomo avevano un qualcosa di…naturale…come se stesse uscendo con un amico che vedeva ogni giorno e stesse andando al bar in cui si ritrovavano di solito…e sorrise ancora all’uomo.

 

***

 

I due erano arrivati, camminando in silenzio alla fine della buia strada che stavano percorrendo, la ragazza seminascosta dal mantello, l’uomo tremando leggermente e stringendosi più che poteva al suo maglione.

-Mi sembra che si doveva bussare qui…- disse distrattamente l’uomo estraendo la bacchetta e sbattendola lievemente appena sotto un vecchio manifesto strappato di un circo chiamato Moonlight. Subito il manifesto e il miro circostante svanirono lasciando il posto a quello che sembrava un pub molto affollato in cui tutto l’arredamento era nero e argenteo e numerosi poster raffiguranti la luna erano affissi sulle pareti. ‘Ma che bel posticino che ho scelto’ si sorprese a pensare Lupin, fissando una grande luna piena che ricopriva la parete dietro al bancone.

-Uuuh, fa caldo qui!- osservò vivacemente la ragazza togliendosi il mantello e porgendolo a Lupin.

-Già- disse lui ancora fissando attonito le numerose lune del locale che ammiccavano nella sua direzione. Ma non le fissò ancora per molto perché si avvicinò a loro una strega dall’aria leggermente confusa con un grembiule argenteo e scarpe dal tacco alto anch’esse d’argento.

-Benvenuti al Moonlight Shadow ora vi porto a un tavolo libero nel frattempo volete ordnare?- chiese meccanicamente

-Oh sì…- disse Lupin staccando gli occhi da una luna particolarmente inquietante –una burrobirra…e tu cosa prendi?-

-Un’ acquaviola media, grazie- disse la ragazza

-Venite da questa parte- disse la strega e li portò a un tavolo sotto la finestra, che emanava, tanto per cambiare, la luce argentea della luna accentuata dal fuoco magico del candelabro sul tavolo di legno nero, anch’esso d’argento.

-Ehm…bel posto vero?- disse la ragazza guardandosi attorno

-Sì, carino- rispose Lupin ancora piuttosto stordito –allora…che ne diresti di dirmi come mai sei sbucata dal nulla su quelle casse?- chiese dopo un po’

-Oh, sì!- rispose la ragazza ridendo –bè vedi…sto per diventare un Auror e proprio l’ultimo esame che mi manca è quello di segretezza, ma come hai visto mi sono distratta un po’ e sono arrivata per l’ennesima volta sul posto sbagliato-

-Ora capisco come mai avevano tutti l’aria di conoscerti!-

-Sì…comunque sono rimasta stupita che qualcuno venisse in mio aiuto, eri nuovo vero?-

-Sì era la mia prima settimana- annuì Lupin –comunque non mi sono ancora presentato, io sono Remus! E tu…-

-Chiamami Ninfa!-

-Bè, piacere, Ninfa…- disse Remus prendendole la mano. Non sapeva bene perché lo stava facendo, però la ragazza non si era tirata indietro quindi continuò a tenerle la mano –perché non mi racconti un po’ come sono i corsi per Auror? Sai, mi sarebbe piaciuto molto farlo-

-E perché non ci provi allora?-

Lupin alzò le spalle –diciamo che non è nella mia…natura-

In quel momento arrivò la strega cameriera che sbattè senza tante cerimonie i loro bicchieri sul tavolo sporcandolo di un miscuglio di burrobirra e acquaviola che ben presto cominciò a corrodere il tavolo.

-Dannazione, non di nuovo! Ho passato tutta la giornata così!- esclamò la strega sull’orlo di una crisi di nervi, disse “gratta e netta” e ben presto il tavolo ridivenne pulito, ma con un considerevole buco al centro. Appena la strega se ne andò urtando diversi clienti Remus e ninfa scoppiarono a ridere senza ritegno e così passarono la serata un po’ parlando di loro e un po’ ridendo come matti agli scatti isterici della proprietaria.

I due passarono due ore così, quando poi Ninfa guardò un orologio appeso a una parete (anche quello una grossa luna piena per la gioia di Remus) ed esclamò che era tardi e doveva assolutamente tornare a casa.

-Ti accompagno fuori, allora- disse Remus lasciando i soldi del conto sul tavolo.

 

***

I due uscirono e si incamminarono nella strada sempre deserta. Quando furono arrivati a metà Ninfa si girò verso Remus.

-Bè, ti volevo ringraziare per la bellissima serata, Remus! Sono stata veramente bene, spero che ci potremo rivedere presto!-

-Io ci sono sempre, ok?-

C’era da dire che i due erano troppo persi l’uno negli occhi dell’altra e viceversa per notare il piccolo particolare che non si erano dati appuntamento e che non si erano scambiati gli indirizzi.

-Allora tu giri di là?-

-…sì…-

-Io…devo andare dalla parte opposta-

-Allora…ciao!-

-Sì ciao-

Remus si girò per andare dall’altra parte. La rabbia che aveva provato solo due re prima era svanita completamente per fare posto a una sorta di leggerezza e felicità insuperabili. Con il sorriso sulle labbra, si avviò verso un posto sicuro per la smaterializzazione.

-Remus!!-

Remus si voltò. Ninfa lo stava chiamando e correva verso di lui. In quei due tre minuti Ninfa aveva riflettuto misurando la sua voglia di baciarlo, e aveva scoperto che era molto alta…in effetti forse non si sarebbero più rivisti…perché non farlo? Non avrebbe dovuto renderne conto a nessuno, e non l’avrebbe mai dimenticato…

-Cosa c’è?-

-Avevo dimenticato questo…-

Detto questo Ninfa si avvicinò decisa a Remus e cominciò a baciarlo. Lui le passò una mano fra i capelli e acconsentì pienamente al bacio della ragazza. In effetti quando la avrebbe rivista? Per una sera poteva anche dimenticare di essere un lupo mannaro! Quando il contatto tra i due si fece molto stretto però, Ninfa sembrò risvegliarsi. Non poteva negare che le stava piacendo tantissimo però…cavolo, lo aveva conosciuto quella sera! Che stavano facendo?

Ninfa si staccò dall’uomo e si allontanò di qualche passo.

-Scusa- mormorò. Si girò e corse via

-No! Aspetta Ninfa!- Remus tentò di correrle dietro, ma ben presto la ragazza era sparita.

Ora era di nuovo molto confuso. Si toccò quasi convulsamente le labbra, come se pensasse che in realtà era stato tutto un sogno. Chissà se l’avrebbe mai rivista per poterle dire quanto anche lui era stato bene con lei e per continuare quello che avevano interrotto?

La stessa domanda che si poneva una ragazza distesa su un letto con i lunghi capelli neri-bluastri in disordine e piccole, calde lacrime che le rigavano le guance.

 

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Ciao a tutti! Avete appena letto il primo cap della mia prima ficcy! Non so che dirvi a parte che il pairing è un po’ strano ma io lo adoro e poi che la trama l’ho in mente tuta quindi continuerò, sempre che mi lasciate qualche recensione positiva! Cmq va bene anche una recensione negativa, basta che la fate! Per quanto riguarda il titolo ora non mi ricordo se è anche quello di un’altra fic cmq non l’ho fatto apposta di copiarlo se già esiste, anzi fatemelo sapere così vedo di cambiarlo se è vero! Poi vi volevo dire anche ke qst fic è una specie di song-fic perché i vari capitoli mi sono venuti in mente con canzoni diverse, per esempio questo primo cap mi è venuto in mente mentre ascoltavo I’m with you di Avril Lavigne (anche se come cantante non mi piace molto). Vabbè ora vi lascio, a voi i commenti! Grazie anche se leggete e non commentate!Bacissimi!

 

§ Shaida §

 

 

 

  
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