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Autore: Iaiasdream    12/05/2014    0 recensioni
Come ogni normale essere mortale, anche il mio Lys ha i suoi lati storti. Oltre alla dimenticanza, la cosa che detesto è il suo amico del cuore: quell'arrogante, sbruffone, antipatico, play boy, scontroso di Castiel..... In quel momento, ho come un flebile barlume di lucidità. quel movimento, scatena in lui il sudore, che evapora sotto forma di profumo, innalzandosi e invadendo le mie nari, dandomi una sensazione strana, come un giramento di testa, ma non dipende dall’essenza, bensì da chi la indossa, e non è Lysandro.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2° capitolo: NOTIZIE ALL’ORIZZONTE
 


Stringo forte il cuscino avvinghiato dalle mie gambe e braccia, mentre ripenso a ciò che è successo poche ore fa. Mi sento sporca dentro, e neanche le lacrime vogliono degnarmi di un loro possibile annuncio. Ho tradito inconsapevolmente il mio dolce e caro Lys, con il suo migliore amico, nonché mio peggior nemico, e la cosa più assurda che non riesco neanche a negare, è che mi è piaciuto. Non deve essere così, ma il mio corpo non risponde ai miei voleri. Mi dispero, sentendomi fremere di piacere al solo ricordo dei suoi tocchi. Come ho potuto fare una cosa del genere? Come ho potuto accettarla? Possibile che ero troppo ubriaca per rendermene conto? Eppure pensavo che quando si è ubriachi, alla fine si arriva a sprofondare in un pieno sonno non riuscendo a ricordare più niente. Ma tutto questo, io non lo sto provando. Non riesco a chiudere occhio, stringo più a me il cuscino e guardo nel buio la sagoma di Aisi, supina sul letto mentre dorme beata. Quanto vorrei essere al suo posto proprio in questo momento. Questo fitto buio, si mette contro di me, come per punirmi, lasciandomi rivedere ciò che è accaduto. Quando ho scoperto che a possedermi  è stato Castiel, e l'ho respinto, lui mi ha guardata con un sorriso strafottente.
<< Perché? >> gli ho chiesto. Lui si è piombato su di me, tappandomi la bocca con una mano, poi si è avvicinato al mio orecchio e mi ha sussurrato << È tutta colpa tua >>. Quando ha sentito che il corridoio si è liberato dalle voci, è uscito chiudendosi la porta alle spalle, e lasciandomi sola nel buio, confusa e anche angosciata. Che cosa avrà voluto insinuare, dandomi la colpa? Se ha sempre ammesso di detestarmi, perché l'ha fatto? Non lo credevo tanto bastardo da tradire in questo modo il suo migliore amico. Io ammetto di non essermene accorta fin dall'inizio, ma lui, quando mi ha trascinata in quell'oscuro stanzino, sapeva benissimo chi fosse.
Ti odio, Castiel! Ti odio con tutte le mie forze. 
Provo a chiudere gli occhi, ma il bruciore che sento, me lo impedisce, li riapro, cercando di spegnere almeno la mia mente piena di quel ricordo che mi rende sempre più confusa. Ripenso a Lysandro, e i rimorsi iniziano a scorticarmi l'anima, sento i conati di vomito divulgarsi nella mia gola. Mi alzo di scatto dal letto, gettando per terra il cuscino, esco velocemente dalla stanza e allungo le mani dritte davanti a me, afferrando la maniglia della porta del bagno per poi spalancarla. Non ho il tempo né di richiuderla e né di accendere, che mi ritrovo con la testa parallela al cerchio del water a rimettere tutta la mia angoscia e frustrazione sotto forma di liquido acido e schifoso. Risento un po' il sapore del punch, e alzando la testa al soffitto per riprendere aria, maledico quella bevanda facendola diventare il mio nuovo nemico.
Sono seduta per terra, sfinita e addolorata, mi faccio indietro appoggiandomi di spalle al mobiletto posto di fronte al water. Respiro faticosamente con la bocca aperta, sempre con la testa rivolta verso il soffitto. Le mie mani sono poggiate sulle cosce e sentendo il mio stesso tocco, d'impulso, affondo i polpastrelli sulla pelle coperta dai pantaloncini e la trascino verso il ginocchio come se volessi strapparmela di dosso. È in quel momento che il dolore che provo in petto, convince le mie lacrime a fuoriuscire irrefrenabili. Singhiozzo tappandomi la bocca, per non svegliare mia sorella. Troppo tardi. Sento dei lievi passi e la luce del corridoio illumina di poco il bagno, mi asciugo le lacrime velocemente, vedendo un ombra più scura poggiarsi senza alcun tatto sul mio corpo. Giro la testa verso la porta e vedo in controluce la sagoma di mia sorella, che allunga la mano verso il muro alla sua destra e accende l'interruttore abbagliandomi con quella forte luce.
<< Audrey, che ci fai qui per terra e alle tre di notte, per giunta? >> mi chiede con voce assonnata stropicciandosi gli occhi. Mi alzo faticosamente, barcollando.
<< Niente Aisi, ho avuto un leggero voltastomaco... Devo aver mangiato qualcosa di poco digeribile alla festa di Rosa >> rispondo accennando un sorriso forzato.
<< Di sicuro è stato il punch. E non dirmi che non l'hai bevuto. Non ti crederebbe neanche una mosca >> ammette facendomi una smorfia divertita.
<< Hai ragione, è stato il punch >> confermo, continuando a sorridere lievemente.
<< Quante volte devo dirti che non devi berlo. L'alcool, se bevuto in maniera sconsiderata, ti porta a fare cose che non vuoi fare >> soggiunge con il suo tipico modo di fare genitoriale.
Troppo tardi, mi dico nella mente, avendo voglia di strapparmi la pelle con un solo movimento delle mani.
<< Torniamo a letto? >> propone sbadigliando. Annuisco seguendola e spegnendo la luce nel bagno.
Ci rimettiamo ognuna nel proprio letto.
<< Buonanotte >> sussurra.
<< Notte >> rispondo con un filo di voce raccogliendo il cuscino e sotterrandomi con esso la testa.
Quando finalmente il sonno mi pervade, non mi accorgo che i primi raggi del sole, annunciano un nuovo giorno. Il sogno che ho iniziato, è molto confuso e non ho la forza di continuarlo per comprenderlo. Per fortuna, anche se in maniera poco fine, a svegliarmi è Aisi, che mi ordina di alzarmi strattonandomi sul materasso.
<< Aud, svegliati! Oggi tocca a te preparare la colazione, l'hai dimenticato? >>
<< No, non l'ho dimenticato, però non ho voglia di alzarmi >> mugugno da sotto il cuscino.
<< Non me ne importa un fico secco, Aud! Devi lo stesso alzarti per andare a scuola, quindi sbrigati! >>.
È vero! La scuola! Non posso non andarci, devo tenere sotto controllo quel maledetto del rosso! Non so bene che intenzioni abbia, ma non si può mai sapere. Non voglio che Lys scopri il mio "inconsapevole" tradimento, anche se forse, sarebbe meglio dirglielo, raccontando la verità, e cioè dicendo che io non l'ho fatto volontariamente... No, no! Non posso dirglielo. Non voglio infliggergli questo dolore. Prima voglio capire le intenzioni e il significato degli atteggiamenti di quel depravato.
Sto ripensando di nuovo a tutto questo, mentre cucino i pancake per colazione.
Il fatto dei turni è soltanto una scusa per mia sorella, se ne approfitta perché sa che le preparo sempre questo tipo di colazione, che era solita fare nostra madre. Io ho imparato apposta per Aisi, facendo così, cerco di non fargli pesare la mancanza di mamma. È poco, ma riesco ad alleviare quel sofferente vuoto che ci invade ogni volta che ripensiamo al tragico incidente di quattro anni fa.
Papà e mamma partirono per festeggiare i loro sedici anni di matrimonio e dopo una settimana di assenza, venimmo a sapere della tragedia. Morti in un violento scontro fra auto sull'autostrada. Quel giorno pioveva e la visibilità era molto bassa, un auto dietro di loro provò ad attuare un sorpasso, ma perse il controllo della vettura, scaraventando l'auto dei nostri genitori fuori strada.
Io avevo quattordici anni, e Aisi dodici. La sorella di mia madre ci prese in affidamento per poco tempo. Ci trasferimmo in questo paese, ma non appena compii sedici anni decisi di trovarmi un lavoro, mettendo da parte i soldi per me e per mia sorella, e dopo due anni, quando raggiunsi la maggiore età, potemmo finalmente lasciare la casa di nostra zia per venire a vivere in questo bel appartamento. Non è che non ci trovavamo bene con nostra zia, ma il fatto era che, avendo già una situazione economica molto dura da affrontare, e tre figli piccoli da sfamare, Aisi e io ci sentivamo di troppo. Naturalmente, prima di traslocare, la ringraziammo di tutto.
Mi dirigo alla tavola, appoggiandovi sopra il vassoio con i pancake. Aisi si lecca le labbra afferrandone una e spalmandovi sopra una certa quantità di nutella. Io non ho fame. Purtroppo il mio stomaco è ancora chiuso da quel senso di ansia e angoscia, e non accenna a liberarsene. Bevo solo un bicchiere di latte tiepido. Aisi mi guarda incuriosita.
<< Che c'è? Perché mi guardi così? >> le chiedo.
<< Sicura di sentirti bene? >> ribatte fissandomi sottocchio.
<< Ho solo un po' di mal di pancia >> mento volgendo lo sguardo da un'altra parte e sorseggiando un altro po' di latte.
<< Di un po'? Non è che Lys ha fatto centro? >>
Il latte mi va di traverso, sentendo quelle parole dette in maniera poco discreta. Mi alzo velocemente andando a sputarlo nel lavandino. Tossisco cercando di parlare, poi afferro il tovagliolo e mi pulisco.
<< Ma che cavolo dici? >> esclamo con voce soffocata. << Che significa: ha fatto centro? >>
<< Sei più grande di me, e sei anche arretrata >> dice con una smorfia, addentando un pezzo di pancake << Sei incinta? >> chiede a bocca piena.
<< Certo che no! >> esclamo irritata. Ma ad un tratto mi viene un dubbio. Anche se è troppo presto per dirlo, non ricordo se Castiel, ha completato oppure ha messo la retromarcia.
Oddio, ti prego fa che mi arrivino!
Non riesco a credere che sto pensando a una cosa del genere! Purtroppo, quando mia sorella sentenzia non bisogna stare tranquilli.
Entro a scuola con quel pensiero che continua ad albergarmi nella mente. Scuoto la testa terrorizzata al solo pensiero. Mi guardo intorno, cercando di incontrare Lysandro. Lo trovo in fondo al corridoio seduto sulle scale mentre parla con il maledetto, che sta appoggiato alla ringhiera con le gambe accavallate, e le braccia conserte. “Dio Santo! Fa che non gli abbia detto niente”.
Mi avvicino esitante, anche perché non voglio farlo. Non voglio incrociare quegli occhi strafottenti e ricordarmi l’accaduto, ma non posso fare a meno di mantenere sotto controllo la situazione. Mi sto avvicinando lentamente, quando noto che Lysandro mi ha appena vista, alza una mano e mi saluta, facendomi segno di andargli incontro. Lo vedo sorridere, e un pizzico di sollievo entra nel mio cuore soccombendo di poco l’angoscia. Il bastardo non gli ha detto niente. Sono di fronte Lysandro, e saluto solo lui, facendo finta di non aver visto Castiel.
<< Amore, ti senti meglio oggi? >> chiede subito Lys alzandomi e sfiorandomi dolcemente le labbra con le sue.
<< Mhm… >> rispondo bilanciando la testa a destra e a sinistra.
<< Aisi mi ha detto che stanotte hai rimesso >>
Pettegola! << Un po’ >> sibilo, sentendomi addosso gli occhi di Castiel strisciarmi come serpi.
<< Tu e la tua mania del punch! >> esclama il mio ragazzo abbracciandomi e stringendomi i fianchi. Il mio viso si ritrova di fronte quello del rosso, e involontariamente lo guardo, notando un’espressione di sfida mescolata alla malizia.
Non mi ha mai guardato così. Lo fulmino con un occhiata. Lui sorride. No, Lys. Non diamo la colpa al punch. È stato questo maledetto che ti ostini a trattarlo da amico. È lui il motivo del mio voltastomaco. Lo consideri tuo migliore amico, ma non sai che ti ha tradito?... e anche io, ti ho tradito, prima inconsapevolmente, adesso lo sto facendo volontariamente, ché dopo aver guardato il suo viso, mi sto sentendo fremere vogliosa ancora dei suoi tocchi. Perché? Io lo detesto! Mi sta trascinando nell’inferno con lui, e io non accenno a impedirlo. Ho il bisogno di chiedergli per quale motivo l’ha fatto, di farmi spiegare la sua risposta, perché ha dato la colpa a me?
Lysandro si distacca, avvolgendomi le spalle con un braccio e mettendosi di fianco a me.
<< In ricreazione non possiamo vederci >> mi annuncia triste << Ho il club di musica >>
<< Non preoccuparti >> rispondo con voce tremante << Ci vediamo all’uscita >>.
Suona la campanella e li lascio dirigendomi nella mia classe. Per fortuna anche loro hanno classi diverse, così posso stare tranquilla, almeno finché non riuscirò a parlargli.
Le ore passano lentamente, e l’ansia si fa più pesante. Quando finalmente sento suonare la campanella, sono la prima a uscire di classe, mi metto subito alla ricerca del rosso. Non voglio andare nella sua classe, perché oltre a lui non conosco nessuno, e non vorrei far sorgere dubbi agli atri. Lo trovo dopo qualche minuto, fuori in giardino seduto sulla panchina a fumare spensierato una sigaretta. L’irritazione che provo per lui, non appena l’ho visto ha preso il sopravvento sull’ansia. Mi guardo intorno sicura che non mi abbia visto nessuno, prima di corrergli contro, afferrarlo per un braccio e trascinarlo con me nel retro della scuola. Sento che lui non si oppone e questo mi dà ancora di più fastidio. Quando siamo lontani da occhi e orecchie indiscrete, lascio la presa e lo guardo in faccia con bieco. Lui mi sorride e questo incalza la mia incazzatura. Non riesco a proferire parola. L’unica cosa che il mio corpo desidera fare, è cavargli quegli occhi strafottenti con le unghie. Cerco di calmare il mio respiro e il mio tremore.
<< Che vuoi? >> chiede portandosi la sigaretta sulle labbra e tirando una boccata.
<< E lo chiedi anche?! >> esclamo ringhiando << Castiel, non continuare a fare lo gnorri. Mi infastidisce questo tuo atteggiamento da menefreghista. Dimmi immediatamente, e senza giochi di parole, che diavolo ti passa per quella mente diabolica! Perché mi hai fatto questo? Sapevi che ero io. E non rispondermi di nuovo che è colpa mia, perché dovrai spiegarmi anche questo! >>
Lui mi sbuffa la nuvola di fumo in faccia, io chiudo gli occhi chinando la testa a un lato infastidita e trattengo il respiro per non inondarmi i polmoni di quell’odore schifoso, mentre con la mano cerco di farlo dissolvere nell’aria.
<< Mi andava di farlo e l’ho fatto >> risponde secco e indifferente.
<< Ma che diavoleria è questa? Se mi hai sempre detestata… >>
<< E con ciò? >> chiede scettico << La colpa è tua >> risponde avvicinandosi a me. Io indietreggio ritrovandomi di spalle al muro, e sentendomi l’ansimo pervadere il mio normale respiro.
<< Perché? >> chiedo digrignando i denti.
<< E lo chiedi? >> ribatte appoggiando una mano al muro e avvicinando il suo viso al mio << Posso detestarti all’infinito… >> riprende << ma ricorda che sono sempre un uomo. E posso comandare le mie voglie fino a un certo punto >>
<< Stai dicendo che ti ho provocato? >>
<< Lo fai ogni giorno, e ieri hai fatto traboccare il vaso >>
<< Ma che stai dicendo? Io ti detesto. Non potrei mai provocarti >>
<< A no? Allora perché lo stai facendo anche adesso? >>
<< I-io non sto facendo proprio niente! >> esclamo stringendo gli occhi e sentendomi la faccia avvampare.
<< Certo che lo stai facendo, il tuo modo di essere così semplice, così… così donna. Sei diversa dalle altre. Le altre mi sbavano dietro, tu invece mi detesti, ed è per questo che ti detesto anche io. Detesto il tuo modo di provocarmi in questo modo >> dice quasi con affanno.
<< Non ti dispiace aver tradito il tuo amico? >> chiedo ancora, nervosa.
<< Perché non te la fai per prima questa domanda? >> ribatte sussurrando. Apro subito gli occhi guardandolo nei suoi.
<< Io avevo bevuto >> cerco di difendermi << e pensavo che a possedermi fosse Lys >>
<< Non mentire, se fossi stata veramente ubriaca, a quest’ora non avresti ricordato una mazza >>
Castiel ha ragione, non posso mentire, in fin dei conti mi ero accorta che il modo con cui lo faceva era totalmente diverso da Lysandro, ma, diavolo! Ero comunque confusa!
<< S-sei davvero un cinico, bastardo! >>
<< Lo so >> afferma fiero allontanandosi da me << Ma tu? >>
<< Ma io, cosa? >>
<< Invece di farti tante domande, perché non ammetti che ti è piaciuto? >>. Un forte battito del mio cuore riecheggia nell’aria. << Ammettilo, ti ho sentita godere sotto la mia presa, e da come facevi, sembrava lo stessi provando per la prima volta >>
<< Non posso credere che Lysandro tiene alla vostra amicizia! >> esclamo rabbiosa << Come puoi essere così… >>
<< Non ti preoccupare, non ho tradito l’amicizia di Lys, anzi gli ho fatto solo un piacere >> afferma deciso e beffardo.
<< Che cosa diavolo vai blaterando? Castiel, che significa? >> chiedo avvicinandomi minacciosa a lui.
<< Pazienta, lo verrai a sapere molto presto >> detto questo, mi sfiora la guancia con le dita e sorridendomi si allontana lasciandomi sola e più angosciata di prima.
   
 
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